La danza di K.

 


La lucida determinazione di chi ha scelto.

Sguardo piantato sull'orizzonte. Come un chiodo.
Piantato fino alla capocchia sulla linea d'ombra dell'orizzonte. 

È morto il re. Viva il re. 

Dietro le schiere. Davanti il chiodo. 

"Io lo conosco quello sguardo", disse Alef, "lo stesso di David prima di lanciare la pietra sulla fronte di Golia". 

"Io invece conosco il chiodo", disse Tzade. "È lo stesso, fatto di pesante silenzio, che si piantò nel cuore di Aronne per l'improvvisa morte dei figli". 

"Io invece", disse Iod, "conosco meglio di voi l'orizzonte e so che tra poco sputerà via il chiodo e si sposterà, lontano". 

"Vogliamo dargli una mano?", dissero in coro Pei e Ayin.
"Ci penso io", disse Kof e si posò sulle palpebre di K. 

Egli perse subito l'orizzonte, lo sguardo, il chiodo e pure la parola. 

Si alzò e cominciò a girare su se stesso, a spirale, sempre più vicino al proprio centro. 

Poi Kof si tolse dalle palpebre e K continuò a girare, ma a occhi aperti. 

Ogni decisione possibile girava attorno a lui.
Poi alzò le braccia al cielo e la sua rotazione divenne una danza. 

E rideva, rideva rideva. 

"Oi, oi, oi, che scherzo mi avete fatto", diceva.
Danzava e rideva. Rideva e danzava. 

K. il genio, il cantore, il gobbo.
K. l'inciampante, il balbuziente, il limitato. 

Ora K. il ridente. 

"Oi, oi, oi, cosa mi avete fatto amiche mie", diceva. 

Lamed scese dal cielo, vestita di rosso, come una donna affascinante, dolce e sensuale.
Appoggiò le mani ai fianchi di K e danzò assieme a lui. 

"Oi, oi, oi cosa mi avete fatto. Mi avete trovato moglie?", diceva ridendo. 

"Non ancora", risposero in coro tutte le lettere mentre Lamed baciava K sul collo. 

"Sguardo sull'orizzonte, decisioni forti, ma niente chiodi. Morbidezza, K, morbidezza. La vita è danza", dicevano Het e Nun. 

"Oi, oi, oi, la vita è danza", diceva K e rideva.
Girava su se stesso e saltava e la sua decisione si faceva forte ma sull'orizzonte, che ormai era un cerchio, non piantava chiodi, ma semi. 

Ventidue semi che già davano piantine verdi.
E l'orizzonte si spostava, ma più vicino al centro di K.
Quasi coincideva col suo centro. 

K il cretino, l'ignorante, lo squilibrato.
Ora K il centrato.
K il mendicante, il pezzente, il solitario.
Ora K il seminatore. 

"Lavoro fatto, ragazze. È ora di rientrare a casa", disse la Bet.
E tutte le lettere si ritirarono salutando prima K. 

Egli rimase solo e lentamente la sua rotazione si fermò. Si sedette.
Posò uno sguardo divertito sull'orizzonte.
Gli sembrava di vedere un volto di donna, in controluce. 

Oi, oi, oi, che scherzo mi avete fatto. Ecco. È là 

K il sofferente, il folle, il sognatore. 

Ora K, lo sposo.
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