(Redazione) - Il Maschile - 01 - Il maschile nella poesia femminile. Per una ricognizione


A cura di David La Mantia

Da dove partire? La mia scelta è stata quella di affrontare una analisi psicanalitica, o, ancor meglio, archetipica. Bisogna partire, insomma, da Jung e dai suoi seguaci.
E da un assunto, un teorema. Anima come parte femminile e Animus come luogo del maschile. Due facce della stessa medaglia che spesso troviamo fuse insieme.
Pensate, per esempio, alla poesia di Bianca Garufi, la poetessa amata da Pavese, dal cui sodalizio artistico nacque anche un esperimento del tutto nuovo per la letteratura italiana. È il romanzo a quattro mani Fuoco Grande, che restò incompiuto, ma uscì comunque nel 1959, nove anni dopo la morte di Pavese. I due autori si erano divisi plot e protagonisti, ciascuno narrandoli dal proprio punto di vista, esaltando, in tal modo, l’aspetto maschile e femminile della storia, alternandosi i capitoli.
Nella raccolta che comprende tutti i versi composti tra il 1938 e il 1991, riuniti da Vanni Scheiwiller nel 1992 (e ripubblicati nel 2004) con il titolo Se non la vita, emerge ancora questa duplicità/fusione di Animus e Anima, ben rappresentata dagli animali scelti dall’autrice nel testo, talora rassicuranti, altre volte disturbanti

Sono stata cavalla
mucca farfalla
Sono stata una cagna
una vipera un’oca
Sono stata tutte le cose mansuete
e ampie della terra.

Marie Louise Von Franz ne Il mondo dei sogni. Red Edizioni sottolinea, del resto, come spesso l'Animus assuma il ruolo di uomo interiore della donna e rappresenti una forza del male, una energia potente ed incontrollabile, distruttiva e inalienabile.
Gli imperativi di Vieni, entra e coglimi di Patrizia Valduga, gli ordini imposti, il desiderio di annientare e annientarsi sembrano rispondere a questo

Vieni, entra e coglimi, saggiami provami ...
comprimimi discioglimi tormentami ...
infiammami programmami rinnovami.
Accelera ... rallenta ... disorientami.

Cuocimi bollimi addentami ... covami.
Poi fondimi e confondimi ... spaventami ...
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami ... ardimi bruciami arroventami.
Stringimi e allentami, calami e aumentami.

Domami, sgominami poi sgomentami ...
dissociami divorami ... comprovami.
Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra ... riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.

C'è una parte di sé in grado di separare la donna dalla sua femminilità, dall’accoglienza che la caratterizza, dalla cura. L’Animus è in grado di tenere distante la donna dalla tenerezza e dalla gentilezza, in grado di renderla isola e di prosciugare lei ed il suo mondo dal senso, come in questa poesia di Patrizia Cavalli.

Mi ero tagliata i capelli, scurite le sopracciglia,
aggiustata la piega destra della bocca, assottigliato
il corpo, alzata la statura. Avevo anche regalato
alle spalle un ammiccamento trionfante. Ecco ragazza
ragazzo
di nuovo, per le strade, il passo del lavoratore,
niente abbellimenti superflui. Ma non avevo dimenticato
il languore della sedia, la nuvola della vista.
E spargevo carezze, senza accorgermene. Il mio corpo
segreto intoccabile. Nelle reni
si condensava l’attesa senza soddisfazione; nei giardini
le passeggiate, la ripetizione dei consigli,
il cielo qualche volta azzurro
e qualche volta no.

(da “Poesie”, Patrizia Cavalli, Einaudi, 1999)

Al femminile segnato da una dolcezza estenuata, dall’attenzione al corpo e alla cura, in quell’aggiustarsi davanti allo specchio, si sovrappone un maschile, fatto da “niente abbellimenti superflui“ e da “il passo spedito del lavoratore”. Un maschile che cerca spazio riducendo i luoghi del femminile. Quest'ultimo si muove in una società declinata al maschile e quindi caratterizzata da una attesa senza soddisfazione, dalla ripetizione dei gesti e della parole. Da una prigione invisibile...
Come ha affermato la storica Arlette Farge: "Per una donna far scorrere il sangue è una trasgressione suprema. Per coloro cui si proibisce di portare le armi e di dare la morte, per chi è escluso dalle decisioni giudiziarie, civili e politiche, la violenza rovescia finalmente questo rapporto di sudditanza. Inoltre, versato dalla loro mano, il sangue diventa legittimo, mentre quello mestruale non lo è affatto. Quello sparso dal nemico genera una purezza che il loro corpo non conosce e che la società maschile tende a negare astoricamente"
La donna si sente così martire, vittima estenuata, in un carcere invisibile, intrappolata come un personaggio pirandelliano dalle circostanze esterne oppure da un destino crudele ed ineluttabile. 

Significativa, in tal senso, questa poesia di Elisa Ruotolo, da Corpo di pane

Non lo sapevo
ma avevo come tutti
il mio punto di rottura
come i vetri
come la terracotta
come il ferro.
Incrinata sbreccata e fusa
cammino in questa stanza
coperta fino alle unghie.
Nessuno tranne te
può vedermi debole.

Ricordo ancora che Jung definì Animus (termine che in latino significa ‘spirito’) la parte maschile presente nell’inconscio nei sogni delle donne. Anche l’Animus, come l’Anima, passa attraverso un processo di sviluppo in fasi. Ne “L’uomo e i suoi simboli”, la dott.ssa Marie Louise Von Franz sottolinea l'aspetto di aggressività del maschile, che dapprima si manifesta come la personificazione del mero potere fisico, per esempio come un campione di atletica, un uomo tutto muscoli, come una rappresentazione della virilità anche nel sesso, proprio come in un'altra poesia della Valduga

E se ti dessi un po’ da fare, eh?
Ma devo proprio dirti tutto quanto?
L’orgasmo, credi che venga da sé?
Che te lo mandi lo Spirito Santo?”

Nella sua ultima manifestazione, l’Animus diventa senso incarnato. A questo più alto livello diviene (come l’Anima) il mediatore dell’esperienza religiosa, quasi come in Kyerkegaard. La donna assume fermezza spirituale, un invisibile sostegno interiore che la protegge e la integra della sua fragilità esterna

Non darmi nulla, Signore,
non mi serve.
Non ti domanderò del pane
o delle vesti
o una buona salute;
e nemmeno la gioia di te.
Non ti chiederò sole
o nebbia
o fuoco accesi
o tovaglia sul tavolo;
ma solo un tavolo
perché tu possa sederti
nelle sere d’inverno.
Ti chiederò soltanto mani vuote,
mani cave,
mani calde:
come un nido d’uccello
dove tu possa riposare.

A questo livello estremo, esemplificata da un testo di Adriana Zarri, con cui concludiamo l'analisi, l’uomo interiore diventa un ponte con il Sé. La donna acquisisce assolute doti di coraggio, spirito e verità e diventa collegamento tra cielo e terra. Tra assoluto e transeunte. Quasi una novella Beatrice, ma partecipe della nostra vita.
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BIBLIOGRAFIA

Carl Gustav Jung, Opere, Bollati Boringhieri, 1966-2007
Cristina Rubano Animus e anima: il maschile ed il femminile secondo Jung (in eticamente.net)
Bianca Garufi, Se non la via, Scheiwiller, 2004
Patrizia Cavalli, Poesie (1974-1992), Einaudi, Torino, 1992
Silvia Leuzzi, Il femminile nella poesia di Patrizia Cavalli (in lasepolturadellaletteratura.it)
Patrizia Valduga, Poesie erotiche, Milano, Einaudi, 2018
Elisa Ruotolo, Corpo di pane, nottetempo, 2019
Adriana Zarri, Quasi una preghiera, Torino, Einaudi, 2012
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Commenti

  1. Articolo meraviglioso, puntuale, eccellente. Da stampare. Grazie.
    Sei una persona meravigliosa e di una cultura straordinaria.
    Maurizio Lioniello

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    1. Grazie del generoso commento. Studiare e lavorare. Dibbiamo farlo tutti. Ancora ed ancora (da David La Mantia)

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    2. Incantata

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    3. Grazie. Davvero generosa (David La Mantia)

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    1. Ringraziamo noi per la lettura (da parte dell'autore e di tutta la Redazione)

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  3. Articolo approfondito che solleva domande importanti e vere. Ottima la scelta dei testi che dialogano con te in un percorso articolato e molto interessante. Grazie David! 🌞🌝

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    1. Grazie davvero da parte dell'autore dell'articolo e di tutta la redazione.

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