(Redazione) - Dissolvenze - 15 - Api

A cura di Arianna Bonino
Digitando Norkutei di Šilalės su Google, non si trova praticamente niente.
Fa parte dell’ufficio dei ricordi (quasi) smarriti, Norkutei.
Se non fosse stato per Antanas Kmieliauskas, non saprei nemmeno dell'esistenza di Norkutei.
Antanas fa il nome di lei in una breve intervista e lo fa per ricordare che nacquero nello stesso anno (il 1932) e che le loro storie, pur non incontrandosi mai, si incrociano e, in qualche modo, si somigliano.
Ci sono cose che ­– non si sa bene come e per quale misteriosa via e destino –, ma è chiaro che si parlano, che sono astri di una stessa imperscrutabile costellazione, visibile solo da molto lontano, da molto dopo, e solo da chi guarda il cielo degli eventi con la coda dell’occhio, di sbieco.
Antanas viene a sapere che, come lui, anche Norkutei era nata nel 1932 quando inizia a lavorare ad un’opera commissionatagli per commemorarla.
Norkutei e Antanas, due lituani nati nel 1932. Non si incontrano, ma sono insieme. Non si toccano, ma sono uno nell’altra.
Lui nasce nel marzo del 1932 a Olenderne, nella contea di Alytus e muore l’ultimo giorno d’agosto del 2019 a Vilnius. Una lunga vita che ha attraversato la grande storia.
Di lui su Google si legge che fu pittore, grafico, e scultore. Autore di oltre 300 ex libris e di stampe, stampa per la quale ha anche creato una tecnica originale d’impressione di certi colori.

Figura 1

Eppure la sua opera è stata ignorata a lungo. Di lui non c’è nemmeno la voce in lingua italiana su Wikipedia, per dire. Di lei, invece, di Norkutej, non trovo nulla, in alcuna lingua.
Antanas nasce in una famiglia laboriosa e semplice. Un padre fabbro – che impara e ripara -, falegname all’occorrenza e contadino di un orto fitto d’ombre e frutti, un orto buono per i figli e per le api. Nel brusio degli sciami intontiti dai tigli maturi, in un maggio ancora sgombro da minacce e morte, ascolta il silenzio delle sue arnie in amore.
La madre di Antanas canta qualcosa di antico, canta al telaio, china e segreta, mettendo nei nodi quel suo sortilegio, che faccia il suo rosso più rosso e diventi forma di rondini e fiori sui polsi di vesti da sposa.
Di Norkutei non so dire, non ho la storia. Ma penso di lei che abbia corso sul fieno e tirato dei sassi sul pelo dell’acqua, fino a volgere un giorno lo sguardo e a tagliare le trecce, tenute chissà se da filo di lana, in una pezza chiara, ma non bianca.
Antanas finisce per studiare all’istituto d’Arte, sulle orme del fratello maggiore, e si appassiona a tutto: pittura, scultura, disegno.
Lei non so, non so dire. Avrà imparato sui banchi la storia degli altri e sulle grandi carte geografiche appese alle pareti i confini dei paesi, confini mutevoli, tratteggiati, incerti, prossimi a cambiare.
E un giorno, che non si sa quale sia, ma certo c’è stato, avrà, Norkutei, comprato un sottile quaderno, scegliendone tra i tanti uno dalla copertina azzurra, e una sera, una notte forse, lì dentro avrà scritto i suoi primi versi. Nel calco formato sul manubrio giorno dopo giorno dalle dita macchiate d’inchiostro avrà stretto forte le mani, pedalando fino a casa dopo la scuola. Avrà forse salito i gradini di due in due e si sarà buttata sul letto sotto l’abbaino, tirando fuori dal suo nascondiglio quel quaderno azzurro per scrivere un altro verso, una parola arrivata ore prima, d’un tratto, tra la matematica e la geografia.
Antanas disegna bene, è bravo. Il padre di Antanas è amico del sarto Labanauskas, che, oltre a fare il sarto, ha un bunker partigiano. Perché sono quelli gli anni dell’occupazione sovietica e anche del decidere di volerle resistere. Serve avere nascondigli, servono i bunker, serve coraggio. Antanas inizia a disegnare anche per il giornale partigiano.
Norkutei intanto aggiunge versi ai versi e non nasconde più il quaderno sotto il materasso. Scrive. Scrive parole che fanno rima con libertà.
Antanas e Norkutei sono ragazzi mentre si compie in Lituania l'occupazione sovietica. È paura, è terrore, è perdita: molti contadini vengono costretti a stabilirsi nei complessi urbani creati attorno ai grandi centri industriali fondati all'epoca, nel periodo della collettivizzazione delle terre coltivabili. Molti subiscono la deportazione in Siberia, e vanno a morire, a sperdersi nei cappotti invischiati di ghiaccio, in un fosso, in una macchia qualunque che scompare di notte, come niente fosse mai stato.
Ma non basta ammazzare: i sovietici mettono in atto, come da loro consolidata e orrenda prassi, il sistematico tentativo di depauperamento della cultura locale: quello che non è cosa loro, non esiste, si estirpi, bruci. In seno a tale mostruosa politica di demolizione identitaria e culturale, anche in Lituania vengono distrutte molte opere, tra cui bellissime chiese, spogliate del patrimonio artistico devozionale, quando non del tutto rase al suolo.
E Antanas, che non sa ancora di Norkutei che invece non saprà mai di lui, continua a disegnare per il giornale partigiano e va anche in chiesa. E il prete gli chiede di dipingere un San Giorgio.
Ma se Antanas disegna, e se disegna San Giorgio, e se disegna per il giornale partigiano, e se continua ad andare in chiesa, per queste cose, lui rischia la vita.
Perché tutto deve sparire, tutto deve essere cancellato, la Lituania non esiste più e non deve essere mai esistita: la Lituania è Russia, non Lituania.
Antanas smette col giornale partigiano, smette coi suoi disegni, smette di andare in chiesa.
Ma non smette di essere lituano. Dopo il diploma all'accademia di Belle Arti, non trova lavoro. Nonostante conosca l'anatomia umana come nessun altro, avendo studiato Michelangelo e le sue tecniche d'affresco, nonostante sia un pittore e un grafico eccellente, è pericoloso avere a che fare con lui. Antanas è uno che va in chiesa.
E, un giorno, tutti quei corpi sui ciottoli della piazza del mercato.
Così d’un colpo la vita diventa fuga, trafugamento, nascondigli, mascheramenti, sospetti: tutt’un drizzare d’orecchi a cogliere rumori notturni, un’allerta continua, il pensiero senza tregua che domani, oggi, adesso, potrebbero arrivare e toglierti tutto: le api, il telaio, la terra, la storia.
Passano gli anni, le cose prendono corsi strani, si allontanano, si sfiorano, poi si perdono altrove, sembra per sempre. Antanas disegna, dipinge, scolpisce.


Diversi anni dopo, con la paura ancora nel fondo degli occhi, Antanas viene invitato dal grafico Petrus Repšius ad occuparsi della decorazione dei soffitti dell' università di Vilnius. Non sembra quasi vero ad Antanas che, dapprima, teme; e invece poi, timidamente, inizia con un ritratto, a cui segue un murales, poi un altro. Infine guarda in alto, verso il cielo, e vede la sua prossima immensa tela bianca: i soffitti della biblioteca dell'università, che ricoprirà con affreschi di indescrivibile bellezza e fantasia.

Figura 3
Ci andò, un giorno, Antanas, a vedere la cappella Sistina, ma solo molti anni dopo.
Prima di andarci e prima di andarsene anche lui, c'era ancora una cosa da fare. Una cosa per lei, Norkutei, lei che scriveva poesie e che continuò a farlo fino a quel giorno in cui la guardia sovietica la scoprì, l'arrestò e mise fine ai suoi giorni, alle api e alle pagine del quaderno azzurro.
Norkutei, quella di cui pare non si trovi nulla in Google.
Ma qui intanto adesso c'è.
Piccola ape viva, azzurra. 
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LINK ESTERNI
La figura 1 la trovate qui
La figura 2 la trovate qui
La figura 3 la trovate qui
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