La geometria dell'amore

Foto di Noelle Ozwald



C'è una geometria dell'amore i cui equilibri poggiano su teoremi così sottili da sembrare abbandonati ai venti del Caso.

Esiste poi un'algebra dell'abbandono le cui logiche sembrano scritte in codici indecifrabili.

Eppure l'artista, quello vero, sa trasmettere nel caos apparente la Legge che lo governa, e nella Babele della parola il Silenzio che, tacendo, esprime.

Quei pochi artisti che parlano la lingua che sento mia, senza saperla però pronunciare, giocano come Maestri tra luce ed ombre, tra l'orizzontalità delle nostre pulsioni e la verticalità dei nostri aneliti. E parlano al cuore, al mio cuore, in modo geometrico, ricordandomi che esiste una Via che sa muoversi con la delicatezza fragile del petalo al di sopra del mio vissuto. Di fronte alle loro opere io, inarrestabile "bavarde", menestrello senza liuto, dismetto il mio canto sgraziato. Perché dove parla la Legge, che tutto governa, non ho parola da aggiungere.

Sono artisti che sanno dipingere l'evanescenza senza tingerla di colori di sofferenza, come fosse una pietra, una realtà, un dato. Qualcosa a cui arrendersi come il giorno si arrende alla sera, e poi alla notte. E nel farlo ti riportano alla calma e al rispetto intimo per ciò che sei, che sono, stato capace di essere di fronte al dispiegarsi inesorabile e lento delle leggi di natura.

Noëlle Ozwald è senza dubbio una di queste artiste. E non c'è nulla, ma davvero nulla, che io possa dire delle linee che traccia nelle sue fotografie che le sue opere già non dicano.
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