Non sono poeta
"Solitudine" di Sergio Daniele Donati Non cade dall'alto - scivola però nel non senso - ogni mio tentativo di trascinare detriti di significato nelle orecchie di chi ascolta. Sono sempre e solo schegge indurite, ramoscelli senza valore, i miei voli di tacchino nel regno del Sacro. Mi parla però la pelle di biscia a terra - ne concima l'abisso coi segni del passato - e del cambiamento mi smuove ciò che resta come ricordo. La parola è un territorio a me sconosciuto - per questo ne parlo come d'un abbaglio - La parola è un campo arato da calli e nocche d'un testardo poeta-contadino. A me manca lo sguardo bovino e immobile sull'orizzonte del dire a preveder tempesta; né so ancora - e forse mai saprò - distinguere d'un lemma il veleno dal medicamento. Per questo non son poeta; mi manca il gesto lento del falciatore di grano e ho le unghie troppo linde per parlar del fango di cui si nutre chi sa coltivare il frutteto della parola.