Autoritratto di Sergio Daniele Donati Lo sai, se non sento la chiamata - l'appello del fuoco all'aria - se non attraversano la mia mente disunita voci roche dell' Altrove, se al mattino si sfilacciano troppo lesti i legami col sogno io non scrivo. Sono schiavo d'un richiamo e la mia penna traduce sempre i suoni gutturali d'una voce femminea. Le parole sono scintille e il mio cuore - sterpaglia - prende fuoco, spesso fatuo, ma non divampa. Mi accende invece la capacità di tacere del mondo, il canto lento di chi dimentica in ogni istante il suo nome. È inchiostro al mio pennino la culla e il vagito, l'inciampo e la balbuzie, lo strozzo e la ritrosia. Scrivere è atto di testimonianza senza autore, scrivere è atto di sopravvivenza a se stessi; è urlo taciuto, e lo sguardo smarrito del primo insuccesso giovanile. C'era un uomo oggi, un folle, sull'autobus. Lo sguardo sbarrato su un futuro inenarrabile, tracciava linee con le dita nell'aria, come s