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(Redazione) - Figuracce retoriche - 01- ACCUMULAZIONE e ADYNATON

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A cura di Annalisa Mercurio Diamo inizio alla rubrica figuracce retoriche cominciando col porci una semplice domanda: quante figure retoriche esistono? Sedetevi, perché devo annunciarvi che sono parecchie più di cento, numero al quale ho smesso di contare per non tirarmi indietro nell’impresa di spolverarle. Pensate che, il giorno in cui sono andata in cartoleria per stamparne il file, è morta la certezza del cartolaio di conoscerle tutte: era convinto si potessero contare sulle dita delle mani e, fino qualche tempo fa, anch’io non sarei andata molto oltre nominandole. Così mi trovo qui a parlarne con voi dopo essermi detta: “Dato che non resisterai al richiamo delle sirene e ti metterai a studiare, perché non cercare compagni di banco? Ed eccomi approdata qui, grazie all’ospitalità di Le Parole di Fedro che ha aperto questa piccola aula virtuale tutta per noi, dove andremo a scoprire figure retoriche ‘nuove’, a riscoprirne di dimenticate e dove andremo a consolidare quelle conosciute

(Redazione) - Quattro poesie di Mirea Borgia tratte da "Cronaca dell'abbandono" con breve nota di lettura (il Convivio ed., 2022)

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Mi sono snaturata di venerdì.  Osservavo i panni sulla sedia  e la valigia già dettava il  percorso. Fuori, le rotelle  assorbivano i binari, mentre  i piedi deragliavano ancora.  Sono stati anni di manomissione,  di squarci abbandonati al  sogghigno del silenzio. La linea  guida tratteggiata convoglia  ogni ferita: l’altrove è una madre  che muore di sradicamento.    _____ Quando la maschera avrà svoltato l’angolo e la donna pagato la sua ultima pigione, quando la chiusa avrà scandito il nascondimento e passato il testimone a nuove mani,  potrai raccogliere i pezzi e ricompormi  sul rimorchio, strizzare l’occhio al mio amaro accadimento, indagare sulle lacrime che mi hanno intrisa, confortare la miseria salita sul podio. Ma leggerai una confessione dentro un diario vuoto. _____ Cosa accade?  Il lampo palesa la notte.  Pre-vede.  Allarme di chi non declina  nel buio.  Il ripiego più ambito è la fine.  Senza. ___________________________ Credo ha affollato le stanze: “mio dio – mio dio

(Redazione) - Cinque inediti di Ginevra Dellanotte

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impigliata nella lingua di ferro maskirovka dell’inganno restituisco alla terra briciole di carne rovi arcuati calpesto innaffiati di sangue. mi coagulo piuma gufo - sentinella della notte - respiro il volo delle more avete visto capelli volare? portavano la cenere dell'ardore seminata fiamma della follia è possibile reinventarsi nella luce? è possibile morire per amore? Ricordo essere nata così dentro l'ovulo di mia madre sputata da mio padre sento ancora pulsare le vene estasi di edema carnale ho imparato le prime vocali poi sillabe, sibille del piacere udito mia madre godere -la sua unica volta- mio padre amarla -la sua unica volta- si nasce così tra sudore, stupore nel pudore dell'acqua si nasce così tra il respiro cardiaco nel gemito lirico del godere si vive in declinare assenza inciampando verso la morte ma poi chissà se quando si muore succede davvero spolvera spolvera sposta la polvere lascia la cenere separa i mondi dai morti soffia vento pedinato dal vento sgualc

(Redazione) - Sei poesie di Gabriella Grasso con breve nota di lettura

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Cortocircuito Lo senti l’archetipo in questo alito di tempo all’incrocio di ogni mondo Lo tocchi con mani bambine nel caldo di questa materia che docile assume molteplici forme e colori colonne volute festoni di templi votati all’Immenso gradoni di eterni teatri per vivere con i tuoi pari il ciclico corso dei venti e smorfie beffarde di uomini ormai mascheroni fermati per sempre su questi portali Lo avverti nell’aria, nell’oleandro che macchia e rallegra ogni canto di questa tua strada in salita Lo ascolti nel canto del”chiù” e nelle voci degli uomini che dalla fiera ti chiamano ti invitano a entrare in quella caotica tela per fonderti con gli altri fili e reinterpretare con loro la tua prima forma Tratto da Quale confine , edizioni Kolibris, 2019 Ultimo tabù Sai, da quando mi manchi io non parlo più con nessuno e nessuno mi parla Sì, ci si scambia messaggi per gestire la vita e tenere ordinati i cassetti mai aperti O per dare un segnale di pubblica voce a chi non lo ha chiesto Ma gli

Stanze d'ospedale (quando il cuore urla, si confessa)

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LA NOTTE Eppure srotola qui - di notte - la sua armonia, lo strascicar di ciabatte, il cigolio della gruccia dell'ossigeno, l'assolo dell'anziano che chiama ” mamma ” - e il silenzio di velo che ne accarezza lo strazio. L'attesa - d'un giorno d'attesa - è qui narrazione solenne. Adesso, a occhi chiusi, la notte la puoi ascoltare. ALL'IMPROVVISO T'assale poi mesi dopo improvviso un pianto ché in camera c'era una voce  un urlo sgraziato tra l'extrasistole del mio cuore e mi diceva:  conta, contale tutte le separazioni della tua vita, le lacerazioni e gli abbandoni e i pugni ricevuti e quelli dati. Conta, contali tutti gli occhi sofferti di chi ti chiedeva "guardami" mentre tu sapevi solo tenere in equilibrio instabile lo sguardo vitreo sul tuo vuoto centrale. E io le contavo, una a una, e davo loro un nome perché nel rivederle il cuore,  sentinella stanca, non cedeva agli abusi  d'una memoria stuprata a colpi d

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 15 - Una dichiarazione d'amore

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A cura di Sergio Daniele Donati Sono decine le sillogi che ancora devo recensire, commentare, accogliere su Le parole di Fedro, e decine gli inediti, le proposte di lettura che arrivano e lasciano senza fiato per profondità di linee e tensione espressiva.  Meritano  tempo e calma e letture profonde. M i ripeto quindi, come un adagio imparato a memoria, che ci sarà tempo per tutto, finché saprò restare nel tempo.  Però il tempo non è solo una successione infinita di istanti, una linea che ci proietta chissà dove, da un passato ad un futuro.  E nemmeno la scrittura è solo una successione di tratti sul foglio.  Tempo e scrittura sottostanno alle regole strette del moto lineare, tanto quanto a quelle sognanti del moto circolare.  E non c'è istante che non torni, diverso e identico, prima o poi; e non c'è parola che non torni, prima o poi, alla sua sorgente: il silenzio. La vita, come la scrittura, è un grande rotolo e l'ultima lettera di ogni narrazione richiama la prima che p

Con sguardo supino

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Con sguardo supino e sterno timido ho compreso tra ciglia di luna il tuo mondo di sale, rosa. Non chiedermi dunque cosa muova ora la mia penna dopo secoli di frammenti d'opale. Tra quelle ciglia, lo sai, ho percepito l'esigenza d'un gesto lemuro e delicato, della contemplazione attenta del mio sangue di rame prima di intingervi  con gesto deciso il pennino regalatomi da un oracolo non vedente.  Foto e testo - inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati ©

Dialoghi poetici coi Maestri - 49. Erich Fried e Patrizia Cavalli (conversazione a tre sull'espiazione)

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Espiazione Chi vuole espiare tutto non ci riesce Chi vuole espiare molto espia soltanto poco Chi vuole espiare poco non espia proprio niente Chi vuole espiare soltanto quel che si lascia espiare senza danni non fa che causare danni peggiori Forse bisogna espiare lo stesso ma non con l'espiazione (Erich Fried) Esseri testimoni di se stessi Esseri testimoni di se stessi sempre in propria compagnia mai lasciati soli in leggerezza doversi ascoltare sempre in ogni avvenimento fisico chimico mentale, è questa la grande prova l’espiazione, è questo il male. (Patrizia Cavalli) Un'antica questione Mi chiedevo anch'io già allora  se espiazione non fosse il nome della più diffusa blasfemia:  l'incapacità senza fondo d'ogni essere umano di aderire senza condizioni alla vita. L'unica cosa da espiare vivendo è la nostra eterna distrazione. (Sergio Daniele Donati)

(Redazione) - Dissolvenze - 14 - Tigri (un racconto di Arianna Bonino)

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A cura di Arianna Bonino Fabio Weik: “Fosferne Gold”, 2015. Acidi, smalti e glitter su tela Era poco dopo aver chiuso gli occhi che arrivavano le tigri. Intagliate su uno sfondo spaziale costellato di meteoriti elettriche che le ricordavano quello scenario nero pieno solo del rombo del cuore, mentre caracollava fino a collassare contro la porta del bagno, in un mattino di prima estate che si sarebbe concluso con una cicatrice a forma di liù cinese sotto il mento. Era un buffo adattamento epiteliale da poter raccontare in confidenza al momento opportuno a chi si fosse soffermato almeno dieci volte con lo sguardo su quel particolare - le contava mentre parlava -, dando prova di curiosa intuizione e aggiudicandosi così lo svelamento di quel primo segreto anatomico. Quel giorno di tanti anni prima era svenuta mentre le tigri arrivavano a branchi – verdi e rosa su fondo cangiante. Mobili quanto macchie d’olio sull’acqua, i musi spigolosi emergevano tanto da emettere fiato, mentre avanzavano

(Redazione) - Nota di lettura di "Dal Circo" di Agnès MK, Chipiùneart Edizioni (2022)

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Dice il Midrash (1) che all'ennesimo tentativo di creazione dell'universo il Creatore, ormai stanco per tutti quei fallimenti si sia rivolto al Creato e, pur vedendolo difettoso e imperfetto, abbia urlato "Vai". Ma la storia non finisce qui perché pare che subito dopo, forse un po' pentito per quella decisione improvvisa di lasciare respiro all'imperfezione, abbia aggiunto tra sé e sé:  e speriamo che tenga.  C'è un sottile filo, un equilibrismo e una maestria imperfetta dietro ad ogni creazione, dietro ad ogni anelito a lasciar un segno nel creato.  L'imperfezione (della vita e della sua de-scrizione) è elemento fondante della vita stessa.  Lo sa persino il sommo creatore che non ignora quanto poetico sia lasciare che i nostri respiri si adagino sull'imperfetto perchè, varrebbe la pena di ripeterlo come un mantra quotidiano, ciò che nasce imperfetto è sempre perfettibile .  E l'ironia? L'ironia è il medium, il tramite di memoria tra ciò c

Piccola riflessione #2 (Oblivion)

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È facile dirsi argentini e ignorare che il tango torna a ogni tua fuga, con melodie di resina  da un passato vischioso.  L'argento, sai, cola  su calchi di gesso che crepano  al suo calore lunare.  Avevi ginocchia d'ambra; era un fossile, in quel tuo avvolgermi, la mia pelle,  composta di parole tacitate. Un raro insetto in una goccia d'ambra il cui nome non poteva  da te essere detto per timore che riprendesse respiro sotto il tuo sguardo. Foto e testo -  inedito 2022 - di Sergio Daniele Donati  ©

(Redazione) - Nota di lettura su "Sciara Tagliente" di Rossana Nicotra (RPlibri ed., 2021)

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La Silloge Sciara Tagliente di Rossana Nicotra, apparsa nel 2021 per i tipi di RPlibri editore, è stata per chi vi scrive l'occasione di una riflessione profonda.  La scrittura di Rossana Nicotra si caratterizza per una decisa incisività che la rende capace di veicolare in pochi versi significati davvero profondi. Questo assunto non stupisce ed è vero per tanti autori, classici e contemporanei, solo che in Rossana Nicotra - cosa ben più rara - l'incisività del verso va al diretto incontro con la sua potenziale morbidezza e dolcezza.  Ne esce pertanto un dire capace di essere magmatico - sciara, appunto, significa lava - in cui due apparenti opposti  - dolcezza e incisività -   si mescolano lasciando al lettore il retrogusto agrodolce di certe cucine orientali.  Già la composizione di esordio della silloge manifesta questo carattere. Ne riportiamo qui sotto il testo. Nacqui e furono schizzi di sangue gettati ai piedi, e grida di ventre e tormenti di sciara tagliente, fatica e pi