Un piccolo pensiero
Dice il pensiero ebraico che non c'è peggior peccato che ricordare al convertito le sue origini. La conversione è un mutamento radicale dell'anima. Ogni volta che ricordiamo a qualcuno ciò che è stato lo condanniamo a una pena infinita. Allo stesso tempo condanniamo noi stessi a ignorare le nostre stesse potenzialità. Siamo qui per liberare scintille, negli altri, nel mondo, nel creato: non per mettere l'accento sul fango da cui tutti, chi più chi meno, siamo emersi. Va di moda dire che il perdono è impossibile perché contiene in sé un senso di superiorità. Si dice, per non perdonare: chi sono io per perdonare? Cosa ho in più di chi dovrei perdonare per poterlo fare? L'obiezione non è stupida, ma contiene una trappola. Perdonare è accettare non solo il cambiamento dell'altro ma, soprattutto, il nostro. Invertendo l'ordine di quell'assunto mi chiedo: chi sono io per non perdonare e ergermi a muro contro la forza del cambiamento? Oggi ho intimame