Il maestrino
C'era qualcosa di calloso e duro nella sua mano, cui la souplesse del mio passo non seppe mai supplire. Qualcosa di tenace e duro nella sua voce, qualcosa di non invocato, che le mie schivate giovanili mal seppero evitare. Eppure, quando infine mi disse di smettere di parare i colpi della sua spada e di cominciare la danza del fiore, i suoi occhi erano cieli stellati, la sua voce il soffio che crea e le sue mani, sí le sue mani, strumenti di chirurgica bellezza. E fu perché seppi assitere a questa trasformazione che potei dirmi allievo, e mai Maestro. Mi chiamò però da allora petit maitre, maestrino. I miei occhi non furono stelle ma lune, la mia voce un dolce soffio sulle candeline di ricordi d'infanzia, e le mie mani, già le mie mani, divennero allora mani di padre.