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Visualizzazione dei post con l'etichetta Sergio Daniele Donati

La domanda al Minotauro

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  Foto di Noelle Oswald Incontrai il Minotauro allora,  tra fuliggini di pensiero e stralci di memoria. Senza via di fuga  nei tranelli della compassione incontrai allora il Minotauro. In assenza di timore allora incontrai il Minotauro. E posava triste sulle mie ali il suo sguardo bovino, incapace di un verbo scarlatto di liberazione. Incontrai allora il Minotauro e con gesto della mano  gli chiesi  il perchè della Luna. Un muggito di solitudine frantumò i mattoni del labirinto. Fu allora libero, il Minotauro, di bestemmiare, contro un cielo tiranno,  il suo ultimo respiro. _____ Video lettura di Lorenzo Pieri ______ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - "Il passaggio alla diluizione" - a proposito della Raccolta "Errore Cronologico" (il Convivio ed., 2023) di Irene Sabetta - nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Esiste un luogo - e un tempo - in cui la parola poetica si diluisce, o quasi evapora, per lasciare un segno di presenza tenue, una sorta di ricordo, una traccia evanescente, ma allo stesso tempo persistente nella mente del lettore.  Sono queste delle scritture rare che sanno bilanciare con la perizia dell'orafo artigiano, o del farmacista esperto, i loro ingredienti costitutivi senza mai ignorare che ciò che guarisce nella giusta dose, può altresì avvelenare se presente in eccesso. La preziosità sta nel saper dire il nulla di ciò che eccede e il tutto di ciò che è essenza.  L'effetto finale, per chi con loro viene in contatto, è quello di una delicatezza avvolgente, di un rispetto profondo per la parola e per il lettore, di un'etica della scrittura che è allo stesso tempo metro di misura e limite al dicibile.  Tutto questo ho trovato presente nella splendida raccolta " Errore Cronologico " (il Convivio ed., 2023), di Irene Sabetta. La poeta ci dona una scrittura

Tre poesie inedite di Elena Mearini con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Elena Mearini Chi vi scrive sostiene da sempre  - lo sapete - che una visione   funzionale o finalistica della poesia sia quanto di più deleterio si possa cercare.  Figlio del Fedro di Robert Pirsig de Lo zen e l'arte della Manutenzione della motocicletta  e dell'antica saggezza del pensiero ebraico e nipponico, so bene che la Qualità,  come un manto invisibile, copre le nostre azioni, pensieri e parole, al di là della finalità con cui li esercitiamo.  Non si " scrive per (l'oggetto mettetelo voi)"   in poesia, ma si vive la scrittura come fenomeno di attraversamento profondo; di ascolto delle voci della alterità dentro di noi.  Lo diceva il grande Maestro Giuseppe Ungaretti in una famosa intervista (la potrete trovare a questo  link ): " Si fa poesia perchè occorre   farla". La scrittura come impellenza , come esigenza , come fenomeno di attraversamento del proprio corpo  che il poeta non può che osservare nella sua crescita ed espressione, dentro d

Meditazione in Normandia

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  Furono cento, e poi uno, i miei passi. Poi finalmente la stasi nel territorio di una marea ritirata,  patria del paguro e di intuizioni  in scala di grigio.  Mi stupiva l'odore della distanza  e una premonizione cantava  in lingua arcaica il canto del mio ritorno. Abitavo allora, forse per la prima volta,  la dimora del mio stesso sogno, senza la folle pretesa  di ricordare il mio nome.  ______ Foto e testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati   N.d.R : al link qui di seguito potrete trovare tutte le  Poesie di Sergio Daniele Donati (Fedro)  pubblicate su  Le parole di Fedro

(Redazione) - "Viaggiando attorno all'Io" - nota di lettura di Daniele Donati sulla raccolta poetica di Lucia Triolo "Il paese degli Io" (Macabor ed., 2023)

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  Che sia come richiamo alle persone che simbolicamente ci abitano o al contatto con tutto ciò che è altro da noi stessi, non v'è dubbio che ciò cui diamo l'onere e l'onore di definire la nostra identità profonda nasce, si nutre, cresce e vive nel segno della pluralità. E questo primo paradosso e ossimoro che incontriamo all'atto della nascita - anzi, già prima nelle memorie sonore prenatali - è allo stesso tempo padre e figlio, in un certo senso, della matrice, del seme del linguaggio.  Io non so chi sono se non mi pongo in relazione con l'altro da me, io non so chi sia io se non so percepire la diversità e molteplicità di manifestazioni interiori che posso ricondurre all'unico elemento costante del mio vivere dal primo all'ultimo respiro: il nome.  Siamo tutti abitati da voci, dicevo, che compongono il puzzle sottile che chiamiamo identità e allo stesso tempo possiamo, attraverso la parola, ri-scoprire il senso profondo dell'appartenenza a una plurali

Tre poesie inedite di Laura Valentina Da Re - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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___________________ Il mio lichene sensibile sverna nel mento dipinto quando diventa capsula chiusura perfetta dell'universo e crea l'albero, l'attaccamento la parola decapitata come il lombrico avvolta, per bene su sé stessa. Si salva, poi, il sibilo di terra non c'è più un corpo che pende senza dire niente, ho a cuore l'insonnia del vuoto. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito  01 marzo 2024) ___________________ Perché invochi l'orrore nel basso delle risa e da nessuna (altra) parte? Io so come ti estendi mentre sei pura verso la follia la disobbedienza del volto sulla spalla marea di spine. Quello che era, era scavo nella donna forte, passeggera la zagara segreta intera in solitaria, cresciuta con l'errore. (©️ Laura Valentina Da Re  - inedito 04 marzo 2024) ___________________ Io sono poca farfalla nel sasso di giada, lo vedi? O l'oppio dei miei parassiti è per davvero capace di illudere? Ti mangio il collo miserabile di sale e sopra la visione muta

Figlio (un sogno)

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C'era una corda tesa tra stella e stelle e il mio passo incerto - un orizzonte porpora. C'era un canto di donna e parole solitarie - cristalli di sale a terra e il peso di una mano calda all'altezza dello sterno. E c'era un canto di bimba  e urla di gioia, lontane  e il mio passo; lento - ghiaccio all'orizzonte. E c'era la volpe - sguardo fisso, fuoco  nel vuoto di luce. C'era una pietra grigia con un simbolo arcano e risate da osteria - un orizzonte di terra promessa e il mio passo, incerto. E poi la casa di legno, - libri dappertutto - e nella stanza un figlio; chiede aiuto. Gli tendo la mano,  la rifiuta e si trasforma; in vento. Un orizzonte di morte e il mio passo; fermo. ____ Sergio Daniele Donati - inedito 2023 N.dA.: Le foto della grande artista Noëlle Oswald sono per me un sogno nel sogno (S.D.D)

Requiem - A. L.

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Se tu poi sentissi cadere a terra, goccia a goccia, i milioni di parole che sussurro per riempire il secchio blu della tua grigiastra e acidula assenza, scambieresti forse per cetra bianca lo scricchiolio di quel ramo secco e per cembali di nuvole il suono di quella mia zoppia strascicata. Il mendicante ripete per strada una nenia senza significato ma l'ossidiana della sua pupilla parla la lingua muta di un sovrano. Tu, che scambi per il dio silenzio balbuzie, incapacità di parola sei giudicata dal tuo imputato. Ti volta ora le spalle e non pronuncia sentenza definitiva, il suo occhio ricusato dalla catena bruna di un ricordo, maledetto da nebbie e grida senza tempo d'abbandono. ( Sergio Daniele Donati - inedito 2024 )

(Redazione) - La "parola seducente" di Gianpaolo G. Mastropasqua - nota di lettura di Sergio Daniele Donati a "Danze d'amore e di duende" (Puntoacapo ed., 2023)

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Gianpaolo G. Mastropasqua (foto tratta dal web) Quando la mia penna si tacita per dei mesi di fronte a un'opera che in tanti, e giustamente, si affrettano a commentare, non me ne voglia l'autore (o l'autrice). I miei sono sempre tempi lenti di rielaborazione, e soprattutto so che le parole, come la nostra prole, hanno bisogno di un luogo protetto e di cura prima che possano essere lanciate nel mondo. Questo per me è ancor più vero per la parola che commenta la Parola.  È necessaria una sorta di elevazione per proferir commento su ciò che si reputa eccelso e, quindi, i tempi di una lallazione scomposta, non certo degna di pubblicazione, si dilatano.  I motivi del mio silenzio di fronte a ciò che reclamerebbe, e ad ottimo titolo,  commento possono dunque derivare anche proprio dalle linee di scrittura e dall'ammirato stupore che in me, lettore, suscitano. È una sorta di rispetto-allievo il mio, di respiro corto di fronte a un dire che ritengo maestro , che mi impedisce di

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 29 - In dialogo con Hermann Broch

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A cura di Sergio Daniele Donati _____ Wohin gehen wir... Wohin gehen wir? Tag um Tag, Jahr um Jahr bleibt hinter uns. Zerfällt in zerfallender Welt - Wohin gehen wir? Klag um Klag Verballt so dunkel hinter uns, Als wären wir niemandem zugesellt Wohin gehen wir? Frag und Frag Bleibt antwortlos hinter uns Zerfallend, wo jedwedes Wort zerfällt, Dennoch Frage, an uns gestellt Und ohne Antwort zur Antwort erhellt: Das Menschliche bleibt.  (1) _____ Dove andiamo... Dove andiamo? Giorno dopo giorno, anno dopo anno resta dietro di noi. Decade in un mondo decadente dove andiamo? Lamento dopo lamento così oscuro si dilegua dietro di noi, come fossimo accompagnati da nessuno dove andiamo? Domanda dopo domanda resta senza risposta dietro di noi decadente, mentre ogni parola decade, tuttavia domanda, posta a noi  e senza risposta rischiarata a risposta: l'umano permane. (1) -  Poesia  di  Hermann Broch , nell'originale senza titolo , tratta da La verità solo nella forma  - poesie 1913-1939

Surreale III

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  I dorsi dei libri, in fila come soldati, chiedono oblio e requie dallo sguardo da gufo stanco che porto sulle cose. Accolgo la loro stasi come l'unico dono che posso fare a me stesso. _____ Foto e testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati

A Glenn (scrittura spontanea in controtempo - dedicata a Glenn Gould) di Sergio Daniele Donati

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  poesia esile/poesia esule E dimmi tu quale sia il segreto dell'appoggio di un dito  all'armonia del silenzio.  Io mi copro di sudori e non cala mai  la mia antica stortura.                     esistere è in fondo un baco            e dal buco nero dell'illusione           che esista una verità protetta            dal guscio del proprio nome           le parole escono           come un biascicare  parole d'ubriaco,           un trascinare ricordi di ciabatte           in corridoi d'ospedali dove i muri           trasudavano resine di dolore  giallastro           e colavano  nelle notturne           grida  dei malati d' infanzie mai vissute.  Una nota sospesa - la tua - al filo di rame brunito  della speranza diviene  nella mia retina lacrima e poi sorriso ebete e meraviglia e stupore,          ché  io ancora esisto            come tatuaggio sbiadito           su pelle vissuta.  Di dirmi partecipe alle dissonanze del creato - un eterno intervallo di settima a si

(Redazione) - Uno sguardo laterale - a proposito della raccolta "Trasformazioni" di Carlo Ricci Bertarelli (il Convivio editore, 2023) - estratto con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Le città sono luoghi - e tempi- di ossimoriche sensazioni.  Per chi vi risiede rappresentano spesso il richiamo alla casa o al rifugio.  Pur con tutte le idiosincrasie che vivere in una metropoli può rappresentare, esse, per chi vi abita sono il luogo della stasi, di un esserci, magari in contrasto, ma sempre presente e battente.  Al contrario, per chi ha un rapporto sporadico od occasionale con la città -  o con una città in particolare -, essa rappresenta il luogo - ed il tempo -  della sacralità dell'attraversamento, dell'estraneità. Ed anche in questo caso, con tutte le idiosincrasie che un attraversamento può rappresentare, le città divengono luoghi fecondi e forieri di intuizioni che al residente sono precluse. Diventano, essenzialmente luogo di movimento della mente verso la comprensione di ciò che spesso chi abita la città perde, troppo preso nei propri affanni. Nella sua raccolta raccolta " Trasformazioni " ( il Convivio editore , 2023) Carlo Ricci Bertarelli