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A un bimbo ucraino

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La luce stanca le nostre retine e così lo scoppio delle parole. Sono bombe che lanciamo per tener lontane quelle vere.  Né è possibile chiudere gli occhi - foss'anche per un battito di ciglia - perché dietro il globo ci fissa un bimbo - lo sguardo perso - e chiede la restituzione  di un'infanzia rubata. Ma io ho frugato nelle mie tasche e non ho nemmeno un ricordo d'infanzia da donare. Gli darei il sassolino che tengo sempre con me a ricordo di ciò  a cui mi sono aggrappato per sopravvivere.  Gli sussurrerei le parole che mi disse un vecchio sul ciglio della strada - stavo seduto sul marciapiede incapace di respiro. "Tieni sempre qualcosa di duro in mano. Qualcosa di scuro". Imparai col tempo  che la saggezza di una mano supera di gran lunga qualsiasi affabulazione e che la forza della preghiera - anche atea - è tanto simile alla tenacia della pietra. Lo scoppio delle parole sulle bombe è l'atomica che lanciamo su noi stessi per non guardare negli

Culla serutina

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Mi culla la sera  un pensiero lieve che il peso sullo sterno  non tacita; una nenia, una filastrocca color indaco, un suono che consola. E lento si fa strada tra le tempie un parlar antico, come un suono di calesse lontano, sulla ghiaia, o un vociare di giovani  nella nebbia, o il ricordo d'una pigna tenuta da bambino sotto il cuscino a richiamare gli elfi

Tele di ragno (notturna)

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Ci orientano le stelle ma ci disorienta l'infinito. Abbiamo bisogno di limiti, di Colonne d'Ercole invalicabili che forse solo il sogno sa varcare. Lì, nella landa sottile  che separa il sonno dalla veglia, abitano intuizioni profonde. È il territorio di mezzo dove una lingua altra si struttura  per la nostra comprensione del profondo. Chi medita sosta in quel territorio il più possibile. È un lavoro sottile di traduzione  del simbolo in parola che prende spesso forma nei colori pastello  di una nuova alba.  L'uomo è abile ragno e tesse tele ogni notte tra mondi distanti. Per questo dimentichiamo il sogno al mattino; la gioia è nel tendere il filo, non nel percorso verso la sua meta.  Avrei voluto parlarti delle voci che mi abitano e dei mondi da me percorsi con passo felpato, là dove i muschi d'inverno si coprono di neve pura.  Quel mondo si apriva  mentre tu chiudevi la porta su cardini cigolanti, come la tapparella del tuo balcone trasandato. La parola no

Un taccuino

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  Su musiche di J.S. Bach The Well-Tempered Clavier, Book 1 Sviatoslav Richter ( 1969 ) « Falla diventar scrittura », mi diceva il demone, « trasforma quel taglio in suono e che si diffonda lontano nell'etere. Rendi il dolore incontro; e poi taci, lascia che il silenzio faccia il suo lavoro ». Io non capivo, non capivo le ragioni di un malessere diffuso a cui davo un volto e un nome, me che pescava in fiumi lontani, nei deserti d'un infanzia mai vissuta, in un grido mai accolto di esistenza. Allora le parole mi erano nemiche. Le parole erano ricordi e i ricordi bruciavano come rosse braci tra lo sterno e e lo stomaco. « Falla diventar scrittura », insisteva il demone, «è l'unica tua via di salvezza ». Allora presi la penna e cominciai a scrivere e quel volto si fece sempre più severo, portava tra le sue rughe un giudizio duro, come a dirmi della mia inadeguatezza al suo desiderio di essere da me salvata. Ed era vero, ero stato inadeguato ad una richiesta troppo grande per l

Le stagioni (quattro inediti di Floriana Porta)

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I dalla parola primavera nasce il candore che non può ferire inizia il mondo il mondo che cercavo e che è vivo in me II l’occhio si smarrisce nelle iridi blu di antiche lune questa è l’estate che deruba tutti i colori III l’autunno è un bagliore pungente è il colore fulgido con cui vorrei splendere IV l’inverno è pieno di te di sguardi stupiti sul mondo nel buio denso di minuscoli rifugi _______ Dice di sé l'autrice LA MIA POETICA Cos’è la poesia? Non ho mai sentito la necessità di interrogarmi su cosa fosse o sul perché fosse così importante farla, dal momento che è sempre stata una costante della mia vita – insieme al disegno – e quindi qualcosa di estremamente consueto e familiare. Credo sia impossibile riuscire a racchiudere in una definizione un’esperienza così complessa, parlo sia da lettrice sia da poetessa. Quello che so per certo è che ha una potenza invincibile, talmente potente che se si sfalda si ricompone non una ma infinite volte. E un’altra certezza che h

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 05 - Su Train de vie (un treno per vivere; una riflessione per comprendere)

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  A cura di Stefania Lombardi Vidi questo film del 1998 al cinema, con i colleghi di filosofia e ci trovammo tutti gli ingredienti di un corso di filosofia che stavamo seguendo. Nel 2009 pubblicai le mie prime riflessioni al riguardo su un mio blog di cinema e, moltissimi anni dopo, le ho condivise sui social. Sempre, son partita da Caillois. Lo scrittore, sociologo e critico letterario francese Roger Caillois distingueva quattro categorie quando si fa riferimento al GIOCO: Mimicry/Mimesis, ovvero la rappresentazione e il gioco di teatro; Agon, ovvero la competizione; Alea, ovvero i giochi aleatori; Ilinx , ovvero di giochi di vertigine. Questa distinzione, a ben vedere, è davvero geniale poiché in sostanza esplica che in tutte le opere creative, siano esse oggetti, pitture, fotografie o avvenimenti, è pur necessario che vi sia una parte di rappresentazione (mimesis/mimicry), ovvero di competizione (agon), l'azzardo dell'alea, e anche un senso di vertigine (ilinx). Fatte queste

Alla primavera manca

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Manca alla primavera il soffio di ciò che langue, la cura per ciò che nutre, sparendo, le nuove stagioni. Primavera è il bello che avanza incurante della fatica della creazione. Per questo ogni primavera mi porta lontano  in un rosa che non abita  la mia anima ma che tinge i miei occhi d'una speranza antica. La rinascita crudele  che cancella il dolore per il virgulto che mai ho potuto essere ha nome primavera agli occhi d'un mondo perso nel sogno. Foto di Sergio Daniele Donati

Formiche (notturna)

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Foto di Sergio Daniele Donati Ma certo, senza dubbio, te lo auguro felice il viaggio lontano da me. Io resto a contar formiche sul muricciolo. Una, gigante, è rossa e viene divorata da migliaia di nere, piccole come ricordi.

Dialoghi poetici coi Maestri - 34. Amelia Rosselli

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  C’è come un dolore nella stanza C’è come un dolore nella stanza, ed è superato in parte: ma vince il peso degli oggetti, il loro significare peso e perdita. C’è come un rosso nell’albero, ma è l’arancione della base della lampada comprata in luoghi che non voglio ricordare perché anch’essi pesano. Come nulla posso sapere della tua fame precise nel volere sono le stilizzate fontane può ben situarsi un rovescio d’un destino di uomini separati per obliquo rumore. (Amelia Rosselli, tratto da Documento) ____ Gli oggetti testimoniano Sono sentinelle mute e testimoniano il nostro passaggio, Amelia, gli oggetti nella stanza, come pelli di biscia a terra. In ogni stasi è scritto il dolore del cambiamento - la piuma di merlo sul prato ne ricorda il volo -. E non so se sia viltà, Amelia, o grandezza d'animo il mio rifiuto d'ogni domanda. Le lascio fuori dalla stanza del ricordo come pattine un po' malconce e abbandonate. (Sergio Daniele Donati, inedito 2022)

Istruzioni per ritornare in vita (tre indediti di David La Mantia)

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Istruzioni per ritornare in vita. ___ (Quanti ne vorrei ora qui accanto a me, anche muti, solo vicini, solo carne..) Non chiedere di scoperchiare i ricordi e rendere omaggio alle tue parole di ieri, alla ciclette imbottita di buoni propositi, allo zero virgola delle tue attese. Altro resta. Chinarti sul vomito quotidiano, adempiere alle mani sui fianchi, raccontare di quando il fiato ti inseguiva arrancando e tu volavi sul selciato da gigante, in trionfo. Abbi pietà, ora. Sbriciola per me l'oro dei giorni e concedi occhiali, sete ed arsura, le sconfitte piccole ___ Non conosco (nessuno l'ha insegnato) la sorte delle parole, la rabbia delle labbra prive del noi, dello stare insieme, dentro, la nostalgia degli angoli smussati perduti chissà dove, in quel niente abbracciato alla fretta, alle casse, nella gabbia, come i criceti alla ruota di tortura. No, non conosco nessun telefono duro di pietra con cui uscire mano nella mano, ma solo promesse d'ombra, inesistenze, le nostre p

Con passo felino

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Foto di Man Ray A mio figlio Gabriel Percorri il mondo con passo felino; misura, passo dopo passo,  la manifestazione del cambiamento. Non affrettare i tempi,  né ritarda lo slancio: ogni cosa ha il suo attimo, la sua piccola apnea  prima del prossimo respiro.  E poi proteggi la fragilità del mondo nelle tue tasche. Là, lontano, voci di canna hanno già preparato lo sguardo femmineo che ti trascinerà via, la pelle a cui consegnerai la sacralità del tuo nome.  L'amore si costruisce lenti e, se poi strappa vesti,  è perché conosce il valore della nudità. C'è un mondo sottile  più fine del lino che tesse tele attorno ai tuoi occhi e li prepara allo sguardo  che incanta; lo sguardo che - unico - ti farà sentir riconosciuto.  Sii  lento perché quel prezioso filo è più fragile della tela del ragno ma trattiene le perle di rugiada d'un cuore - il tuo -  che sta diventando d'uomo.  Ti sarà detto: vai, lontano dalla casa dei tuoi padri, lontano dai tuoi armenti, là nella terra ch

Tre poesie di Carla Malerba

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Sono contenta di non esserci andata, tanto più che metteva pioggia. E poi mi sarei intristita a guardar scorrere l’acqua plumbea di quel fiume lento, ma insidioso con le sue grigie sponde. Che poi non è il mio fiume, il mio non ha fluire lento, ma gorghi e salti. A volte la nebbia nasconde i tronchi, il bosco stilla come una fontana, ma proprio allora si moltiplicano sull’erba orme di passi curiosi e leggeri. Poesia tratta da “ Poesie Future ” – Puntoacapoeditrice, 2020 ed è stata letta a Radioreporter Torino da Riccardo Santipolo,  ottobre 2021 ______ Senti, facciamo che ognuno va per la sua strada. Senti, facciamo che io nel tuo animo non sono. Le nostre vite, prima dipendenti l’una dall’altra per amore in più, oggi sono lontane e divergenti. Essere due non è che un’avventura, lo decidono gli astri o un temporale. Poi incombe il legame, si fa laccio, meglio ali che dispieghi, libertà nel volo. Meglio sciogliere i lacci, ti lascio andare, tu non mi cercare. Poesia tratta da “ Poesie F

Stanze della notte

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  la notte si prepara con un sospiro un passo sincopato sull'ipotenusa del ricordo e s'accompagna a note dissonanti intervalli di seconda settime impazzite sbavature del senso cenni d'intuizione impazzimento della parola poi arriva la voce altra il canto sgraziato del cigno l'imperativo dell'altrove una striatura del pensiero un cenno d'assenso eccomi, ripetuto milioni di volte la notte comanda uno zittimento eterno l'ascolto dell'immenso e il poeta tace trascrive voci incomprensibili suoni gutturali d'ascesa immerso in lacrime d'oblio piange  la sua incapacità di canto. Sergio Daniele Donati Inedito 2022 _____ Foto di Sergio Daniele Donati

Bluesy sexy poem (just for fun)

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Non chiedermi a cosa penso mentre prendo quella maschera e si increspa un sorriso - lo dicono sexy - sotto i peli bianchi della mia barba.  È questione di tasche vuote whisky da quattro soldi e lombi lenti to feel the blues . Far domande è per altre musiche - con accenti sulla quarta nota - il blues batte sulla seconda; e poi ride.      One TWO three four     One TWO three four     That's the blues,     don't ask me why.

La piccola Chouchou: pupazzi e figura paterna (di Tiziano Mario Pellicanò)

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Un’illustrazione di Arthur Rackhalm di una fata in bilico su un filo, tratta da un’edizione di Peter Pan and the Kensington Gardens, regalata da Debussy all’amata figlioletta  Peter Pan  nel 1912, è lo spunto per uno dei pieces pianistici più funambolici dei Préludes, libro secondo – Les Fées sont d’exquises danseus . La tonalità scelta, il re bemolle maggiore, dona leggerezza e grazia al brano ricco di trilli e arpeggi giocati sui toni del valzer. Amante della cultura anglosassone, cui si deve il titolo in inglese della raccolta pianistica ( Children’s Corner ), il riferimento a Matthew Barrie è già di per sé significativo di un humus che molto deve agli interscambi tra le due culture, francese e inglese, affacciate sullo stesso lembo di mare che le ha divise e unite per secoli. Sorvolando sulla componente fairy che permea il tessuto narrativo del primo Peter Pan, ci preme soprattutto mostrare come tale componente entri a far parte integrante di un testo con un codice specifico.

Nun

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  Senza merito, né onta ciò che cade risale se sa trattenere tra le mani, prima che si sbuccino, polveri di significato. Là su quella pietra levigata ho battuto il capo e rossi sono ora i licheni  che dimorano nelle sue crepe. Si corica al mio fianco una lettera antica: NUN e mi ricorda di dimenticare  la ragione della mia risalita. 

(Redazione) Specchi e labirinti - 05 - Girando intorno a Mario Praz (Mario Praz num. 1)

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A cura di Paola Deplano L’uscita di questo mese della rubrica “Specchi e labirinti”- una sorta di “rubrica nella rubrica” - è dedicata a un primo approccio con alcuni piacevoli elzeviri di Mario Praz. Il secondo episodio di quest’avventura sarà pubblicato tra qualche mese. Mario Praz GLI INFEDELI di Mario Praz Mentre sentivo raccontare il caso di Paola Terenzi mi venivano alla mente certi versi birichini di John Donne, di quella poesia che comincia: «Va’ ad acchiappare una stella cadente…» , che è tutta una presa in giro della fedeltà in amore: «Se tu trovi una donna fedele e leale, fammelo sapere: dolce sarebbe andare da lei in pellegrinaggio; ma no, non lo fare: io non andrei, quand’anche io la potessi incontrare all’uscio accanto. Per quanto essa sia fedele quando tu la incontri, e seguiti ad esserlo fintanto che tu mi scrivi, pure essa prima che tu venga ne tradirà due o tre» . Ma la traduzione italiana non rende il suono di questi versi, che cinguettano come il canto d’un uccello

Mem

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È Re e Angelo fedele - al centro di ogni verità - un richiamo acqueo, un invito ad adattarsi a ogni forma prima del falso gioco del radicamento. Furono separate per prime le acque e distillate le intenzioni. Restò all'uomo un dubbio, ma che importa? Era la prima alba.  

Tre inediti di Michele Carniel

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__ [Poesia #1] Coagula nel cielo un volo di ghiandaie, legittimano il senso del dovere ramificano il colpo d’occhio. Grammi misurati di respiri sbriciolano il giorno suturano la terra al cielo, quel sangue che sono io. Trova un lavoro alle mie dita indica loro dove s’annida il disegno dei tuoi occhi, il motivo che li domina. __ [Poesia #2] Di piuma, come neve s’appoggia il fiume alle rive quasi ad imitare il cielo arredato che lo osserva. Non si cura, a ragione del litigio ossessivo delle correnti nelle smeralde interiora, il loro muto deflagrare. Potessi essere acqua quietare il mio dentro abissale adagiarmi sul fondo, ascoltarlo mentre tace di compassione e non attendere più sponde - a consolazione - ma solo l’abbraccio del mare e farmelo bastare. __ [Poesia #3] Un senso di formiche sulle dita la critica del sangue al corpo propaga, stordisce determina posizioni. Non sarò sazio di questa mensa della ciotola in carne e ossa che mi poni come carcere - l’aprioristica legge d

Perdono

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Foto di Sergio Daniele Donati Ero un bimbo ero solo - un bimbo - e piangevo la notte la distanza tra le stelle fuori dalla finestra e quell'odore di vecchio in cucina. E d'averti mostrato quel bimbo - con volto cinquantenne - ti chiedo perdono.