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Visualizzazione dei post con l'etichetta poetry

Cinque inediti a quattro mani - di Barbara Rabita e Antonio Laneve

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Genio e stritolatezza  Quanti sbattimenti sotto il sole di giugno tra vestiti svolazzanti di signore in calore e zanzare come anaconde. L'uomo in camicia bianca è galante, versa il vino a tutte, il vezzo di una fossetta lo rende interessante. Si può fumare all'aria aperta, la donna si fa vento col vestito, scopre le cosce, spera in un approccio veloce. Soffocano tutti più o meno per il rigido protocollo e il sudore che cola alle tempie evapora in un raglio d'asino! Barbara Rabita e Antonio Laneve Prenditi il mio sangue  Tu mi hai dato onore e bellezza nella fragilità, cosa potevano pensare gli altri quando giocavamo al ribasso con le nostre anime facendo i giullari in compagnia per essere accettati, benvoluti mentre cercavamo la nota acuta per frantumare le vostre menti di gesso, le occhiate di circostanza, i sorrisi di plastica, le minigonne e i tacchi del sabato sera. E le risate goffe dopo una battuta non richiesta, l'ennesima che lasciava col fiato stanco, gli occh

Due poeti allo specchio (Lucianna Argentino e Sergio Daniele Donati) - Declinazioni del silenzio

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  E’ Orfeo che non si volta il silenzio sceso nel suo abisso lascia alla parola la libertà di seguirlo, ma se è lei a voltarsi indietro muoiono entrambi. E quando è lei a precederlo inciampa, cade, si rialza ma non è più la stessa - non risuona più. Lucianna Argentino - inedito 2023 I figli di Aronne I figli di Aronne furono inceneriti dalla volontà divina. Non voltò lo sguardo il padre. Tacque. Silenzio - lo si dice poco - è l'unica parola  da sposare alla morte. Sergio Daniele Donati - inedito 2023

(Redazione) - "Barca del frangibile" una poesia di Rishi Dastidar ( con Traduzione di Emanuela Chiriacò e nota al testo di Anna Rita Merico)

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  Barca del frangibile di Rishi Dastidar Traduzione di Emanuela Chiriacò Barca del frangibile, piena di libertini redenti e cuori libreschi Bozzello della fedeltà, pieno di ginocchia che si levano e cappelli che si piegano Bisbiglione della fantasia, pieno di memorie di corpi e corpi di memorie Barocco della fellonìa, pieno di curve di fuoco e peccati vacillanti Bizantino della fertilità, pieno di risvegli a terra e sospiri turchini Boato della fragilità, piena di universi sottili e ritmi spezzati Belluria della futilità, piena di tasti pausa e sale d'attesa Brioche della flessibilità, ricca di croste sollevate e strati spugnosi Briglia della fashionabilità , piena di tempo girevole e scintilli d’entropia Bulbo del formidabile, carico di luce elettrica mai spenta dal 1901 Bagliore rossastro della funzione, pieno di facili clic e malìa ferroviaria Buca eterna della fallibilità, piena di promesse resuscitate e logica delle onde Bricco della fattibilità, pieno di bugie domestiche ed

Nocturne - Notturna

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Foto di Noëlle Oszwald N'aie pas peur  si je ne dors pas.  Écoute avec moi.  La danse ambrée de l'ombre  recueille nos désirs  comme des coquillages  sur des plages blanches.  Et la chouette la nuit touche nos pensées florales.  Plus loin, quelqu'un rit  et qui sait s'il le fait en rêvant.  N'aie pas peur  si je ne dors pas.  J'écoute, enfin,  - hors de moi - un mot qui console. _______ Non temere se non dormo. Ascolta con me. La danza d'ambra dell'ombra raccoglie i nostri desideri  come conchiglie  su spiagge bianche. E la nottola di notte sfiora i nostri pensieri floreali. Più lontano qualcuno ride e chissà se lo fa mentre sogna. Non temere se non dormo. Ascolto, finalmente, - fuori da me - una parola di consolazione. ______ Testo e traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati 12.9.23

Doppio sogno

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Foto di Noelle Oszvald Ali di falco tagliano ventri molli di paura. Nessuna alternativa vitale al volo; temo lo schianto.                Cola lungo la liana                un’apnea di cristallo;                tenue il silenzio.                Un lago troppo placido                narra senza sosta                di ribellioni soffocate. Il samurai crede  che il taglio dipenda soltanto dall'unione  tra mente e corpo. Muore ignorando l'anima dello strumento                Cola lungo la schiena                una risata di miele;               acr e il silenzio.                L’occhio tace la speranza,                un profumo di vacuo                sottolinea il passo Scrittore senza penna,  attribuisco l'assenza  di voce a una Musa defunta, né mostro  ascolto al richiamo  del pennino perduto.                Sto davanti alla parete                e pongo questioni                alle venature del marmo.                Nessuna risposta,                un soffio inanimato;

Sei inediti di Carla Cenci

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  Dal fondo Comprare nel disperso dei mercati i larvali fraseggi, occhi ciechi al dono dell’albatro sui tetti, nell’illusione di essere veri. Come fanno le carcasse immortali a restringersi a un pozzo? verso il freddo io me lo chiedo, mentre ascolto voci sepolte, tese a un lume del cortile, e lo scavo confitto delle unghie dal fondo, per un piolo alla luna… Domande di viaggio Cosa c’è nel girasole illeso dal buio, nei laghi di terra legati a un treno e nel merlo, che finisce contro un vetro e cade e subito rinfoglia per durare, nella donna che si piega a un bambino, così magro a ravvolgerlo nel mare perché risalga forte e nuoti via… cosa preme il mio fondo incerto, il mio cuore sfollato, arso dal guardare e sperare lungo i fari delle coste che una lampada chiami per portarlo a una vita… Dell’inverno Il fiore dell'inverno non mi domanda molto, l'acqua poca in un palmo già finito ma al fiore dell'inverno io chiedo sempre il resto di una piena che attendo, infinita. L'erro

Due poeti allo specchio (Maura Baldini e Sergio Daniele Donati)

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Dall’amplesso oscuro dei nostri nodi non nascerà mai la pace dei cuori ma il mostruoso giorno della luce, in cui ogni nostra strada brillerà del sangue che abbiamo versato. Ci divide un cargo di bugie – il vento straccia le vesti di dosso e tremiamo come bestie trafitte dai fari poco prima dell’impatto. Sopra, il cielo è un ossario di soli e ognuno compita la preghiera del tempo. Briciole cadono intanto: attendiamo d’imbottirci la gola. Ma il lusso di questa opulenza non annienta l’opificio degli orrori, gli oltraggi delle lingue sfrenate, il delirio di risibili assiomi, coltelli esibiti con parsimonia. Da fuori s’arguisce la cerimonia: è un montaggio di scene posticce. In piazza si sporge il solito mostro che non è mai chi si dice che sia, ma un proscenio di svenevoli vanità. Poi, al calare dei soli, il lavacro delle coscienze sana ogni viltà. Eppure il demone vero esiste: negli interstizi e fra la polvere, nelle narici e sotto le unghie. E noi, idoli della comodità, ap

Dialoghi poetici coi Maestri - 59 - Georg Trakl

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Silenzio Pallidi riflessi sui boschi la luna che ci fa sognare il salice vicino allo stagno scuro piange silenziosamente nella notte. Un cuore si spegne – e a poco a poco Le nebbie si diradano, si alzano… Silenzio, Silenzio! Georg Trakl - 1904 Forse perché non mi dico poeta, la luna parla poco  alle nebbie del mio sogno.  Ma quell'albero, sì, bisbiglia anche a me  d'un singulto roco di radici,  ammutolite dalla tirannia  d'un bruno silenzio. Un silenzio uterino e palindromo urla   vendetta e spezza ossa ancora giovani, senza la pietà della pietra per il seme d'olmo, mai interrato, che tengo ancora, sul palmo della mano. Sergio Daniele Donati  - inedito ,  8 settembre 2023

Due poeti allo specchio (Pietro Russo e Sergio Daniele Donati)

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Il mondo non ha bisogno del mio scontento ho visto quintali di pietre che uomini prima di me hanno eretto per sentire i Tuoi bisbigli nel vento Non partorisco nessuna divinità dalla testa, solo altri pensieri con cui imparo a patteggiare Nella cecità del cuore trovo un posto secondo solo ai seni di lei dove mi aggrappo in notti senza avvento Nella cecità del mio cuore dico Dovrei essere dove il mio cuore grida Vorrei essere dove il mio cuore grida come un motore che si ingolfa alla fine della giornata Pietro Russo - inedito 2023 Oggi mi s'è crepato il cuore; di nuovo. E non ho più nomi a cui mettere davanti un segno maiuscolo.  Chi vuoi che dia peso  alla preghiera di un uomo ormai a scadenza? Avessi come allora la potenza dell'urlo griderei al mondo: "io vado, non cercarmi più". Ma il passo s'è fatto ormai lento e cammino solo, con zampa di pachiderma, verso la terra promessa dell'oblio. Ricomponili tu - sì, tu che hai memoria dell'urlo -  i cocci di un v

Due poeti allo specchio (Alfredo Panetta e Sergio Daniele Donati) #3

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PETHRA CAPPA  (di Alfredo Panetta - inedito 2023) * Thra mirti e stinchi u mè temphu. Stroffa d’erba chjiuduta nta ‘n pugnu. ‘I picca palori, comu l’arta muntagna mi ndica. Eu sacciu chi resta d’i passi thra senteri e timpuna, eu sacciu quantu pisa a d’a notti a mè mandra ogni mandra nto temphu sperduta. E chiju c’avanza, eu bizzau staci a pinneju ‘n città, thra casi ncugnati, offesi d’affannu. È materria pè artisti e sapiienti no pè massari signati c’a Storia ngurna ‘i sputazzi. Ad i stiji ‘i ccà dunu u tu, abbasta un frischjiu a ddu jidita u si teni u ziafrò a giusta distanza, u ccittu du voscu mi civa mcomu u latti maternu di crapa e a vista s’allonga secutandu i fotoni spumati di l’arba. Avi picca, sidici, esti libbara ncocchji cosa ‘ veru l’Itaglia. Ma ‘i ccàd’a mè Casa di Pethra eu non viju nent’authru ca timpi suspisi difficili nchjianati e sipali, e parru cu scropiu e radichi d’urmu nteri o scavati. ‘I ccà, ‘i na nica cellula du Temphu eu pacienti cogghjiu a mè

Quattro inediti di Antonella Lucrezia Puddu

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  Gloria Il volo scioglie i giunchi piegando all'unisono le ossa si cavano i quarti d'ora di una vita profumano di strano. Dirigono la sospensione si fanno cave le ossa in volo La Terra Profuma forte Ora Non so dire estasi o lapsus di memoria. Tu ed io Il cielo attende senza coperta il nostro sguardo. Dove sei mentre le cime di alberi diversi gareggiano dietro i palazzi senza nome affrancandosi oltre un limite senza arrivo, come falene che ruotano a giostra nella luce e rimangono incollate senza respiro al centro della lampada? Dove sei ora che le mie dita sole seguono le spalle e vedo ancora il mio sorriso nei tuoi occhi ed il tuo sorriso sul mio seno? E stringo tra le mani solo le mie di braccia fredde chinando il capo piegando il collo sfiorando lo spazio buio dell'attesa. Pretesa sacra tra le mie intime ultime cose tra le mie intime uniche rose. Ti rivedo sul sagrato nella stanza vuota sulla sedia di lato in piedi. Ti perdo. Ti predo. E le mie mani vuote e perse dalle

Spleen

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  In foto il grande pianista Glenn Gould Quando la crepa si dilata e lo sterno mostra mobili tensioni verso l'alto io so che è giunta l'ora di un richiamo crepuscolare e sento la civetta lanciare moniti di risveglio. Mi culla allora un pianto senza tempo, e sollevo lo sguardo ad un cielo incrostato di stelle. E non c'è risposta per chi non pone domande; solo un singulto, un desiderio denso di sparizione. Sono tracce mielose e intense di un'infanzia mai vissuta. L'altro Sergio che creai allora per sopravvivere a cure parentali inadatte è in quest'ora stanco e si dondola nell'angolo buio di una stanza troppo piena di giochi per riuscire a nascondere la polvere di un'assenza eternamente sbattuta in faccia come vento freddo d'inverno.           Che vuoi che sia questa tua ansia - dicevano -           per noi che alla tua età abbiamo conosciuto           la fuga e lo strazio?          Sono i mostri sotto al letto di vostro figlio          -  avrei voluto

Uomini-giunco

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Li ho visti dondolarsi, lo sguardo perso in memorie di corteccia. Uomini-giunco , si piegavano al vento della preghiera per ritrovare dimora nel deserto della transizione. _____ Sergio Daniele Donati Inedito 2023

Aspettavo la fine (Oblivion)

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Il ritorno del fogliol prodigo - Giorgio De Chirico Aspettavo la fine - un cenno di mano, lo stridio di rondine in cielo - ma fu solo ghiaccio e una nota supina  tra sterno e ventre. Quel ghiaccio scioglie ora, sai, mentre attendo altra mano a porre fine al mio canto .

Due poeti allo specchio (Gabriella Grasso e Sergio Daniele Donati - sul vento)

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A buriedda (la brezza) A un dio che respirava quieto dietro le pareti delle case alito che smuoveva piano capelli e moscerini dalla fronte nelle ore calde, a un tratto, in strada o nel recinto bacato della piazza e che più volte ci ha cullato e ci ha gettato dalla cuna a un Dio che aveva tanti nomi e altrettanti clamori per le vie abbiamo dedicato un nembo di pensiero senza voce senza formule terse con una forma di gemma che sentivamo spuntare dentro il petto e in qualche modo profumava l’aria di Gabriella Grasso (dalla raccolta inedita Sciott ) Ruach   (1)                         A mio figlio Gabriel Esiste un vento, un vento divino; plana lento sugli abissi prima d'ogni parola. Non cedo alla tentazione di dargli nome. Esiste un vento, un soffio divino, prima e sopra e dentro ogni cosa. Non cedo alla tentazione di cercarlo nella notte. Esiste un vento, un aliseo divino, che rende brace l'ossidiana delle mie pupille, quando mi guardi (e io ti guardo) e il tempo s

Due poeti allo specchio (Mirea Borgia e Sergio Daniele Donati)

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  Ti voglio parlare dell’estremo morso e di ciò che resta della forma ‒ se resta ‒ nel tempo necessario a una cognizione. Ci ostiniamo alla disobbedienza cieca fino a quando un’occhiata all’occhio che rotea pronuncia il nostro destino. Vediamo in te la belva che ci consuma (siamo tutti Uno) e ancora adesso beneficiamo della ferocia. ‒ Sei leggendaria ‒ soffiamo ad aria bassa. ‒ Eroica quasi erotica, la dolcezza                                          del lasciarti andare . Il dialogo si smorza. Mi dici che il trucco è bramare con ripugnanza ma tu perdi tempo e resti qui a contemplare. Irretire l’armonia della fine. Dilungarti nel noi che ti ingrassa. Mirea Borgia  - inedito 2023 S'io fossi chi ancora non sono saprei far uso della piccolezza di una litote - è un gioco materno    quello della parola coi nostri limiti   per dirti delle mie notti - lo sguardo fisso sul muro    bianco del sogno cosciente   cercava assonanze   con le crepe che sentivo sottopelle.   Ma ancora non son

Odiosa estate (distici inediti di Davide Zizza)

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  dico le temporanee stanchezze con pietosa e residua voce sono un congegno che incarna il disabitato nulla tutto sembra cancellato, svanito come s'io non fossi mai nato corri via estate, bastano già le tue deserte ampiezze bastano già le tue iniquità le tue misere scaltrezze ____ NOTA BIOBIBLIOGRAFICA Davide Zizza (Crotone, 1976) è dottore in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sul Tristan di Béroul . È autore di una plaquette, Mediterraneo (2000), e di tre raccolte di poesie, Dipinti e Introspettive (2011), Ruah (2016) e Piccolo taccuino occasionale (2020).  Il suo breve saggio “ La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto ” è inserito nel volume Ascolto per scrivere (2014). Su “ Poetarum Silva ” ha curato la rubrica Bustine di zucchero .  Traduce poesia, in particolare dalla letteratura inglese.

Dialoghi poetici coi Maestri - 57 - Camillo Sbarbaro

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A volte, mentre vado per le strade della città tumultuosa solo, mi dimentico il mio destino, d’essere uomo tra gli altri e, come smemorato, anzi tratto fuor di me stesso, guardo la gente con aperti estranei occhi. M’occupa allora un puerile, un vago senso di sofferenza e d’ansietà come per mano che m’opprima il cuore. Fronti calve di vecchi, inconsapevoli occhi di bimbi, facce consuete di nati a faticare e riprodursi, facce volpine stupide beate, facce ambigue di preti, pitturate facce di prostitute entro il cervello mi s’imprimono dolorosamente. E conosco l’inganno per cui vivono, il dolore che mise quella piega sul loro labbro, le speranze sempre deluse, e l’inutilità della lor vita amara e il lor destino ultimo, il buio. Ché ciascuno di essi porta in sé la condanna d’esistere; ma va solo assorto nell’attimo che passa, distratto dal suo vizio prediletto. Provo un disagio simile a chi veda inseguire farfalle lungo l’orlo d’un precipizio... ( Camillo Sbarbaro )

Ascoltando Mahler ( a mio padre)

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  Vorrei dirti delle nebbie,  delle cataratte d'un cuore incapace ormai di danzare.  Vorrei dirti che ho l'età che tu avesti allora,  quando il mio sguardo si posava  sui tuoi limiti con sprezzo,  quasi non fossero anche i miei.  Un'ansia profuga, un'eredità densa ch'io rifiutavo allora perché troppo mia per esser detta. Vorrei dirti che ci sono riuscito a essere diverso, a diluire col tempo quel tuo passo  che appariva sicuro solo a chi non voleva vedere. Eppure oggi leggevo un libro, la fronte appoggiata alla mano destra, Lo stesso gesto che facevi tu. E ho alzato lo sguardo,  cercandoti piano. Avrei voluto dirti  io non so più... - il verbo mettilo tu, a me si strozza in gola.  Ti avrei detto d'essere stato infedele alle mie stesse promesse che la mia schiena non è ben dritta che so di sapere troppo per adagiarmi su un banale detto socratico. Ti avrei detto che ho visto ogni giorno sei milioni di nomi, i tuoi, danzare nei miei sogni  e ho provato, come ti pr