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Quattro inediti di Francesca Innocenzi

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  la me bambina è trepida si sente vacillare senza appiglio il corpo è cosa che sobbalza lo sovrasta una cresta di vertigine. Quando il nastro della strada apre il fianco al litorale, lei si sposta sorpassa la linea del visibile. Pensa agli uomini che attraversano il mare uomini bambini facce allungate e scure con scosse senza gesto rovistano nei corpi, nervi cartilagini ossa in scampo di tramonto. Di qua e di là dei confini, dicono dilagano frontiere oscure e benedette dove asfissie e spasmi atrofie ecchimosi gelo sono vie per la salvezza. l’agorafobia percuote il ritmo del respiro come quando un flusso di luce si frantuma in singhiozzi di fotoni a intermittenza. La figlia corre al chiuso discioglie nei muri i segnali di nebbia. Il padre, racconta a diciotto anni si aggrappava ai pali per non seguire in quota gli aquiloni biancoruvido lascito di sangue. _____ NOTE BIOBIBLOGRAFICHE Francesca Innocenzi è nata a Jesi (Ancona). Laureata in lettere classiche, è dottoressa di ricerca in po

Tre inediti di Rita Bonetti

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Avrei ancora parole da dirti tra le tue labbra un brusio lieve a suggerire il sonno fra il sonno e la veglia vieni verso la mia bocca come l'onda verso la battigia e il tuo sognare  mentre accade è tutto luna e profumo di fiori bianchi una stanza, una poesia voci che sbocciano ogni estate mi sono sempre fidata di loro sono io ciò che manca a metà _____ Il respiro già arso di giugno gonfia le tende della mia stanza come vele distese la tua testa posata sul mio seno tra le dita una carezza sospesa è polvere di tempo tardivo la tua voce profonda canta la mia bocca e miei fianchi la tua pelle profuma di terra prima del temporale oltre la finestra il tempo è un battito d'ali fra il dondolio degli alberi ____ Sei nel nero che cancella il mondo per ultima dimora un'urna grigia in un silenzio freddo di rugiada la mente va a un passato andato altrove chissà se esisti ancora da qualche parte di certo non c'è nulla che ci faccia superare la distanza i

Inediti (e poesia in grafica) di Raffaella Rossi

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  Sul dormiveglia del crepuscolo si accendono le prime stelle e muore il mio disincanto per cercare nella volta celeste qualcosa che ti rassomigli, non ho mai dimenticato la direzione di un tuo sorriso. Restano le mani chiuse pugni chiusi senza rabbia non sfondano vetri e non c’è sangue redentore sulle nocche. Sono pugni che trattengono la tua anatomia facciale trasparente afferrata in un batter di ciglia: profanare gli angeli per averti tentare di dormire per sognarti. Voglio una pasqua lenta che mi lasci abbandonata sulle crepe della terra argillosa a concimare l’ultimo bucaneve. Non posso risorgere dopo tre giorni ma posso morire ancora per il mio bacio mancato mentre accenno un sorriso disperato. Io non ci sono non so dove ho lasciato la pelle. Dovrei rotolare in orizzontale per riavvolgermi tutta intera ma perderei la meraviglia di alzare lo sguardo o di lasciare l’occhio spalancato sul ramo con le albicocche. Devo mettermi in verticale tessere una pelle compatta adattarla alle nu

Due inediti di Loredana Lorusso

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  Ode alla ciliegia. Se di un colore potesse la passione vestirsi a festa solo per un giorno Sicuramente le invidierebbe il rosso vibrante, intenso, profondo fino all’osso tanto da far pensare d'esser bollente al tatto Pregna e sierosa sfera tumida di rugiada Rimanda all’eros e l’eros a lei rimanda Turgida e tonda possiede una fossetta dove la lingua per un tratto indugia prima che il labbro possa trattenerla a che le dita strappino il picciolo piccolo imene raccolto su quel polo di un frutto nato apposta per piacere Invoglia al morso la sua carne soda come di un gluteo o un seno all’acme di un amplesso Segno coi denti i lembi pezzo a pezzo ingorda del suo succo che mi cola inesorabilmente fino in gola Dolce con retrogusto acidulo la polpa in bocca giro e mi rigiro Mentre il nocciolo resta a titillare dell’eccitata lingua le papille che insoddisfatta chiede nel finale che un’altra, e ancora un’altra e un’altra ancora possa quel desiderio erotico appagare. L’odore Se mai ti fossi c

Quattro inediti di Mariateresa Bari

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Anestesia di cielo Sulla panca del silenzio  l’anima parla Di suoni dispersi nell’affanno code  dimenticate nel vitreo dei pensieri taglienti capelli  sfarinati nel fango di false squame da indossare Quando il cielo nel biancore sbanda e  d’azzurro non fiata Il passo che acquieta C’è un passo nelle maniche slabbrate del tempo  saio e sandali indosso che acquieta il fuoco nel suo irrompere violento a consumare ossa di viandante Il rosso ghiaccia i pensieri  e le salmodie dei padri  nella terra del silenzio Dove sotterrate gambe  invecchiano l’estate mentre inverna anche la rosa Sosta Si allaga la stanza d'occhio  tra palpebre d'acqua cola l'oltre nei nostri vetri appannati Strizzo sogni di pesci guizzi di sassi  spruzzi di pace Scosto suoni silenti e sosto Transumanza Transumanza, di silenzio in silenzio Tesa la seta di silenzi smerlettati di preghiere  sulla secca delle attese si vergavano parole  senza nome Fiore nudo nell’immersione  battesimale del cielo  aureola i

Sei inediti di Doris Bellomusto

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Vento e foglie morte Regalatemi vento e foglie morte e solstizi, eclissi di luna e sole l'intenzione di un amore inesistente e fragili istanti di meraviglia. Rosa, rosae Forse un petalo sgualcito si veste di rugiada per essere il mantello di una fata La tana della volpe Il graffio del tempo scalfisce i giorni, la tana della volpe li nasconde, astuta li consuma con lenta parsimonia ma il cuore non si sazia e resta ingordo. Non basta la somma dei giorni ci vuole il tempo eterno. Evoluzione Sono fatta di voli e cadute vanità e veleno vinti o avvinti i miei vasti desideri di cielo e mare covano senza voce fra l'ombelico e il cuore. La rivoluzione è un atto involontario. Nel lago del cuore Quante mute creature di cenere e vento nascondo nel lago del cuore? Quante sono le gocce che piove il cielo quando con tocco lieve la paura cede il passo alla nostalgia. La tenerezza La tenerezza non è tenue né lieve è il taglio obliquo che recide il cuore fraziona l'intero i

Tre inediti di Federico Preziosi

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Spogliarsi del presente Adesso vendo il cielo come nubi che fracassano il cranio, come pane sbriciolato per fame, come sete dissipata ai deserti, come afrore di percosse risorte nei madori. E se ti viene in mente di fermare questo corso, ricorda di rapire tutti i fiori. Che i morti non ricevano nemmeno un'attenzione o una moina dall'immondo spogliarsi del presente. Disprezza l'arte Disprezza l'arte il proprio amato pubblico perché disarma il verbo ed il cervello e della fonte ignora tutta l'acqua che non assorbe, ma trattiene e stagna. Un nuovo giorno I miei colleghi mi cavano lo spirito da una supply chain di cazzi propri ma in segretezza dicono qualcosa del senso di restare in un ufficio. È un giorno nuovo per una faccia nuova in mezzo a tanti volti sconosciuti. Chissà se ci si trova e se il badge aprirà una porta oltre il nome che ricorda? Vogliatemi comporre in queste pause tra un caffè annacquato e un piatto riscaldato: in me un tempo si è spezzato. Doversi rom

Roma: due poesie di Maria Gabriella Cianciulli

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Autoritratto della poeta Foto di Sergio Daniele Donati © ROMA Il tempo sfocare nel rosa scivolare di scialle sui palazzi i colonnati con pudore avvolgere il cupolone le sue ancelle Fingermi fu leggero come guardare a Oriente Vidi la voce delle maree risalire il Tevere ansando tra i pini un bisbiglio fuso al miagolio dei gatti in amore la mia casa senza pareti mi parve immensa (Inedito) Foto di Sergio Daniele Donati © VIA DEI SABELLI Via dei Sabelli annusa le rosette nello sbadiglio del mattino tra i palazzi appena tinti lo stridore del tram si apre il varco con la giostra sonnolenta profumata di latte e di baci di madri Come possono due rondini disertare la primavera per scrivere il diario di un giorno in avaria? Una scommessa finita male la ragione di un lamento vergine quanto i passi che tessevano la ragnatela E pensare che il bandolo della matassa lo avevamo strappato all’arcobaleno appena sfogliato E c’era già l’ombra silente sulla sopraelevata che ingoiava Roma gattara (Dalla  rac

(Redazione) - Inediti di Lara Pagani (a cura e con note introduttive di Paola Deplano)

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Ecco la scrittura, la poesia di Lara Pagani: semplice, senza essere piatta; complessa, senza essere astrusa; originale, senza la ricerca dell’effetto a tutti i costi; femminile, senza perdere di vista ciò che accomuna gli esseri umani. (Paola Deplano) ______ Réglisse Al mondo esistono diverse maniere di mangiare le dolci rotelle nere, di quelle alla chimica liquirizia: c'è chi le addenta, chi le spezza, chi le allunga a non finire più. C'è poi chi le divora in fretta, per correre con la mano giù a cercare quella dopo (se è rimasta), e il piacere dell'istante se lo guasta frugando al fondo del sacchetto. Poi ci sei tu, che di tutto il resto del mondo non hai nulla: e mentre seduti fissiamo il vuoto la srotoli come un tappeto scuro sulla lingua, calmo e assorto. In attesa della fine imminente ti guardo e mi frulla contorto un solo pensiero per la testa: siamo entrambi strani, la tua perizia è non celarlo, pensarlo normale. Voce del verbo Fammi sirena prega

Due inediti di Gisella Genna

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Golfo iridescente, svegli d’azzurro gli occhi son visti, non chiedono, devono questi essere perle, venature nell’alto campo del cielo. ___ Tra pensiero e pensiero - fuori dall’abbazia l’esatto sentire ed erba rossa attendono pioggia crepuscolare. Siamo io e te, padre. _____ NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE Gisella Genna è nata nel 1973 a Milano, dove vive e lavora. Giornalista e docente, si occupa di moda. A marzo 2020 è uscita per Interno Poesia la sua prima raccolta in versi Quarta stella . Si sono occupati della sua poesia blog letterari e riviste cartacee e online tra cui La Lettura – Corriere della Sera, la Repubblica, Atelier, La dimora del tempo sospeso, Carteggi Letterari, Il Rifugio dell'Ircocervo, Rai Poesia, Inverso, e altri.

Due inediti di Felicia Buonomo

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Foto di Felicia Buonomo Inediti e foto sono di Felicia Buonomo e vengono pubblicati su sua gentile concessione RISIKO Mi acquieto mentre ti prepari a guerre dal possessivo sbagliato. Mentre dimentichi il conto delle mille (mie) vite assassinate. Dormo contando i popoli vinti sul campo, luce fioca nel buio delle tue conquiste. Risiko ha regole che da sempre non comprendo. Gioco per afferrare la logica di chi non sa comprendere - nemmeno di fronte a un morto. CAVERNA Come desiderio di bambina che non teme di andare incontro. Eppure ferma sul precipizio delle fiducie tradite. Da sempre improvviso i tentativi di vita. Sapere la luce, mi insegni. Come il bene, il lutto e ogni cosa certa del cosmo. Del buio ho fatto caverna. Protegge da freddo e nemici. Anche dall'amore, rispondi. ________________________________ Felicia Buonomo è nata a Desio (MB) nel 1980. Nel 2007 inizia la carriera giornalistica, occupandosi principalmente di diritti umani. Alcuni dei suoi video-reportage esteri son