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Tre inediti di Antonio Laneve

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IGIENE INFIMA Anime pelose ne abbiamo ovunque e sono prodighe di pulizie anestetiche fino ad avvenuto asportare capacità selettive dal tessuto neuronale. Macchie di sovrascrittura sembrano immuni al carteggio verso nuove letterature, di fatto restano impronte come loghi d'igiene infima per biancheria cerebrale. IL BIO DENARO Affari spenti ormai quelli di nuvole grigie tradotte dai liquami fossili, altri vangeli giungono con l'inchiostro verde prestato da nature vive ancora in grado di sostenere utopie. A saperlo prima bastava spostare lo sguardo sull'asse planetario per gonfiare i profitti creando giusta biosfera a fedeli consumatori. SULLA CROSTA DELL'ONDA L'equilibrio nel gelo d'un dialogo spezzato lascia feritoie e detriti lungo il corso degli anni. Da sempre l'oceano conserva oscurità dove far nascere onde come sfida alle scogliere. Graffio un po' di tempo dal mio freddo passato ma ho bisogno di corallo per impedire alle maree di scordare

Due poeti allo specchio (David La Mantia e Sergio Daniele Donati)

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  Abbiamo perso, amico mio. Perso speranze acute, ceduto il sangue da condividere, accettato come servi risposte cieche, inesatte, sporche del dolore di secoli. A che serve ora riconoscere nelle parole, nella cute, nei petali, nel vento la banalità del nostro esistere? Ormai i fiori sono caduti a terra ed è tempo di silenzi, amico mio David La Mantia - inedito 2022 Ho ascoltato, amico mio, la voce  degli inascoltati in notti senza stelle, e rivisto mille volte lo sguardo perso di mio padre a sentir parlar germanico. Ho sentito sulla mia pelle il bruciore d'un tatuaggio non voluto e percepito sul mio braccio numeri scomposti raschiar via ruvidi il mio nome. È vero, David, abbiamo perso e mi sono perso almeno sei milioni di volte assieme a quegli sguardi inorriditi dai fumi della Storia. Là è caduto senza far rumore e delicato,  il petalo della speranza.  E chissà quali sentieri sotterranei gli hanno permesso di concimare di Silenzio, una parola nuova che trasuda - goccia a goccia e

Troppo facile

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  Sarebbe troppo facile  legare le parole a una catena d'acciaio  brunito e ben oliato; farle filare in sequenza, in ordine composto, incoscienti della loro potenza come pezzi di domino, in sequenza. Per questo la parola ha bisogno dell'incontro, della canna fumante del lemma altrui, del suono gutturale di lingue sconosciute, del clangore di ferro del confronto; e di un maestro burbero - lo chiamano Silenzio - pronto a colpire il dorso di un dire pigro con la canna di bambù  che porta il nome del premio - il risveglio - e della pena - il mancato ascolto. Immagine tratta da un quadro di  Marc Chagall (particolare) Testo (inedito 2022) di Sergio Daniele Donati

Tre inediti di Adriana Rinaldi

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Lentamente passa Un sospiro lieve ed é autunno. Indosso gli abiti della caducità provo a scrutarla. I miei passi scrocchiano il fogliame nuova e antica generazione di passaggi agili e grevi. Lenta, lenta la melodia. Tiepido il sole ombreggia soffice tra i rami io sonnecchio meraviglie baldanzoso regalo di alcuni attimi. Il sollievo All' alba di un tramonto nasce la speranza. Sollievo di anime che giacciono sporcate dalla materia. Nel loro canto flebile dimora l'essenza dell'eterno la presenza di una realtà intangibile diffusa come alito ottemperante. La grazia sparge ovunque la messe all' umanità spetta raccoglierla. Senza titolo Sei il foglio bianco di un nuovo giorno. Quello su cui scrivo parole in festa. Mi abbandono al tuo pieno di senso. _________ Dice di sé l'autrice: s ono Adriana Rinaldi nata a Bergamo il 21 ottobre 1966.  Laureata in Scienze Religiose alla Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, insegno religione nella  scuola primaria dal settem

Inediti di Maria Gabriella Cianciulli

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Librarsi nell’abisso e nulla su cui poggiare un nome solo il vuoto da risalire Se ti chiamassi poesia? Saresti il mio nome L’estate L’estate che mi corre innanzi ha il volto consumato dall’affanno e quando sfuma nel graffio del meriggio lascia al vento l’odore del pianto Il sapore del sale solca la maschera si lascia cristallizzare sui piedi del Cristo e già una perla origlia da lontano Dolce è l’affanno della *buona battaglia* cantarne le stille la perla crebbe nella conchiglia lo stupore e ascoltai la luce Formiche Formiche in filari scoordinati nel groviglio di cori gesticolanti sotto il cielo cadente Non ha palpito la sera né coperte per i sogni la notte assale filari di suoni tu Incontrarti Incontrarti questo volevo in questo incanto il respiro si fa corto il battito sanguina stralci di fuoco appesi all’infinito, nuova Itaca la mia Itaca consegni nelle mani della bambina ti cercava, una vecchia storia che il mare conosce e rigurgita Sazio è il mare di solchi tracciati e taciti in

I volti dei poeti

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  Troppo sottile, la parola poetica s'appoggia a fili fini, tele di ragno per la mosca senziente che legge e s'invischia sempre più nell'illusione della comprensione. Se dei poeti ammirassimo i volti, la pericope delle rughe, l'ossimoro dei denti, l'iperbole dello sguardo la loro parola prenderebbe peso e ci troveremmo, leggendo, a volare il volo dell'airone - non quello del moscone. Immagine e testo  (inedito 2022) di Sergio Daniele Donati

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 08 - Riflessione su “Lontano dall’albero” (Vicino al cuore e presenti nell’esperire)

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A cura di Stefania Lombardi Questa rubrica si chiama “Riflessioni, non recensioni” perché, solitamente, le recensioni dovrebbero essere sprovviste di “spoiler” e dare indicazioni a chi non conosce l’argomento trattato. Per questo mi sono quasi sempre occupata di film o serie abbastanza “datati”, dandone come per acquisita una certa conoscenza e poter riflettere assieme su alcuni punti, per me di rilievo. Questa volta faccio un’eccezione e introduco un corto Disney relativamente recente: “Lontano dall’albero”. Qui non c’è pericolo di “spoiler” perché è tutto affidato all'espressività e alla suggestione delle immagini e non a come andrà a finire la storia. Pertanto, si può parlare della storia senza rovinare nulla. Chi deciderà di dedicare il proprio tempo alla visione di questo cortometraggio di 7 minuti lo farà per altri motivi: quelli legati alle immagini e alle relative emozioni che ci rimandano. “Lontano dall’albero” è un corto Disney molto particolare e non solo perché introduc

Figlio del vento

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Pesa la penna, figlio del vento, e tendi il filo delle intenzioni. Dietro il tronco di quell'albero striscia i piedi il celato, per farsi inseguire nell'eterno gioco a rimpiattino con le gole, arse di pace, dell'uomo. Posa la penna, figlio del vento; il tempo della scrittura  marca un tempo troppo stretto, e i tuoi tratti tremuli tolgono respiro alla legge sovrana dell'evanescenza. Ascolta; mi è stato chiesto  di sussurrarti piano la formula  che unica libera la parola da ogni incaglio: è nel monotono della cicala, è nel monotono del grillo; non in quello dell'assiolo che la notte ti conduce  a incontrar la regina dell'Altrove. Testo (inedito 2022) e foto di Sergio Daniele Donati

Benedizione del Sogno

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ברכת החלום   האישה חלמה  שורשי הכוכבים  דבר האדם היה עדין  החלום היה המגן  וכל השאר דממה La benedizione del sogno La donna sognava  le radici delle stelle. Fu delicata la parola dell'uomo; il sogno fu lo scudo e tutto il resto Silenzio. Testo (inedito 2022) traduzione e foto di Sergio Daniele Donati

Materica

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Da quando m'hai chiesto di che materia è fatta la Parola, sogno argille sacre e il suono sottile del nascondimento. Elaboro nel sogno la risposta alla tua domanda e di notte ascolto il canto silenzioso degli inchiostri e dei pennini. Parola è aria ma è ancora assente ai miei lobi quel vento che plana  sulle acque dei miei intenti. Parola è granito ma manca ancora alla mia penna la potenza del rivolo sotterraneo che sgorga dalle sue crepe e disseta le domande di una gola giovanile. Parola è nero di seppia su una pergamena antica, ma attendo ancora  il suono dell'Antico farsi strada nei miei midolli. Per questo sorrido e non rispondo e tu attendi, reso sapiente dalla resa al Silenzio. Verrà il tempo della luce su ogni tua domanda sulla Parola. Sino ad allora sia il nostro sogno comune  a guidarci lontano, là dove i peli d'una barba canuta e i codini corvini d'una mente adolescente cantano, ridendo assieme, il canto dell'attesa.  Testo (inedito 2022) e foto

Stanze del Maestro

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  Imparai col tempo che il sorriso del mio Maestro abbracciava il taglio della sua stessa spada. Separava,  con la delicatezza del petalo terre fertili da sabbie mobili dal mio sterno resistente E ricomponeva con la pazienza dell'amanuense  le tessere del mio puzzle scisso,  incurante della fuoriuscita di magma e vento; dalle mie ossa. La prima volta che incrociammo le spade, la mia cadde; la raccolse lui e il mio pianto. Erano gocce fertili e mani esperte; spezzavano idoli  e costruivano lente un altare al principio della rinascita. Foto e testi di Sergio Daniele Donati (inediti 2022)

(Redazione) Specchi e labirinti - 08 - Girando intorno a Mario Praz (Mario Praz num. 2)

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  A cura di Paola Deplano L’uscita di questo mese della rubrica “Specchi e labirinti”- una sorta di “rubrica nella rubrica” - è dedicata all’incontro con un altro elzeviro di Mario Praz, seguito dalla recensione di un recente saggio sulla sua figura. La terza tappa di questo viaggio sarà pubblicata tra qualche mese. IL FLAGELLO DEI BIBLIOFILI di Mario Praz Se dicessi che il libraio era grasso, chi mi crederebbe? Gli uomini grassi, gli uomini dalla faccia lucida, dormono bene la notte e non vanno escogitando tranelli pel prossimo. Infatti costui era magro, adunco, e, dietro le lenti, socchiudeva quel genere d’occhi verdognoli in cui tutti son d’accordo nel riconoscere un indizio di crudeltà. In breve, fate conto che Cassio, invece di pugnalare Giulio Cesare, avesse messo su bottega di libri e cercato di soddisfare le sue brame lupesche nell’ambito del suo nuovo mestiere, e avrete il mio uomo. Fin quando Cassio – chiamiamolo così – si limitò ad espettare i clienti casuali, trovò ben scar

Rêve (sogno)

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Ho visto in sogno un fiore celato da pietre povere. Emanava una luce odorosa, una scia sul piano cieco e nero e largo e buio del mio desiderio d'evanescenza.  «Non puoi scomparire a te stesso» ,  mi diceva, «non ora, è troppo presto». Non piansi allora il divieto ma l'uterina bellezza di quel timbro, gemma fragile, destinata a morire, come ogni mio desiderio d'unione,  al risveglio. Ho ascoltato in un sogno le note sofferte  della sua stessa fine, e pianto l'assenza d'una voce che mi dicesse: « resta». (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Di chi è?

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Di chi è quel soffio che t'accarezza il volto e ne distrae lo sguardo da domande senza risposta? Ne vorrei essere io la fonte e contribuire al tuo sollievo,  invece d'affidare all'ennesima sigaretta l'ingrato ruolo di coprire la mia impotenza. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Intimità

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Mai cucirò quel lembo strappato né le mie forbici ne taglieranno i fili scomposti. Bruciava gli occhi la sabbia dei miei deserti arsi; fu allora che, ormai cieco, mi aggrappai all'unico conforto di stelle lontane; ormai morte.  Mai cucirò quel lembo strappato; che resti a testimonianza  del mio passo,  sorretto dal miraggio  d'un ritorno a un'infanzia  mai vissuta. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Due poeti allo specchio (Federica Simionato e Sergio Daniele Donati)

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  POCA COSA Voglio stare  dove gli altri non stanno  Affondo di radice  che non sa della rosa  Eppure vive  Mi vedi?  Ho questo respirare  che mi accomuna al cielo  ma resto un angolo di terra  A piedi  Voglio stare  dalla parte delle spine  Nel mio essere nulla  amare ( Federica Simionato - inedito 2022 ) Su pelle d'asino batte la mazza del tamburo e il suono che ne esce non ha nulla del raglio: pare un cuore che pulsa.  Così le mie parole, inanimate,  frutto di una volontà a me straniera,  incontrano spesso terreni umidi e là radicano, in assenza di intenzione.  Desidero solo espungere la parola io dal mio vocabolario e soffermarmi sul fiore che cresce tenace tra le crepe dell'asfalto. ( Sergio Daniele Donati - inedito 2022 )

Tutto è già stato detto

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Tutto è già stato detto e su tutto si è già taciuto. Abbiamo tacitato - per paura - l'urlo dell'inesistente nelle nostre orecchie; sognatrici.  E forse solo del fischio di merlo che ci trascina altrove varrebbe la pena di parlare. E poi dovremmo lasciare  che il resto sia detto - o taciuto - dalla lingua degli antenati.  (Foto e testo d i  Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Due poeti allo specchio (Romina Capo e Sergio Daniele Donati)

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E come dirlo .ora che sei un frammento un'idea sbagliata un rammendo che smacca sulla camicia ben stirata Vedi .mi si sgualcisce pure l'ombra mi restituisce una sagoma che si spacca e quasi somiglia a te Dovrò non dirlo .starmene estrema a braccia conserte strette strette facendo dell'estranea la scena. (Romina Capo - inedito 2022) Hai mai posto i palmi delle mani a pochi centimetri tra loro e sentito il formicolio d'una vita che prospera solo  in una vicinanza trattenuta? Hai mai gettato uno sguardo ritroso a quel sorriso estraneo  che si sofferma sulle tue sopracciglia a cercare sul tuo volto il canto della similitudine? Là, tra gracidar di rane,  - ricordo - in una notte per me serena ritrovai una mia memoria anfibia, una lallazione infante. Da allora, se anche parlo di strappi, non dimentico che in tasca porto sempre aghi e fili; d'argento. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

(Redazione) - Letti da Francesca - 06 - su "Divorzio di velluto" di Jana Karŝaiová, Feltrinelli Editore 2022.

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A cura di Francesca Piovesan La prima volta che ho visto Jana eravamo a un corso di scrittura, perfette estranee. La prima volta che ho visto scrivere Jana, l’ho vista scrivere di profilo. Le ero accanto, la guardavo, rimanevo affascinata dal suo naso, per me una costante, dal suo essere lì, in quella stanza, e altrove, lontana, creatura che aveva superato confini. La sentivo modellare la lingua, una lingua che non era la sua. Una lingua che aveva imparato, e stava imparando da autodidatta. Sentivo la passione premere contro ogni vocale, il desiderio farsi spazio lungo ogni consonante. Era Jana che diventava scrittrice. Divorzio di velluto , il suo esordio, sta concorrendo per la finale del Premio Strega, è tra i dodici, e questo pezzo uscirà esattamente il giorno prima in cui questa dozzina diventerà una cinquina, o una sestina. Karŝaiová è stata presentata dallo scrittore e giornalista Gad Lerner, come autrice del nuovo romanzo europeo. L’Europa ci sta tutta in queste pagine. Un’Euro

Stanza della coltivazione

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C'è un monito, là, nella delicatezza del petalo; una voce che dice: radicati, legati alla terra.  La fragilità è dono se nasconde le sue armi tra le pieghe d'un non detto antico; sempre lo stesso da millenni, una cantilena che ascolto la notte, tra le onde del sonno, e mi spinge al ricordo  di ciò che è stato prima di me; di ciò che sarà quando il mio nome verrà dimenticato dal vento. C'è un monito là,  nella durezza della pietra, una voce, una cantilena antica, che dice: crepati, lascia che la pioggia disciolga i tuoi sali,  per l'altrui sete. Ascolto quella cantilena al risveglio, al mattino, e mi spinge all'oblio di ciò che mi ha dato nome, e alla recitazione del salmo dell'altrui esistenza. Eppure l'occhio non coglie che bellezza nella natura, e non ascolta la fatica  né l'etica d'essere elemento - corrispondenza senza scelta, simbolo non voluto  dell'umana esistenza. Chi nella crepa versa oro e ignora la fatica della