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Due inediti di Agnès MK

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  Chi non ride mai, non è una persona seria (F. Chopin) Aritmetica-mente (gioco di parole) Se almeno fossi altro da quello che non sono sarei di sottrazione il resto consistente la parte che rimane tra l’esser tutto e il niente sarei la soluzione la prova, non l’errore ________________ Erronea-mente (gioco di parole) Tu, io e l’amore contro testa vinse contro cuore giunse la ragione in-contro a strapparci dall’errore di noi, fronte contro fronte divenir, di due, uno solo

Dialoghi poetici coi Maestri 26. - Dialogo a tre ( Yehudah Amichai, Erez Biton ed io)

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Deserto del Negev Durante un viaggio verso Arad, il grande poeta israeliano Yehudah Amichai e il superbo poeta non vedente Erez Biton si ritrovarono nelle colline del deserto del Negev. Erez chiese a Yehudah di descrivergli il paesaggio del deserto. Amichai prese allora la mano di Biton nella sua e tacque. Nel 2010 Biton pubblicò una poesia in memoria di quell'istante di scambio silenzioso, cui rispose poi Yehuda Amichai col testo che sotto si riporta. Ho immaginato spesso di assistere a quell'incontro; anzi penso di avervi davvero assistito. ________ Erez Biton Dire il deserto (dedicato a  Yehudah Amichai) La tua mano taciturna Ha abbozzato davanti a me Oasi nel deserto Verde su verde. Come vasi comunicanti Una mano tocca l’altra. Sono passati attraverso i tuoi occhi A me La grandezza del dire E la meraviglia Del roveto ardente. (Erez Biton-2010 trad Sarah Kaminski, Università di Torino) ____ Yehudah Amichai Una volta ho viaggiato lungo il Mar Morto con un poeta cieco. Vo

Due poeti allo specchio (Federico Preziosi e Sergio Daniele Donati)

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Federico Preziosi Sai che Obbedienti a memorie da troppo tempo rinchiuse nel piano delle lusinghe informi stanno agguati - diresti, senza peso. Così leggeri sembra che ti scrutino dal basso verso l'alto, si inabissa il pianto poi risorge da maree incontenibili ma qui non lo diresti, non diresti mai nulla, qui non dici e taci sopra l'orma della spiaggia perché, vigliacco, sai che sparirà col mare alto. (Federico Preziosi - Inedito 2021) ___ Sergio Daniele Donati Seduce Seduce, è vero, la lingua altrui se poggia su assenze antiche. E richiama il mito delle sirene ogni canto, anche il più sacro. Ci attrae poi l'albero maestro; le sue resine e ambre; e così il taglio delle corde su nostri polsi troppo vissuti. Ci diciamo bambini e ci inganna l'attesa d'una canizie annunciata; perché all'infanzia mai vissuta non sappiamo rinunciare; né possiamo alzare alto il grido d'una esistenza destinata all'evanescenza; nel sogno. (Sergio Daniele Donati - Inedito 202

(Redazione) Specchi e labirinti - 01- Specchiarsi in campi d'ostinato amore

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A cura di Paola Deplano   Umberto Piersanti Lo specchio non è solo l’utile oggetto che la mattina ci serve a truccarci o a sbarbarci. In altri tempi, in altri luoghi, gli si sono attribuite magiche proprietà sciamaniche e il ruolo di porta tra il reale e i mondi dell’Aldilà e della magia – Alice non a caso ne ha attraversato uno, la matrigna non a caso ha chiesto a lui chi fosse la più bella del reame, i nostri vecchi non a caso li coprivano se qualcuno moriva, affinché il defunto non si impaurisse nel non vedercisi riflesso. E l’elenco potrebbe, ovviamente, continuare all’infinito, includendo nella categoria dello specchio anche quelle del ritratto, dell’ombra e del doppio. Il poeta, lo scrittore, l’artista in genere hanno, rispetto alla persona comune, una sorta di specchio interiore che ne riflette i pensieri, il vissuto, la personalità. È questo specchio endoscopico che fa dire a Flaubert Madame Bovary c’est moi e a Foscolo «Mi sono dipinto con tutte le mie follie nell’Ortis». In

Volevo dirtelo

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Portone della Abazia di Chiaravalle A mio padre Volevo dirtelo,  volevo davvero, ma ormai eri perso  in un infinito sollievo.  E poi c'era la Valle e il suo Silenzio; là ci siamo incontrati per l'ultima volta, sotto lo sguardo benevolo d'una volpe adolescente.

Dalet

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  "Dalet" di Sergio Daniele Donati Aprimi i pori della pelle perch'io possa accogliere tutte le voci del mondo e riesca a distillare risolini infantili da grida e strazi. Insegnami la difficile arte della riconoscenza, prima ch'io nasca a un mondo sordo e troppo intatto per dirsi vero.

Due poeti allo specchio (Annalisa Mercurio e Sergio Daniele Donati)

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Shin di Annalisa Mercurio   Le piccole cose Da sottili e perpetrate ferite, guarirò quando imparerai a leggere cicatrici tortuose di labbra ricucite. Mi domando se davvero non vedi carni che bruciano sempre più a fondo, coi tuoi occhi coperti di fango; se davvero non sai che giorno dopo giorno mi spengo mentre attendo.   (Annalisa Mercurio - Inedito 2021) Nun di Annalisa Mercurio Lenisce Lenisce, è vero, l'altrui sguardo sulle nostre guerre - colavano da un cielo indaco balsami inaspettati mentre liberavo dal fodero l'elsa della mia spada e la terra urlava forte l'imperativo del taglio -. Non chiederti ciò ch'io non vedo. È troppo vasto il mondo che l'uomo nega a sé stesso e troppo stretto il rifiuto del nostro stesso nutrimento. D'altronde bisogna, lo sai, saper chiudere gli occhi per mantener vivo il sogno. Chiediti piuttosto quale miracolo renda i contorni della tua parola nitidi al mio sguardo astigmatico e affaticato, quale silenzio sostenga la voce antica

"Spesso il male di vivere ho incontrato" - convegno PuntoZip sul tema della angoscia (06.11.2021)

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Autunno - foto di Sergio Daniele Donati Il 06.11.2021 si è tenuto un interessantissimo convegno online sul tema della angoscia a titolo  "Spesso il male di vivere ho incontrato", coordinato dalla bravissima d.ssa Stefania Lombardi   Ecco l'intero video del convegno (diviso in sei parti) e il testo poetico Cambiamento e Angoscia di Sergio Daniele Donati . Parte prima Parte seconda Parte terza Parte quarta Parte quinta Parte sesta ( e intervento Sergio Daniele Donati) Cambiamento e angoscia - testo poetico di Sergio Daniele Donati

(Redazione) Letti da Francesca - 01 - Tra le cose e gli altri, Ivan Ruccione (Arkadia Ed)

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A cura di Francesca Piovesan Tra le cose e gli altri, di Ivan Ruccione , sono frammenti di vita incastonati tra le parole. La quattordicesima uscita della collana SideKar , per Arkadia Editore , è una prova d’eccellenza della scrittura breve, a volte brevissima. Ruccione con poche righe che, in alcune pagine, raggiungono le poche parole, tratteggia personaggi e personalità che orbitano nel quotidiano. Amori che escono dalla porta, o che rimangono inermi all’interno delle mura domestiche, aspettando un giorno nuovo per rimettersi alla prova, o per decretare senza troppo rumore la loro fine. Lutti che trapassano il corpo, e diventano immagini impalpabili, sogni, odori di vestiti abbandonati. Padri e madri presenti, assenti, in potenza. Padri e madri che dimenticano, che non riescono a vedere, a capire. Padri e madri che diventano genitori dei loro stessi genitori, perché il tempo è ineluttabile, non perdona, non ammette fermate troppo lunghe. Ricordi racchiusi in immagini stinte, come,

Lo si fa vicino (Oblivion)

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L'autore da piccolo Ci vuol grande maestria, ora lo sai, a trasformare in passo di tango il desiderio di fuga, a giocar all'elastico con sogni e rifiuti. Ignoravi allora che più lontano lanci il tuo sassolino più veloce sarà il suo – il tuo?- viaggio nell'abisso. Se fossi stata anche tu bambina lo sapresti: il primo rimbalzo dev'essere vicino a riva , perché si trasformi in ricochet argentati. M'hai lanciato troppo lontano per vedere il mio dorso delfino farsi lucido e umido; per questo ci allaccia ora la sola fantasia d'una musica che torna sui suoi passi con volo delicato. In mezzo al lago però galleggia un fiore di loto e, anche se non le vedi, lo sai, le sue radici si nutrono di limo. Assieme alla carpa baffuta ridono d'un uomo gettato troppo lontano per rimbalzare all'infinito su riflessi di ricordo.  

Timewind (lo sguardo laterale sul nemico)

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Statuette votive della civiltà pre-ellenica Museo archeologico di Atene (scatto di Sergio Daniele Donati) Cominciano sempre le cicale a strappar vesti dal presente; a lanciare richiami da un tempo lontano. Ripetono mònotoni senza sosta finché non crolla il sostentamento dell'illusione, là, sotto il platano. Il ricordo si tinge sempre di non vissuto e chissà se i passi di giada della coscienza possano davvero poggiarsi a un nome. Poi arriva l'aliseo, la berceuse, il messaggero. Ha inizio allora la meditazione; a occhi aperti e ti carezzano stimoli vegetali, profumi di spezie; s'aprono canali nel muro di David -suonava la lira e salmodiava perché scomparisse dalle sue viscere la visione esterna del popolo nemico; sul colle-. Amal-k * è il limite che grida e tatua sulle pelli segni di dissociazione  profonda dall'ala  angelica dell'Uomo. Il vento soffia nuove calci, là,  negli interstizi sottili,  striati da stucchi sgretolati, d'un muro sacro, eretto a secco, a

(Redazione) Lo spazio vuoto tra le lettere - 01 - Un sacchetto di biglie

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  A cura di Sergio Daniele Donati "Scrivere" foto di Sergio Daniele Donati Cosa sia lo spazio e come la nostra coscienza lo possa abitare  è una questione sempre aperta. E, quando per spazio si intende l'universo complesso che il foglio bianco rappresenta per chi scrive, le domande si fanno pressanti.  Con quali (e quanti) segni vorrò arare quel territorio vergine? E quali semi decideremo di piantarvi? Quali significati vorremo lasciare nel dominio del non detto? E quanto -e come-  l'indicibile  condiziona quell'impulso magmatico e rivelatore che chiamiamo scrittura ? La parola sorge da un universo evanescente dai contorni indefiniti. E scrivere non è solo un gesto bambino, come quello di chi mette voraci mani in un sacchetto per estrarne parole, quasi fossero biglie. Allo stesso tempo scrivere rappresenta proprio quel gesto, nutrito però da una consapevolezza antica.  Spesso in chi scrive, specie se poesia, la scrittura si manifesta come una luce, un abbaglio su

Dialoghi poetici coi Maestri 25. - Cees Nooteboom

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Cees Nooteboom - Immagine di repertorio Di tutti i ritmi trovò giorno e notte il più bello. Uno, due, e grazie a Dio niente tre. Venne solo dopo, quando tutto fu finito, una cifra oscura travestita da zero. Come nasce un'opera d'arte? Quando comincia un mottetto, una poesia, una luce che appare senza fonte? Chi pensa un primo verso prima di pensare? Oppure: come da una palude di riflessi, una lotta nel fango tra un allora e un immaginario ora, sorge quell'unico, visibile istante in cui il tempo non misura quel che svanisce (Cees Nooteboom- tratto da L'occhio del monaco Einaudi, Torino, 2019) _____ Due Il due scolora e opera una scelta tra il passo di ritorno e l'inciampo nell'ignoto. Percorre entrambe le vie  lo sguardo del poeta quando attende un fremito  del polpastrello per dire del tempo trascorso a sublimare - in parola -  la propria tacitazione. (Sergio Daniele Donati - Inedito 2021)

La nascita della fiaba

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  Foto di Sergio Daniele Donati Un passo folle; dello squilibrio del mondo ride un abisso di lava. La resina corteggia cortecce di betulla graffiate dall'orso. Nasce così la fiaba che il mio orecchio -mai bambino- comincia ora a imparare. Sergio Daniele Donati - Inedito ottobre 2021

Ghimel

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"Ghimel" di Sergio Daniele Donati Un passo incerto, oltre la soglia del pensiero, manifestava l'universo di parole che non sapevamo ancora articolare. Prima era Silenzio, e un focolare tiepido accoglieva i nostri vagiti; come resine sui muri. Fu quando il nostro respiro divenne consapevole -e non più condiviso- che attraversammo il deserto. Certo, fu un addio ma ci sosteneva la stessa sabbia; la stessa consapevolezza dell'impossibilità del ritorno alle resine,  ormai divenute ambra, d'una casa in rovina.

Un video per riflettere sulle lettere ebraiche

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"SCRIVERE"  DI SERGIO DANIELE DONATI L'anno scorso il nostro gruppo di studio sullo Alef - Bet ha elaborato, nel corso di un semestre circa, un profondo lavoro sul significato simbolico di ciascuna lettera e dello alfabeto ebraico nel suo insieme.  È stato un lavoro ricco e entusiasmante per tutti noi.  Ogni partecipante ha prodotto disegni, pensieri ed immagini per me sempre molto toccanti. E mi hanno fatto dono di questo video in cui sentirete le loro voci leggere la mia prima elaborazione poetica sullo Alef - Bet stesso.  È con vera commozione che ve lo propongo, sperando di farvi cosa gradita.  Sergio Daniele DONATI  

S'attarda

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"Evanescenza" di Sergio Daniele Donati Cerco tracce e segni d'un passaggio felino su terreni accidentati, senza nulla sapere di ciò che muove le stelle. Non chiedermi consapevolezze  antiche, ti prego.  Mi contento di tradurre in lingua arcana il suono dell'assenza perché risulti utile  a chi ancora ha la forza di cercar gemme nell'umidità della nebbia. È ora che mi ritiri dalla tirannia della parola e che accetti la corda d'un pensiero che s'attarda su cristalli di sale. Tu non piangere, ti prego, l'evanescenza della mia voce.  Era scritto nel primo respiro, prima che fosse per me luce, il giorno del mio silenzio. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito ottobre 2021)

Piumami (es ist ein Traum)

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Ho sognato, mamma - ti prego tu ricorda il mio nome e questa parola che rimbalza-.  Nel sogno cantavo  dietro a lacrime attese, sotto a portici piovosi. Il pianto componeva in canto melodie divine. Là ho poi sognato  di sognare il tuo volto  velato da maschere distratte. A loro mi rivolgevo  mentre andavi lontano e chiedevo: "Piumami, piumami ancora".   Ecco la parola che rimbalza: piumami. E non si ferma il pianto.  Il canto sì; è tornato  come pioggia a terra  e tengo le labbra strette per non dimenticare che scossa dia il suono  d'un tessuto che strappa.

Bet

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Porto sulle spalle una domanda che china la testa. Mi dici di andare per tornare diverso; ma la tua voce si perde nel mondo incontaminato dai miei passi. Tu vuoi che io crei lontano dai tuoi infissi. Mi giro, li guardo e ne rimpiango gli spifferi. Erano la lingua dei tuoi silenzi, il canto prenatale d'un grembo accudente. Porto sulle spalle una domanda che china la testa per varcare la tua soglia, che odora d'antico e tace del vento che mi spinge lontano.

Dialoghi poetici coi Maestri 24. - Franz Schubert

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Franz Schubert - Ritratto  Incompiuta Morsi di dubbio; timori -e speranze- d'un ritorno all'inverno delle nebbie stavano là;  nel midollo, nelle arterie. Progetti di scrittura, segni d'abbandono, parole senza seguito; la vita era sogno, allora. Sogno, stasi; e paura. E non c'era mano, padre, sulla mia nuca. "Io me ne andrò, non farò più ritorno; mi dissolverò, come vuoi tu". La penna urlava  grida di sopravvivenza.  Andavo solo in quella palude d'ombra  e il foglio si riempiva di parole scollate,  unte di rabbia. Iniziò allora il mio viaggio; e se ora torno, padre, è per chiederti conto della tua assenza, non per aprire il palmo e mostrarti le gemme raccolte sotto il fango.