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Bet

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Filtravano raggi di luna piena  dalla soglia del tuo rifugio.  Dentro, nel tepore, gorgogliavano  docili note di sorgente pura.  Fu mia la scelta; il primo passo,  là fuori, nel bosco della narrazione.  V'incontrai silenzi, parole, balzi,  e crescite e diminuzioni  della voce che mi abita.  E, nelle notti di luna nuova,  volto lo sguardo alla tua soglia;  e mi culla la nostalgia  del mio lento ritorno.

La scrittura di un bambino

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Solleva la mano il figlio del soffio. Del duro mondo colora la scorza, ricompone lo scheletro, riattiva il cuore, perdendosi tra colline e pianure del suo primo stentato tratto. E si gonfia lo spazio, e si piega il tempo per quella mano incerta benedetta dalle stelle, carezzata dal vento, coperta dal velo sublime dell'eterno rinnovarsi delle stagioni delle parole.

Ricordo

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Il ruscello alterna crepitii a mugugni. Gorgoglia, poi tace. Ne seguo il ritmo; e mi parla  il sasso che,  lanciato lontano, mai torna a galla. Francesca attende. Mi guarda stupita: "Fai piano, è la tua vita".

Alef

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Sorgente silente,  sussurri ai miei orecchi parole arcane.  E ti celi in un universo che non ti contiene;  nel Silenzio che è prima di ogni vagito.  Ti ho vista dietro l'Albero  cantare nenie a un popolo ilare.  E ho visto i loro sguardi umidi  in quel suono senza suono  che tutto smuove, nella memoria;  Ho smesso di cercarti; certo che  sarai tu a trovarmi nel sogno,  compagna evanescente  dei miei giochi d'elevazione. 

Padre

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Ispirato alla musica di   “El Hatzipor” di Avishai Cohen  Li ho visti ardere, potenti e lontani,  i fuochi, padre;  e il fumo saliva, obliquo.  E ho sentito cori antichi  montare come schiuma  dai muschi del bosco.  Tu non c'eri, padre.  O forse mi percepivi  dal vento.  E chissà se per un istante  sei stato fiero  dello sguardo di tuo figlio,  posato sull'orizzonte;  se hai osservato  la mia schiena dritta;  e chissà cos'hai pensato  delle mie mani,  capaci di comprensione, padre.  Ho visto il cielo come fiamma,  nell'ora che precede il sogno;  il nostro sogno, padre.  Da dove viene la mia parola  se non dai tuoi silenzi, padre?  Da dove viene la mia domanda  soffiata lontano, alle stelle,  se non dalla tua assenza, padre? Ho raccolto poi nella via  amori e speranze.  E chissà se hai sentito  il tamburo del mio cuore  battere un ritmo tribale.  Da dove viene il richiamo dell'abbraccio,  se non dai tuoi slanci  t

Tatuaggi (la consapevolezza dei)

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Io non so se ti appaia banale; versando l'acqua in un vaso la terra muta colore.  Diventa quasi nera; assorbe scurendosi la qualità di un liquido puro, limpido, trasparente.  Così funzionano le relazioni umane. E per certo per queste vie si è articolata la storia del nostro incontro.  Ci siamo adombrati nella speranza di poter accogliere la purezza dell'altro.  Eravamo entrambi malamente drenati; non siamo stati capaci di trattenere dell'altro i significati più profondi.  Una purezza troppo limpida, la nostra, per risultare accettabile.  La si doveva sporcare con il fango delle nostre paure e poi espellerla; abbiamo dovuto lasciarla esondare coi detriti del nostro passato dal sottovaso del nostro amore.  Un amore, il nostro, ancora troppo infante per saper respirare da solo; come terra in un vaso, alla fine ci siamo scuriti noi.  L'acqua, l'amore faranno i loro voli; percorreranno le loro imperscrutabili vie d'elevazione per tornare puri. 

Lamed e Iod

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Lamed e Iod.  Due lettere ebraiche su cui sono stati scritti milioni di pagine e i cui simboli non si è mai cessato di esplorare.  Io non sono certo tra i grandi che hanno soffermato il loro pensiero su queste due lettere.  Ed è con timore che ne parlo.  La Lamed è lettera simbolo sia di insegnamento che di apprendimento. È la lettera graficamente più grande dell'alfabeto ebraico su cui svetta, quasi a dirci che la tradizione (relazione tra chi apprende e chi insegna) e la trasmissione della Torah, sono il punto più alto della spiritualità ebraica. Se unità alla prima lettera della narrazione, la Bet, si compone la parola Lev (cuore). Non esiste insegnamento/apprendimento fuori dal cuore e l'insegnamento/apprendimento sono il cuore della identità e della narrazione ebraica di sé. La Iod (o yud) è la lettera dimensionalmente più piccola. Simbolo di centro vitale, di concentrazione, di fissità generativa del moto rotatorio della vita, non a caso è la prima

Amare amarene amare

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    Ispirato a "Structure in Emotion"  - A vishai Cohen   (album Lyla) Amare amarene amare  davanti al mare  e, con lo sguardo fisso,  remare, remare,  remare nel re mare.  Amo su lenza tesa,  amare le amarene amare,  e amare l'amore  che strappa  da bruni rovi  more more.  Come scure  che taglia,  amare le more,  primizie d'amore,  nella tempesta che  il re mare  pesta  nel mortaio dell'amore.  E, controcorrente,  remare, remare nel re mare,  mentre lasci  che l'ascia  dell'amore  fenda e spezzi  rovi ed arbusti secchi  di more more.  Amore folle d'amarene  amare.  

Silvestre

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Ispirato a  Ludwig van Beethoven -  Piano Concerto No.3 in c-moll, Op.37 - II. Largo Goccia, e poi goccia,  nota con nota,  passo su passo,  intoniamo leggeri  i nostri verdi canti silvani.  E ci attarda la sera,  tra fuochi diafani,  un gioco antico tra i Volti  di un Dio ironico  che mai si sottrae al nostro incontro  dal passato del suo cielo, stellato.  E se, di lontano, l'assiolo  lancia i suoi monotòni,  rispondiamo ilari  col suono dei nostri flauti.  Poi giunge l'ora  che mai ci spaura.  E chiudiamo gli occhi,  e seminiamo nel silenzio  di muschi e ghiande e fronde antiche  la poesia lontana  del nostro comune sogno.  E ride lieto il nostro Dio  dal futuro del suo firmamento.  Posa la sua mano senza tempo  sulle nuche fertili dei nostri figli.  E sigilla nel presente  il patto che da sempre  fa confluire i tre fiumi del Tempo  nello stesso mare.

Sorriso

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"Sì" , mi disse commosso, "sono stato capace di farlo" . Gli sorrisi, come si sorride al primo impacciato passo di un figlio. "E le ho anche detto che il mio amore sarà eterno" . Fu solo un lampo quell'ombra che si impadronì dei miei pensieri. Poi fu di nuovo un sorriso al primo passo impacciato di un figlio.