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Visualizzazione dei post con l'etichetta poesia italiana

Ubriachi

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  Biascicano tra loro  parole di saggezza, impastate di vino rosso scadente e desiderio di fuggire via. Poi mi guardano a cercar conferma  nella mia rigida, assente,  giuridicante postura del loro diritto ad esistere; nella parola. E non sanno che io alle volte mi prostrerei ai loro piedi  a chiedere perdono ché questo altrove in cui ho perso  - Pollicino sfigato della poesia - le briciole del ritorno è una landa deserta da cui vorre i  - come loro -  fuggire. ____ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

Due poeti allo specchio (Gabriella Cinti e Sergio Daniele Donati)

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  Riconoscersi Ci incontreremo, io e te, nella parte bianca della voce, tra petroglifi sonori di inudibile lingua, assemblati nel codice espressivo dell’oltre, a riconoscersi in pieghe di riso obliquo, sciolti nella danza parlante di sussulti. (Gabriella Cinti - inedito 2024) Tra le crepe Tra le crepe di una pietra non odo il mare ma il bisbiglio scomposto della vita che sorge; là resto all'ascolto della lenta scomposizione  del mio nome in dittonghi barbari. Ci incontreremo, io e te, e non sarà uno sguardo, ma l'antica nenia  della consapevolezza di ciò  che il vento cela al deserto, al silicio delle nostre parole.            Il lemma che si tacita            porta sempre con sé la scia           del primo sussurro della creazione. (Sergio Daniele Donati - inedito 2024) _______ NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Gabriella Cinti , in arte Mystis , nata a Jesi (An), italianista, grecista, poeta e saggista. Opere di poesia pubblicate: Suite per la parola (Péquod, Ancona, 2008), Euridice è O

La promessa

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  La sorte d'Icaro strazia il Poeta, spezza l'epitelio dell'Aedo in frammenti di sale, e incolla al palato la lingua del Rapsodo. Dei passi claudicanti  e solitari di Dedalo dopo la caduta,  poco si dice,  forse per pietà, o forse perché nulla  è più terrificante che restare orfani di un figlio e sopravvivere all'inutilità delle proprie parole.                Quando tornerai, lo prometto,                di quest'idiota poesia,                che mi tiene per qualche respiro                 in equilibrio precario,                farò coriandoli di nuova speranza.  _____ Testo inedito (2024) di Sergio Daniele Donati

Alla foce del verbo

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Alla foce del verbo gorgogliano di nuovo  i semi del silenzio  e l'attesa di un ascolto  si traveste di sete d'assenza.  Alla sorgente del verbo un canto muto di sirena  attira onde distratte, ricordi di diaspro. E io taccio, mentre si tessono  narrazioni antiche  tra i rumori sordi di pelli di di biscia immobili; a terra. _____ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati 

Una granitica certezza

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Mia era allora la granitica certezza di un'ascesa senza sosta. Il Sogno sarebbe bastato a sé stesso; per sempre. Ma gli odori, si sa; i profumi di mandorla di una pelle di cerva aprono nella pietra  varchi d'assenza e sgretolano in schegge d'avorio  i lessemi della notte. _____ Testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati

Due poeti allo specchio (Dario Stanca e Sergio Daniele Donati)

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Finestra che sul mare ti spalanchi, e sull’agave spinosa, sull’estate imbevuta di brezza (che ormai nessuno invoca), non mostri che il corso del tempo feroce. Turbina già il vento tra le cose, e sul cuore che rimane senza voce. Dario Stanca - inedito 2024 _____ NOTA BIOBIBLOGRAFICA Dario Stanca (1973) si laurea presso l’Università del Salento, in Filosofia, con una tesi su Carlo Michelstaedter. Ha curato il volume Anacleto Verrecchia , Meglio un demonio che un cretino  (El Doctor Sax, 2023). Per la poesia, ha scritto la prefazione al volume di Giorgio Gramolini,  Vita breve. Appassionato lettore di aforismi, ha firmato la postfazione di  Per un piccolo ordine di grandezza,  dell’aforista Amedeo Ansaldi. Li ho visti, sai, i fuochi di lontano e ho udito pure io il rombo sordo  di frantumi di ossa.  Ho udito franare  - nome dopo nome -  i coriandoli delle mie certezze bambine. Fu allora che anch'io spalancai la mia finestra - dirsi padri è il sogno di chi non ha avuto un'infanzia

Crepuscolare

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  È quasi costante un richiamo al corpo, un disturbo, un acufene che si traduce in balbuzie, solo per non restare soli, davanti al desolante spettacolo di una disgregazione che mai chiude il suo pesante sipario.  Eppure, nelle brevi apnee di un respiro sempre troppo asmatico, nei balzi improvvisi di un cuore ballerino, ho appreso a giocare coi fuochi fatui dello stupore e a concedere alla parola bambina la vestizione carnevalesca da principessa. Lascio che sia per lei ciò che a me fu negato; né mi vien concesso ora, mentre il cielo prende striature ocra e indaco e il mio occhio stanco lacrima schegge di sale grosso sui solchi di un volto che non si arrende al tatuaggio malsano della Storia. Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati

Tre poesie di Lara Pagani nella traduzione del poeta Davide Zizza

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  Das ist schon Schnee von gestern, so weiß war er nicht sowieso von Anfang an. Jetzt fahre ich allein denn ich weiß dass ich nie mehr darauf rutschen kann — die Sonne scheint wieder seit letzter Nacht. Poesia di Lara Pagani - 2023 ___ Neve di ieri È già di ieri questa neve; così bianca non lo era comunque fin dall’inizio. Da sola in auto, la guida si rinfranca: mai più scivolarci sopra il buon esercizio – da ieri sera splende un Sole propizio. Traduzione dal tedesco di Davide Zizza - 2023 _______ Wie lange kann man warten? Das weiß keiner noch, oder vielleicht doch: das weiß ich! Man wartet ein Leben lang, solange man warten kann auf die eine Frage, die Sinn macht: « Wie geht es dir, bist du glücklich  auf dieser verdammten Erde?  Wenn nicht, hab' bitte keine Angst! Ich bin bei dir, werde  bei dir sein, in aller Ewigkeit! » Poesia di Lara Pagani - 2023 ___ Aspettare sì, ma quanto tempo? Nessuno tutt’ora lo sa, o forse sì – di certo io lo so! Per una vita intera resti in bilico, i

Anche questo fui (confessione)

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  C'è oggi una nebbia milanese che seleziona memorie e distilla ricordi bambini, voci sopite, coperte dalla corazza che indossai in seguito. Sono timide paure,  non dette allora perché la risposta era sempre la  stessa: "che vuoi che sia,  alla tua età  noi si scappava dalle SS". Eppure lo vedo ora quel bimbo senza sostegno rintanarsi nella cameretta delle ansie grigiastre. Lo vedo prendere tra le mani una vecchia settimana enigmistica e dirsi con rabbia - a sei anni - "imparerò il coraggio da solo". Lo vedo scegliere  con triste consapevolezza di un probabile fallimento le parole crociate più difficili  e cercare di risolvere le definizioni senza incroci, senza facilitazioni, senza felicitazioni,  e fallire,  lasciare lo schema incompiuto, incredulo di aver osato  uscire dalla persecuzione di persecuzioni non sue per potersi dire, inascoltato: "anche io tremo, sai, la notte. Anche io".  _________ Testo inedito di Sergio Daniele Donati

L'amore alla mia età (a mio figlio)

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Particolare di " Eros e Psiche" di Antonio Canova   A mio figlio Gabriel L'amore, alla mia età, è un suono lontano, un fuoco d'altre valli, il cantico del tempo. L'amore, alla mia età, è passaggio di nuvole  sui cieli grigiastri d'un Nord che impera. Lo vedi anche tu il bianco umido  che scolora ciò che rimane della sacra e maldestra mia grazia d'adolescente, dell'urlo che m'apriva lo sterno al nuovo?  L'amore, alla mia età, è una voce uterina. Mi dice " resta" ;  e io resto  e poi vado e abbasso le ciglia.  Perché l'amore, alla mia età,  è pudore, tacitazione, silenzi ritrosi.  Ma tu ama e rinnova il grido, che fa fiorire la vita; e non credere al mondo. L'amore, alla tua età,  è parola e non attende che d'essere detto per poter brillare nel sacro nero dei tuoi occhi d'ossidiana. ______________ Testo - inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati Foto dal web.

Un sogno che torna

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Sta là, nel riflusso azzurro, un timido riflesso d'opale d'un passato che batte  e chiede alle mie tempie nuova vita nella parola. Eppure taccio e lascio che emettano lemmi  in lingua arcana i midolli dell'alterità. Mi faccio pietra, ove coricare il capo e lasciare che il sogno mi insegni il riparo all'ombra di una scala angelica. I cori li lascio a un credo che poco mi appartiene. Vengo da una storia di silenzio e so bene che il canto, se esce sgraziato  dalla mia ugula, altro non è che imitazione d'una melodia   che qui si tacita. O forse è coperta  di finta eccellenza sull'ansia bambina per non aver mai avuto  completa coscienza dei miei passi zoppi nel deserto sacro delle origini. _______ Testo - inedito 2023 - di Sergio Daniele Donati 

Cinque poesie inedite di Giusi Busceti

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  ______ Trafitta per Giuseppina Giordano Sono venuta io al capezzale oscuro che la finestra poca luce vede. Papà è un ragazzo, è fuori con gli amici, le sorelle aiutano in negozio, il fratello non sa neppure che lui presto morirà, il vecchio altero è distante. La scala scricchiolante e tu in bianco e nero, ignota nonna consunta come nella foto. L’ho guardata, bambina negli inverni sgranati: sola tu ombra tra gli specchi rispondevi occhi spenti la chioma ancora nera logorata dal cobalto, la pelle spoglia. Quelle parole io le ho indossate all’incontrario, le ho sfogliate fino a te, millenovecentodieci: qui ora sola come all’acqua, quel giorno alta fiera giovane gardenia candida al lavatoio spremi schiuma ma il bosco alle tue spalle di colpo si rovescia contro il suolo O lunga veste intima trafitta io mi strappo con te. No, no’u vulíva, idda! Freme, papà che chiama padre quel ramo unghiato - ma la campana del paese intero copriva la tua voce ha detto il Sì. In quell’ombra ho capito: il f

Estratto dalla raccolta inedita "Elaborazione di un lutto" Ornella Mereghetti, con breve ante-nota di Sergio Daniele Donati

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  L'AUTRICE - RITRATTO La Poesia deve dar spazio al dolore, alla ferita e alla sofferenza? E, se sì, in che modo la scrittura può divenire strumento di elaborazione?  Sono domande antiche che trovano risposte con declinazioni diverse, a volte persino opposte, ma che, in ogni caso, devono tener contro del dato primario della libertà di ogni parola.  Personalmente non credo che la scrittura in sé sia per forza un veicolo di elaborazione di alcunché, eppure lo diventa se è accompagnata da una spinta silenziosa al movimento. Lo so sembra un paradosso ma, perché la scrittura possa aiutarci ad elaborare, non basta saper scrivere - altrimenti la nostra diviene una semplice de-scrizione. È necessario, prima e durante e dopo la scrittura, sapersi ascoltare a fondo. Solo così il balsamo della scrittura diviene elaborazione e lenimento.  Ogni ferita si sutura col filo sottile dei lemmi solo se - e a patto che -  si sia in grado di ridare a quel filo fatto di suoni ogni sua potenzialità. In al

Poesie tratte dalla raccolta inedita "Il corpo necessario" di Daniele Gigli

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  L'AUTORE - RITRATTO 1. Il fremito è lo stesso, il solito – quello che da decenni ti tormenta e ti si attacca sulla bocca dello stomaco al risveglio, aperti gli occhi, quando per un istante sei l’Adamo il sesto giorno e poi non più, e il gorgo di memoria e di incombenze ti soverchia e ti si para lì davanti – ecco il mattino: esigere, volere. Bisogna essere ben spudorati a vivere – a vivere, non a eseguire, mentre ogni cosa grida vanità e scelta di vento. Eppure… Questa felicità, quanto è indecente mentre là fuori soffrono e s’ammazzano – guerra nei corpi, guerra nelle menti. E infatti è sempre ansiosa, in bilico, perforata da un non detto che ci scava e sgretola e consuma. Questa felicità che sembra di cristallo e che non osa, che non si dice ad alta voce e teme – il passo delle cose, lo scorrere del tempo, l’invidia del demonio che ringhiando osserva. 2. L’antica inimicizia si risveglia con un alito di vento – basta un’ombra a volte, un fuoco vergine che sbriglia il desiderio «è