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(Redazione) - Il Femminile - 03 - a proposito di Antonia Pozzi: poeta dell’infinito

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A cura di Patrizia Baglione Nata a Milano nel 1912 da una famiglia facoltosa, Antonia Pozzi studia al liceo classico ‘Manzoni’. Le sue possibilità familiari, offrono all’autrice molteplici stimoli culturali, tra i quali la frequentazione di un circolo sociale esclusivo e un palco riservato alla Scala. Antonia viaggia: Italia, Germania, Inghilterra; ma il momento davvero più felice della sua breve vita, risale nel 1930, quando decide di iscriversi alla facoltà di filologia. In questa occasione, avrà modo di conoscere i più importanti autori del panorama milanese, tra cui Vittorio Sereni; ma resterà particolarmente colpita dal docente di estetica Antonio Banfi, con cui si laureerà nel 1935. Abbandonati in braccio al buio monti m’insegnate l’attesa: all’alba – chiese diverranno i miei boschi. Arderò – cero sui fiori d’autunno tramortita nel sole. Antonia ama fare lunghe passeggiate, prende spunto dalla natura – cerca quei rari momenti di serenità. La morte, però, è un elemento ricorrente

(Redazione) - a proposito della raccolta "Le cose come sono" di Luigi Cannone (Puntoacapo ed., 2011) - Nota di Sergio Daniele Donati

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  Oh sì, la mente spesso si sposta da un oggetto all'altro, ne sfiora la superficie come un vento leggero, poi vola lontano, alla ricerca di altri oggetti su cui posarsi. Ma esiste ancora un modo di vivere la poesia che si situa tra un misticismo ritroso e non dichiarato e una rivisitazione del legame profondo tra il poetare e una attitudine meditativa.  È sicuramente questo il caso della raccolta Le cose come sono Puntoacapo ed., 2011) del poeta Luigi Cannone.  La Sua è una scrittura che si situa a tratti tra il nostalgico e l'osservazione di una sofferenza profonda, ma capace sempre di far percepire  la potenza trasformatrice di saper dire della ferita così come si manifesta. Intendiamoci bene, c'è una cosa che la poesia di Luigi Cannone decisamente  non è. Non è mai inutilmente e meramente descrittiva. Al contrario è sempre capace di creare in chi la legge una sorta di sospiro di sospensione, una piccola apnea che permette di percepire il legame stretto tra una visione n

(Redazione) - Estratto dalla Raccolta di Giovanni Laera "Maritmie" (Marco Saya Ed., 2023), con nota di lettura di Annalisa Mercurio

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  Maritmie è l’ultima opera di Giovanni Laera pubblicata da Marco Saya Editore (collana Sottotraccia a cura di Antonio Bux). La Puglia, in questa raccolta, si fa canto di sirena, falda sotterranea, lingua subacquea. In questa soluzione salina si scioglie il verbo di Laera che evapora per tornare: un ciclo d’acqua e sale capace di asciugarsi sulla radice di un substrato dialettale dal quale Laera estrae musica. La seconda breve sezione della silloge è un cuore infantile osservato a distanza, il mistero di uno sguardo sottile e profondo, un intarsio dialettale di estrema eleganza che si fa proiezione di una terra apparentemente arida ma capace di generare frutti straordinariamente intensi. La padronanza della parola di Laera permette all’autore di accompagnare il lettore con leggerezza in una continua ricerca semantica ed emotiva. Allitterazioni, rime interne e baciate sono testimoni della volontà di mantenere salda la tradizione senza però rinunciare a un verso che suona estremame

Cinque inediti di Giuseppe Nisi

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Orme Lacrima dopo lacrima Cercano la fuga I miei sogni Come stalattiti Dal soffitto del cuore. Ogni tanto Nel silenzio della notte Uno si stacca e cade via Svanendo come nebbia Tra i raggi del mattino. Della notturna evasione Null’altro mi rimane Come traccia Se non una tenue Scia d’inchiostro Sulle guance e Sul bianco del cuscino. E in questo scarno calamaio Devo esser lesto ad affondare il pennino dei pensieri Prima che l'onda del giorno poi Cancelli il resto. Ecco Se me lo chiedi sappi Che di null’altro che questo Si fa la mia poesia: D’orme di sogni Ormai fuggiti. _____ Un dì d'estate fra le crete Un sole forte E gocce di sudore. È calda l’ombra dentro la rimessa. Ti stringo forte... Non andare resta. Un bacio rubato Poi d’un tratto Lesta scappi via. E ancora ora Come allora Ogni volta che il pensier T’inciampa Sento il dolce Sulle labbra schiuse Il caldo in pancia E sulle gambe Il timido bruciare Delle ortiche. _____ Scheggia Ci cerchiamo io e te Nell’alba d’ogni giorno In

Nascite

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  Foto di Sergio Daniele Donati ____ Chi nasce ora? Ora che è l'ora in cui tutto si disamora, chi nasce ora? 20.3.2018 _____ E se ritorna la luce - se ritorna immensa, piccola e un poco spersa - se ritorna, dicevo, chiuderò i miei occhi ancora, e ancora, per restare dove sono, per andare dove andrò. 19.3.2018 _____ Chi nasce oggi a passi incerti in questo istante? Chi nasce oggi a passi incerti in questo istante che non sia già nato altrove, con ben altra sicumera. Chi nasce oggi? 20.3.2018 _____ Scrittura al buio, stentata solitudine dorata Un discorso vecchio stile tra pionieri attempati e, dietro lo sfondo, un quadro leonardesco, una vita, un affresco che la scrittura già scolora. Ora e sempre, come allora. 20.3.2018 ______ Poesie - inedite 2018 - di Sergio Daniele Donati

Tre poesie inedite di Rosa Maria Chiarello

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____ E il tempo passa inesorabile nel buio di un’esistenza violata il branco che uccide un corpo imprigionato fra le sbarre dell’abuso. E poi vuoi vedere il sole ma il nero ha coperto i tuoi occhi e la vita fluisce fra canali di sangue che imprigionano l’anima. Non dire d’amore quando svanisce fra il solco delle menti. Parole vuote fra il riso e la beffa il dolore che si spegne in grandi tonfi silenziosi sotto macerie di sofferenza. Un giorno dopo l’altro vedi bruciare i rami che si disfanno sotto la cenere dei carboni ardenti. 29.08.2023 ____ Bisogna avere lo spazio e il tempo per arricchire ogni attimo dell’esistenza Un luogo dove fiorire e un tempo con il quale amarsi Doveva essere un fazzoletto sporco dall’odore acre a risvegliare il buio dove erano cadute le parole il senso d’impotenza e il groppo alla gola che non riesci a svelare. Conosco la tua menzogna il tuo silenzio parlerà per te ma abbiamo bisogno di ricomporre il mosaico di raccogliere i cocci sparsi sul letto sfatto la m

(Redazione) - Muto canto - 04 - Moriamo di ciò che ci riduce - per Edmond Jabès

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  A cura di Anna Rita Merico Lì dove l’imprecisione di luogo e tempo lascia traccia e segno d’anima volta al Cominciamento, ancora. a Giuseppe Nisi che una sera scrisse, ascoltando Moriamo di ciò che ci riduce (1) per Edmond Jabès Stasera scrivo con la matita. Una matita perché non sempre ho tempo di lasciar maturare parola e, dunque, cancello grafite. Un poema racchiuso in un minuto libro di piccolo formato per squartare il senso dell’Opera Somma della poesia italiana. Tre intere cantiche tratteggiate in pochi bordi cogenti. Tralascio, volutamente, l’affondo del Maestro su Auschwitz, modello contagioso e il Male per ragioni legate a quanto Jabès stesso ci chiede: questi appunti… non vi è stato tempo a sufficienza per maturarli .   (2) Che tempo, per noi, sia. Qui si dice di parola che sbozza materia e giunge a luce allocandosi nel libro. C’è un tramonto ed un margine di lapislazzulo nel cielo che m’imbozzolano il sentire. Come pensare al Male in una durata serale come questa? Iniz

(Redazione) - a proposito della raccolta "Prima" (Puntoacapo ed., 2022) di Gabriella Cinti - Nota di Sergio Daniele Donati

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  Che ci sia un legame indissolubile tra poesia e memoria   é un dato innegabile. Bisogna poi vedere che estensione e significato siamo capaci di dare a quella locuzione e, soprattutto, tralasciando le insidie connesse alla definizione della poesia, dobbiamo almeno ricordare a noi stessi che la memoria non è oggetto monolitico ma che in noi si stratificano memorie psicologiche, corporee, animali, vegetali e anche minerali. Ciò che decliniamo al singolare quando parliamo di memoria, è, in realtà una cumulazione di diversi elementi che solleticano la nostra coscienza con modalità differenti tra loro, a volte persino contrastanti.  Nella stupenda raccolta di Gabriella Cinti "Prima" (Puntoacapo ed, 2022) il tema di una memoria che si dipana a più livelli è ben presente, così come l'autrice si rende pienamente capace di attraversare con la sua poetica le ere della coscienza umana, dall'origine nostra di primati alla post modernità.  Siamo pertanto di fronte a una raccolta

Il quinto Alef-Bet (binomi) - 01 - Alef e Bet

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  Il richiamo ovattato d'un silenzio d'attesa, là sul crinale sottile della coscienza, e la risata sorda d'un abisso beffardo. Quasi tutto allora era tenebra e confusione e assenza di nome, per me,  non ancora nato alle piogge dell'interpretazione. Sentivo a volte un borbottio lontano, uno strascicare di piedi anziani su sabbie roventi, e un crepitare di fuoco e odori di spezie e fumi di the e sudori di pelli rugose, cotte da un sole solitario.  Allora fui detto , aprii gli occhi, un senza-nome appena nato e accolto nella casa della trasmissione.  Ora giungo le mani - un gesto antico - e mi copro il volto stanco. Una vita a onorare la Parola di nuovo coperta da venti guerra e chiamo con l'ultima mia voce il ricordo del primo passo  che mi fece uscire dal rifugio allora a camminare tra le genziane dei lemmi che un paziente maestro mi mostrava. E dammi, Maestro, ancora una volta la facoltà di percorrere quel tragitto a spirale nei costrutti e nelle lettere e di creder

Tre inediti di Laura Valentina Da Re

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_____ Sono migrata nel frammento identico al tuo dente bianchissimo, in quella primavera di neve non mi dai culla, di nuovo mi pietrifichi per traverso e il cumulo è galassia. Divento la natura la conifera lunare quando un'epoca mi esclude. (©️ Laura Valentina Da Re 29 settembre 2023) ____ La mia paranoia crede a tutti è presente nel letto immagina giardini gelidi viole di una follia velata, la nenia che ringhia di solitudine il frastuono che adoro concepito sul lino ascolto ogni cellula muta, avessi in mano uno schianto lo farei ubriacare. (©️ Laura Valentina Da Re 24 settembre 2023) _____ Incomincio da un fermento scomparso azzurra e supina a ripetermi nell'argilla che nessuno frena, ma fuori, sulla collina tumefatta di stelle i melograni tempestosi hanno fretta di unirsi ai roghi ultraterreni, come ieri anche il sole trema. (©️ Laura Valentina Da Re 07 ottobre 2023)

(Redazione) - Specchi e labirinti - 24 - Luce altra di Ezio Settembri

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A cura di Paola Deplano Ezio Settembri ha una scrittura limpida, tersa, come la «Chiara mattina di novembre», luminoso incipit della sua silloge D’altra luce (PeQuod 2023). Questo libro è una scrittura di esordio, ma un esordio già maturo, reso maturo dai molti inediti usciti in blog e riviste e dalle opere di riflessione e critica sulla poetica altrui (prendo ad esempio, fra tutti, il suo primo saggio Il mito ritrovato. La poesia di Umberto Piersanti , Edizioni Industria & Letteratura 2021). Una maturità che si è nutrita di molte letture, tra italiani e stranieri, e di esperienze di vita semplice e concreta che ne hanno fatto, nonostante la giovane età, un uomo solido e centrato, poco avvezzo a svolazzi e a voli pindarici. Ecco, il bello delle sue liriche sta proprio qui: nel regalarci le parole che ciascuno di noi, lettore o lettrice comune, vorrebbe poter dire. Nel regalarcele con sobria gentilezza, illustrando i suoi – i nostri – solidi valori. Chi cerca una poesia stravagant