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Nulla di più doloroso

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Nulla di più doloroso che dover ricordare  a chi svanisce  l'unica libertà che resta - a chi resta - il rifiuto d'aderire alla narrazione fiabesca  dell'abbandono. 

Se mai ti venisse desiderio (Nature boy)

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"Father and son" - foto di Sergio Daniele Donati A mio figlio Gabriel Se mai ti venisse desiderio d'inclinare l'animo  su una nota minore, d'ascoltare quel piano, in una fumosa notte, milanese, ricorda, e fai ben attenzione a non dimenticare: hai avuto un padre che su quella stessa nota ha costruito la melodia della tua nascita.

Dal treno

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"Nebbia" foto di Sergio Daniele Donati E questa nebbia che non mi lascia sentir lontano  dal mio sguardo  astigmatico, sfoca i contorni e mi fa percepire finalmente  volatili le radici del mio albero - si nutre da sempre di sogno, d'altrove e di eppure e tacita il presente  come lo tacita un padre in ricerca del figlio. "Nebbia" foto di Sergio Daniele Donati

Trittico della stanza azzurra (o del Tempio profanato)

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  "Evanescenza" - foto di Sergio Daniele Donati La stanza azzurra Esiste un luogo protetto dal mondo che custodisce il Sacro e il Progetto con la fiamma d'una candela. È il luogo - o forse dovrei dire il tempo - del nascondimento, la culla del celato ove la parola è detta per dire e i nomi del Silenzio sono pronunciati in lingua antica. Esiste una stanza le cui pareti hanno il colore del cielo che rende nuovamente bambini i passi canuti di chi si sporca la mano per tener puro il pennino. Al centro della stanza, lo immagini, un tavolo grezzo e inchiostri e penne e pergamene; e poi i sogni. Sì, proprio sogni; c'è ancora chi immagina che un segreto possa esser condiviso. (Sergio Daniele Donati - inedito 2021) "Il talento" - foto di Sergio Daniele Donati La porta Ho aperto quella porta - ne avevo la chiave - per lasciarti sbirciare la mia stanza azzurra. Non sapevo però - o forse fingevo ignoranza - che, una volta aperta, le pareti si sarebbero striate di rosso;

Mi chiedi perché (Oblivion)

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"Viso sul muro" foto di Sergio Daniele Donati Mi chiedi perché rido e non partecipo allo strazio con maschera greca o passi calcolati; da teatro Nō. Andava pur difeso quel bambino; qualcuno doveva pur insegnargli un respiro non asmatico o indicargli un possibile ascolto del tamburo battente in mezzo al petto. Andava pur difeso quel bambino e fu un vecchio Maestro a farlo - vecchio com'è vecchio un cinquantenne per un bambino -, un maestro pazzo la cui risata  separava continenti di sofferenze tra ciglia troppo giovani per concepire la sana lacrima. Non chiedermi dunque perché rido; chiediti perché ancora danzo  questa musica di sogno con il fumo uterino del tuo ricordo.

(Redazione) Riflessioni, non recensioni - 02 - "Il mio nome è Nessuno" - tra favola e filosofia

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A cura di Stefania Lombardi Non è un mistero che i film mi piacciano e adoro concentrarmi sui film cult su cui, data l'ampia diffusione, non si parla più di recensioni ma di riflessioni. Da cui il titolo della rubrica. Che dire di "Il mio nome è Nessuno"? Questo film entusiasma non solo per il romantico ed evocativo richiamo a tutti i “nessuno” fautori del cambiamento e non solo per i rimandi a Ulisse: il cambiamento fatto persona espletato nella metafora del viaggio continuo che non basta mai a soddisfare la sete di conoscenza. Riguardo il cambiamento portato avanti dai molti e differenti “Nessuno” capaci di creare, addirittura nuovi universi, rimando a uno dei fumetti di Dylan Dog, dal titolo: "Storia di Nessuno". E, soprattutto, Nessuno, non cerca il cosiddetto “successo”, cerca tempi migliori. Non cerca riconoscimenti personali ma fatti che influiscono sulla collettività. È l’idealismo incarnato. Ho già fatto considerazioni simili in passato sul mio account

Due poeti allo specchio (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

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Post mortem Dovevamo sgombrare la stanza e facemmo un mucchio gettato a terra di maglie camice abiti foulard impregnati del suo odore perle infilate da pochi soldi un borsellino di plastica blu Così buttammo tutto quanto sangue e cuore l'anima in dono agli altri vecchi, se serviva Per noi, qualche borsetta l'oro era poco ed è sparito chissà chi l'ha venduto nemmeno quella cena in suo ricordo come si era detto Sono niente si sa le cose accumulate in una vita lo leggo sempre ogni giorno nei sottotitoli (Rita Bonetti - Inedito 2021) ____ Prima che nasca qualcosa Prima che nasca qualcosa - qualsiasi cosa; un soffio, un silenzio; una cattedrale - lo sguardo inclina verso terra; nel luogo dell'abbandono, dove macerano foglie e rametti e ricordi d'una vita vissuta piano a sperare il futuro. Rinasce forte, più forte, chi sa soggiornare in quel luogo, in quel tempo antico, di coperte spesse e brune e parole attaccate al palato, come mieli, a sperare, sì, che il passato ci pa

Due poeti allo specchio (Paola Deplano e Sergio Daniele Donati)

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Ulisse Limpidi occhi felini fianchi dolci pelle di velluto calda da carezzare lento, fino all’alba. L’incanto del tuo corpo, Penelope preziosa, abilmente nasconde la feroce mente eccelsa che certo mi ha tradito e mi fa soffrire e gioca a dadi con la mia vita e sempre vince. Paola Deplano - inedito 2021 ______ Penelope Abbonda in aggettivi e complimenti, Odisseo, chi nasconde al suo sguardo la rabbia nelle pupille e alle sue narici l'odore della paura, sulla pelle della moglie che abbandona. Sergio Daniele Donati - inedito 2021 _____ BREVI NOTE BIOBIBLIGRAFICHE PAOLA DEPLANO (Siena 1966) insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado. Ha pubblicato Pinocchio fuma (Nuova Santelli 2006), Ulisse con cipolle (Publigrafic 2014), L’ultima Cenerentola (Progetto Cultura 2018) e Ultima fermata Spoon River (Progetto cultura 2020). È redattrice del Litblog Poetarum Silva e collabora con Pelagos e con la Newsletter dell’Italian Oscar Wilde Society. ___ SERGIO DANIELE DONATI (FEDRO) (Mi

Due poeti allo specchio (Elena Deserventi e Sergio Daniele Donati)

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Chiedi al mio silenzio se parla coi fantasmi e lascia rivoli di parole sfatte livide anche al latte di Selene appese a stralci di lucciole estreme Chiedi al mio silenzio se parla a chi lo sente entrare nell'impervio defluire nelle gocce di lacrime o pioggia fino all'oceano cupido dell'orizzonte Non chiedere nulla se la tua scelta è soffocare il non detto con zeppole di segatura e torsioni ininterrotte da insetti devastanti Chiedo al mio silenzio la clausura in un eremo tra nuvole gonfie di morbidezza un nido d'aquila Il volo a baciare la luna l'occhio a cogliere il sole Vietato ogni suono umano non chiedermi ormai del mio silenzio Elena Deserventi - Inedito 2021 Non pongo domande a un silenzio che impera sovrano e si stende come coperta di lino sacro  sui miei singulti, sulle colle -per diluirle- che attaccano al palato parole mie sdentate. Non pongo domande a un silenzio che si fa miraggio e oasi per la mia sete di ritorno e mi bisbiglia piano in lingua arcana moni

Un inedito di Daniela Favretti

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di Daniela Favretti Muta svelta al posto Della tua faccia ogni parola E' solo l'inferno la traccia Dal dolce al veleno in un velo Nell'inverno che resta, una bava Fa in fretta a farsi gelo. _______ Dice di sè l'autrice: " Nasco in un giorno di gelo bianco padano. Il primo film che ho visto è stato Il dottor Zivago: Lara mi ha segnato. Il secondo film è stato Il posto delle fragole. Da piccola credevo che il caval Donato fosse stato trattato ingiustamente e allora quando mi è stato possibile mi sono iscritta alla Facoltà di Filosofia. Parlar d' arte è un insulto nella maggior parte dei casi. Amo la carta, i segni, le ombre, l' inchiostro che macchia le dita, i gatti che graffiano, l' oceano che schiuma, il jazz. Il silenzio. E poi, sono un pittore." Daniela Favretti

Due poeti allo specchio (Davide Zizza e Sergio Daniele Donati)

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  "Autunno" di Sergio Daniele Donati Li ho intraveduti a distanza, a voce bassa, nel sospiro della mente, una peste che si attacca alla pelle, una nostalgia amena, l'assurda banalità d'esistere. Non ho mai visto i fuochi di santa Lucia a notte fonda: li ho vissuti dentro e già mi bastavano. Di notte.  Davide Zizza - Inedito _____________ Basta un suono, una fessurazione del significato - un ritorno al gioco con parole e sassolini, neri. Basta il suono di un fiato armeno a ricordarmi il ventre della mia nostalgia. Un dio burlone mi manda da millenni a ritrovar me stesso nel luogo a me più sconosciuto, là dove posso ancora sussurrare   1  אמן Sergio Daniele Donati - Inedito ______ 1 -  אמן  dall'ebraico -  ’Āmēn (l'accento si porta sulla "e")

(Redazione) Specchi e labirinti - 02 - Invito alla lettura di Immanuello Romano, amico (?) di Dante

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  A cura di Paola Deplano Dante Alighieri, uno di noi. Anche lui aveva degli amici, come tutti. Guido, i’ vorrei che tu, Lapo ed io ( incipit dell’omonimo sonetto); «Casella mio, per tornar altra volta//là dov’io son, fo io questo vïaggio» ( Purg. II, vv. 91-92); E ravvisai la faccia di Forese. ( Purg. XXIII, v.48); Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Casella, Forese Donati ebbero l’onore di essere esplicitamente menzionati dall’Alighieri nelle sue opere, ma non erano, ovviamente, i suoi unici amici. Complici anche le peregrinazioni successive al bando da Firenze, egli venne a contatto con altri intellettuali che ebbe modo di conoscere ed apprezzare, legandosi a loro anche affettivamente. Durante il soggiorno a Verona, presso la corte di Can Grande della Scala, egli probabilmente conobbe e apprezzò Immanuello Romano, anche lui in esilio nella città scaligera in quegli stessi anni. Immanuello Romano , conosciuto anche come Manoello Giudeo o ‘Immanu’èl ben Shlomò ha Romì, figlio del

Un sobrio passaggio

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Mi incanta la muta voglia, il desiderio della sobria notte  d'una seducente luce di trasformazione; al mattino, l'erotica consegna del testimone. Porta in sé austere verità  la penombra e ridanciane finzioni e sogni  il giorno. Nelle due foto "Cieli milanesi" di Sergio Daniele Donati

Mi chiedi cosa sia Milano

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"Milano mia portami via" foto di Sergio Daniele Donati Mi chiedi cosa sia Milano. Milano è camminare per ore. E poi sedersi a un bar sui Navigli, perché ti duole un piede.  Là il barista ti guarda, ti porta la Sambuca che hai ordinato poi ti dice, senza nemmeno conoscerti: " so io di cosa hai bisogno".  E mette su, anzi spara , "Amico" di Renato Zero. E questo a fianco a un altro bar dove giovani vestiti da fighetti ascoltano "trap" - musica che sicuramente si chiama così perché ha i suoni di un trapano pneumatico.  E tu la bevi la tua Sambuca e ti ritrovi a cantare piano "Amico" di Zero - oh, averlo uno z ero  d'amico, o uno Zero come amico in momenti simili - assieme a due barboni, un extracomunitario e una signora sui 60 che sembra la Lina Wertmuller, con occhiali che secondo me ha rubato alla grande registra.  E poi c'è il vecchietto che guarda nel vuoto e poi nei miei occhi ( e ci trova di sicuro un vuoto ancora

Parole di menzogna

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Foto di Sergio Daniele Donati Il mal vedente spesso s'inventa  un colore per la sua iride  e fa che il verde smeraldo  accolga con un sorriso  il buio profondo  delle sue visioni sfocate. Oppure tinge di rosa un cielo minaccioso, per non vedere - un visionario astigmatico, un descrittore dell'inesistente. Lo stesso faccio io,  poeta allo specchio, quando prego che la parola   copra come vello sacro la balbuzie dei miei sentimenti e i belati caprini della mia anima - un incisore di menzogne  su pergamena anticata, Caino per sé stesso. (Sergio Daniele Donati - inedito 2021) Foto di Sergio Daniele Donati

Lumaca (della serie Oblivion)

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L'esoscheletro d'una lumaca e la sua bava, lo sai, hanno identica funzione. Ricordano quanto debba essere protetta la nostra parte molle perché possa lasciar traccia.  Io vengo da stelle lontane e non mi spaventano le galassie; ho però il terrore del piede distratto. Il piede che non danza questa melodia persa, bava dei nostri ricordi, calpesta una corazza fragile e inabile a dire del cuore bambino  e guerriero che protegge. Resta un crack ottuso sotto fogliami marci e lo svaporare dei sogni d'una lumaca guerriera.

Dialoghi poetici coi Maestri .28 - Georg Trakl

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Georg Trakl - foto di repertorio Di notte L'azzurro dei miei occhi si è spento in questa notte. L'oro rosso del mio cuore. Oh come quieta ardeva la luce. Il tuo manto azzurro avvolse chi affondava; La tua bocca rossa suggellò l'ottenebrarsi dell'amico. (Da Sebastian im Traum - in Georg Trakl «Poesie», a cura di  Ida Porena, Einaudi Editore 1979 - seconda edizione) ____ Azzurro Azzurro - addio di falena, canto sussurrato al lume; Bianco - dito rugoso puntato  su stelle indifferenti. Rosso - passo nudo e felino su sabbie fini.  ( Sergio Daniele Donati - inedito 2021)

(Redazione) Letti da Francesca - 02 - Nicoletta Verna, Il valore affettivo (Einaudi Editore - marzo 2021)

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A cura di Francesca Piovesan Nicoletta Verna, Il valore affettivo - Einaudi Editore Il valore affettivo è una qualità delle cose. Qualità che impariamo dall’infanzia, che comprendiamo una volta adulti. Il valore affettivo, per Bianca, la protagonista che ha fatto otte nere all’autrice una menzione speciale della Giuria al Premio Calvino 2020 , è una bambola:   Barbie, magia nei Capelli.   Capelli che sono lisci, e grazie a una polverina diventano ricci; capelli ricci che l’acqua riporta lisci. Barbie magia nei capelli è la congiunzione fra chi è ancora pressato a terra dalla forza di gravità, e chi non c’è più a calpestare la terra: Stella, una sorella adolescente, morta in circostanze chiare ma non troppo.  Ed è proprio quel troppo a infarcire il romanzo, a far chiedere al lettore chi, come, perché, caso o volontà? Stella, simbolo di giovinezza, di femminilità acerba, di corpo che si affaccia al mondo, allo sguardo degli altri. Stella, simbolo di dolcezza, di intelligenza, di maturità

Tralicci e ruggini

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«Tralicci» di Sergio Daniele Donati Pensi che il sacro risieda  in oli e incensi -o mirre- che si manifesti solo nel sorriso d'un bimbo o nel volo distratto del gabbiano.  Poi t'accorgi che  la dimora del sacro è nella ruggine  d'un traliccio abbandonato, che sacro è il desiderio di tingere di rosso la morte per non permetterle  di confondersi con l'oblio  del ciclo delle stagioni; sacro è ogni sforzo di memoria e la ripetizione bisbigliata  dei nomi che si celano tra i licheni; sulle pietre. Sacra è l'ironia del profano e il ma-ma-ma balbuziente del neonato; prima dire la parola che tutti noi quieta. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito 2021)

Su "Villa Lysis (1937)" (Tiziano Mario Pellicanò - Abra Books ed, Vicenza 2021) - recensione del prof. Michele Stanco

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Il recente romanzo di Tiziano Mario Pellicanò, Villa Lysis (1937), è tante cose insieme: un romanzo storico (perché ambientato nella Napoli degli anni ’30), un giallo (perché al centro c’è un assassinio), un romanzo psicologico (perché è un tentativo di ricostruzione del movente del delitto), un romanzo filosofico (perché il delitto, e l’indagine che ne segue, si innervano di ragioni più profonde, legate al senso stesso dell’ex-sistere). Romanzo giallo, si è detto, ma – occorre precisare – di un giallo sui generis. Infatti, dal momento che l’assassino è (o sembra essere) già noto, l’indagine non riguarda le circostanze del delitto, ma è volta soprattutto a ricostruire l’identità psicologica dell’omicida. Ricostruzione, peraltro, non semplice, perché il medico legale chiamato a svolgere una perizia psichiatrica dell’omicida finisce per diventarne una sorta di controfigura, in un gioco di specchi in cui l’anima dell’uno si riflette nelle parole dell’altro. Ed è forse questa la cifra più