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Due poeti allo specchio (Rita Bonetti e Sergio Daniele Donati)

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Post mortem Dovevamo sgombrare la stanza e facemmo un mucchio gettato a terra di maglie camice abiti foulard impregnati del suo odore perle infilate da pochi soldi un borsellino di plastica blu Così buttammo tutto quanto sangue e cuore l'anima in dono agli altri vecchi, se serviva Per noi, qualche borsetta l'oro era poco ed è sparito chissà chi l'ha venduto nemmeno quella cena in suo ricordo come si era detto Sono niente si sa le cose accumulate in una vita lo leggo sempre ogni giorno nei sottotitoli (Rita Bonetti - Inedito 2021) ____ Prima che nasca qualcosa Prima che nasca qualcosa - qualsiasi cosa; un soffio, un silenzio; una cattedrale - lo sguardo inclina verso terra; nel luogo dell'abbandono, dove macerano foglie e rametti e ricordi d'una vita vissuta piano a sperare il futuro. Rinasce forte, più forte, chi sa soggiornare in quel luogo, in quel tempo antico, di coperte spesse e brune e parole attaccate al palato, come mieli, a sperare, sì, che il passato ci pa

Due poeti allo specchio (Paola Deplano e Sergio Daniele Donati)

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Ulisse Limpidi occhi felini fianchi dolci pelle di velluto calda da carezzare lento, fino all’alba. L’incanto del tuo corpo, Penelope preziosa, abilmente nasconde la feroce mente eccelsa che certo mi ha tradito e mi fa soffrire e gioca a dadi con la mia vita e sempre vince. Paola Deplano - inedito 2021 ______ Penelope Abbonda in aggettivi e complimenti, Odisseo, chi nasconde al suo sguardo la rabbia nelle pupille e alle sue narici l'odore della paura, sulla pelle della moglie che abbandona. Sergio Daniele Donati - inedito 2021 _____ BREVI NOTE BIOBIBLIGRAFICHE PAOLA DEPLANO (Siena 1966) insegna lettere in una scuola secondaria di primo grado. Ha pubblicato Pinocchio fuma (Nuova Santelli 2006), Ulisse con cipolle (Publigrafic 2014), L’ultima Cenerentola (Progetto Cultura 2018) e Ultima fermata Spoon River (Progetto cultura 2020). È redattrice del Litblog Poetarum Silva e collabora con Pelagos e con la Newsletter dell’Italian Oscar Wilde Society. ___ SERGIO DANIELE DONATI (FEDRO) (Mi

Due poeti allo specchio (Elena Deserventi e Sergio Daniele Donati)

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Chiedi al mio silenzio se parla coi fantasmi e lascia rivoli di parole sfatte livide anche al latte di Selene appese a stralci di lucciole estreme Chiedi al mio silenzio se parla a chi lo sente entrare nell'impervio defluire nelle gocce di lacrime o pioggia fino all'oceano cupido dell'orizzonte Non chiedere nulla se la tua scelta è soffocare il non detto con zeppole di segatura e torsioni ininterrotte da insetti devastanti Chiedo al mio silenzio la clausura in un eremo tra nuvole gonfie di morbidezza un nido d'aquila Il volo a baciare la luna l'occhio a cogliere il sole Vietato ogni suono umano non chiedermi ormai del mio silenzio Elena Deserventi - Inedito 2021 Non pongo domande a un silenzio che impera sovrano e si stende come coperta di lino sacro  sui miei singulti, sulle colle -per diluirle- che attaccano al palato parole mie sdentate. Non pongo domande a un silenzio che si fa miraggio e oasi per la mia sete di ritorno e mi bisbiglia piano in lingua arcana moni

Un inedito di Daniela Favretti

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di Daniela Favretti Muta svelta al posto Della tua faccia ogni parola E' solo l'inferno la traccia Dal dolce al veleno in un velo Nell'inverno che resta, una bava Fa in fretta a farsi gelo. _______ Dice di sè l'autrice: " Nasco in un giorno di gelo bianco padano. Il primo film che ho visto è stato Il dottor Zivago: Lara mi ha segnato. Il secondo film è stato Il posto delle fragole. Da piccola credevo che il caval Donato fosse stato trattato ingiustamente e allora quando mi è stato possibile mi sono iscritta alla Facoltà di Filosofia. Parlar d' arte è un insulto nella maggior parte dei casi. Amo la carta, i segni, le ombre, l' inchiostro che macchia le dita, i gatti che graffiano, l' oceano che schiuma, il jazz. Il silenzio. E poi, sono un pittore." Daniela Favretti

Due poeti allo specchio (Davide Zizza e Sergio Daniele Donati)

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  "Autunno" di Sergio Daniele Donati Li ho intraveduti a distanza, a voce bassa, nel sospiro della mente, una peste che si attacca alla pelle, una nostalgia amena, l'assurda banalità d'esistere. Non ho mai visto i fuochi di santa Lucia a notte fonda: li ho vissuti dentro e già mi bastavano. Di notte.  Davide Zizza - Inedito _____________ Basta un suono, una fessurazione del significato - un ritorno al gioco con parole e sassolini, neri. Basta il suono di un fiato armeno a ricordarmi il ventre della mia nostalgia. Un dio burlone mi manda da millenni a ritrovar me stesso nel luogo a me più sconosciuto, là dove posso ancora sussurrare   1  אמן Sergio Daniele Donati - Inedito ______ 1 -  אמן  dall'ebraico -  ’Āmēn (l'accento si porta sulla "e")

(Redazione) Specchi e labirinti - 02 - Invito alla lettura di Immanuello Romano, amico (?) di Dante

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  A cura di Paola Deplano Dante Alighieri, uno di noi. Anche lui aveva degli amici, come tutti. Guido, i’ vorrei che tu, Lapo ed io ( incipit dell’omonimo sonetto); «Casella mio, per tornar altra volta//là dov’io son, fo io questo vïaggio» ( Purg. II, vv. 91-92); E ravvisai la faccia di Forese. ( Purg. XXIII, v.48); Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Casella, Forese Donati ebbero l’onore di essere esplicitamente menzionati dall’Alighieri nelle sue opere, ma non erano, ovviamente, i suoi unici amici. Complici anche le peregrinazioni successive al bando da Firenze, egli venne a contatto con altri intellettuali che ebbe modo di conoscere ed apprezzare, legandosi a loro anche affettivamente. Durante il soggiorno a Verona, presso la corte di Can Grande della Scala, egli probabilmente conobbe e apprezzò Immanuello Romano, anche lui in esilio nella città scaligera in quegli stessi anni. Immanuello Romano , conosciuto anche come Manoello Giudeo o ‘Immanu’èl ben Shlomò ha Romì, figlio del

Un sobrio passaggio

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Mi incanta la muta voglia, il desiderio della sobria notte  d'una seducente luce di trasformazione; al mattino, l'erotica consegna del testimone. Porta in sé austere verità  la penombra e ridanciane finzioni e sogni  il giorno. Nelle due foto "Cieli milanesi" di Sergio Daniele Donati

Mi chiedi cosa sia Milano

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"Milano mia portami via" foto di Sergio Daniele Donati Mi chiedi cosa sia Milano. Milano è camminare per ore. E poi sedersi a un bar sui Navigli, perché ti duole un piede.  Là il barista ti guarda, ti porta la Sambuca che hai ordinato poi ti dice, senza nemmeno conoscerti: " so io di cosa hai bisogno".  E mette su, anzi spara , "Amico" di Renato Zero. E questo a fianco a un altro bar dove giovani vestiti da fighetti ascoltano "trap" - musica che sicuramente si chiama così perché ha i suoni di un trapano pneumatico.  E tu la bevi la tua Sambuca e ti ritrovi a cantare piano "Amico" di Zero - oh, averlo uno z ero  d'amico, o uno Zero come amico in momenti simili - assieme a due barboni, un extracomunitario e una signora sui 60 che sembra la Lina Wertmuller, con occhiali che secondo me ha rubato alla grande registra.  E poi c'è il vecchietto che guarda nel vuoto e poi nei miei occhi ( e ci trova di sicuro un vuoto ancora

Parole di menzogna

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Foto di Sergio Daniele Donati Il mal vedente spesso s'inventa  un colore per la sua iride  e fa che il verde smeraldo  accolga con un sorriso  il buio profondo  delle sue visioni sfocate. Oppure tinge di rosa un cielo minaccioso, per non vedere - un visionario astigmatico, un descrittore dell'inesistente. Lo stesso faccio io,  poeta allo specchio, quando prego che la parola   copra come vello sacro la balbuzie dei miei sentimenti e i belati caprini della mia anima - un incisore di menzogne  su pergamena anticata, Caino per sé stesso. (Sergio Daniele Donati - inedito 2021) Foto di Sergio Daniele Donati

Lumaca (della serie Oblivion)

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L'esoscheletro d'una lumaca e la sua bava, lo sai, hanno identica funzione. Ricordano quanto debba essere protetta la nostra parte molle perché possa lasciar traccia.  Io vengo da stelle lontane e non mi spaventano le galassie; ho però il terrore del piede distratto. Il piede che non danza questa melodia persa, bava dei nostri ricordi, calpesta una corazza fragile e inabile a dire del cuore bambino  e guerriero che protegge. Resta un crack ottuso sotto fogliami marci e lo svaporare dei sogni d'una lumaca guerriera.

Dialoghi poetici coi Maestri .28 - Georg Trakl

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Georg Trakl - foto di repertorio Di notte L'azzurro dei miei occhi si è spento in questa notte. L'oro rosso del mio cuore. Oh come quieta ardeva la luce. Il tuo manto azzurro avvolse chi affondava; La tua bocca rossa suggellò l'ottenebrarsi dell'amico. (Da Sebastian im Traum - in Georg Trakl «Poesie», a cura di  Ida Porena, Einaudi Editore 1979 - seconda edizione) ____ Azzurro Azzurro - addio di falena, canto sussurrato al lume; Bianco - dito rugoso puntato  su stelle indifferenti. Rosso - passo nudo e felino su sabbie fini.  ( Sergio Daniele Donati - inedito 2021)

(Redazione) Letti da Francesca - 02 - Nicoletta Verna, Il valore affettivo (Einaudi Editore - marzo 2021)

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A cura di Francesca Piovesan Nicoletta Verna, Il valore affettivo - Einaudi Editore Il valore affettivo è una qualità delle cose. Qualità che impariamo dall’infanzia, che comprendiamo una volta adulti. Il valore affettivo, per Bianca, la protagonista che ha fatto otte nere all’autrice una menzione speciale della Giuria al Premio Calvino 2020 , è una bambola:   Barbie, magia nei Capelli.   Capelli che sono lisci, e grazie a una polverina diventano ricci; capelli ricci che l’acqua riporta lisci. Barbie magia nei capelli è la congiunzione fra chi è ancora pressato a terra dalla forza di gravità, e chi non c’è più a calpestare la terra: Stella, una sorella adolescente, morta in circostanze chiare ma non troppo.  Ed è proprio quel troppo a infarcire il romanzo, a far chiedere al lettore chi, come, perché, caso o volontà? Stella, simbolo di giovinezza, di femminilità acerba, di corpo che si affaccia al mondo, allo sguardo degli altri. Stella, simbolo di dolcezza, di intelligenza, di maturità

Tralicci e ruggini

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«Tralicci» di Sergio Daniele Donati Pensi che il sacro risieda  in oli e incensi -o mirre- che si manifesti solo nel sorriso d'un bimbo o nel volo distratto del gabbiano.  Poi t'accorgi che  la dimora del sacro è nella ruggine  d'un traliccio abbandonato, che sacro è il desiderio di tingere di rosso la morte per non permetterle  di confondersi con l'oblio  del ciclo delle stagioni; sacro è ogni sforzo di memoria e la ripetizione bisbigliata  dei nomi che si celano tra i licheni; sulle pietre. Sacra è l'ironia del profano e il ma-ma-ma balbuziente del neonato; prima dire la parola che tutti noi quieta. (Sergio Daniele Donati  -  Inedito 2021)

Su "Villa Lysis (1937)" (Tiziano Mario Pellicanò - Abra Books ed, Vicenza 2021) - recensione del prof. Michele Stanco

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Il recente romanzo di Tiziano Mario Pellicanò, Villa Lysis (1937), è tante cose insieme: un romanzo storico (perché ambientato nella Napoli degli anni ’30), un giallo (perché al centro c’è un assassinio), un romanzo psicologico (perché è un tentativo di ricostruzione del movente del delitto), un romanzo filosofico (perché il delitto, e l’indagine che ne segue, si innervano di ragioni più profonde, legate al senso stesso dell’ex-sistere). Romanzo giallo, si è detto, ma – occorre precisare – di un giallo sui generis. Infatti, dal momento che l’assassino è (o sembra essere) già noto, l’indagine non riguarda le circostanze del delitto, ma è volta soprattutto a ricostruire l’identità psicologica dell’omicida. Ricostruzione, peraltro, non semplice, perché il medico legale chiamato a svolgere una perizia psichiatrica dell’omicida finisce per diventarne una sorta di controfigura, in un gioco di specchi in cui l’anima dell’uno si riflette nelle parole dell’altro. Ed è forse questa la cifra più

Notturna 3

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Abazia di Chiaravalle - particolare del portone Foto di Sergio Daniele Donati 2021 Li sento battere, grattare il muro mentre il pensiero si adombra e grida con verso di gabbiano il richiamo del domani; li sento arrivare lenti i dubbi del giudicato, del senza difesa, dell'ammutolito. E taccio, perché so  che verranno sciolti dal mono-tono dell'assiolo, dalla memoria dell'assoluto che solo la notte sa donare ai miei midolli. (Sergio Daniele Donati Inedito Dicembre 2021)

Dialoghi poetici coi Maestri - 27. Claude Roy

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Claude Roy - foto di repertorio Neige/Vent/Silence La lumière blanche de la neige Le flocons tombent en retenant leur suffle Il neige du silence Le silence en silence caresse le silence Le très noir corbeau lui-même empêche son cri de déchirer le ciel Si nous allons plus loin sur le chemin de la lande nous entenderons parler la mer indifférente la vague histoire gris qu'elle raconte au vent En cette saison le jour finit avant de commencer Paris - Samedi 25 avril 1992 (Tratto da Claude Roy Le pas du silence - suivi de Poèmes en amont - ed. Gallimard 1993) ______ Neve/Vento/Silenzio La luce bianca della neve I fiocchi cadono trattenendo il fiato Nevica del silenzio Il silenzio in silenzio carezza il silenzio Lo stesso nerissimo corvo Impedisce al suo grido Di lacerare il cielo Se andassimo più lontano lungo la landa sentiremmo parlare il mare indifferente la vaga storia grigia che racconta al vento In questa stagione il giorno finisce prima di cominciare (Traduzione libera di S

E non sarò mai solo

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«Pensive lady» - E. Hopper E non sarò mai solo finché esiste il «fuori da me», finché resiste un pulviscolo d'alterità al buco nero nel mio sguardo. Non sarò mai solo nel bisbiglio degli infiniti nomi nel gorgoglio di oli sacri sotto l'altrui fiamma.

Vav (terzo ciclo)

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  "Vav" di Sergio Daniele Donati In cielo volavano rondini dai versi acidi; suoni che chiamavano forte a sé la potenza del “lontano”. A me sembravano scomporre un cielo di carta velina azzurra in coriandoli leggeri. Sotto il loro volo sapiente, stava il mio sguardo bambino. “Vedi Sergio,” mi disse papà, “le rondini cuciono i lembi del cielo perché diventi una coperta per i nostri sogni”. Capii allora che non esiste lacerazione possibile, finché tra me e l'altro un paziente e anziano sarto saprà cucire rammendi argentati. Fu un sogno. Le rondini, i coriandoli e la voce di un padre capace di parlare di sogni, fu solo un sogno. Capisco ora che quello stesso sarto anziano conserva i suoi fili migliori per lo strappo, che a volte ci lacera le viscere, tra i nostri desideri di completezza e la voragine dei nostri bisogni; insoddisfatti. Quell'anziano sarto tesse un arazzo e chi lo osserva con sguardo critico scuote la testa per il filo scomposto che pare uscire dall'ord

Su "Primo levi e la coscienza poetica" (Elisa Occhipinti - Divergenze ed. 2021) - recensione di Sergio Daniele Donati

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  Poi arriva, anche per il tatuato , il momento dell'elaborazione; l'attimo di stacco -per me sublime- in cui guarda il proprio sforzo espressivo, il proprio piccolo alito sull'indicibile, prendere forma, seppur claudicante, evanescente; limitata. Per un ebreo parlare di Shoah è essenzialmente parlare di pelle e viscere; e interrogarsi sul rapporto e sulla possibilità di convivenza tra Shoah e Poesia è interrogarsi su un'ulcerazione profonda. Elisa Occhipinti nel suo magnifico libro Primo Levi e la coscienza poetica ( Divergenze ed . - 2021) è capace di percorrere quei crinali con delicatezza e profondità impareggiabili. Fa bene l'autrice, ad esempio, a delineare con chiarezza il punto di divergenza tra Levi e Celan sulla possibilità di poetare dopo Auschwitz. E per me, che del libro di Elisa Occhipinti sono stato appassionato lettore, il cenno a quella questione diviene altro da una mera discettazione accademica. Per chi scrive, specie se ebreo e specie se scrive

(Redazione) Lo spazio vuoto tra le lettere - 02 - La dinamica del silenzio in Claude Roy

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A cura di  Sergio Daniele Donati C'è Silenzio e Parola; e c'è il silenzio e la descrizione verbale del silenzio. E poi, sì: c'è il Silenzio e la descrizione silenziosa del silenzio. Il poeta lo sa: è all'interno di questo segmento del reale, i cui vertici appaiono guerrieri medievali in corazza e pronti alla tenzone, che il suo dire e il suo non dire devono muoversi. E, più si pone la questione del proprio rapporto col silenzio, più il poeta trova nella via della parola diversi gradini del proprio nascondimento - dalla esplosione gioiosa di un ego esuberante fino alla più completa evanescenza. Poetare è tanto dire della propria capacità di sparizione ai propri stessi occhi. Anche come percorso psicologico scrivere poesia è spesso essenzialmente un processo di defogliazione, di decorticamento; una via fondata sulla demotivazione, sulla diluizione di un sentire personale nel flusso collettivo di parole che da millenni sostiene chi scrive. Per questo scrivere poesia è esse