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(Redazione) - Parola Eretica - 03 - Giampiero Neri, una voce magistrale

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  A cura di Gabriela Fantato Da quali nemici si difende la rivestita di spine? è tenace la memoria delle piante non abbassa la guardia. Se torneranno le specie allora avverse le troveranno pronte ad aspettarle. ( Armi e mestieri , Lo Specchio Mondadori, 2004) Un anno fa, nella notte del 15 Febbraio 2023, ci ha lasciato Giampiero Neri, aveva 95 anni, era nato a Erba il 7 Aprile del 1927: una figura magistrale per la poesia italiana e non solo. In un’intervista fatta dal poeta e amico Silvio Aman, ora pubblicata nella raccolta antologica di interviste La biblioteca delle voci - Interviste 25 poeti italiani , a cura di Luigi Cannillo e mia (Joker edizioni, 2006), Giampiero sottolinea il suo interesse per la Storia Naturale, anche perché da ragazzo aveva letto l’ opera omnia di Jean-Henry Fabre ed altri naturalisti del ‘700, ricavandone un grande interesse per il comportamento animale, tanto che in seguito completò il Liceo Scientifico e poi si iscrisse alla Facoltà di Scienze Naturali del

Figlio (un sogno)

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C'era una corda tesa tra stella e stelle e il mio passo incerto - un orizzonte porpora. C'era un canto di donna e parole solitarie - cristalli di sale a terra e il peso di una mano calda all'altezza dello sterno. E c'era un canto di bimba  e urla di gioia, lontane  e il mio passo; lento - ghiaccio all'orizzonte. E c'era la volpe - sguardo fisso, fuoco  nel vuoto di luce. C'era una pietra grigia con un simbolo arcano e risate da osteria - un orizzonte di terra promessa e il mio passo, incerto. E poi la casa di legno, - libri dappertutto - e nella stanza un figlio; chiede aiuto. Gli tendo la mano,  la rifiuta e si trasforma; in vento. Un orizzonte di morte e il mio passo; fermo. ____ Sergio Daniele Donati - inedito 2023 N.dA.: Le foto della grande artista Noëlle Oswald sono per me un sogno nel sogno (S.D.D)

Requiem - A. L.

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Se tu poi sentissi cadere a terra, goccia a goccia, i milioni di parole che sussurro per riempire il secchio blu della tua grigiastra e acidula assenza, scambieresti forse per cetra bianca lo scricchiolio di quel ramo secco e per cembali di nuvole il suono di quella mia zoppia strascicata. Il mendicante ripete per strada una nenia senza significato ma l'ossidiana della sua pupilla parla la lingua muta di un sovrano. Tu, che scambi per il dio silenzio balbuzie, incapacità di parola sei giudicata dal tuo imputato. Ti volta ora le spalle e non pronuncia sentenza definitiva, il suo occhio ricusato dalla catena bruna di un ricordo, maledetto da nebbie e grida senza tempo d'abbandono. ( Sergio Daniele Donati - inedito 2024 )

Due poesie di Alfredo Rienzi - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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È sempre un onore, e un piacere profondo, poter accogliere su  Le parole di Fedro  poesie di Alfredo Rienzi , poeta che da sempre ha l'attenzione piena della nostra Redazione.  In particolare oggi vi proponiamo due componimenti che, ad avviso di chi vi scrive, si muovono su linee poetiche e di pensiero di estrema profondità.  Nella prima assistiamo al gioco antico della manifestazione della parola la cui origine terrigna e sulfurea il poeta mette in esordio in evidenza. Ogni parola, sembra suggerirci Alfredo Rienzi , sorge coperta da una natura magmatica. E non inganni la prima persona singolare utilizzata, perché nel meraviglioso verso finale (... è la fine che ingravida il principio ) appare evidente la spinta del poeta a descrivere ciò che è per tutti, in relazione alla parola i cui elementi costitutivi non sono certo solamente luce, manifestazione, incontro.  Al contrario, rendere memoria al dato de-figurativo - o sfigurante - e frammentato di ogni parola, e farlo con la capaci

(Redazione) - Figuracce retoriche - 15 - Anastrofe e Iperbato

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A cura di Annalisa Mercurio ANASTROFE Inizio col gioco a me caro delle associazioni di idee: della parola anastrofe quello che salta al mio orecchio è il termine italiano in lei contenuto nastro. Questo non ha nulla a che fare con la spiegazione etimologica del termine che vedremo in seguito, ma questa rubrica ama smontare gli schemi canonici (senza abbandonarli) per dare un po’ di spazio al pensiero alternativo. Dunque, come associare la parola nastro alla spiegazione di ciò che è questa figura retorica? Immaginate un nastro di raso, liscio, lineare: questo nastro è la nostra frase costruita con le regole di base che vogliono nell’ordine un soggetto, un predicato verbale, un complemento oggetto. Ora prendete i lembi di questo nastro e invertiteli: otterrete qualcosa di altra forma ma di stesso contenuto, qualcosa che ha un aspetto maggiormente decorativo e lezioso, ma che può essere un po’ più complicato da leggere. L’ anastrofe è, dunque, una figura retorica che consiste nell’inve

"Genealogie verbali" - un saggio di Giansalvo Pio Fortunato

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Definire la poesia un’arte abissale è quanto di più comune, ma anche quanto di più incompreso la storia della letteratura e dell’esperienza poetica ci abbiano consegnato. Una simile prominenza teoretica, infatti, pare assai spesso porre i poeti dinanzi ad un “aut aut” , che si scandisce nel constatare e capire la propria pochezza o, parallelamente, nell'arrivare all'esaltazione del proprio fenomeno poetico. È indubbio, infatti, che, soprattutto ai giorni nostri, l'idea di un costrutto misterico ed il fascino del “nero” (nel senso sinestetico del termine) rendano la seconda opportunità molto più appetibile. Eppure questa figurativa dell’abisso vuole fugare ogni forma manieristica ed ogni obiettivo esoterico. L’appunto, che qui emerge prepotente, è di tutt’altra direzione e pare piuttosto abbattere le barriere elitarie e trionfalistiche della poesia. Prima, però, di ultimare questo percorso e giungere all’aut aut, sopra citato, bisogna soffermarsi anzitutto su una domanda nev