Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta jewish

La danza di K.

Immagine
  La lucida determinazione di chi ha scelto. Sguardo piantato sull'orizzonte. Come un chiodo. Piantato fino alla capocchia sulla linea d'ombra dell'orizzonte.  È morto il re. Viva il re.  Dietro le schiere. Davanti il chiodo.  "Io lo conosco quello sguardo", disse Alef, "lo stesso di David prima di lanciare la pietra sulla fronte di Golia".  "Io invece conosco il chiodo", disse Tzade. "È lo stesso, fatto di pesante silenzio, che si piantò nel cuore di Aronne per l'improvvisa morte dei figli".  "Io invece", disse Iod, "conosco meglio di voi l'orizzonte e so che tra poco sputerà via il chiodo e si sposterà, lontano".  "Vogliamo dargli una mano?", dissero in coro Pei e Ayin. "Ci penso io", disse Kof e si posò sulle palpebre di K.  Egli perse subito l'orizzonte, lo sguardo, il chiodo e pure la parola.  Si alzò e cominciò a girare su se stesso, a spirale, sempre più vicino al proprio cent

Resh, Shin, Tav

Immagine
Resh ר  Sotto il patibolo della  parola sdentata,  Maestro,  pure io ho seppellito la mia Leah.  Sotto terra, il primo  suono, color fuoco,  in lingua nuova  è grido  di rinascita  per chi resta solo  Shin ש  E non c'è pace,  Maestro, se non si abbassa la palpebra tra il falso e il vero. Sui tre rami dell'albero foglie e luce. Dalla terra nera la radice,  cieca, ricava nutrimento.  Tav ת  Dammi la mano,  Maestro.  Ho paura.  L'accesso al monte è interdetto  e ogni ciclo si conclude  nel Silenzio.

Kof

Immagine
  Alba.  La scimmia ride sul ramo.  Il braccio nel fango,  là,  dove si incagliano ostinate  parole d'imitazione.  Sole allo Zenit.  Sul palmo della mano  la gemma, dal limo.  Pura, unica  illesa.  La scimmia non ride più  saltella cento volte  sui quattro punti  cardinali.

Tzade (davanti al Giusto)

Immagine
L'albero non nega né acconsente. Proclama la sua pienezza dal silenzio delle radici. E tace il canto nell'ora che prepara i sogni. Mi chiedevo dove fosse la tua voce, poi ho visto la corteccia. Era la mia. Sudori di resina ne dicevano il passato. Io non sono albero, ma abbocco, come pesce all'amo, mentre danzano i simboli. La parola è niente. La parola è inciampo, balbuziente, è incanto di fattucchiera per una mente semplice. E io ne sono schiavo; per questo non porto foglie né dono frutti

Pe(i)

Immagine
 בִּ֣י אֲדֹנָי֒ לֹא֩ אִ֨ישׁ דְּבָרִ֜ים  אָנֹ֗כִי גַּ֤ם מִתְּמוֹל֙  גַּ֣ם מִשִּׁלְשֹׁ֔ם גַּ֛ם מֵאָ֥ז דַּבֶּרְךָאֶל־עַבְדֶּ֑ךָ  כִּ֧י כְבַד־פֶּ֛ה וּכְבַ֥ד לָשׁ֖וֹן אָנֹֽכִי  ….io non sono un uomo della parola;  non lo sono mai stato prima  e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo,  perché sono impacciato di bocca e di lingua".  Da Shemot (Esodo) 4,10  Il mio maestro è balbuziente;  la sua bocca inciampa  ottanta volte su ogni parola.  Il mio maestro è balbuziente;  il suo sguardo verso nord  cerca grazia e rifugio sacro.  Il mio maestro è balbuziente;  perde un dente  annuisce ottocento volte  e sorride al carico  di completare l'opera.

Lamed

Immagine
Spingimi via perché  io possa tornare; insegnami il piccolo  ché io possa  muovere mosche e moscerini  dai miei occhi. Dai impulso  all'apprendimento del passo dopo passo, porta dell'Altrove. E poi strega, incanta e bisbiglia (luce e neve) (canto di sirena) perché il Vero sia non nel luogo della dimora ma dove lo andrò a cercare                                                                                                                                                                                         

Kaddish

Immagine
Non può che durare  a lungo quella nota sospesa. Non può che tenere a lungo quel filo, di lino, colore argento.  Ricordi e strazio.  Ma non è strazio anche il violino che  suona e suona, e suona incurante del desiderio  di non ascoltare più?  ? E si tendono mani, bambine.                   Perché è del bimbo la spontanea elevazione.  Plurale e collettiva. Si tendono mani  verso ciuffi d'erba di ricordi mentre la cantilena sostiene.  Energie d'insieme.  Linfe vitali.  Dieci anime,  per innalzare un Nome.  Dieci Iod per dieci Iod per nominare e santificare  lo sguardo arrossato di chi ricorda. Sono dieci mani sulle spalle.  Affaticate.  E carezze e sguardi ritrosi  e volti stretti,  in quella serie infinita  di elevazioni, congiunte  dalla stanghetta santa della Vav. Ricorda l'altro e l'Altro. Dieci anime a sostegno di un cuore che lacrima stille di perdita