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Stanze de "Masaccio, lo sguardo sull'Altrove "

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Guardano sempre altrove quei volti sovrani e porgono in dono briciole di consapevolezza. Sono sguardi strabici la cui simmetria  si pone fuori da un tempo tiranno. E ci esortano all'abbandono d'ogni fragile certezza, ché non si varca quella soglia con la baldanza del guerriero. Uno strabismo etico e sobrio, perché resti segreto  e stretto l'accesso al gioco di una presenza sottile e d'aria. Il reame dell'Altrove s'apre al nostro passo quando il nostro sguardo si fissa sull'indefinito nel luogo sfocato ove ogni dubbio si placa e, privi d'ogni tensione di conoscenza, ci abbandoniamo al Suono; certi che non esiste  peccato più irrimediabile d'uno sguardo fisso ed ebete sul centro infuocato del creato. Sergio Daniele Donati - Inedito 2022 Nelle foto opere del Masaccio

Stanze del velo

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Quante volte ho dimenticato, trascinato via dal sogno, che non c'è cielo più striato  di promesse color indaco che dire: "io proteggo". Là stava un filo teso  tra Oceano e Aldebaran; mi apprestavo a percorrerlo - il piede nudo e senza rete - sorretto solo dai graffi dell'abbandono Il velo copre - e la cecità sostiene - chi rifiuta la statua di sale alle sue spalle e porta - sulle spalle - il peso d'un futuro nemmeno intuito Ci volle il sogno   per trascinarmi via dalla litania che ripeteva solo il mio nome; dirsi per negarsi; dirsi  per negare il soffio dell'altrove. Il futuro non è l'attimo che segue - quello è il presente tra poco - Il futuro è il legame dorato con ciò che è bene resti  estraneo, per poterci dire vivi. E ci si allontana  dalla propria stessa ombra come s'allontana la cometa dalla propria coda; assenti a se stessi, finalmente. ______ Tutte le foto che hanno ispira

Stanze della Moabita (in quattro versi)

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T'allontani sempre più dalla mia tristezza e prendi il nome ch'io avevo prima della nascita Intanto io cedo alla natura, indifferente, essenze minerali e spazi siderali Si divarica la distanza tra limbo e paradiso e restiamo legati dal solo filo del ricordo Là ove prima esisteva un noi fertile cresce solitario l'albero della testimonianza E non c'è fine, né inizio alla luce del sole che degrada. Solo l'antichità d'un silenzio che prepara nuova speranza Coglieranno i frutti d'un cammino dimenticato la poiana del deserto e la Moabita, davanti al pozzo. Eleverà lei, come sempre, il suo canto d'unione che rende lo straniero prossimo alla trasformazione. ____ Foto e testo di Sergio Daniele Donati