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Il quarto Alef-Bet - 03 (Bet/Ghimel)

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  Brivido davanti all'uscio. L'ipotesi d'un passo fuori  nel cortile, verso la schiena d'un povero impaziente di donare insegnamenti stretti. E poi il canto dell'abbandono - tre vecchie vestono il nero del Coro del ritorno ; là in quel luogo, davanti all'incognita d'un viaggio a spirale. Foto e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati ©

La leva d'Atlante

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Mente il mito. È senza sforzo la leva d'Atlante sul mondo, la piaga d'ortica sulla pelle di Giobbe, il chiodo sul palmo dell'ebreo crocifisso dall'illusione del nuovo. Avviene senza sforzo e di questa leggerezza si ride come ride e s'incanta il monte per il candore della valanga. In foto Giobbe di Marc Chagall (particolare) - dal web  Testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati ©  

Il quarto Alef-Bet - 02 (Alef/Bet)

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Scrivere dell'attimo  che precede ogni scrittura, del calore contenuto nel ghiaccio, d'una casa che attende un ritorno, prima che sia detto luce perché luce sia. E poi fermarsi a osservare il ritiro del Soffio nelle nostre gengive per permetterci la Parola; e sorridere  al futuro che si dipana davanti ai nostri occhi come nebbia,  e stillare lacrime di cristallo da occhi antracite  spezzando come pane  il ricordo d'una unità perduta.  Foto e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati ©  

(Redazione) - Letti da Francesca - 08 - su "Il silenzio del lottatore", Rossella Milone, Minimum Fax 2015

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A cura di Francesca Piovesan Quest’estate ho riletto la raccolta di racconti “Il silenzio del lottatore”. Mi capita di rileggere libri che con il tempo tendo a dimenticare, almeno in parte. Mi capita di rileggere libri che mi riportano alle origini: il racconto. Io nasco così, scrittrice di racconti, e in fondo lo sarò sempre scrittrice di racconti, anche se le mie parole si fonderanno in un romanzo, anche se i miei quaderni presenteranno pagine di intrecci temporali e di trama, io sarò sempre la narratrice breve, quella del tempo condensato che rileva tutto, e lascia in sospeso. Rossella Milone è una collega di tempo, abile, brava, con una lingua compiuta che mi ricorda Alice Munro. Rossella Milone lavora con le sue parole, e con le parole degli altri. Rossella Milone è la coordinatrice del progetto Cattedrale, un osservatorio che promuove la forma letteraria del racconto. E qui, in queste duecentoventisei pagine, la forma prende vita. La forma di Milone racconta delle emozioni, della

Al limite boschivo (Dedicata a Thomas Bernhard)

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Dedicata a Thomas Bernhard Al limite boschivo , là, dove risulta facile  dichiarare sacri i muschi  e vagare con lo sguardo, senza appoggiare il ricordo ai suoni di cetra dittatori che martellano le mie tempie, al limite boschivo - dicevo -  ascoltavo la tua voce.  Non deflagrava, né era miele; sgretolava - questo sì - i cristalli di rocca delle mie certezze e parlava d'un uomo  con lo sguardo bambino  di mio padre, il cui pigolio arreso portava la ferita  d'un ritorno impossibile, d'una chiave  di comprensione negata  dai fiumi della storia. Al limite boschivo io no, non perdonavo,  né recitavo i Salmi nella lingua senza tempo; mi accucciavo su quella roccia in posizione fetale - l'occhio sinistro rivolto ai suoi ambrati licheni - e piangevo, come piange, senza saperlo, il salice mentre raccoglie dal ruscello delle memorie le lacrime di popoli annegati  nei gorghi e mulinelli d'una parola tiranna. Foto e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati ©

Il quarto Alef-Bet - 01 (Tav/Alef)

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Torna da un orizzonte profano l'onda del silenzio e lascia sulla rena  ricordi vuoti di rocce, sciolte dall'opera  immobile del paguro. La porta che si chiude  non sia un vuoto ma il luogo dalla cui serratura filtrano bagliori corruschi, prima che luce  sia detto perché luce sia. Ogni chiusura è sigillo e prisma e scompone  l'unico nel molteplice, l'afonia nel sibilo acuto d'una natura vergine a sé stessa. Innalzavamo a un firmamento assente inni d'incoscienza, la fronte ancora segnata  da limo sacro e fertile. Fummo detti figli del canto prima del primo suono, prima del primo intento e della prima visione. Fummo detti figli del soffio prima del primo alito, del primo aliseo e del primo seme. Per questo i padri  ci sfiorano le nuche; perché non sia detto  che il lichene dell'oblio possa intaccare la gola  d'un figlio che ricorda il suo futuro.

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 12 - Fedro, chi sei? (PARTE SECONDA-LA DINAMICA DEL VIAGGIO)

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  A cura di Sergio Daniele Donati Nel precedente articolo sul Fedro di Robert Pirsig  (per leggerlo cliccare qui)  ho accennato alla dinamica del nascondimento, delle voci che si dissolvono nel silenzio delle praterie che accompagnano il lettore nel racconto, in altre parole dell' evanescenza di ogni dire nel flusso di un tempo tiranno.  La voce narrante e protagonista del romanzo si trova, nella sua ricerca di tracce,  proiettato in un viaggio, reale ed onirico  allo stesso tempo, in cui i tre tempi (presente, passato e futuro) si manifestano in relazioni fra loro inusitate. Robert Pirsig è maestro di queste "divagazioni" tra un presente, denso di insegnamenti filosofici attuali, e il recupero di un passato personale critico.  Sono i limi, scivolosi ma fertili, della rielaborazione del passato sotto la luce del presente. E il futuro? Il futuro il protagonista lo porta dietro di sé, sul sellino della moto. È il figlio adolescente Chris che assorbe la stranezza di un padre

(Redazione) - Dissolvenze - 11 - Dissetando il corvo

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  A cura di Arianna Bonino Il motivo per il quale mi sono interessata a Paul Flora è il fatto che l’introduzione al suo bel libro Malinconie è firmata Friedrich Dürrenmatt. Nel libretto, orientato in orizzontale come un piccolo albo, ci sono dei disegni molto stilizzati, a penna, nero su bianco. Le uniche parole che compaiono sulla copertina sono quelle obbligatorie per poterlo definire, convenzionalmente, libro. Autore: Paul Flora; titolo: Malinconie ; editore: Baldini & Castoldi. Immagine 1 All’interno, oltre ai dettagli minimi e indispensabili, come l’anno di pubblicazione (1960) e il curioso nome della collana “Comica Diogene” , c’è solo un breve testo introduttivo, come dicevo a firma del grande scrittore svizzero Dürrenmatt. So benissimo che questo pezzo è su Claude Flora e non su Friedrich Dürrenmatt, ma bisogna dire qualcosa di Dürrematt per capire qualcosa di Flora e questo va fatto perché Dürrenmatt è noto per i suoi romanzi e racconti polizieschi le cui trame fanno da

Accapo

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Foto di Sergio Daniele Donati  © poesia esule / poesia esile Ogni accapo omaggia il desiderio del poeta d'osservare la caduta di lemmi - un precipitar di particelle -  che spinge la parola nel gorgo in cui il significato si perde, per ritrovar sé stesso. Ogni accapo è una ghigliottina dove la parola decade e la sua sovranità si trasforma in gleba per lo sguardo bambino  di chi resta  osservatore di un'aurora boreale in un cielo di silenzio. Testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati  ©

Il menestrello, il poeta e io

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Foto di Sergio Daniele Donati  © "Il bello è una manifestazione di arcane leggi della natura, che senza l'apparizione di esso ci sarebbero rimaste eternamente celate.“ Johann Wolfgang von Goethe Attiva neuroni stanchi il menestrello dal passo di daino e appoggia a un ricordo flebile e a polpastrelli induriti l'alba d'ogni suono. Così il poeta dallo sguardo di smeraldo, di fronte al sibilo serpentino d'un silenzio senza sosta. Il primo tocco della loro campana di rame insinua nei miei timpani vibrazioni binaurali e risveglia tra l'aracnoide e la  pia madre la guardia senza corazza contro i fuochi fatui  della mia stessa parola.  Accorda il menestrello i suoni della sua viella  a quello d'una ciaramella immaginaria - unico strumento capace di trasformare  in ricordo collettivo le sue lacrime di sabbia. Così il poeta, mentre mastica tra meningi incallite e miasmi di lemmi il magma che forma ogni dire.  Io sto, di fronte a questo spettacolo arcano, a questiona

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 11 - “Senthooram" (A Mango tree)” - Senthooram (Un albero di mango)

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A cura di Stefania Lombardi   Scritto e diretto da: Manjunathan Subramanian Lingua: Tamil (1) Sottotitoli: inglese Anno: 2018 ____ Per la prima volta in questa rubrica si parla di un corto sconosciuto in Italia. Lo faccio semplicemente perché è bello. Nessun’altra ragione. Il corto di 17 minuti parla alle nostre origini, alle nostre radici, al nostro legame ancestrale con la natura e di cui gli alberi ne sono simbolo e vita. Gli alberi con le loro radici nel passato e le loro fronde rivolte al futuro, alle future genti, sono passato, presente e futuro al contempo. Sono la Storia. Senthooram è un albero di mango centenario. Senthooram è anche una donna non più giovane che, con l’albero centenario, condivide nome, sorte, destino, vita. Sono profondamente legati e interdipendenti. All’inizio del corto Senthooram è la “old lady” senza nome trascinata fuori dalla propria abitazione, nella notte, da un bimbo, figlio di uno degli scagnozzi di un politico. Questa storia è anche politica e con

La funzione di una penna

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Foto di Sergio Daniele Donati La vedo vagare, planare sulle acque dei significati alla ricerca d'un suono. Eppure suono e significato   sono i generali di due schiere opposte, ferme su un campo di grano, arso dall'astro del desiderio di dire . Ecco la funzione d'una penna; aprire un varco tra flutti in conflitto e permettere a un popolo muto d'arrivare ad una pacifica sponda ove ribadire una narrazione  antica ed eterodiretta. Chi scrive si muove sempre tra Scilla e Cariddi e, se tace, è perché solo nel Silenzio si mormora la preghiera che placa le ire di Poseidone. (Testo inedito di  Sergio Daniele Donati - 2022)

Mani color indaco

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Mani color indaco dipingono un firmamento sospeso  a un timido sguardo ocra. L'Osservatore canta l'impaccio e descrive i passaggi fragili di piedi umani  sulle pietre della comprensione. Se ci accontentassimo di osservare  la bellezza e declinassimo l'invito stonato a recitar Leggi a noi sconosciute, quelle stesse mani si poserebbero sulle nostre nuche infanti e ci ridarebbero memoria d'un canto d'elevazione. Cristallina una voce allora - forse la nostra stessa - ci ricorderebbe  che non esiste alcuna Legge che non debba decantare  nel recipiente d'un silenzio  d'attesa e materno; là, ove avviene la gestazione di stelle lontane. Noi siamo la Voce che canta, prima del suo primo vagito, la nascita d'un figlio il cui Nome non conosciamo ancora. Foto e testo inedito (2022) di Sergio Daniele Donati

Un inedito di Marilina Giaquinta

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Un sistema passa sempre da uno stato ordinato a uno stato disordinato perché l’entropia cresce. Sempre. Un sistema allo stesso tempo per un principio di inevitabilità se non è sottoposto a sollecitazione a un qualunque intervento tende - e torna - al suo equilibrio. Sempre. Ci vuole un sistema tuttavia lontano dall’equilibrio per costringere l’energia a trasformarsi e a compiere lavoro. Sempre. Lontano dall’equilibrio è il sistema dell’amore lontano deve stare perché ci muta e ci compie e ci conserva e ci muove e non ci disperde nello spazio vuoto della fine. NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE Catanese di nascita e di vita, laureata in Giurisprudenza e in Scienze della P.A., è dirigente superiore della Polizia di Stato in quiescenza. Dopo aver collaborato, come borsista, con il professore Massimo D’Antona, allora titolare della cattedra di Diritto del Lavoro, ha superato il concorso per Commissario, occupandosi, per più di venti anni, di immigrazione, tenendo corsi e conferenze in materia di immig

Fluido

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  Foto di Sergio Daniele Donati Profuma di belledinotte la notte di chi non s'affanna. Sia l'aurora promessa d'un canto senza aggettivi; la nenia della roccia, del cedro e d'un firmamento che lento muore. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

Dialoghi poetici coi Maestri - 44. Chandra Livia Candiani

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  La pelle è sempre in prima linea come i cappotti le madri i villaggi, è un confuso conoscitore di mondi è serbatoio e cemento trasale fa barriera è distendibile e delicatamente resistente sanguina respira. Nuca mani e piedi spalle petto fianchi conoscono il mondo senza l’assedio della narrazione stormiscono e scompensano il pensiero. La pelle è educazione sentimentale ogni parola un branco che preme i pori e ne fa porte sul cielo vuoto dell’interno, dove soffia la memoria l’aria del tempo. Per primo viene il tatto quando mettiamo una parola al mondo. Invecchiando la pelle diventa più sottile perché aumenta il desiderio di mistero, diminuisce la paura di attacco. È nuda su questa terra, si sbriciola nel passaggio. In lei la vita umana si consuma e poi si spegne o forse vola fuori di lei, la lascia. Chandra Livia Candiani Tratto da La domanda della sete 2016-2020 (Einaudi, 2020) Ho visto pelli farsi barriera contro le scorie d'un mondo asmatico. Altre assorbivano il soffio d'u

Un pensiero debole

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Foto dal web - uccelli nella nebbia Stanno là - nella selva  d'un pensiero debole - un cristallo azzurro, un coro d'uccelli nella nebbia e un borbottio di magma. La natura strappa i lembi all'ego di Narciso e solletica la memoria di ciò che è stato prima della nascita.  Foto dal web - uccelli nella nebbia  

(Redazione) - Specchi e labirinti - 11 - Irina, Alessia e Livia: una storia vera

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  A cura di Paola Deplano Il moderno concetto di Principe Azzurro si potrebbe definire in pochi tratti paradigmatici ed essenziali: dev’essere un bell’uomo, dai modi fini ed eleganti, avere un discreto stipendio ed una buona posizione sociale, essere serio ed affidabile, uno senza vizi e dipendenze di sorta, in ottima salute e possibilmente sportivo. Uno come Mathias Schepp , insomma, l’ingegnere svizzero che Irina Lucidi sposa, dopo una breve frequentazione, perché aspetta un bambino, anzi due: le gemelle Alessia e Livia, che saranno rapite e uccise a sei anni dal padre, quale atroce vendetta contro la moglie che si è voluta separare. Tutto ciò – e anche altro – è narrato nel romanzo di Concita De Gregorio dal titolo Mi sa che fuori è primavera , edito da Feltrinelli nel giugno 2015. A pensarci bene, non si tratta di un romanzo ma, come avverte la controcopertina “è opera romanzesca che ha tratto ispirazione da fatti realmente accaduti”. Concita De Gregorio ha infatti messo la sua e