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Incipit – Perficit

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  Foto di Noelle Oszwald [Incipit] Si concesse un respiro d'amore, il privilegio di fremere  e gioire;  e d'aver cura e ricever cura.  [In medias res]  (omissis)  [Perficit]  Si concesse un respiro d'amore, ancora, il privilegio  di fremere e gioire, e d'aver cura e ricever cura, ancora,  nonostante tutto.

Yehoshua - Il lettore allo specchio

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  Con Yehoshua ho sempre avuto un rapporto altalenante. Pur considerandolo uno dei grandi della letteratura ebraica e mondiale del secolo ho avuto non poche battaglie interiori con la sua scrittura.  Alcuni dei suoi romanzi li ho adorati alla follia, altri lo trovati di difficile digestione. E spesso sono proprio questi che mi hanno dato poi più da riflettere.  Yehoshua per me è come una montagna da scalare, ecco. Questa intervista diciamo che mi ha dato non pochi picchetti e corde e ramponi di comprensione e in alcuni passaggi mi ha rivelato la natura e l'origine di alcuni miei blocchi di lettore.  Così tanto che mi è venuto il desiderio di rileggere alcuni suoi romanzi. Ad esempio la sua distinzione tra monologo interiore e stream of consciousness mi ha illuminato su alcuni passaggi de L'amante. E la sua netta statuizione  "Per me l'irrazionalità è una minaccia e in letteratura mi sembra sempre una sorta di posa, di artificio", apre voragini dense di significato

Andare oltre, restando.

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Sul quartetto per archi di D. Shostakovich No. 8 in C minor, Op. 110  (esec. Emerson String Quartet)  Per un ascolto meditativo delle memorie e delle immagini evocate Scrittura spontanea.  Andare oltre, restando. Restare, col naso puntato nell'Altrove. È arte sublime. Sublime. Là. Nel luogo di confine tra musica da saga, filastrocca giocosa, canto funebre. Qualcosa sfugge. Non cerchi di afferrarlo. Sono troppo vicini gli zoccoli dei cavalli, gli schizzi di fango. È una carovana circense o un'orda di cosacchi?  Resti lì, nell'oltre. All'ascolto. Tracce di memoria. Kafka. Un racconto di cui non ricordi il finale. O forse il finale non l'aveva perché quei sette messaggeri si perdevano in terre lontane, troppo lontane per inviare dispacci. E c'è una cosa che solo la viola può dire, là dove il violoncello si perde dietro le sue nostalgie. Prati fioriti d'estate. Genziane, genzianelle, campanule, e, nascosto dietro un arbusto di ginepro, il Dio Blu, il mirtillo. N

Funzioni, non funzioni

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Sono ovunque  i segnali dell'inedia.  E non ho più l'intenzione  di rimandare il tempo.  Ovunque io posi lo sguardo  sono là,  segni di ciò che  avrei potuto dire,  di ciò che avrei potuto fare.  E scrivo ora  ciò che per scherzo  recitavo ieri  tra me e me.  Funzioni, non funzioni  e inciampi e cadi  e ridi, ridi, ridi  del ginocchio sbucciato  della mano corrosa  e lo sguardo, fisso.  Ti alzi e funzioni,  non funzioni  e inciampi e cadi  e diffondi verbi  perché sia dato al mondo  ciò che a te è precluso.  Che coscienza è questa?  (funzioni-non funzioni)  che viene da lontano  e tu la diffondi  dal ginocchio sbucciato  dalla mano corrosa  e lo sguardo  fisso?  Che cuore è questo?  Che salta i tempi  e poggia lacrime sulla speranza  di un petalo?  Funzioni o non funzioni?  Che cadi e ridi  del fango sul volto  e del livido sullo sterno.  E lo sguardo fisso  su una terra  a te preclusa.

Tre poesie dedicate alla Corsica

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Terra Nel Sole, il sole,  sguardo di cane.  Terra di simboli.  Nel canto, il mio  il canto dei popoli  Terra di densità.  Nel silenzio  gioia e movimento  Terra degli opposti.  Nei cerchi sacri, tra gli alberi, la danza  Terra d’Iniziazione.   Trilli      Richiami di grilli,      visioni nascoste      del primo suono  Chiamata  Avanzano lenti i nuovi sospiri  Avanzano lenti i venti di terra  Lenti avanzano  Avanzano. Avanzano.

Resh, Shin, Tav

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Resh ר  Sotto il patibolo della  parola sdentata,  Maestro,  pure io ho seppellito la mia Leah.  Sotto terra, il primo  suono, color fuoco,  in lingua nuova  è grido  di rinascita  per chi resta solo  Shin ש  E non c'è pace,  Maestro, se non si abbassa la palpebra tra il falso e il vero. Sui tre rami dell'albero foglie e luce. Dalla terra nera la radice,  cieca, ricava nutrimento.  Tav ת  Dammi la mano,  Maestro.  Ho paura.  L'accesso al monte è interdetto  e ogni ciclo si conclude  nel Silenzio.

Canto

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scritto con Silvia Tebaldi nella primavera del 2020  Siamo tradotti dai Salmi dal verbo degli uccelli  dalla lingua dell'inconscio  nella rete dei giorni riarsi.  E ci attarda la sera  davanti ai fuochi  della narrazione antica  tra sguardi di bambini.  Tehillim di incipiente primavera  dispaccio dall'inconscio che ci desta  prima dell'alba, prima del nulla  quando si posano  i nostri pensieri di elevazione  sul soffio che unisce,  contenti della terra  che crea spazio e tempo.  O Vampa nera. O Grande vuoto.  O indicibile Nome.  Posati sulle nostre tempie.  Le nostre nuche anelano  al soffio della tua Parola.  Trema la vite, trema il gelso,  La terra è secca.  Sia il soffio pioggia, sia la pioggia,  sia.  E i morti nei nostri cuori  e natura che va per la sua strada.  Il ruscello tace, la foglia trema, la terra è secca,  la mano in attesa del passo  del Silenzio. Maestro.  O nostra madre angoscia,  nostra t

Kof

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  Alba.  La scimmia ride sul ramo.  Il braccio nel fango,  là,  dove si incagliano ostinate  parole d'imitazione.  Sole allo Zenit.  Sul palmo della mano  la gemma, dal limo.  Pura, unica  illesa.  La scimmia non ride più  saltella cento volte  sui quattro punti  cardinali.

Samech

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  Un sogno non interpretato è come una lettera non aperta (Talmud) Sessanta petali, dieci steli,  sei foglie e quaranta semi  sostengono il fiore nel sogno.  Sessanta passi, dieci balzi,  sei canti e quaranta silenzi,  concludono il cammino  di chi vacilla;  segni d'un miracolo  nell'occhio d'ossidiana  di mio figlio  sull'oro e sul ferro  della porta d'Oriente

Piangi

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J.S. Bach, The Well-Tempered Clavier, Book 1 / Sviatoslav Richter  Piangi? Piangi? Piangi? E non ti chiedo perché, no non te lo chiedo piangi e non ti chiedo perché, piangi e non ti chiedo perché e leva e appoggia e senti il polpastrello sul tasto e piangi e io non ti chiedo perché sono solo suoni le emozioni, solo suoni e piangi, piangi, piangi e non ti chiedo perché, atterra, atterra e sentirai il cielo tra le palpebre che vibrano umide piangi, piangi, piangi e non ti chiedo perché lascia che sia, tempera il tuo clavicembalo, piangi, piangi, piangi non ti chiederò perché e starò qui o lì o altrove, ma starò mentre tu piangi, piangi, piangi e io non ti chiedo perché sono note che si rincorrono le lacrime, mentre piangi e io non ti chiedo perché sono fulmini, luci che abbagliano in un cielo grigio e tu piangi, tuona, tuona, e io non ti chiederò perché lo senti il canto della sirena che lento avanza e non hai un palo a cui legarti e la nave va di