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Visualizzazione dei post con l'etichetta Arianna Bonino

(Redazione) - Dissolvenze - 20 - Ogni volta che mangio un'arancia

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A cura di Arianna Bonino “La lingua è più del sangue” Franz Rosenzweig (1) “Il nazismo è una dittatura che oggi possiede tutto tranne che la lingua" Karl Kraus (2) Settembre 1939: le forze naziste occupano la Polonia, annettendola al Terzo Reich e con ciò iniziano a mettere in atto quello che si definisce il previsto processo di “arianizzazione”. " Arianizzare " significa ridurre a zero ogni traccia della presenza ebraica. Ecco, solo per fare un esempio, prendiamo la bella Lodz in quel giorno del 1939, in cui ne inizia l’occupazione: dei suoi quasi 700.000 abitanti, un terzo sono ebrei. Davvero troppi per espellerli e germanizzare velocemente la città. Occupando Lodz, si pensa allora di sfruttarli, schiavizzarli come forza lavoro: il ghetto di Lodz, secondo per grandezza solo a quello di Varsavia, “ospitò” oltre 200.000 ebrei, che peraltro furono progressivamente decimati, oltre che dalle malattie, dalla massiccia azione di deportazione nei campi di sterminio di Chelmno

(Redazione) - Dissolvenze - 19 - A me gli occhi

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  A cura di Arianna Bonino I Paesi Bassi non avranno forse una cucina memorabile e distintiva (per esempio, il fatto che manchi la cultura degli antipasti è gastronomicamente delittuoso e imperdonabile), ma hanno saputo a loro modo sfornare prelibatezze irrinunciabili in altri campi, quantomeno in quello artistico. Oggi sfogliavo un bel libro di Carlo Ginzburg (1) e mi è caduto l'occhio sull'immagine di copertina, un mirabile pannello realizzato nel 1730 da Evert Collier. Il nome suona inglese perché Evert, nato a Breda nel gennaio del 1642, fu battezzato Colier, salvo poi, quarantenne e trasferitosi a Londra, scegliere di modificare il nome (più volte, a ben vedere), probabilmente per integrarsi maggiormente in quella terra inglese dove trascorse una decina d'anni e dove tornerà definitivamente dopo una breve permanenza in Olanda. Collier studiò ad Harleem, dove fu fortemente influenzato dal lavoro di Vincent Laurensz van der Vinne (di cui peraltro sono sopravvissute poch

(Redazione) - Dissolvenze - 18 - BLINDSIGHT

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A cura di Arianna Bonino La verità è sopravvalutata. C’è poi da fare sempre la famosa distinzione tra vero e reale, se proprio andiamo a vedere. Poi ci sono i sogni, che sono veri, perché appunto davvero li facciamo, ma non sono reali. O forse sì, dipende. Si potrebbe dire: sì, però una certezza l’abbiamo: se una cosa la puoi fotografare, vuol dire che è vera e anche reale. Può essere, ecco, meglio se la mettiamo così: può essere. Questioni che si sollevano incappando nel lavoro del fotografo  Doug Rickard, americano, nato nel 1968 e purtroppo già morto, un paio d’anni fa. Laureato in storia americana e sociologia all'Università della California, San Diego, Rickard è il fondatore di American Suburb X e di These Americans , siti web di raccolta di saggi sulla fotografia contemporanea, oltre che di archivi fotografici storici. Rickard, come di molti grandi fotografi si può certo dire, cercava quell’istante che, isolato dal contesto, fosse significante, avesse pregnanza, s’imponesse.

(Redazione) - Dissolvenze - 17 - Mostri a colazione

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Il regno di Eli sulla costa del Malabar nella miniatura del codice 2810 della Bibliothèque Nationale di Parigi, noto come "Livre des Mereveilles " Marco Polo era un bugiardo. Un impostore. Se fossi stata sua contemporanea e avessi avuto la fortuna di leggere o farmi leggere le memorie dei suoi incredibili (appunto) viaggi, non escludo affatto che avrei potuto dubitare anch'io - e fortemente - della veridicità di quei racconti. Non stupisce per nulla che, stando a quanto riferisce Jacopo da Acqui, più d'uno abbia invitato Polo a fare editing dei suoi testi, sollecitandolo ad espungere quanto non fosse strettamente rispondente al vero. Dev'esser stato frustrante per Polo non esser creduto. E pensare che, come lui stesso andava dicendo, era riuscito a descrivere meno delle metà delle meraviglie e stranezze viste e incontrate davvero. Diversa sorte ebbero invece i racconti di frate Odorico e le storie di sir John Mandeville, frutto evidentissimo di fantasie sfrenate

(Redazione) - Dissolvenze - 16 - Stelle di polvere

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A cura di Arianna Bonino Di tutte le ignominie della guerra, la più grande è il fatto  che quell’unica invenzione che ha portato l’umanità più vicina alle stelle è servita soltanto a dar prova della sua bassezza anche nei cieli, quasi che in terra non vi fosse spazio abbastanza. ( Karl Kraus, “Gli ultimi giorni dell’umanità” ) Quella notte Hélène, immobile, dormiva, senza sapere nulla. Dormiva il sonno dei suoi sei anni e sognava, senza sapere di sognare. Suo padre non la svegliò: ma la guardò come non aveva mai fatto prima e come non avrebbe fatto mai più. Il sonno è una morte momentanea. E suo padre la voleva così: come morta. Hélène dormiva come in un’inconsapevole tanatosi. E poi lui cominciò a lavorare. Tutta una notte e un intero giorno. Era il 27 Aprile 1937, una notte silenziosa e limpida, così diversa e lontana da quella appena passata. La bambina dormiva, modella ignara, e il padre la ritraeva, scolpendola in forma bianca.  Una Hélène di gesso. Le mani lavoravano

PARDUS AMORIS (un sonetto "sbagliato" ) di Arianna Bonino

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PARDUS AMORIS (Sonetto sbagliato) Del mio corpo tu ignori la schiena fatta al pari di pelle di un pardo macchie spurie da gatto bastardo, strane efelidi come di iena. Quella notte, sebben fosse piena, non dotò l'alta Luna il tuo sguardo dell'acume fatale che ha il dardo quando avvampa qual terra di Siena. Sulla nuca spargevi a me il fiato, mute e chiare parole inaudite, eppur vere più dell'ascoltato. Certi sensi, l’avrai ben mirato, non dan lemmi o lezioni di vite, ma san dir a chi ama ch’è amato. (Arianna Bonino - inedito 2023)

(Redazione) - Dissolvenze - 15 - Api

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A cura di Arianna Bonino Digitando Norkutei di Šilalės su Google, non si trova praticamente niente. Fa parte dell’ufficio dei ricordi (quasi) smarriti, Norkutei. Se non fosse stato per Antanas Kmieliauskas, non saprei nemmeno dell'esistenza di Norkutei. Antanas fa il nome di lei in una breve intervista e lo fa per ricordare che nacquero nello stesso anno (il 1932) e che le loro storie, pur non incontrandosi mai, si incrociano e, in qualche modo, si somigliano. Ci sono cose che ­– non si sa bene come e per quale misteriosa via e destino –, ma è chiaro che si parlano, che sono astri di una stessa imperscrutabile costellazione, visibile solo da molto lontano, da molto dopo, e solo da chi guarda il cielo degli eventi con la coda dell’occhio, di sbieco. Antanas viene a sapere che, come lui, anche Norkutei era nata nel 1932 quando inizia a lavorare ad un’opera commissionatagli per commemorarla. Norkutei e Antanas, due lituani nati nel 1932. Non si incontrano, ma sono insieme. Non si tocc

(Redazione) - Dissolvenze - 14 - Tigri (un racconto di Arianna Bonino)

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A cura di Arianna Bonino Fabio Weik: “Fosferne Gold”, 2015. Acidi, smalti e glitter su tela Era poco dopo aver chiuso gli occhi che arrivavano le tigri. Intagliate su uno sfondo spaziale costellato di meteoriti elettriche che le ricordavano quello scenario nero pieno solo del rombo del cuore, mentre caracollava fino a collassare contro la porta del bagno, in un mattino di prima estate che si sarebbe concluso con una cicatrice a forma di liù cinese sotto il mento. Era un buffo adattamento epiteliale da poter raccontare in confidenza al momento opportuno a chi si fosse soffermato almeno dieci volte con lo sguardo su quel particolare - le contava mentre parlava -, dando prova di curiosa intuizione e aggiudicandosi così lo svelamento di quel primo segreto anatomico. Quel giorno di tanti anni prima era svenuta mentre le tigri arrivavano a branchi – verdi e rosa su fondo cangiante. Mobili quanto macchie d’olio sull’acqua, i musi spigolosi emergevano tanto da emettere fiato, mentre avanzavano

(Redazione) - Dissolvenze - 13 - RACCONTO A QUATTRO ANTE (parte terza e quarta)

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A cura di Arianna Bonino Questo armadio racchiude quattro brevissime storie. Ma, una volta aperte tutte e quattro le ante di questo strano armadio, si scoprirà che la storia è una e una soltanto. Forse. Le prime due ante sono state aperte il mese scorso e le trovate qua E ora, se volete andare fino in fondo, seguitemi…   TERZA ANTA: RESISTENZE Sarà stato anche moderno e spazioso, almeno così le era parso durante i due sopralluoghi, ma adesso che c’era, via via che prendeva confidenza con quell’appartamento, si faceva sempre più chiaro quanto fosse datato l’impianto elettrico: arterie, capillari, snodi e resistenze che colonizzavano le pareti di un macramè d’inestricabili compromessi avevano fatto cilecca già un paio di volte in un solo pomeriggio. Una regola di base della convivenza tra lei e quella trama sottocutanea ricoperta d’intonaco giallo s’impose da subito. Doveva scegliere: o un toast accompagnato dal brusio del televisore oppure il microonde che trasformava qualcosa in qualco