Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Le lettere ebraiche di Fedro

Pe(i) (in tre versi)

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati È dolce la via della parola; nasce da un inciampo e termina in un sorriso.

Ayin (in tre versi)

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati Quell'occhio non l'ho più visto. Restano tracce di memoria sotto le unghie; quell'occhio non m'ha più visto. 

Nun (in tre versi)

Immagine
  Non costringerò in tre versi l'odore di mirto  dei tuoi lenimenti e il suono d'argento  delle tue nenie di consolazione

Iod (in tre versi)

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati Sono piccole e sottili e strette. Fiamme d'ambra nei sogni dei nostri figli. Foto di Sergio Daniele Donati

Het (in tre versi)

Immagine
  Disegno e  foto di Sergio Daniele Donati Lo chiederà a te il cambiamento,  e tu sorridi, chi non ha coraggio,  né un passo bambino verso la Porta di Fuoco

Zain (in tre versi)

Immagine
Disegno e foto di Sergio Daniele Donati E tacere del bello che dimora sulla lama del coltello.

Lettere ebraiche

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati Ogni tanto è utile porsi la domanda sul proprio planare attorno a un argomento. Che si tratti di studio, racconto o percorso poetico, insegnamento o altro, è evidente che lo Alef-Bet ha plasmato la mia forma mentis e continuo a pormi la domanda del suo valore (anche etico) nello sviluppo del mio pensiero. Ma queste sarebbero valutazioni e riflessioni destinate ai miei soli cassetti (che ne sono pieni) se non percepissi che lo Alef-Bet è portatore di un valore universale trasmissibile. Anzi, solo quando (e in quanto) trasmessi i significati anche simbolici delle lettere ebraiche acquisiscono luce propria. Le lettere ebraiche non sono trattenibili, così come non si può imprigionare il vento. Se ne può (e, a mio avviso, si dovrebbe) ascoltare il suono di lontano e lasciare che questo ci trascini verso paesaggi in parte sconosciuti. Ovvio, io vengo da una famiglia di tradizione ebraica e, quindi, le lettere dello Alef-Bet sono state le mie compagne sin da pi

Dalet (in tre versi)

Immagine
  Foto e disegno di Sergio Daniele Donati Ti si chiede di svanire e sostenere il povero dietro la porta del sogno

Ghimel (in tre versi)

Immagine
Ghimel di Sergio Daniele Donati La forza di quella domanda creò spirali centrifughe dentro casa; un silenzio felice.

Alef (in tre versi)

Immagine
Davanti a me, infinito silenzio; sino alla prima parola.  

Resh, Shin, Tav

Immagine
Resh ר  Sotto il patibolo della  parola sdentata,  Maestro,  pure io ho seppellito la mia Leah.  Sotto terra, il primo  suono, color fuoco,  in lingua nuova  è grido  di rinascita  per chi resta solo  Shin ש  E non c'è pace,  Maestro, se non si abbassa la palpebra tra il falso e il vero. Sui tre rami dell'albero foglie e luce. Dalla terra nera la radice,  cieca, ricava nutrimento.  Tav ת  Dammi la mano,  Maestro.  Ho paura.  L'accesso al monte è interdetto  e ogni ciclo si conclude  nel Silenzio.

Kof

Immagine
  Alba.  La scimmia ride sul ramo.  Il braccio nel fango,  là,  dove si incagliano ostinate  parole d'imitazione.  Sole allo Zenit.  Sul palmo della mano  la gemma, dal limo.  Pura, unica  illesa.  La scimmia non ride più  saltella cento volte  sui quattro punti  cardinali.

Samech

Immagine
  Un sogno non interpretato è come una lettera non aperta (Talmud) Sessanta petali, dieci steli,  sei foglie e quaranta semi  sostengono il fiore nel sogno.  Sessanta passi, dieci balzi,  sei canti e quaranta silenzi,  concludono il cammino  di chi vacilla;  segni d'un miracolo  nell'occhio d'ossidiana  di mio figlio  sull'oro e sul ferro  della porta d'Oriente

Tzade (davanti al Giusto)

Immagine
L'albero non nega né acconsente. Proclama la sua pienezza dal silenzio delle radici. E tace il canto nell'ora che prepara i sogni. Mi chiedevo dove fosse la tua voce, poi ho visto la corteccia. Era la mia. Sudori di resina ne dicevano il passato. Io non sono albero, ma abbocco, come pesce all'amo, mentre danzano i simboli. La parola è niente. La parola è inciampo, balbuziente, è incanto di fattucchiera per una mente semplice. E io ne sono schiavo; per questo non porto foglie né dono frutti

Pe(i)

Immagine
 בִּ֣י אֲדֹנָי֒ לֹא֩ אִ֨ישׁ דְּבָרִ֜ים  אָנֹ֗כִי גַּ֤ם מִתְּמוֹל֙  גַּ֣ם מִשִּׁלְשֹׁ֔ם גַּ֛ם מֵאָ֥ז דַּבֶּרְךָאֶל־עַבְדֶּ֑ךָ  כִּ֧י כְבַד־פֶּ֛ה וּכְבַ֥ד לָשׁ֖וֹן אָנֹֽכִי  ….io non sono un uomo della parola;  non lo sono mai stato prima  e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo,  perché sono impacciato di bocca e di lingua".  Da Shemot (Esodo) 4,10  Il mio maestro è balbuziente;  la sua bocca inciampa  ottanta volte su ogni parola.  Il mio maestro è balbuziente;  il suo sguardo verso nord  cerca grazia e rifugio sacro.  Il mio maestro è balbuziente;  perde un dente  annuisce ottocento volte  e sorride al carico  di completare l'opera.

Ayin

Immagine
Sai, figlio mio,  la prima luce illuminò  sessanta volte mille  e settantacinque soli,  e furono sette, figlio mio,  i raggi di stella  nella pupilla del Giusto.  La luce del risveglio,  figlio mio,  è lode eterna e tripudio  per settanta generazioni;  e nell'occhio del sapiente,  figlio mio, è custodito  ogni fertile dolore;  sulla corteccia ruvida dell'albero del silenzio,  figlio mio, il Giusto  posa la sua mano  e pulsano radici  e vibra il fogliame,  il Giusto che salva,  figlio mio, e punta  il suo occhio antico  sui tuoi volti e  benedice il tuo nome.  E ora riposa, figlio mio,  al suono delle settanta  cantilene che diedero  Gloria e Armonia al Creato

Nun

Immagine
Adam è perso, eradicato  Adam è diviso e spezzato  Norah, coricata al suo  fianco, si fa lanterna  per reni e stomaco e cuore  e suona per lui  la sua arpa d'argento  su polvere e sangue e fiele  e gli sussurra: alzati  e lo chiama Uomo

Mem

Immagine
Il secchio, guardia dell'abisso, copre acque che, goccia su goccia, scorrono sotterranee. Ti celi al nostro sguardo e lasci tracce,  ridente, tra nespoli e ali di falco. Noi, quaggiù, popolo devoto al tuo nascondimento eleviamo un canto umano in tua gloria, chissà se uditi, chissà se udito.

Lamed

Immagine
Spingimi via perché  io possa tornare; insegnami il piccolo  ché io possa  muovere mosche e moscerini  dai miei occhi. Dai impulso  all'apprendimento del passo dopo passo, porta dell'Altrove. E poi strega, incanta e bisbiglia (luce e neve) (canto di sirena) perché il Vero sia non nel luogo della dimora ma dove lo andrò a cercare                                                                                                                                                                                         

Kaf

Immagine
Misura venti passi, lo sai, la distanza tra lo zelo del Giusto e la sua ritrosia. Misura venti spanne, lo sai, la distanza tra la mano che giura e quella che seduce. Tre sono le corone, lo sai. La quarta, dall'alto, spiana la via e rende stabile il passo. E chissà se lo sai.