La lenta danza di una donna e il mare
Guardo il mare e mi accorgo di quanto pesi la mancanza del tuo sguardo sulla mia schiena. Guardo immobile il mare, che immobile non è mai, e sento la pelle scottare. Proprio sulle spalle dove hai posato le tue labbra prima di andartene. E un'onda, e poi un'altra e i piedi sulla sabbia. E io, no, non piangerò. Non piangerò l'assenza della tua parola, il tuo volare via come un gabbiano, senza nulla dire. Come se andarsene fosse un gesto dovuto, inesorabile. Come se l'assenza di spiegazioni fosse un segno di saggezza. Le parole, anche quelle inutili, sono essenziali per sopravvivere. Ma io, no, non piangerò. E ad ogni onda sposterò i miei piedi sulla sabbia. Solo pochi centimetri, ad ogni onda. E ogni onda, e ogni centimetro sulla sabbia, saranno le parole che non mi hai detto. Inutili, necessarie. Perché c'è molta più saggezza in un'onda e nei miei piedi e nella sabbia che nel tuo volo di gabbiano. Tu non hai radici. Io le mie radici le faccio danza