Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Alef-Bet

Kaf

Immagine
Eppure qualcosa protegge e avvolge e vibra. Qualcosa ci alza lo sguardo e ci fa recitare lenti l'elenco dei doni. Una membrana sottile  di luce protegge ogni creazione dalla mano che cancella, la dolce penombra  dall'abbaglio. 

Iod

Immagine
Iod di Sergio Daniele Donati Se guardo negli occhi un bambino si scioglie in un istante La mia resistenza al futuro.

Tet

Immagine
Tet di Sergio Daniele Donati Entrare in un mondo altro - quello che ci portiamo dentro urla, come un cagnolino il suo desiderio d'essere portato a passeggio - è un passo lento. Il saggio sa cosa lascia e memorizza i passi di ritorno per non perdersi nella selva delle seduzioni. Io, che saggio non sono, ricordo che quando  cercai di varcare, incosciente, per la prima volta quella soglia fui fermato dalla mano salda del mio Maestro. Si perdevano in un ricordo salato e umido i suoi occhi mentre mi diceva: Non ancora Sergio, non sei pronto.

Het (terzo ciclo)

Immagine
  Dipinto di Vladimir Lubarov Mi commuove la tenacia del sogno, il suo volo radente che spezza ragnatele e smuove polveri da una realtà perdente e incapace di costruire da sola il futuro. Mi commuove l'ostinazione del bimbo quando urla "è mio" di ciò che, se non gli appartiene, è per una deviazione del senso. Spiega tu a quel bimbo - mentre io mi commuovo - che il dono di suo padre appartiene a ogni figlio e sostieni, se ci riesci, l'etichetta di follia che il suo sguardo, senza parola, pone sui tuoi volti. Mi commuove la cocciutaggine del vecchio, a pochi giorni dalla sua morte, mentre mi sussurra all'orecchio le formule che trasformano ciò che la vita gli ha negato in insegnamento per chi resta. Tutto questo mi commuove e mi gela la parola mentre osservo la forza bruta del sogno farsi strada tra denti ingialliti e menti inesperte. In cielo l'ottava lettera, la Heth, ride delle mie lacrime commosse e avvolge di suoni di lira le mani di un uomo innamorato dell

Zain (terzo ciclo)

Immagine
Poi una voce, un monito potente: « Vai lontano, verso te stesso, ché non c'è luogo più lontano di "te stesso" nel Silenzio ». Io stavo là, con la "voce-dentro", nel travaso del dolore. «Padre,» chiesi, «perché tradisci il destino di tuo figlio?» Abbassava lo sguardo mentre mi ferivo il torace, pugnale alla mano. Un monito al monito: «Le ferite dei padri  sono numeri tatuati sulla pelle dei figli»

He (terzo ciclo)

Immagine
"He" di Sergio Daniele Donati Stiamo tutti fermi a osservar la soglia a farci cogliere dallo stupore d'un vento lontano. Pochi però sanno o dicono del dolore d'ogni narrazione dello strappo e dell'abbandono, del timore che crea un viaggio se non ne sai immaginare  la possibilità di ritorno. Per questo resto ancora un poco nel luogo protetto e apro la finestra. Che il presente e l'altrove si mescolino sulla mia fronte a formare speranza

Dalet

Immagine
  "Dalet" di Sergio Daniele Donati Aprimi i pori della pelle perch'io possa accogliere tutte le voci del mondo e riesca a distillare risolini infantili da grida e strazi. Insegnami la difficile arte della riconoscenza, prima ch'io nasca a un mondo sordo e troppo intatto per dirsi vero.

Ghimel

Immagine
"Ghimel" di Sergio Daniele Donati Un passo incerto, oltre la soglia del pensiero, manifestava l'universo di parole che non sapevamo ancora articolare. Prima era Silenzio, e un focolare tiepido accoglieva i nostri vagiti; come resine sui muri. Fu quando il nostro respiro divenne consapevole -e non più condiviso- che attraversammo il deserto. Certo, fu un addio ma ci sosteneva la stessa sabbia; la stessa consapevolezza dell'impossibilità del ritorno alle resine,  ormai divenute ambra, d'una casa in rovina.

Un video per riflettere sulle lettere ebraiche

Immagine
"SCRIVERE"  DI SERGIO DANIELE DONATI L'anno scorso il nostro gruppo di studio sullo Alef - Bet ha elaborato, nel corso di un semestre circa, un profondo lavoro sul significato simbolico di ciascuna lettera e dello alfabeto ebraico nel suo insieme.  È stato un lavoro ricco e entusiasmante per tutti noi.  Ogni partecipante ha prodotto disegni, pensieri ed immagini per me sempre molto toccanti. E mi hanno fatto dono di questo video in cui sentirete le loro voci leggere la mia prima elaborazione poetica sullo Alef - Bet stesso.  È con vera commozione che ve lo propongo, sperando di farvi cosa gradita.  Sergio Daniele DONATI  

Bet

Immagine
Porto sulle spalle una domanda che china la testa. Mi dici di andare per tornare diverso; ma la tua voce si perde nel mondo incontaminato dai miei passi. Tu vuoi che io crei lontano dai tuoi infissi. Mi giro, li guardo e ne rimpiango gli spifferi. Erano la lingua dei tuoi silenzi, il canto prenatale d'un grembo accudente. Porto sulle spalle una domanda che china la testa per varcare la tua soglia, che odora d'antico e tace del vento che mi spinge lontano.

Alef

Immagine
Alef di Sergio Daniele Donati Ho compreso che mi guardi e taci, e attendi il mio primo vagito per passare la tua mano di madre sul mio volto. Ho compreso che il tuo silenzio, è spazio lasciato al vento messaggero, per comunicare il nuovo mondo. Là avrò posto e il mio nome, che ancora non pronunci, navigherà nel flusso di chi mi ha preceduto. Alef, madre eterna, con occhi di giada e sorriso evanescente.

Alef- Bet (in tre versi)

Immagine
Kof  di Sergio Daniele Donati   Al Maestro e all'Allievo, all'infinito e a ciò che principia alla corteccia dell'eucalipto e alla bacca sacra del ginepro. Alef Davanti a me, infinito silenzio; sino alla prima parola. Bet Sia benedetta ogni dimora e le sue parole. Ghimel La forza di quella domanda creò spirali centrifughe dentro casa; un silenzio felice. Dalet Ti si chiede di svanire e sostenere il povero dietro la porta del sogno He Un intervallo di quinta giusta tra il Silenzio del Creato e il brusio della Vita Vav Ti prego ascolta ora il canto: "e fu – sarà". Zain E tacere del bello che dimora sulla lama del coltello. Het Lo chiederà a te il cambiamento, e tu sorridi a chi non ha coraggio, né un passo bambino verso la Porta di Fuoco Tet Di nove argille si compone il creato. L'ultima sigla il patto e dona i ritmi alle danze delle donne, d'estate. Iod Sono piccole e sottili e strette. Fiamme d'ambra nei sogni dei nostri figli. Kaf  Prende, trattiene

Shin (in tre versi)

Immagine
Shin di Sergio Daniele Donati Non chiedermi dei fuochi al tramonto, sul monte. Chiediti perché non canto mentre ascolto i crepitii della vita.

Tzade (in tre versi)

Immagine
  Tzade di Sergio Daniele Donati Del Giusto commuove sempre il passo ignaro di ritorno verso la sua bottega di calzolaio.

Alef-Bet e Perdono - Ayin (ע) e Pe (פ)

Immagine
  Foto di Sergio Daniele Donati Se rivolgiamo uno sguardo adulto al mondo ( soprattutto delle relazioni ) il primo elemento che risalta, luminoso e terrificante, è la sua imperfezione. Le sue crepe e intoppi e faglie sono così grandi che il solo osservarle rischia di farci cadere in un abisso senza fondo. Ma qualcuno ci ha donato un occhio mobile e un cervello capace di rielaborazione. E allora la seconda cosa che notiamo del mondo (sopratutto delle relazioni) è la sua tenuta. Faglie e crepe e varchi profondi come ferite non impediscono all'uomo di continuare a trasmettere speranza. Perché? Perché l'uomo non cerca solo la verità storica e statica delle cose. Se ci avessero donato occhi e bocca (le Ayin ע e le Pe פ dell'alfabeto ebraico) solo per descrivere il mondo come è, ci sarebbe bastata una vista monoculare, da ciclopi. E la nostra funzione nel mondo sarebbe stata ben triste. Scribacchini, magari eruditi e colti, del limite, nostro e dei nostri simili. Nella

He (in tre versi)

Immagine
  Disegno ed elaborazione fotografica di Sergio Daniele Donati Un intervallo di quinta giusta tra il Silenzio del Creato e il brusio della Vita

Alef (in tre versi)

Immagine
Davanti a me, infinito silenzio; sino alla prima parola.  

I sogni di Mordechai (cap. 1-13)

Immagine
Foto di Sergio Daniele Donati 01 Incipit  Mordechai uscì dalla sinagoga con un malessere di fondo. Parashà e Haftarot questa volta non erano riuscite a sollevarlo da terra. E quel grido, quello strazio, era come un tocco di campane d'inquisizione nelle sue orecchie Camminava, col cuore in affanno, e a nulla valevano le parole che il Rebbe gli aveva rivolto all'uscita. "Le cose tornano, Mordechai. Magari trasformate, ma tornano. Sempre". L'aveva guardato a lungo, senza parlare. Poi era andato via. Come può tornare ciò che mai è arrivato? E che cosa poteva mai capire un uomo di novant'anni degli affanni di un giovane.  Mise le mani in tasca e ci trovò il solito sassolino. Lo strinse, come sempre, e si sedette sul marciapiede. La gente passava indifferente, le ore passavano indifferenti, i ricordi passavano... differenti. Si tingevano di colori diafani, tonalità mai viste, di spiegazioni mai pensate. Mordechai chiuse gli occhi. I suoni del villaggio sembravano lo