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Le lettere “rezdore” - A braccia scoperte

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Ne hai fatto una questione d'orgoglio, e loro t'hanno punito.  Che la scrittura è altro, anzi, è l'Altro che avanza. E, se avanza, tu devi retrocedere, renderti invisibile.  Le lettere sono donne altezzose e regali. Esigono spazi e tempi immensi. E non c'è spazio nell'eterno urlare “io, io, io”.  Il tempo si contrae, sino a diventare punto, dietro a quel dittongo ingombrante. Ritirati; ora. Non è tardi. Faranno il broncio. Si faranno desiderare.  Tu desiderale dal ritiro, dalla grotta silenziosa. Là, dove riposano ricordi color turchese, desiderale senza chiamarle.  Ogni regina ha bisogno del suo seguito. E torneranno. Lascia solo loro l'illusione che sia un ritorno spontaneo. Anche l'acqua del fiume, stolta, crede di essere libera quando si riversa nel mare.  E ignora la funzione degli argini, l'ineluttabile tragitto che le sue anse (le sue ansie) le impongono. Si dice libera quell'acqua per incapacità di vedere, di accettare di aver perso la sua vi