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(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 17 - Pothum Ponnu/no more girl

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A cura di Stefania Lombardi Questa rubrica esce, in questo mese, con la primavera. In questo mese c’è stata anche la Festa della Donna. Senza inutili polemiche su mimosa sì o mimosa no, o sul dover ricordarsi sempre di certe cose e non solo quel preciso giorno, ricordo, tuttavia, che quel giorno esiste per rammentarci che la parità di genere è ancora un mero miraggio, anche nei paesi considerati più aperti. Dopo una pausa di tre mesi, questa rubrica torna in India con un altro bellissimo lavoro di Manjunathan Subramanian che alle condizioni delle donne ha dedicato gran parte della sua produzione artistica. In questo corto la protagonista è una ragazzina con un sogno: diventare atleta. Il corto si apre con la spiegazione di “Pothum Ponnu” che in lingua tamil significa “basta ragazze” , nome di battesimo dato alla primogenita o alla terzogenita con la speranza e l’augurio che la prole successiva sarà maschile. Il desiderio legittimo della ragazzina di diventare atleta si scontra con il

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 16 - Sul film "Freaks"

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A cura di Stefania Lombardi Oggi parliamo di Freaks , mostri. Vorrei prima ricordare il nome di questa rubrica: “ Riflessioni, non  recensioni. C’è un motivo: la recensione cerca di invogliare o non invogliare a vedere un film (o a leggere un libro) e non contiene anticipazioni, i celebri “spoiler”.  Una riflessione, invece, è a 360 gradi sul film (o libro) e deve poter contemplare tutti gli elementi del film (o del libro) e, per questo, contiene molti “spoiler”. In questa rubrica si parla di film arcinoti e si presume che tutte e tutti abbiano visto, ed è un modo per riflettere assieme su alcuni elementi. Esistono persone che non hanno mai visto alcuni dei film arcinoti che questa rubrica tratta, può capitare e, infatti, ora mi sto rivolgendo a loro: questa rubrica contiene sempre “spoiler”, sempre. Quindi, la raccomandazione è di leggere prima il titolo, capire se anche per noi è un film arcinoto e decidere se continuare a riflettere assieme su alcuni elementi chiave oppure non anda

(Redazione) - Il cinema della Memoria a cura di Stefania Lombardi

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Ariel Viterbo , la cui testimonianza è contenuta all’interno del libro “Memorie di Lucy Kalika” , scrive, a proposito del citato libro: “ La vera memoria si costruisce con i libri, con libri come questo”. Nel libro, infatti, tutto è raccontato con dovizia di particolari e sembra di vivere le vicende in prima persona con la protagonista. Molti film hanno trattato di Olocausto e di Shoah. Nei film abbiamo diverse licenze narrative e la costruzione è più sul piano emozionale. Si poteva evitare? E se fosse andata diversamente? Alcuni film, modello “ what if” rispondono catarticamente, riscrivendo la storia. Accade così in “ Bastardi senza gloria ” di Tarantino. Con Tarantino dobbiamo immaginare. Come scrissi nel 2009 in un mio blog, immaginiamo una classica trama a intreccio con tre storie parallele che si intersecano e con dei piani meditati dai protagonisti che si sovrappongono tra loro. Si sovrappongono ma i rispettivi piani di tutti quanti conducono a un unico cinema. Immagi

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 15 - "I giorni dell’Ira": viaggio tra giustizia e vendetta: il dovuto riconoscimento, per non dimenticare

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A cura di Stefania Lombardi Il film “I giorni dell’Ira” non è solo un film western ma anche e soprattutto un ammonimento sulle conseguenze delle etichette che possono fare tanto male fino a giungere ad atti estremi. Si è spesso partiti dalle etichette quando molte cose son precipitate. Il protagonista di questa storia è Scott “Mary” (Giuliano Gemma), etichettato come “bastardo” e socialmente ostracizzato come “netturbino”. Costantemente minacciato, evitato, insultato. Ha il rispetto – ricambiato – solo delle prostitute, essendo stata sua madre, “Mary”, una di loro. Ama, non ricambiato, la figlia del Giudice della cittadina. Tutto cambia quando in quella cittadina arriva Frank Talby. Si presenta sicuro, sa il fatto suo e offre subito a Scott un piccolo lavoretto e la promessa di raggiungerlo in saloon a lavoro concluso. Non appena Scott lo raggiunge, incontra la resistenza degli avventori e dell’oste perché a loro ripugna confondersi con uno come Scott. Uno degli avventori sfida Frank

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 14 - OPOPOMOZ La parola magica infernale e la missione nascita a Natale

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  A cura di Stefania Lombardi “ Ma perché? Una storia per essere bella deve essere vera?” Questa frase, pronunciata durante questo film d’animazione di Enzo D’Alò, è la prima provocazione di “ Opopomoz ” che ricorda che noi siamo le storie che raccontiamo e queste ultime sono parte di noi e del nostro percorso. Si può raccontare una storia sul Natale senza mancare di rispetto a chi è ateo o di religione  diversa da quella cattolica, in quanto appunto storia, non catechesi. Una storia che parla in napoletano e che vive in quella immensa tradizione napoletana dei presepi. Una storia che inizia dal punto di vista di chi non può certo gioire delle festività natalizie: la popolazione infernale. Il prologo è lì, nella ricerca di un’anima da dannare e rovinare il Natale. Poi abbiamo un altro prologo. Un prologo che ha, in sottofondo, le splendide musiche di Pino Daniele: vediamo una famiglia felice che fa acquisti natalizi: un padre, una madre incinta, il figlio Rocco di circa 7 anni, gli zii

(Redazione) - Riflessioni, non recensioni - 13 - Andriravil (quella notte) La vita, le ombre e il palcoscenico - Andriravil (on that night) Life, shadows, and the stage

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A cura di Stefania Lombardi Questo corto di 5 minuti, ANDRIRAVIL (quella notte), parla di una madre e donna di palcoscenico, un palcoscenico maschile. Questo corto è anche un film muto che affida alle musiche e al testo della canzone la storia e i sentimenti di questa madre, donna e lavoratrice in un contesto maschile. Essendo un film muto, mi permetto, se me lo si concede, di analizzarlo passo dopo passo perché non può esserci “spoil” dove non c’è testo ma solo le nostre sensazioni, le nostre interpretazioni, i nostri sentimenti e le nostre emozioni. In cinque minuti abbiamo il racconto di una vita, musicato, assaporato e in cerca di salvezza. Eccoli qui i temi di questo toccante corto muto che affida le parole alla musica. Come sempre, i cortometraggi di Manjunathan Subramanian sono intensi, unici. All’inizio il ritmo è scandito da gesti lenti e misurati nel truccarsi e nel vestirsi. In sottofondo, in forma di musica, i pensieri della donna. Assistiamo alla sua preparazione a un pal

(Redazione) - 12 - Riflessioni, non recensioni - Kal (la pietra) - Kal (The stone)

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A cura di Stefania Lombardi Per la seconda volta, in questa rubrica, si torna in India e si parla di un corto in lingua tamil con sottotitoli in inglese. Il corto inizia con il celebre gioco della “campana” (in India, in lingua tamil, si chiama “Kal” che significa pietra). Una pietra che è scelta, e motivo di scelta. Vediamo la pietra messa davanti alla testa prima di iniziare il gioco, come una sorta di buon auspicio e vediamo anche il lavoro con le pietre, in una cava di pietra. Vedremo che queste scene sono collegate nella vita e nella pietra. Vedremo un vago riferimento al nostro italiano “Pinocchio” che, come il protagonista, un innocente bambino di 10 anni, quasi invidia i lavoratori della cava di pietra che non devono andare a scuola ma possono mangiare delle deliziose pietanze chiamate “vadas” (sono piccanti). Per il protagonista questi cibi, che la madre gli prepara solo nei giorni di festa, sono la molla che spinge le sue azioni; egli è lanciato, come una pietra, verso questo