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Dalla raccolta "L'etica dell'acqua" di Giuseppe Manitta (Avagliano ed., 2021) una "lettera aperta simbolico-onirica all'autore" di Sergio Daniele Donati

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  Anche la polvere lotta contro l'estinzione, cerca il suo profilo per non annegare tra le pozzanghere. Il dubbio è sempre se capire le forme o catturarle. Lo schermo, invece, contempla la metamorfosi dell'io e il vangelo della moltiplicazione smarrisce l'orientamento nella calca dei profili. È possibile non avere sosta, espandere il limite oltre la cancellazione, farsi altro, appoggiare la mano su "invio" e crearsi. Facce senza corpo, distrazioni di scena. Siamo un'eresia fatta di rassegnazione. Così tu, Giuseppe Manitta , nella tua raccolta "L'etica dell'acqua" (Avagliano ed., 2021).  E io, che lotto sempre tra senso e suono, e di queste «esse allitteranti» ho fatto una veste sin troppo comoda per definire me stesso, mi fermo e, un poco mi spauro. Perchè questo tuo voler dire del nostro muoverci tra maschere, del nostro indossare i volti che ricoprono la nostra assenza di corpo, risuona denso nei miei midolli.  E mi dona un brivido lungo la

Ai bimbi del ghetto di Varsavia

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  Si ringrazia David Pedrizzetti per averci indicato questa immagine In mano pulviscoli d'infanzia e la disperazione dei padri. Lontano uno Shemà Israel recitato nel bisbiglio assorbito da nuvole grigio-guerra; e le madri lacerate dalla certezza: non c'è che morte sui palmi delle mani e una tenue speranza  in un orizzonte di macerie. Non si sopravvive a quella memoria, si muore — in quella memoria — di generazione in generazione. Davanti al miracolo di ossa decomposte, divenute concime per le radici  dell'eucalipto e del carrubo, io mi fermo, la schiena tenuta dritta dal filo spinato e da schegge di sogni caduti a terra. Nemmeno più lacrime solo sabbie e polveri e poi fumi; dai camini.  Non si sopravvive a quella memoria: io sono perchè voi non siete più io sono perché voi mai siete stati e piango.

Cinque poesie inedite di Marco Giovanni Maggi - con non-nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È il gioco eterno del simbolo: ci solletica e lancia lontano e, poi, tenendoci legati col filo di lino sottile del significato ci riporta indietro, a velocità decuplicata, verso il nostro stesso centro.  È il gioco eterno del simbolo: tira i dadi della conoscenza sul tappeto verde di una roulette bislacca. Un gioco a cui partecipano sempre almeno tre protagonisti.  La cosa significante, la cosa significata e un soggetto a cui tutto ritorna.  È il gioco eterno del linguaggio: un prato fiorito in cui le metafore si rincorrono imponendoci un moto senza fine verso l'altro da noi, in cui la similitudine impedisce la gabbia della solitudine, del solipsismo; e si intona un canto, a volte stonato ma sempre eticamente fondante; un augurio di non fermare mai la montagna russa, il dipinto puntinista del senso della parola. Le poesie di Marco Giovanni Maggi che oggi proponiamo questo gioco lo conoscono in profondità e lasciano stupito il lettore nel loro donare un movimento che strappa da sé

Otto poesie inedite di Francesco Papallo - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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Ci sono scritture il cui ritmo è un richiamo al «limine», al confine tra territori limitrofi in cui si può percepire la graduale manifestazione della coscienza.  Sono le scritture del dormiveglia, dell'aurora e del tramonto; quelle in cui si manifesta la possibilità che i due poli del dire poetico (suono/timbro/ritmo e significato), invece che creare una tensione emotiva nel lettore, si fondono, quasi a volerci indicare la non sufficienza di un approccio sistematico alla lettura poetica.  Sono quelli versi che richiamano al tutto dinamico che investe chi sa lasciarsi  trasportare da un flusso dai molteplici formanti, senza esserne travolto e, allo stesso tempo, senza resistere alla corrente.  È questo sicuramente il caso degli inediti di Francesco Papallo che abbiamo l'onore di potervi presentare oggi.  Poesie quelle del poeta che paiono  scritte in assenza di tempo o, meglio, sapendo contemplare la compresenza di passato, presente e futuro in ogni istante.  Leggerle è un viag

Selezione di poesie di Elisa Ruotolo tratte da "Alveare" (Crocetti ed., 2023) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  ELISA RUOTOLO FOTO DI RICCARDO PICCIRILLO Esiste un modo di attraversare il grande mare delle voci poetiche contemporanee che è molto simile alla navigazione a vela, e in quei casi la prima qualità richiesta è sempre quella dell'ascolto.  Il mare stesso, ma soprattutto i venti, ci parlano e sta a noi decidere se lasciarci da loro trascinare, rinunciando alla meta per perderci dove ci condurranno oppure affrontarle de visu, controvento, magari con l'astuzia di chi conosce gli angoli esatti di un procedere di  bolina.  Quando poi si incontrano voci poetiche il cui richiamo ha il suono delle stesse profondità marine, la scelta è altra. Ci tufferemo per unire ai suoni visione   di ciò che quel richiamo ci propone o, al contrario, resteremo sulla rena a farci commuovere da un altrove limitrofo ma distante  mentre ci dona le sue narrazioni? Io non so nemmeno dire perchè,  ma nella lettura della raccolta "Alveare" (Crocetti ed. 2023) di Elisa Ruotolo , di cui oggi presenti

Poesie inedite di Matteo Rusconi - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  «La poesia è funzione del pensiero», si dice. Ed è sicuramente una verità assoluta.  «La poesia è frutto del corpo», si dice. Ed anche questa è statuizione dai forti odori di verità.  E in fondo, in questo apparente paradosso tra due frasi dai significati tra loro distanti si cela la chiave di lettura di tanta poesia, specie se contemporanea.  Viviamo come binomi, come poli opposti ciò che invece manifesta la sua funzione di piolo a cui attaccare la fune che ci dona la sicurezza nel procedere.  Pensiero e corpo sono necessità della scrittura (di ogni scrittura) e il falso mito dell'origine unica ci devia. Ma la corda, il fil di lino sottile che il lettore percorre, è composto spesso esso stesso di dicotomie armonizzate dalla penna dell'autore.  Nel caso delle poesie inedite di Matteo Rusconi che oggi presentiamo ci pare di poter dire con certezza che esiste un binomio centrale i cui poli hanno nome ironia e serietà delle immagini evocate. Quello di Matteo Rusconi è un dire m

Cinque poesie inedite di Alba Gnazi con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Alba Gnazi è poeta matura e piena, dalla scrittura sottile che richiama nei versi suggestioni naturali e corporee portatrici di simboli profondi. Le poesie inedite che qui proponiamo giocano sul crinale, per l'appunto, d'un sottile e sapiente equilibrio che manifesta tutta la tenuta di una parola in tensione creativa.  Il campo semantico connesso a natura e corpo poi diviene allo stesso tempo attore principale e sfondo di altro connesso alla parola.  Siamo di fronte, quindi ad un accesso "per gradini" alla conoscenza che si trasmette, quasi epidermicamente, quando i simboli narrano la possibilità di altri simboli, in un gioco metaforico senza fine che richiama alla natura più intima del linguaggio.  Tutto questo nella scrittura della poeta appare manifestarsi con un ritmo lento e in un certo senso inesorabile , che riteniamo un vero e proprio arricchimento per il lettore che si trova così a percorrere idealmente i testi con un pensiero laterale ben presente: l'e

La tua scelta (notturna)

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Foto di Noelle Oswald Hai scelto come protesta l'ala bianca dei gabbiani, l'urlo sgraziato che cela l'argentina tua bellezza e bisbigli solitari ____ Testo — inedito 2024 — di Sergio Daniele Donati

Poesie inedite di Viola Bruno con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Siamo molto lieti di poter pubblicare delle poesie inedite della poeta Viola Bruno in cui è di tutta evidenza una profonda ricerca  - e con quali esiti! -  di contenuti armonici, anche nel descrivere elementi dissonanti dell'esistenza. D'altronde è tema molto caro all'autrice quello di una bellezza sottostante e, forse inglobante, le cose, una sorta di velo che ne permette non solo la lettura ed interpretazione ma, addirittura, la descrizione delicata dei loro elementi strutturali.  Di tutta evidenza, pertanto, la spinta etica della scrittura di Viola Bruno che, tuttavia, si colora delle sfumature pastello di una delicatezza sovrana, contrariamente a quanto avviene per gran parte della poesia contemporanea ove temi come  etica, sacro, rapporto con la trascendenza, sembrano poter essere solo descritti con la formula ad effetto di parole urticanti.  Non è  - fortunatamente - il caso della poeta che si fa portatrice di un bello ritroso e celato, composto più di lievi domande