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Visualizzazione dei post con l'etichetta Sergio Daniele Donati

Ho tradito

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  "Sinapsi" di Sergio Daniele Donati Ho tradito confini verdi e barriere   sullo sfondo di una fiamma nera   e muschi sacri al Mito e alla Dea   per salire poi alle crepe celesti.   Ho tradito sirene e betulle antiche   e la lezione antica della Voce   per inseguire la scossa d’argento   nel buio senza suono di una vita   dispersa, frantumata e diluita.   Ma mai ho tradito il tuo freddo canto,   Moabita, né il pozzo nel deserto   delle mie intenzioni, nel silenzio   dove le iridi han mutato colore   per diventare ambre senza bagliore; custodie spente e prive di respiro   di un desiderio sepolto e fossile. _____ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

La bellezza (La beauté)

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La bellezza che respira da una lama un po' sbrecciata; goccia di miele e d’ambra sul polpastrello di un bambino. __________ La beauté qui respire d’une lame un peu ébréchée ; goutte de miel et d’ambre sur le doigt tendre d’un enfant. ______ Testo - inedito 2025 -  e traduzione in francese  di Sergio Daniele Donati 

L'uomo in fuga

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L’uomo in fuga non ha tempo di considerare il lievito della Storia. Ci pensino le nuvole nell’indaco a gonfiare il desiderio che si perde, e le narici a testimoniare il passato dell’ordito, degli odori. _______ Testo - inedito 2025 - ed elaborazione grafica da immagine IA di Sergio Daniele Donati

Meditazione

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  Dietro ogni respiro si nasconde   la danza di un amore mai svelato, la spirale porpora che da sempre   genera il vortice di sangue e sogno,  la calma amazzonica che giunge dopo la fine d’una speranza muta. ______ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

Ride

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Parte da un istante di vuota coscienza e non sa nemmeno come si chiama. Sa che parte e a volte torna e che si incaglia,  ridendo, a ogni passo sugli scogli su cui sirene e desideri non cantano più. Si incaglia  sulle pietre aguzze del ricordo e dell'assenza; e ride,  ride senza fine, né inizio, né conto. Ride dall'unico dente giallo che gli resta, il saggio sdentato e ubriaco della vita. _______ Testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati

Passi omolaterali

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_____ Si muove con passo omolaterale e disarmonia interiore e cede al richiamo di sirena della sua atassia cerebellare chi non sa alternare silenzio e parola, parola a silenzio. Viandante asincrono di pergamene e polveri, d'inchiostri e pennini, si appoggia al profumo di un arcobaleno evanescente. Incapace di metter radice, la sua esistenza è bestemmia alla sacra alternanza; alla dolce membrana oppone lo stolto entusiasmo per il calore di una ustione del derma craniale. _____ Il se meut d’un pas homolatéral et d’une disharmonie intérieure, et cède à l’appel de sirène de son ataxie cérébelleuse, celui qui ne sait alterner silence et parole, parole et silence. Voyageur asynchrone de parchemins et de poussières, d’encres et de plumes, il s’appuie sur le parfum d’un arc-en-ciel évanescent. Incapable de prendre racine, son existence est blasphème à la sainte alternance ; à la douce membrane il oppose l’enthousiasme insensé pour la chaleur d’une brûlure sur le cuir chevelu. _____ Testo -...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 48 - Solo tre parole (un sogno)

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  di Sergio Daniele Donati Sai bene , mi dicevi,  che non ogni esclusione  si conclude col ripudio, che il midollo del sigillo  è nella protezione e che ciò che non può  attecchire su terreni acidi trova spesso risposta fertile  in altri campi.  Certo, rispondevo, e so anche del dolore del primo passo dell'escluso verso una terra  ancora sconosciuta, della parola non eletta oggi a tornare nell'indistinto insieme  di ciò che oggi, ancora, non vien detto.  Al risveglio dal sogno le pareti della stanza  sembravano fluttuare  in un indaco sfocato quasi faticassero a prendere forma, o, anzi,  a scegliere  se manifestarsi o diluirsi davanti al mio sguardo estatico. Erano i perimetri incerti della parola quando ancora non viene espulsa,  sola,  dal reame del silenzio? O era un coro muto di voci bianche e bambine a prendere – o perdere  – contorno  davanti ai miei occhi? Mi alzai, senza sapere se fossi anc...

Timidezza

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  Erano cristalli di rocca voci di foglia,  echi dell'origine in uno sguardo profugo e teso; incapace allora di posarsi sulla fragilità delle nostre esistenze.      [Era " io e te",       senza   ancora un noi ] Mi chiedi perché mai io suoni melanconie lontane e le ragioni del mio silenzio. Taccio perché so cantare ma ho perso per sempre  la poesia di quello strozzo. Era sacra, lo sai, allora la mia incapacità ocra a parlare d'amore. ______ Testo - inedito 2025 -  e foto di Sergio Daniele Donati

Tzade (come vento nel rito) - ץ

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  ץ Ottanta e dieci passi   per raddrizzar il mondo   con gesto inconsapevole.   Novecento le trame;   un solo ordito, blu.         Il sacro canta nenie         come vento nel rito. צ ________ Testo - inedito 2025 - ed elaborazione grafica di Sergio Daniele Donati

La parola segreta "amore"

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  La parola segreta amore è tetragramma indicibile. Resta ora, davanti al pozzo, il canto della Moabita e un ricordo blu cobalto: il cozzar di biglie sulla sabbia; un’eternità bianca e bambina. _______ Testo - inedito 2025 -  ed elaborazione grafica immagine di Sergio Daniele Donati

Origami

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Percorro le pieghe di un'esistenza ocra con la cura maniacale di un Origami no Kajin ¹, lo sguardo ebete e fisso sull'ideogramma della vita. Sull'orizzonte del desiderio canta un coro senza volto. Io taccio, come tace colui a cui è ancora interdetta l'iniziazione amorosa. ________ ¹ - In giapponese traducibile in italiano con " cantore dell'Origami " ² - Testo — inedito 2025 — e foto di Sergio Daniele Donati 

Tre poesie di Alberto Barina, tratte dalla sua raccolta C.I.P (Place Book Ed., 2024) - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Siamo lieti di poter pubblicare in estratto tre poesie di Alberto Barina tratte dalla sua opera C.I.P.  (Place Book Ed., 2024). Le tre poesie, ad avviso di chi qui vi scrive tra le più interessanti della raccolta stessa, evidenziano un profondo intreccio di diversi stili espressivi che vanno da un maggiore simbolismo, a linee marcatamente intimistiche a espressioni di un poetare di pensiero più evidente. Siamo quindi di fronte ad una scrittura in cui il fil-rouge  non è tanto costituito dal modus espressivo  quanto dall'accostamento della scrittura stessa  quasi a complemento e completamento  di un percorso di riflessione preciso.  L'alternanza tra accapo serrati ed enjambements coraggiosi  crea poi un ritmo alla lettura di sicura sorpresa e di difficile accomodamento, per il lettore, cosa che, per l'appunto porta come effetto naturale la ricerca del significato profondo di alcune scelte stilistiche interessantissime.  Un raccolt...

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 46 - Tacitazioni (in prosa poetica)

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  di Sergio Daniele Donati Accade – e lo fa senza grandi annunci – che l'estate arrivi  e la mente e il cuore si volgano all'idea di un meritato riposo. E in questa necessità di sospensione senza ritorno,  di stasi e dilatazione dei tempi, viviamo un po' tutti,  chi con piacere profondo, chi con ansia e sofferenza.  Eppure, nemmeno allora, la voce bambina tace. Saltella – intuizione appena accennata, inchiostro ancora da mettere nel pennino.  Saltella e bisbiglia – richiamo per uccelli, mano tesa verso il vuoto. Io resto qua, ad ascoltare il canto malinconico di un abbandono annunciato,  dietro le coltri umide di un pensiero troppo antico per trovare parola e ascolto. Resto qua consapevole che, quando la tacitazione viene dall'alto, non resta che coprirsi i volti  con un manto di lino, lacero e sacro. Perché il sacro che non ha nome ha la forma dello strappo della definizione del sé per differenza, di una "Tzade"   (1) tatuata sul braccio. "...

Vocebianca

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  dal Museo Archeologico di Atene - Testa di ragazzo foto di Sergio Daniele Donati Una  vocebianca sottopelle nel silenzio atavico  e famelico della casa.  Il muro a secco trasudava esperienze  attorno alla mia brama  di pergamene. E, se ora taccio,  è perchè il segreto non sia secreto dalle ghiandole  di una condivisione impossibile. Gli arti inferiori scricchiolavano i loro legni al vento e l'iride si infiammava per quella scritta: (1) Ora mi chiedi perchè io non parli e cerchi di estrarre dai miei silenzi un senso al tuo bisogno di parola. Ma io ho sognato quel sogno e,  se ora parlassi, sarebbe la lingua incomprensibile delle pietre a raccontarti di un uomo che muore. _____ (1) -   Uno dei primi versetti della Genesi (trad.:  e un vento divino planava sui volti delle acque ) _______ Testo - inedito 2025 -  di Sergio Daniele Donati

Quando crolla il figlio

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Foto di Sergio Daniele Donati Quando il figlio crolla tutto diviene colpa; anche scrivere  questa poesia; anche non scriverla. _______ Testo inedito 2025 di Sergio Daniele Donati 

A mio figlio

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A mio figlio Gabriel, al bimbo che fu «Bianca la luce, papà, bianca», dicevi con voce bambina, mentre la stanza si riempiva di striature ocra e indaco.  E non sapevi ancora con quel tuo dire infante di un promessa dura da mantenere. Era lenta, collosa e inconsapevole la discesa del sacro nel tuo mondo di allora. Restai afono e commosso ad ascoltare il suono di quella tua intuizione lontana, che aveva il metro preciso e inesorabile di una scrittura antica e piana. Ricordo ancora  il nostro scambio  di sguardi e la dolce armonia  di una sospensione del tempo nello spazio da te circoscritto con quel tuo timbro cristallino. Ora però è l'ora  del tuo ritorno e forse, se ti volgi a quel ricordo, non sarà difficile  per te riconoscere in quella tua promessa la benedizione da te ricevuta dal dio burlone   che allora risiedeva nel tuo sorriso  mezzo sdentato e ironico. Ora è l'ora  che anche io torni e mi sieda accanto a te  a contare le gocce d...

Il Poeta e la mistica della Creazione

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Particolare da un'opera di Giovanni Fattori La parola si voltava verso il suo oggetto  con sdegno adolescente. Parola in rivolta, incapace di taglio del cordone ombelicale col regno del suono. Il primo stridio - una glassa di silenzio crepato al centro - fu canto dell'ipotesi, un passaggio su muschi mai calpestati, in eterna penombra. Guaina su guaina  e il fischio della poiana - si spezzava allora l'unità dei cieli in tangram mai ricomponibili. Gli uccelli furono creati  prima del primo respiro dell'Uomo la cui cieca miopia ha bisogno del frammento per intuire il tutto . La cacciata del poeta fu incisa con lame di fuoco sul suo sterno fragile. "Libererai la parola  cantandone il limite. Lo strozzo e il singulto saranno la tua cetra e ti caverai gli occhi per ricordarti l'ora del necessario ritorno alle armonie del silenzio" ________ Testo - inedito 2025 -  di Sergio Daniele Donati 

Non ti perdere

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  Non ti perdere nello spazio vuoto  tra le lettere; lascia che sia culla dal cigolio famigliare; acqua che disseta l'arsura dello sproloquio  costante della mente. Ascolta la statica parola del tiglio, e poi dimentica. La memoria è un cappio e non c'è poesia  che non contempli  la gioia di non essere scritta. _______ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati  

Due poeti allo specchio (Marco Brogi e Sergio Daniele Donati)

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  La solitudine della parola Non scrivermi. Nel partorirmi mi abbandoni alla possibilità di non essere riconosciuta. Stavo bene nel ventre dell’attesa. Ora tremo all’idea di non essere compresa. Marco Brogi - inedito 2025 La solitudine della parola I più non sanno che la lingua chiamata  madre ha nome Medea e che la parola-prole si salva sempre e solo per un mistico atto del poeta; per un'elezione,  per l'estrazione dagli infiniti territori del suono di una goccia di significato. Lo strumento del poeta  è l'alambicco e gli inchiostri non si seccano e nel silenzio prendono colore. Dire e non dire in fondo è lo stesso se si conoscono le formule in lingua antica che rendono sacra la scelta.  Dire o non dire in fondo è lo stesso se il grigio fumo  della contemporaneità offusca  di blasfema astenia pennini e carte.  Sergio Daniele Donati - inedito 2025

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 45 - Il senso profondo di un titolo #1

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di Sergio Daniele Donati Questa rubrica ha un titolo preciso — Lo spazio vuoto tra le lettere — e quel titolo, forse, è l'unico elemento comune, il vero trait d'union , tra gli articoli che ospita. Mi rendo conto, tuttavia, di non aver mai spiegato i motivi di quel titolo, essendo io condizionato fortemente dall'idea dittatrice che certe cose non vanno spiegate ma lasciate comprendere dalla pratica del lettore. Qui vi dico solo che tra ogni lettera dello alfabeto ebraico — ma anche di tanti altri alfabeti — c'è uno spazio preciso ed è uno spazio-tempo di silenzio che dovrebbe servire all'interprete/lettore/ermeneuta da un lato la rielaborazione di ciò che ha appena letto, dall'altro la ricarica energetica per poter proseguire nella lettura. Quando si leggono certe lingue che prevedono infiniti momenti di pausa la lettura diventa dunque una sorta di danza dai ritmi e passi sincopati , in cui è sempre presente un accento al ritorno.  Perchè al ritorno ...