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Visualizzazione dei post con l'etichetta Arianna Bonino

(Redazione) - Dissolvenze - 48 - Tusoteuthis

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  di Arianna Bonino Quando un tempo i cantonieri evocanti belle strofe, ancor liberi di fare come d’esser poco e niente, rinvenivano una scarpa dal veicolo caduta acquietavano il timore nel non quibus del silenzio. L’esemplare singolare stante destro per la strada ha il tropismo della foglia sopra il muro numerato: una calzatura sola da ch’è mondo desta il ciglio fa scompiglio, dà fastidio sulla rima palpebrale. È l’orrore d’esser colti dall’errore in contrassalto come smalto che sull’unghia millimetrico trascorre tal qual tempo che scolora. Sui soffitti museali stanno appesi i calamari che ciclopici e abissali furon bioluminescenza; carpo, dattilo e anche mano, ogni braccio ha le sue parti che movevan nella danza misteriosa di dorsali. Ora han l’aria d’impiccati: stinte sindoni spretate attraversano le volte ma di chiese sconsacrate. E però manca qualcosa dai colossi impolverati: un tentacolo gigante sta sinistro sul fondale, lacerato eppur vitale. L’esemplare singolare stante des...

(Redazione) - Dissolvenze - 47 - Aggiustate di sale e di pepe

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  di Arianna Bonino Giostra di zucchero , opera di un pasticcere di Bruxelles, fotografia di Sasha Stone ( 1933) Ditemi pure quello che volete: sarò un'inguaribile flâneuse, una vagabonda dei bordi, dei margini, delle svolte casuali, degli inciampi e dei ritrovamenti altrettanto fortuiti, ma davvero niente può attrarre il mio gusto più di una cosa insolita, inapparente, schiva, dimenticata o perduta. Ma, soprattutto, passata. Per capirci meglio, sto parlando di quel silenzio che ammette di esser rotto unicamente dal calpestio infantile d’un pavimento sconnesso, percorso furtivamente violando il divieto e oltrepassando la soglia di un mondo proibito quale solo può essere un solaio popolato da cianfrusaglie e chincaglierie. Di quel pulviscolo che aleggia sulle lenzuola stese ad assonnare i mobili di una casa che si lascia dormiente, senza sapere quando si farà ritorno, sul fantasma d’un pianoforte dimenticato fino a che il tempo stesso non lo scordi. Se questo “ modus amandi” vale i...

(Redazione) - Dissolvenze - 46 - …à l'aveugle, Paris, 5e arrondissement

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  di Arianna Bonino È sorprendente come dietro a nomi altisonanti e spesso indubitabilmente meritevoli, talvolta si siano celati predecessori tanto determinanti nell'ispirare i loro più noti emuli o discepoli quanto sconosciuti – o quasi – ai più. Personalmente ho un debole per questi brillanti e impolverati personaggi rimasti nell'ombra. Di frequente sono nomi relegati nelle note a piè di pagina, ma ancor più nelle note a piè di pagina delle appendici dei libri. In pratica, vengono citati nelle pagine che, guardando il volume di taglio, sono le meno battute, più chiare perché poco usurate, se non addirittura intonse. Costoro giacciono beatamente in quel candore cartaceo per anni e anni, talvolta secoli, rischiando di rimanerci addirittura per sempre. Ecco, non che io voglia esagerare, anche perché il personaggio in cui mi sono imbattuta forse non è così sconosciuto, considerando i suoi meriti. Eppure, a me risulta che ad oggi nessuno dei suoi intriganti scritti sia reperibile ...

(Redazione) - Dissolvenze - 45 - Eadem mutata resurgo

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  di Arianna Bonino Jan Peter Tripp, Schneeball ,  2017 (acrilico su carta) -  lo trovate  qui Eadem mutata resurgo È quello che ti dice la conchiglia quando l’orecchio accosti alla spirale un’eco misteriosa che risale di chissà quale lettera in bottiglia. Bambina ben nascosta dalla chiglia di quella barca bianca più del sale nell’ora del vociar delle cicale sentivo quel messaggio in dormiveglia. Chi l’ha affidato al fondo dell’opale non si sa bene cosa dir ci voglia: la voce vien dal buio più abissale. Mai giunge la parola sulla soglia perduta tra le curve del frattale custode di quell’elica di biglia. Malizia di cartiglia: tu credi d’aver colto il suo labiale ma è già diverso, anche se è sempre uguale. (Arianna Bonino)

(Redazione) - Dissolvenze - 44 - To baa or not to baa

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  di Arianna Bonino James Ensor , Squelettes se disputant un hareng saur , 1891.  Bruxelles, Musées royaux des Beaux Arts de Belgique  (lo trovate a questo  link ) To baa or not to baa Chissà il poeta in casa come vive, se prima di parlare sceglie il verbo tra gli aulici vocaboli e superbo si vanta per le dette iniziative. Nel traffico al mattino le invettive sono volgari termini col nerbo di chi bestemmia senza alcun riserbo o suonan come liriche missive? Ragiona in rima mentre fa la doccia? Magari quella goccia si fa stilla e terge – mica asciuga – gambe e braccia! Ma forse è solo quando lui barcolla dopo i bagordi, passata la bisboccia, che l’animo suo puro viene a galla: lo spirito o l’ingrulla e allora s’odon barbari belati o svela infine nobili i suoi afflati. ( di Arianna Bonino )

(Redazione) - Dissolvenze - 43 - Avorio

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di Arianna Bonino Io sono l'uomo elefante: la mano mi copre gli occhi e non mi acceca mai. … Io sono dico sempre senza finire mai Foto ricavata dal web Il dottor Treves, chirurgo reale britannico formatosi presso il Royal London Hospital (che all'epoca si chiamava ancora White Chapel), visse tra il 1853 e il 1923. Forse di lui si sarebbero perse le tracce se non fosse stato che tra i suoi pazienti ebbe in cura anche Joseph Carey Merrick, più noto come " L’Uomo Elefante ", cosiddetto a causa delle deformità che lo affliggevano. L’origine del processo degenerativo che condannò fin dall’infanzia Joseph Merrick ad un aspetto prima asimmetrico, poi disarmonico, quindi mostruoso, è identificata nella Sindrome di Proteo, anche se in realtà lo stato dei resti del suo corpo non è tale da permettere esami che diano la certezza clinica definitiva sull’effettiva diagnosi. Qualsiasi nome abbia, il male che lo colpì sfigurò la sua intera persona. La Sindrome di Proteo è una patolo...

(Redazione) - Dissolvenze - 42 - Quel che resta di Jo

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  di Arianna Bonino Josephine Verstille Nivison, detta Jo. Nasce in una domenica di marzo, a New York, nel 1883. Eldorado, pianista e professore di musica e la moglie Mary crescono Josephine seguendo una visione moderna e stimolandola alla lettura e all’arte. Jo prende anche lezioni di danza e sviluppa una sempre crescente sete di conoscenza. Legge appassionatamente, studia latino, storia, letteratura, filosofia, psicologia e si diploma all’istituto d’arte. Dopo il diploma, inizia a frequentare la New York School of Art. È qui che conosce Robert Henri, pittore ben noto per la sua visione antiaccademica e innovatrice e per la rivoluzionaria inclusione in pittura dei “temi urbani” trattati in modo non convenzionale, ben rappresentati dal Gruppo degli Otto che, sotto la sua guida, espone alle Macbeth Galleries di New York nel 1908. Di Josephine Henri realizza un ritratto dal titolo emblematico: “ The art student ”. Piccola, bruna, insolita , Jo. E con i pennelli, pronta a riprendere a...

(Redazione) - Dissolvenze - 41 - E il naufagar

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  di Arianna Bonino E il naufragar (testo inedito e foto di Arianna Bonino) Onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde, sale, alghe, sassi, catrame,  legni, branchie, perle, stelle, lische, riflessi, scogli, ancore, pesci, bottiglie, coralli, relitti, polpi, ossi, sabbia, sughero, squame, tentacoli, vetri, lenze, meduse, latta, stracci, conchiglie, piume, esche, ami, granchi, reti, reti,  granchi, ami, esche, piume, conchiglie, stracci, latta, meduse, lenze, vetri, tentacoli, squame,  sughero, sabbia, ossi, polpi, relitti, coralli, bottiglie, pesci, ancore, scogli, riflessi, lische, stelle,   perle, branchie, legni, catrame, sassi, alghe, sale, onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde.

Quel "non so che" dell'approdo poetico - piccole intuizioni a margine - di Sergio Daniele Donati

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  Foto di Sergio Daniele Donati Quelle che sto per scrivere sono mere intuizioni alla rinfusa dettate da un'impellenza che l'insonnia di stanotte, con il suo portato di flussi incrociati di pensieri, mi ha portato.  Quando la mente è stanca, per evidente paradosso, entra in iperproduzione, come piccioletta barca (1) ,   in cerca di un approdo sicuro, e sarebbe bene, se solo si fosse capaci di farlo, seguire il dantesco consiglio e non intraprendere quel viaggio. Ma, se le cime sono ormai sciolte, e altro non resta davanti a sé che l'indeterminata infinità del mare, non resta che navigare.  Allora stanotte, tra mille pensieri non certo rassicuranti, ho potuto indagare la natura  di approdo del dire poetico.  Versi sparsi, letture incrociate, si posavano infatti come lenimenti su quella sorta di iperventilazione mentale che mi stava attraversando. E quei versi, a cui tributo vera gratitudine, li ho potuti analizzare nella loro struttura più celata, come se fo...