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Visualizzazione dei post con l'etichetta Arianna Bonino

(Redazione) - Dissolvenze - 29 - Such is life

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  Poesia d’amore per Sunday (1) … In questi luoghi iniziava la selva. Le foglie tutt’attorno a noi: solo gli uccelli videro i nostri sguardi, solo il torrente correva con noi, solo quel profumo caldo, il suo tocco, fu testimone delle nostre carezze. … Sidney Nolan , sebbene poco noto in Italia, è stato uno dei maggiori pittori australiani. Se solo si fa una breve ricerca su questo artista, Nolan risulta conosciuto soprattutto per la serie di dipinti dedicati a Ned Kelly , eroe australo-irlandese che si ribellò alle vessazioni subite dalla popolazione da parte della polizia della colonia britannica di Victoria, ma anche fuorilegge, rapinatore di banche e ladro di cavalli, condannato venticinquenne a morte per impiccagione, morte avvenuta l’11 novembre del 1880 davanti al carcere di Melbourne, in presenza di una folla di cinquemila persone, alcune delle quali udirono Kelly pronunciare le sue ultime parole: “ Such is life ”. Ma torniamo innanzi tutto a Nolan, perché qui c’è da scrivere an

(Redazione) - Dissolvenze - 28 - Dopo la mia morte

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  A cura di Arianna Bonino Michel Leiris, nell’omonimo saggio che gli ha dedicato, di lui scrive: “ Roussel non ha mai viaggiato nel senso proprio della parola. Con ogni probabilità infatti non vestì mai i panni del turista, l'esterno non intaccò mai l'universo che portava in sé e di tutti i paesi che visitò vide soltanto quello che aveva sognato di vederci, elementi in perfetta corrispondenza con quell'universo che gli era proprio. Il suo viaggio a Tahiti non fu nient'altro che un pellegrinaggio alla tomba dell'eroina di Pierre Loti; la Persia gli ricordava le operette che amava e i costumi dei suoi abitanti lo facevano pensare ai travestimenti della Gaîté. Collocando l'immaginario al di sopra di tutto, più che dalla Realtà sembra sia stato attratto da tutto ciò che era teatro, inganno e falsa apparenza.[...] Come tutti i grandi poeti, anche Roussel, che più di chiunque altro dovette sentirsi solo al mondo, si portava dietro ovunque il suo corteo di angeli e di

(Redazione) - Dissolvenze - 27 - All Star

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  A cura di Arianna Bonino Ho una gran voglia di una mela grossa e succosa. Ho una gran voglia di una passeggiata breve, tagliente e piena di gelo. Ho una gran voglia di libertà. Jiří Orten Non so voi, ma personalmente i pic-nic ai quali talvolta ho partecipato, non si sono mai compiaciuti di sfoggiare quei bei canestri ricolmi di baguette dorate, frutta fresca, delizie d'ogni genere e ancor meno quelle valigette di vimini, ove cinghie in cuoio trattengono stoviglie bianche e blu – tassativamente numerate - e dai fini decori floreali, calici di cristallo a tulipano per gustare fresche bevande rigorosamente servite da bottiglie di vetro a sezione esagonale con quei bei tappi meccanici (senz'altro e assolutamente in porcellana) e dall'invitante opacità che sta a indicare che la temperatura di servizio è perfetta (come potrebbe non esserlo?); e poi posate lucidatissime e quindi lucidissime, certamente in argento, definitivamente in stile inglese. I pic-nic che mi ricordo io,

(Redazione) - Dissolvenze - 26 - Toolbox

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  A cura di Arianna Bonino Allora, considerando che, come tutti sappiamo, capita con una certa frequenza di dover dimostrare l’isocronismo della caduta di corpi lungo una spirale, ecco le istruzioni per costruirsi lo strumento atto a tale scopo: 1. Rispolverare l’attrezzatura da bricolage e creare una base esagonale di legno  (per rispolverare si può soffiare, certo. C’è solo da considerare che s’alzerà un pulviscolo di cristalli e ricordi, ma tant’è) 2. Fissare alla base esagonale di legno sei aste di ottone ricurve che, unendosi in un vertice comune, formino un paraboloide  (la creazione dal nulla di strutture complesse e intricate, si sa, è un gioco da ragazzi: siamo tutti esperti in materia) 3. Avvolgere a spirale una coppia di fili metallici, in modo da formare un binario che sale dalla base alla sommità dell'apparecchio  (l’elettricità ha un ruolo fondamentale nella dinamica di ciascun esperimento. È da una scintilla che tutto sempre prende il via) 4. Al vertice del paraboloi

(Redazione) - Dissolvenze - 25 - "Un amore (Allegoria dell'amor virtuoso" di Giovanni del Campo)

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A cura di Arianna Bonino Io veggio ben sì come già resplende ne l’intelletto tuo l’etterna luce, che, vista, sola e sempre amore accende; e s’altra cosa vostro amor seduce, non è se non di quella alcun vestigio, mal conosciuto, che quivi traluce. (Dante Alighieri - Par., vv 7-12) Giovanni del Campo (o, se preferite, Jean Duchamps ) è un uomo misterioso e lo rimarrà. Quel poco che si sa di lui lo rende ancora più magnetico. E, sicuramente, nascoste in qualche vecchio atelier o annoiate alle pareti di qualche corridoio ombroso, in questo momento ci sono tele sue, di cui rimarrà anonima per sempre la paternità. Sono poche le opere che si possano attribuire senza ombra di dubbio a Giovanni del Campo. Siamo nel Rinascimento (1600 - 1648) e del Campo, formatosi ad Anversa ed appartenente a quel gruppo di pittori fiamminghi e olandesi noti come “Bentvueghels”, si sposta in Italia, precisamente a Roma, per studiare l'opera dei contemporanei. In Italia i fiamminghi vengono a scoprire anche

(Redazione) - Speciale "I Mostri" - Hortus Pictus di Arianna Bonino

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  di Arianna Bonino Hortus Pictus Foliacea e radicata è la gran parte di tutto ciò ch’è vivo sul pianeta e condivide con l’anacoreta di star con ferma forza rara l’arte. Desertica o pluviale sulle carte sta disegnata dalla a alla zeta, eppure non si trova del poeta la pianta del Moly, messa in disparte. Talvolta perde un colpo la Natura dotandosi di specie stravagante: chimerica e deforme, fa paura. Ciononostante forse fu aberrante l’antidoto, il rimedio, la gran cura che mise in salvo Ulisse, l’uomo errante. Così nemmeno Dante senza Caronte e l’occhio suo di brace sarebbe giunto infine ad aver pace. (Arianna Bonino) _____ L’immagine è tratta dal Codex Seraphinianus di Luigi Serafini

(Redazione) - Dissolvenze - 24 - Lituo

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  A cura di Arianna Bonino E quel che mi convien ritrar testeso, non portò voce mai, né scrisse incostro, né fu per fantasia già mai compreso Dante, Paradiso, XIX, 7-9 Piano pianissimo nella notte seguo il mio piede antenna, sempre allerta fuori dal lenzuolo. Scivolata via dal letto, a occhi chiusi, fiuto il buio, un buio di casa. Le dita sui muri, le infinitesime nervature sfiorate, risvegliate dai glifi della pelle, le assi sotto i passi, le chiavi ferme e zitte nelle toppe. Un pentagramma di legno il corridoio, costellato dalla via lattea contraria dei suoni che lascio nelle impronte, nel moto funambolo e sonnambulo verso un punto preciso del mondo. Casa io chiamo le mie carte di guardia, guardiane che guardano il mio sguardo, i tagli di piede bianco d’ifa, fosforici barlumi che segnano la strada, miei piccoli fantasmi. Casa è l’unghia anulare che tira di fioretto con dorsi, costole, unghiature, alette. Casa è lì di notte dove parole orizzontali tutte nude stanno, e parlano alla voc

(Redazione) - Dissolvenze - 23 - Antropologia dell’atterraggio

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A cura di Arianna Bonino Erik Bulatov, “Horizon” (1971-72) Ho capito che il famoso pezzo sul concetto di sacro nella storia dell'umanità dalle origini ad oggi, pezzo a cui lavoro mentalmente da almeno dieci anni – dieci anni in cui in effetti non ho trascurato (e in buona fede, forse) di rassicurarmi a più riprese che eravamo quasi a tiro –, è invece, alla fine, un'opera che va oltre la mia portata, e ineluttabilmente. Nel frattempo ho viaggiato molto, notando tutta una serie di ritualità apotropaiche dedicate alla delicatissima fase dei decolli e soprattutto degli atterraggi aerei: coroncine all'Ausiliatrice – sussurrate, con la mano ficcata in tasca dal momento dell'annuncio che “ siete pregati di riposizionare lo schienale in posizione verticale”–,  arpionaggio della mano del 12B – uno sconosciuto, ma che non commetterebbe mai il sacrilegio di respingere l'artigliata, artigliata che a sua volta scarica sul 12C, che, d'altronde, fa la stessa cosa sul bracciol

(Redazione) - Dissolvenze - 22 - Switch

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A cura di Arianna Bonino Foto di Arianna Bonino On. La notte assomiglia a un grande black-out. Lo è. Sarà per questa ragione che mi piace. Un buio che assorbe e cristallizza tutto, esclude la vista, riverbera ogni impulso restituendolo verso l’interno dello sguardo. Permette - o impone - lo scandaglio di anfratti esclusi e trascurati dagli scenari diurni. La notte è un posto silenzioso, oltre che buio. Sembra un’origine, ha la bellezza di una cosa nuova, ogni volta. Tutto più pulito. È un vuoto a prendere la notte, un infra-spazio personale nel quale tutto è possibile, anche se poi rimane silenzioso e inoccupato, non agito. Ha le sembianze di una morte momentanea, un transitorio anonimato dall’essere e dal fare. Il buio e il silenzio riscrivono le coordinate del mondo, lo rendono primitivo, s’ergono a libertà infinita e totale, tanto da fare a meno di tutto, anche di chi la usi. La notte è Shabbat personale e privato, festa dove si può non essere al mondo, quasi non essere mai stati pr

(Redazione) - Dissolvenze - 21 - Di rane, di papi, d’inganni

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A cura di Arianna Bonino Chiariamo subito il fatto che qui di chiaro c'è poco e niente, o forse molto, addirittura quasi tutto, e che, alla fine, vi dirò in ogni caso chi è stato preso in giro. Partiamo dalle informazioni, come è giusto fare sempre, anche perché ormai tempi non sospetti non ne esistono più, se mai ce ne sono davvero stati. Le certezze che non abbiamo: chi sia l'autore quale sia il titolo (se c'era) quale sia il significato dell'opera quante copie ne esistono realmente se l'originale sia davvero perduta Le certezze che abbiamo: è un olio su tavola misura 53 x 65 cm è stato dipinto intorno al 1480 (peraltro con un abbondante margine d'incertezza) è una copia dell'originale si trova attualmente al Musée Municipal, St.-Germain-en-Laye è noto con il titolo "Il prestigiatore" che però gli è stato attribuito solo diverso tempo dopo la sua realizzazione è attribuito a Jeronymus Bosch , ma con riserve anche in questo caso Ora isolerò tutti