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Visualizzazione dei post con l'etichetta Dialoghi poetici coi Maestri

Dialoghi poetici coi Maestri - 64 - Edmond Jabès

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  Il avait – lui semblait-il – mille choses à dire à ces mots qui ne disaient rien; qui attendaient, alignés; à ces mots clandestins, sans passé ni destin. Et cela le troublait infiniment; au point de n’avoir, lui-même, plus rien à dire, déjà, déjà. Edmond Jabès Tratto da L’appel (1985-1988), in Le Seuil le Sable, Poésie - Gallimard, 1990, p. 396 _____ Aveva – così gli pareva – mille cose da dire a queste parole che non dicevano niente; che attendevano, in fila; a queste parole clandestine, senza passato né destino. E ciò le sconvolgeva senza sosta; al punto di non avere, lui stesso, più niente da dire, già, già. Traduzione libera di Sergio Daniele Donati Il était chauve. Et son regard restait  immobile sur le vide de la parole ,  d'où il tirait – quand il avait de la chance – des petits cris de joie enfantine, comme lorsqu'un vent froid nous réveille du monde des morts. _____ Era calvo.  E il suo sguardo restava immobile sul vuoto della parola, da cui ricavava - quando era for

Dialoghi poetici coi Maestri - 63 - Vittorio Bodini

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  Tanti anni Noi abitiamo in una rosa rossa. Passavano treni in corsa alla periferia - un gomito sonoro - e tutto il resto era un fermento di cieli. Un meriggio d'inverno, col sole su un muro bianco, riconoscemmo la nostra amata calligrafia. Chi avrebbe mai pensato che voi scriviate come un'ombra d'alberi, come i pettini freddi con i denti coperti di capelli! (S'era in pena per voi.) Così passammo la notte. Vittorio Bodini - Tratto da " Altri versi" (1945-47) Quel giorno Il giorno in cui riconobbi  il tratto incerto di una calligrafia a me familiare sulla corteccia di una betulla la cui epidermide bianca  era macchiata dalle sbavature di un inchiostro bambino, quel giorno, dicevo, compresi - con la grezza sapienza dei midolli - la debolezza di ogni nostra articolazione e la tenace tensione del ramo verso l'alto. È il peso dell'indicibile, sai, che ci impedisce di seguire  una linea retta  e verticale verso l'infinita  area  bianca  dei significat

Dialoghi poetici coi Maestri - 61 - Dino Campana

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IL CANTO DELLA TENEBRA La luce del crepuscolo si attenua: Inquieti spiriti sia dolce la tenebra Al cuore che non ama più! Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare, Sorgenti, sorgenti che sanno Sorgenti che sanno che spiriti stanno Che spiriti stanno a ascoltare...... Ascolta: la luce del crepuscolo attenua Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra: Ascolta: ti ha vinto la Sorte: Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte: Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte Più Più Più Intendi chi ancora ti culla: Intendi la dolce fanciulla Che dice all’orecchio: Più Più Ed ecco si leva e scompare Il vento: ecco torna dal mare Ed ecco sentiamo ansimare Il cuore che ci amò di più! Guardiamo: di già il paesaggio Degli alberi e l’acque è notturno Il fiume va via taciturno...... Pùm! mamma quell’omo lassù! Dino Campana Tratto da  Canti Orfici TENEBRA È lunga e tenuta quella nota che dall'indaco scolora nel nero/blu di Prussia di una notte senza stelle.  E non fermano l'indole mi

Dialoghi poetici coi Maestri - 60 - René Char

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39 Nous sommes écartelés entre l’avidité de connaître et le désespoir d’avoir connu. L’aiguillon ne renonce pas à sa cuisson et nous à notre espoir. ( René Char ) ____ Siamo divisi tra la brama di conoscere e la disperazione di aver conosciuto. La spina non rinuncia al suo morso,  noi alla nostra speranza. (Trad. di Giorgio Caproni ) ________ Nous subissons constamment le fardeau de nos souvenirs prénatals et le cri du faucon au coucher du soleil nous donne l'illusion d'un retour  à ce que nous  n'avons jamais connu. (Sergio Daniele Donati) ____ Subiamo costantemente il fardello delle nostre memorie prenatali e il fischio del falco al tramonto ci dona l'illusione d'un ritorno a ciò che mai  abbiamo conosciuto. (Traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati)

Dialoghi poetici coi Maestri - 59 - Georg Trakl

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Silenzio Pallidi riflessi sui boschi la luna che ci fa sognare il salice vicino allo stagno scuro piange silenziosamente nella notte. Un cuore si spegne – e a poco a poco Le nebbie si diradano, si alzano… Silenzio, Silenzio! Georg Trakl - 1904 Forse perché non mi dico poeta, la luna parla poco  alle nebbie del mio sogno.  Ma quell'albero, sì, bisbiglia anche a me  d'un singulto roco di radici,  ammutolite dalla tirannia  d'un bruno silenzio. Un silenzio uterino e palindromo urla   vendetta e spezza ossa ancora giovani, senza la pietà della pietra per il seme d'olmo, mai interrato, che tengo ancora, sul palmo della mano. Sergio Daniele Donati  - inedito ,  8 settembre 2023

Dialoghi poetici coi Maestri - 57 - Camillo Sbarbaro

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A volte, mentre vado per le strade della città tumultuosa solo, mi dimentico il mio destino, d’essere uomo tra gli altri e, come smemorato, anzi tratto fuor di me stesso, guardo la gente con aperti estranei occhi. M’occupa allora un puerile, un vago senso di sofferenza e d’ansietà come per mano che m’opprima il cuore. Fronti calve di vecchi, inconsapevoli occhi di bimbi, facce consuete di nati a faticare e riprodursi, facce volpine stupide beate, facce ambigue di preti, pitturate facce di prostitute entro il cervello mi s’imprimono dolorosamente. E conosco l’inganno per cui vivono, il dolore che mise quella piega sul loro labbro, le speranze sempre deluse, e l’inutilità della lor vita amara e il lor destino ultimo, il buio. Ché ciascuno di essi porta in sé la condanna d’esistere; ma va solo assorto nell’attimo che passa, distratto dal suo vizio prediletto. Provo un disagio simile a chi veda inseguire farfalle lungo l’orlo d’un precipizio... ( Camillo Sbarbaro )

Dialoghi poetici coi Maestri - 56 - Paolo Conte

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C’era tra noi un gioco d’azzardo Ma niente ormai nel lungo sguardo Spiega qualcosa Forse soltanto Certe parole sembrano pianto Sono salate, sanno di mare Chissà, tra noi, si trattava d’amore Ma non parlo di te, io parlo d’altro Il gioco era mio, lucido e scaltro Io parlo di me, di me che ho goduto Di me che ho amato E che ho perduto E trovo niente da dire o da fare Però tra noi si trattava d’amore C’era tra noi un gioco d’azzardo Gioco di vita, duro e bugiardo Perché volersi e desiderarsi Facendo finta di essersi persi Adesso è tardi e dico soltanto Che si trattava d’amore e non sai quanto Paolo Conte - testo della canzone Gioco d'azzardo Io non so giocare al gioco dell'amore; so essere dado o forse panno, verde come la sua bile quando dissi amore . Disse: è presto, come puoi dirlo? Abbassai lo sguardo; il dado era tratto sul suo sguardo vitreo e sulle cinque lettere che mi tornavano in gola come riflusso. Scusa, Paolo,  se ti rubo il verso,  ma adesso è tardi e dico soltanto c

Dialoghi poetici coi Maestri - 55- Erez Biton

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Quando ero un bimbo di luce tutti i colori vennero a bussare: “Apri, apri” dicevano alle mie pupille clementi, e gareggiavano per rifrangersi blu dentro il blu. Il sole del crepuscolo mi scorse suoi raggi come due trecce chiare di bambine che conducono una vacca con un vincastro. Nella città di Lod quando ero un bimbo di luce le cime mi sollecitavano: “Sali, Sali”, nell’abbraccio delle nostre vette. Tutti gli steccati erano più bassi di me basso Quando ero un bimbo di luce le distanze mi assorbivano nella rapidità di un altro tempo. (Erez Biton - Da Canti di cecità, Hakibbutz Hameuchad, 2013) Fui bimbo di penombra  dimenticato da chi portava  l'onere di spiegarmi il mondo e non vidi - no, non vidi nulla - finché un maestro  non mi chiuse le palpebre e mi disse:  "ora ascolta". Fui bimbo di penombra, e ancora adesso la notte immagino  le danze dei colori sulla retina di mio figlio e mi manca la presa al polso di un maestro tenace che mi impedí la caduta finché

Dialoghi poetici coi Maestri - 54. Milo De Angelis

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OMBRE Di notte le ombre si aggirano per i campi di calcio vuoti, ripetono infinite volte i dribbling non riusciti e i tiri al volo mancati dai ragazzi. Le ombre del campo rifanno di notte le partite che avevano visto al mattino. Le porte sono lontanissime l’una dall’altra e i portieri non riescono a vedersi, non sanno quello che accade a centrocampo, molti chilometri più in là, dove tutto è diverso e non è più estate: pantano, sabbia, macchie di neve intralciano le ombre dei giocatori, alcune in canottiera, altre con la sciarpa al collo. Milo Del Angelis  OMBRE Le mie no, Milo. Le mie ombre di notte inseguono lemmi e pericopi e salti nel mito del linguaggio che - fra noi possiamo dirlo - è il grande inganno ; e non solo per chi scrive. Le mie ombre di notte mi incrostano il sogno e disegnano sul muro, su cui danzano ombre cinesi, il volto divino e orribile della mia grande ferita. Un volto di donna, ça va sans dire, che non cessa di ridere degli inciampi dello

Dialoghi poetici coi Maestri - 53. Francesco Scarabicchi (2)

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Una solitudine Che ne sarà dell'uomo paziente e solitario che vedo, rincasando dipingere un cancello? Tratto da Francesco Scarabicchi  «Il prato bianco» Einaudi editore (2017) Esili speranze cave Ho incontrato ieri per strada un uomo la cui barba non potrà testimoniare a discolpa d'una vita. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 ____ NDR: Potrete trovare un altro dialogo poetico con Francesco Scarabicchi a questo  link

Dialoghi poetici coi Maestri - 52. Hermann Hesse

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Azzurro della sera O pura visione tutta incanti, quando da porpora e d'oro, sereno amabile grave, tu cielo di luce della sera ti dilati. Tu ricordi un mare azzurro dove felicità è alla fonda per una quiete beata. Dal remo sgocciola l'ultima stilla di terreno cruccio. Titolo originale: Spätblau Traduzione di Roberto Fertonani Indaco Fu indaco quel passaggio per me che venivo da lande grigiastre ove il flusso  dei pensieri si confonde con  un'aria sospesa tra fili  tesi d'ansie celesti. L'aspirazione al cielo, di notte, è un richiamo lontano un ululato di desiderio che veda finalmente requie il cammino senza sosta di chi si è perso. Sergio Daniele Donati  inedito 2023

Dialoghi poetici coi Maestri - 50. Rainer Maria Rilke (2)

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Canto d'amore E come tratterrò l’anima mia, perché la tua non sfiori? Come la leverò verso altre sfere, dove tu piú non sia? Oh, celarla vorrei presso qualcosa che si smarrisse in buia solitudine, in un angolo ignoto e silenzioso che non vibrasse più quando rivibrano gli abissi tuoi!… Ma tutto ciò che appena ne disfiora, ci prende insieme al pari dell’archetto che da due corde trae solo una voce. Su qual strumento, ahimè, siamo noi tesi? E chi lo regge e suona?… Oh melodia! Rainer Maria Rilke Tratto da “Nuove Poesie, in  “Liriche scelte e tradotte da Vincenzo Errante”, Sansoni, 1941 (Traduzione di Vincenzo Errante) Canto d'amore Son nato dal tratto storto d'un pennino antico e m'ha raddrizzato lo stesso tuo canto; il bicordo dell'anima mia con la voce dell'assenza.  Per questo nelle notti d'estate s'abbraccia la dea velata  che abita le mie iridi  al monotòno dell'assiolo. Si compone di più voci quella prece che pare una solo a chi non sa cogliere 

Dialoghi poetici coi Maestri - 49. Erich Fried e Patrizia Cavalli (conversazione a tre sull'espiazione)

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Espiazione Chi vuole espiare tutto non ci riesce Chi vuole espiare molto espia soltanto poco Chi vuole espiare poco non espia proprio niente Chi vuole espiare soltanto quel che si lascia espiare senza danni non fa che causare danni peggiori Forse bisogna espiare lo stesso ma non con l'espiazione (Erich Fried) Esseri testimoni di se stessi Esseri testimoni di se stessi sempre in propria compagnia mai lasciati soli in leggerezza doversi ascoltare sempre in ogni avvenimento fisico chimico mentale, è questa la grande prova l’espiazione, è questo il male. (Patrizia Cavalli) Un'antica questione Mi chiedevo anch'io già allora  se espiazione non fosse il nome della più diffusa blasfemia:  l'incapacità senza fondo d'ogni essere umano di aderire senza condizioni alla vita. L'unica cosa da espiare vivendo è la nostra eterna distrazione. (Sergio Daniele Donati)

Dialoghi poetici coi Maestri - 48 Sergio Corazzini

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Dopo Il passo degli umani è simile a un cadere di foglie... Oh! primavere di giardini lontani! Santità delle sere che non hanno domani: congiungiamo le mani per le nostre preghiere. Chiudi tutte le porte. Noi veglieremo fino all'alba originale fino a che un immortale stella segni il cammino, novizii, oltre la Morte! (Sergio Corazzini -  tratto da Io non sono un poeta ,  Interno poesia, 2021) Prima Il gesto, lento lento, d'alzare al cielo le mani perché vengano trafitte  da luci lunari, e ripetere senza sosta poesie imparate a memoria sotto lo sguardo amorevole d'una madre immaginaria, la mano sulla nuca - la mano rassicurante - del padre che non fu, di questo è fatta la mia speranza. L'assenza crea spirali di vita in chi non dimentica le formule che aprono le porte del sogno.  (Sergio Daniele Donati -  Inedito  2022)

Dialoghi poetici coi Maestri - 47 Antonia Pozzi, Patrizia Valduga ed io (un dialogo a tre)

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Canto della mia nudità Guardami: sono nuda. Dall'inquieto languore della mia capigliatura alla tensione snella del mio piede, io sono tutta una magrezza acerba inguainata in un color avorio. Guarda: pallida è la carne mia. Si direbbe che il sangue non vi scorra. Rosso non ne traspare. Solo un languido palpito azzurro sfuma in mezzo al petto. Vedi come incavato ho il ventre. Incerta è la curva dei fianchi, ma i ginocchi e le caviglie e tutte le giunture, ho scarne e salde come un puro sangue. Oggi, m'inarco nuda, nel nitore del bagno bianco e m'inarcherò nuda domani sopra un letto, se qualcuno mi prenderà. E un giorno nuda, sola, stesa supina sotto troppa terra, starò, quando la morte avrà chiamato. (ANTONIA POZZI) Vieni, entra e coglimi, saggiami provami… comprimimi discioglimi tormentami… infiammami programmami rinnovami. Accelera… rallenta… disorientami. Cuocimi bollimi addentami… covami. Poi fondimi e confondimi… spaventami… nuocimi, perdimi e trovami, giovami. Scovami…

Dialoghi poetici coi Maestri - 46 Velimir Chlebnikov (un dialogo in più stanze)

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Velimir Chlebnikov - immagine di repertorio dal web Senti il rumore, eh, amico mio Questo qua è dio che salta dentro un Pio. ( Velimir Chlebnikov - tratto da 47 poesie facili e una difficile a cura e tradotto da Paolo Nori - Quodlibet ed.) Sento odor di risacca, del ritorno di Dio nelle schiume del pensiero;  che non è mai mio. ( Sergio Daniele Donati -  inedito 2022 ) Poco, mi serve. Una crosta di pane, un ditale di latte, e questo cielo e queste nuvole. ( Velimir Chlebnikov - tratto da 47 poesie facili e una difficile a cura e tradotto da Paolo Nori - Quodlibet ed.) Il cielo non basta mai a sé stesso; è stanco il mio orecchio d'ascoltare di penne eccelse l'incapacità di dimenticarsi di sé. ( Sergio Daniele Donati -  inedito 2022 ) Nella piazza della vecchia città Si è raccolta una nera assemblea: Operai, ragazze, militari. E l'albero delle parole lascia cader le foglie. ( Velimir Chlebnikov - tratto da 47 poesie facili e una difficile a cura e tradotto da Paolo Nori - Quo

Dialoghi poetici coi Maestri - 45 Maurizio Cucchi

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I Poesia non è che momento di suspense collegamento temerario  tra la vita e la morte E la vita - chi non lo sa? - è congiunzione amorosa. II Se le campane dànno rintocchi solamente metallici e i nostri volti sono volti scombiccherati e assurdi le nostre frasi talvolta sconnesse, non ti meravigliare; siamo orfani di padre. (Entrambe le poesie sono tratte da Maurizio Cucchi  -  da Paradossalmente e con affanno - Einaudi editore) I Mi chiami con passo d'airone nella palude a dir della poesia ciò che lei di sé stessa non dice . E la vita - io ne son certo - è parola di quattro lettere. II Le campane gioiose dell'inquisizione di lontano; ci coprivamo i volti per salvarne il ricordo prima dello scempio. Non ti meravigliare se fu il figlio a uccidere il padre. (Entrambe le poesie - inedite 2022  di  Sergio Daniele Donati  © )

Dialoghi poetici coi Maestri - 44. Chandra Livia Candiani

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  La pelle è sempre in prima linea come i cappotti le madri i villaggi, è un confuso conoscitore di mondi è serbatoio e cemento trasale fa barriera è distendibile e delicatamente resistente sanguina respira. Nuca mani e piedi spalle petto fianchi conoscono il mondo senza l’assedio della narrazione stormiscono e scompensano il pensiero. La pelle è educazione sentimentale ogni parola un branco che preme i pori e ne fa porte sul cielo vuoto dell’interno, dove soffia la memoria l’aria del tempo. Per primo viene il tatto quando mettiamo una parola al mondo. Invecchiando la pelle diventa più sottile perché aumenta il desiderio di mistero, diminuisce la paura di attacco. È nuda su questa terra, si sbriciola nel passaggio. In lei la vita umana si consuma e poi si spegne o forse vola fuori di lei, la lascia. Chandra Livia Candiani Tratto da La domanda della sete 2016-2020 (Einaudi, 2020) Ho visto pelli farsi barriera contro le scorie d'un mondo asmatico. Altre assorbivano il soffio d'u

Dialoghi poetici coi Maestri - 43. Fernanda Romagnoli

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  Strada Di luglio, al lungo sole della sera le case stanno appese in un silenzio d'arnia dopo il volo, Ragazzi se ne vanno alti leggeri giù per la via. Farfalle svolano le ragazze. All'ombra delle tende azzurre gialle approda il vecchio. Siede, guarda intorno la scena: mitemente nel suo castello d'ossa si consola di farne ancora parte. Ma l'anima - è in disparte Fernanda Romagnoli Tratto da "La folle tentazione dell'eterno" Interno poesia edizioni Stasi Comincia sempre così, Fernanda, il richiamo della stasi, tra miraggi e fate morgane d'un luglio che attanaglia i pensieri e obbliga lo sguardo a posarsi sull'Altrove quotidiano. La morte e il mutamento appoggiano piedi nudi sui muschi d'una vita che palpita e scorrono via come ipotesi suoni di lira in un mito d'asfalto. Le ossa, Fernanda, testimoniano resistenza alla decomposizione del reale - la tenace lotta di chi di vuol stare là dove tutto si trasforma in pulviscoli e nutrimenti  per in

Dialoghi poetici coi Maestri - 42. Giorgio Caproni

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L’occasione L’occasione era bella. Volli sperare anch’io. Puntai in alto. Una stella o l’occhio (il gelo) di Dio? (Giorgio Caproni - tratta da Il franco cacciatore, Garzanti, 1982) Vita Ebraica A me gela il ghiacciolo caduto a terra, o delle stelle percepire l'afasia nel tempo. Non venero gli astri se non nella loro caduta come teste e cocci degli idoli di Terach. (1) Il mio Dio si cela al mio sguardo dalla notte dei tempi. M'ha donato però grandi orecchie, per intuirne la voce di silenzio nelle pause dei mono-toni dell'assiolo, o nell'istante fugace che separa con un sorriso il sogno  dalla veglia. Non ho occasioni da cogliere, Giorgio - il tempo traccia linee e cerchi e spirali, inesorabile, senza chiedere permesso - mia è solo la scelta di affidarmi  a un udito antico  e non all'astigmatismo del mio sguardo.   (Sergio Daniele Donati - inedito 2022) ___ (1) - Padre di Abramo e costruttore di idoli per i culti dell'epoca. La loro distruzione da part