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(Redazione) - Dissolvenze - 25 - "Un amore (Allegoria dell'amor virtuoso" di Giovanni del Campo)

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A cura di Arianna Bonino Io veggio ben sì come già resplende ne l’intelletto tuo l’etterna luce, che, vista, sola e sempre amore accende; e s’altra cosa vostro amor seduce, non è se non di quella alcun vestigio, mal conosciuto, che quivi traluce. (Dante Alighieri - Par., vv 7-12) Giovanni del Campo (o, se preferite, Jean Duchamps ) è un uomo misterioso e lo rimarrà. Quel poco che si sa di lui lo rende ancora più magnetico. E, sicuramente, nascoste in qualche vecchio atelier o annoiate alle pareti di qualche corridoio ombroso, in questo momento ci sono tele sue, di cui rimarrà anonima per sempre la paternità. Sono poche le opere che si possano attribuire senza ombra di dubbio a Giovanni del Campo. Siamo nel Rinascimento (1600 - 1648) e del Campo, formatosi ad Anversa ed appartenente a quel gruppo di pittori fiamminghi e olandesi noti come “Bentvueghels”, si sposta in Italia, precisamente a Roma, per studiare l'opera dei contemporanei. In Italia i fiamminghi vengono a scoprire anche

(Redazione) - Il maschile - 04 - Guido e Dante. Verifica di una amicizia

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A cura di David La Mantia Non c’è verso. Il tema dell’amicizia sfugge inevitabilmente a qualsiasi definizione scontata. Che si tratti dell’amicizia imberbe e tragica di Eurialo e Niso o di Cloridano e Medoro, di quella eroica tra Diomede e Ulisse o di quella comica e rassegnata di Don Chisciotte e Sancho Panza, che sia quella fumettistica tra Cico e Zagor, tra Tex Willer e Kit Carson, che sia quella tra “il bandito ed il campione” dell’omonima canzone di De Gregori, l’unico dato certo è che non esiste ricetta e che gli esiti di questo sentimento sono imprevedibili. Da sempre, sin da quando ho cominciato a leggere seriamente testi poetici, l’amicizia tra Dante e Cavalcanti mi ha sempre interessato. Nata, stando a quel che ci racconta il Sommo nella Vita nova, dopo una ardita interpretazione di un sogno che il secondo fece al primo.  E che piacque all’Alighieri a tal punto da renderlo quasi inseparabile in Firenze dal suo compagno di avventure. Dante e Guido. Divisi da pochi anni di et

(Redazione) Specchi e labirinti - 02 - Invito alla lettura di Immanuello Romano, amico (?) di Dante

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  A cura di Paola Deplano Dante Alighieri, uno di noi. Anche lui aveva degli amici, come tutti. Guido, i’ vorrei che tu, Lapo ed io ( incipit dell’omonimo sonetto); «Casella mio, per tornar altra volta//là dov’io son, fo io questo vïaggio» ( Purg. II, vv. 91-92); E ravvisai la faccia di Forese. ( Purg. XXIII, v.48); Guido Cavalcanti, Lapo Gianni, Casella, Forese Donati ebbero l’onore di essere esplicitamente menzionati dall’Alighieri nelle sue opere, ma non erano, ovviamente, i suoi unici amici. Complici anche le peregrinazioni successive al bando da Firenze, egli venne a contatto con altri intellettuali che ebbe modo di conoscere ed apprezzare, legandosi a loro anche affettivamente. Durante il soggiorno a Verona, presso la corte di Can Grande della Scala, egli probabilmente conobbe e apprezzò Immanuello Romano, anche lui in esilio nella città scaligera in quegli stessi anni. Immanuello Romano , conosciuto anche come Manoello Giudeo o ‘Immanu’èl ben Shlomò ha Romì, figlio del

Dialoghi poetici coi Maestri 16. - Dante Alighieri

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Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, ché 'l velo è ora ben tanto sottile, certo che 'l trapassar dentro è leggero. Io vidi quello essercito gentile tacito poscia riguardare in sùe, quasi aspettando, palido e umìle; e vidi uscir de l'alto e scender giùe due angeli con due spade affocate, tronche e private de le punte sue. Verdi come fogliette pur mo nate erano in veste, che da verdi penne percosse traean dietro e ventilate. L'un poco sovra noi a star si venne, e l'altro scese in l'opposita sponda, sì che la gente in mezzo si contenne. Ben discernëa in lor la testa bionda; ma ne la faccia l'occhio si smarria, come virtù ch'a troppo si confonda. Dante Alighieri da Commedia – Pugatorio – Canto VIII ___________ Sogni Attendi ti prego, solo un poco, a descriver il sogno. La parola spazza polveri a me sacre, lontano. Vidi anch'io angeli calare lenti sull'onda di desideri piani e udii cori e litanie sorgere da conchiglie. Alghe danzavano