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Fenice

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Non credere che ciò che cede e si cela e diviene evanescente si dissolva nelle terre dell'oblio. Fenice eterna, cerca  una nuova forma per risorgere. E se provi poi,  ammirato dalla sua trasformazione, ad accarezzargli le piume l'ustione sul tuo palmo sia testimonianza di quando hai cessato di credere nelle sue potenzialità. Oggi mi manca una voce, una sola, eppure mille. Le cerco tra le mie lettere e tace non solo la Alef, come è solita fare dalla notte dei tempi, ma anche la Tzade, canterina. Ha paura che il suo messaggio di giustizia oggi non sia adatto per un uomo con le ossa rotte. Si corica al mio fianco, come sempre, la Nun e mi canta una nenia antica e di miele; una nenia, la sua, di sole tre parole: Tu sei l'Uomo. Sergio Daniele Donati - inedito 2022 Foto di Noelle Oszwald

Nun

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  Senza merito, né onta ciò che cade risale se sa trattenere tra le mani, prima che si sbuccino, polveri di significato. Là su quella pietra levigata ho battuto il capo e rossi sono ora i licheni  che dimorano nelle sue crepe. Si corica al mio fianco una lettera antica: NUN e mi ricorda di dimenticare  la ragione della mia risalita. 

Nun (in tre versi)

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  Non costringerò in tre versi l'odore di mirto  dei tuoi lenimenti e il suono d'argento  delle tue nenie di consolazione