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Visualizzazione dei post con l'etichetta Fisiologia dei significati in poesia

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 18 - Il poeta e la sua parola (Parte quarta - Antitesi)

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  di Giansalvo Pio Fortunato Ad un’analitica ipostatizzata della poesia risponde una ferrigna analitica espressiva, la cui ragione si istituisce nel modo proposizionale e nella rigorosa artigianalità. In tal senso, la riflessione meramente riconducibile ad un approccio da enunciato o la più costruttiva critica letteraria si muovono entro questo regno. Regno, nel dettaglio, tutt’altro che semplice, tutt’altro che coerentemente mediato. Senza dubbio – è bene precisarlo – la poesia, alla luce di un approccio proposizionale, trova poco spazio nella filosofia del linguaggio, malgrado evidenzi dei limiti anche abbastanza netti rispetto al diffuso modo di intendere scientificità e referenzialità del linguaggio. La pratica poetica, infatti, mostra abbastanza nettamente come uno stadio ontologico, logicamente costruito e dimostrato, possa essere smantellato dalla capacità connotativa e costitutrice di essenzialità ideali, com’è proprio della poesia. La rappresentazionalità sistematica del ...

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 17 - Il poeta e la sua parola (parte terza - la tesi)

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  di Giansalvo Pio Fortunato Entrare nel far essere della poesia significa rintracciare un percorso capace di sciogliere tutte le ambiguità e di correlarsi ad una maggiore analiticità dell’atto poetico. Il far essere è ben diverso da quel complesso di ricostruzioni di carattere rigorosamente ermeneutico, che vorrebbero un mistero finissimo, gravitante attorno alla poesia, ed una visuale poco retrospettiva: incentrata, dunque, sulla semplice espressione poetica e su nient’altro. Certamente risulterà alquanto ovvio che un’analisi sui motivi “ontologici” della poesia si regoli strettamente sull’espressione poetica e su nient’altro. Eppure, è qui che si giunge al nocciolo della questione analitica e riflessiva. Il problema di buona parte della critica e, soprattutto, il problema di buona parte dell’analitica sulla poesia tende ad essere vigorosamente connotativa rispetto ad una sorta di assoluto dell’espressione poetica nei confronti del suo stesso autore. Ci si relaziona alla poesia...

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 16 - Il poeta e la sua parola (parte seconda)

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  di Giansalvo Pio Fortunato L’evidenza che risiede nel relazionarsi alla lingua costituita e la forza data dall’immensa possibilità di disporre di questa lingua, fa sì che si possa concepire anche con una certa nettezza quanto sia intima la relaziona tra il poeta e la sua parola. In tal senso, infatti, la parola, nell’accezione da me intesa [1], punta a riconoscere l’atto esatto di enunciazione; ossia: il momento in cui un’espressione linguistica prende corpo ed edifica un mondo di senso. Per la poesia, ovviamente, è quasi d’obbligo parlare di enunciazione e non di un enunciato almeno per due motivi: la poesia sfugge ad ogni atto di formalizzazione rigorosamente logico-tradizionale; nell’atto stesso del “pronunciamento” della poesia, si sviluppa una nuova e complessa sfera di senso, che non si riduce mai semplicemente in un mero atto di significato. Implica, piuttosto, un far essere. Se ci trovassimo innanzi ad enunciati, infatti, il verso non solo sarebbe definito come una se...

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 15 - Il poeta e la sua parola (parte prima)

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  di Giansalvo Pio Fortunato   Il poeta è poeta solo in virtù della sua parola: un’espressione d’apertura, questa, che lascia alquanto sconcerti sia deontologicamente parlando, sia generalmente parlando. Eppure, dalla durezza di questa espressione ne nasce il mondo scivoloso che deriva dall’essere in poesia e da un’analitica senza compromessi sulla e per la poesia. In fondo, la parola poetica (il supposto Verbum nelle affermazioni più ritualistiche ed assolutiste del fare poesia) rende il mistico il corpo limitato della parola e lo fa di un misticismo assolutamente de-miracolato, assolutamente affrontabile in ogni ragionevole dubbio. Quando si affronta un miracolo, infatti, per chi crede l’assegnazione di un causalismo di fede, che per i non credenti è esercizio di superstizione, rende estremamente appagata la ricerca di una motivazione o, quantomeno, di un’analitica pervasiva. In fondo, ciò che dovrebbe essere posto come oggetto d’indagine diventa mezzo che ratifica e ...

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 14 - Può il poeta vivere di sola parola?

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di Giansalvo Pio Fortunato   Può il poeta vivere di sola parola? È questa, presumibilmente, la domanda più astrusa ed ancestrale per una fisiologia dei significanti in poesia. Ed è la domanda più difficile da collocare, perché pone essenzialmente in essere due presupposti, che non sono così immediati in una considerazione complessiva attorno alla poesia. nella poesia è la parola a trionfare; non la lingua. ogni ontologia, in poesia, è composta nel e dal linguaggio. Questi due essenziali nuclei tematici guideranno, per diverso tempo, la riflessione su un’analitica in poesia. Un’analitica che, nel dettaglio, non è né terminologica, né linguistica, né proposizionale. Si sofferma, piuttosto, sul sapersi insediare nel corpo poetico per sviscerarlo, pur tenendo conto delle disambiguazioni di fondo che se ne generano. Perché il campo poetico, in fondo, è campo ambiguo: è sterrato viscido che, continuamente, dà parvenza di aver raggiunto un’orma pulita e pura, quando in realtà ha se...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 13 - Perchè l’analitico in poesia?

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di Giansalvo Pio Fortunato   C’è un interrogativo che da sempre caratterizza un’ipotetica riflessione o analisi sulla poesia: può un poeta vivere di sola parola. È qui che, con tutta onestà, si innesta la riflessione totale su una fisiologia dei significanti in poesia. Una grossolana analisi, infatti, farebbe riferimento ad un sensazionalismo spicciolo e meramente ostensorio. Il poeta – si dice, infatti – attraverso la poesia fa miracoli, edifica mondi ed è sempre frustrato dall’inadeguatezza della parola, pur riuscendo a plasmarla così come vuole o così come l’ha in mente. Considerazioni, queste, certamente oneste. Ma, a dirla tutta, di un’onestà superficiale, capace di far scorgere un bieco e miope intimismo che fa poco il gioco autentico della poesia. Si può essere dinanzi, invece, ad un altro intento motivante. Un intento che, seguendo l’analisi del precedente articolo [1], potremmo caratterizzare come tanto più ermeneutico e tanto più disposto ad una discesa viscerale ne...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 12 - Ad oggi le teorizzazioni in poesia puntano al…

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  di Giansalvo Pio Fortunato   Fisiologia dei significanti in poesia implica un dirottamento: se c’è un’estetica, ipoteticamente anche degna del migliore dei manifesti, questa è supportata da una certa descrittività dell’atto poetico che pare scientifica, pur non essendolo. In tal senso, prima di continuare il nostro percorso, credo sia opportuno rimarcare come vi siano due sostanziali modalità di relazionarsi al motivo costitutivo della poesia. La modalità, assolutamente fascinosa, velatamente ermeneutica, scambiata per modalità fenomenologica, e la modalità parzialmente fenomenologica, pur sempre fenomenologica. Ed è qui che, necessariamente, ci si sofferma su un approccio intellettualistico alla  poesia e sull’esigenza di teorizzazioni, rilevanti per una storia ed una vita della poesia  stessa. Faccio notare, come piccolo intra-inciso, che questo specifico appuntamento  mensile vuole necessariamente rallentare i ritmi di prosecuzione descrittiva attorno...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 11 - Ethos nella parola

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di Giansalvo Pio Fortunato   Annunziare un ethos della parola, o farsi carico di essa nella visceralità, significa esortare la parola a gesticolare . Il gesticolare, prettamente e comunemente riferito al modo relazionale di un corpo, non esclude la parola; anzi: la centra, la irrobustisce, ne fa intendere la ricaduta ed il modo con il quale essa si esprime. In tal senso, preme sottolineare quanto la parola, più che essere una manifestatività (partendo dalla struttura ipotetica di un interno che deve fuoriuscire), rappresenti una manifestatività identitaria: il suo palesarsi è la sua articolazione e la sua articolazione è il suo palesarsi. Do per scontato che, quanto meno in poesia, si intenda la parola come materia autosufficiente e definitiva, o – meglio ancora – come unico baluardo possibile per il raggiungimento di una pienezza del sentire, che è sempre e comunque un sentire espresso . Il che implica, in tal senso, che la parola ammetta un’esperienza nuova ed inedita (non ...