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Visualizzazione dei post con l'etichetta spiritualità

Il condannato

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E fu trovandosi legato a un palo che capì la costrizione del lampione, l'obbligo di illuminare sempre solo gli altri.  E fu trovandosi, quasi per caso, a calpestare antiche tracce che si sentì liberato da un pesante fardello.  “Non esiste altro dono da ricevere?”, andava ripetendo a se stesso, quasi fosse il più nascosto dei mantra.  “Non esiste altro dono da desiderare?” Rimaneva intanto in ombra, come l'asta del palo, l'anima sua. E quei fucili che prendevano la mira lentamente, mirando al suo cuore, furono proprio loro a spingerlo a pronunciare la parola, unica, irritrattabile, definitiva.  Alzò lo sguardo, lo posò su ognuna di quelle cinque grigie, opache, canne di fucile.  Lo posò negli occhi di ognuno dei cinque fieri fucilieri.  Fu uno sguardo unico o cinque, o forse dieci sguardi distinti? Certamente unica in quell'istante fu la parola che loro indirizzò.  Unica, potente, univoca e definitiva. “ANGELI”, disse. I fucili si abbassarono, i fucilieri pers

Il centro e la pratica marziale interiore

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"Cerca il centro", disse il mio maestro. "La tecnica non può funzionare se non mantieni il contatto col tuo baricentro". Poi mi chiese: "Ok l'hai perso, cosa fai per ritrovarlo?". "Appoggio lo sguardo sulla linea dell'orizzonte", risposi meccanicamente; una lezione imparata a memoria. "No", disse indurito, "Lo sguardo viene dopo, molto dopo".  "Sensei, io non lo so", risposi. Non parlò più e se ne andò a correggere qualche altro allievo. La sera, come sempre, un grande parlare tra noi allievi, qualche bicchiere di vino e un grande amichevole casino. "Cos'hai?", mi disse lei, "sembri assente". Era una delle allieve più anziane del mio maestro. Bassa, fortemente in sovrappeso, con uno strano accento della Francia centrale. Quando però saliva sul tatami restavamo tutti estasiati. Sembrava danzare al ritmo della sua spada di legno, tracciando con la sua punta linee che sembravano pennel

Il foglietto azzurro

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"E se il vento, repentino, carezza i miei ricordi, dove giace, immobile ed eterna, la mia speranza? Apro gli occhi ed assaporo l'esistenza in me di ciò che altri, pavidi navigatori del razionale, hanno definito con scherno "sogno". Poi, con un gesto antico, mi alzo e, lo sguardo sulla linea dell'orizzonte, grido al Cielo: Io sono l'Uomo". Il foglietto fu posato dalla donna, con gesto lento, meditato e rispettoso sul sedile del treno. Prima di scendere, la donna diede al foglietto azzurro un ultimo sguardo. Sorrise e se ne andò. L'uomo, qualche ora dopo, lo trovò sul sedile accanto al suo sul treno. Lo sguardo stanco, forse troppo rivolto al suo dolore, si posò quasi per caso su quel pezzo di carta. E fu la sua indolente mano che, senza nemmeno pensarci troppo, decise di raccogliere quel foglio. Leggerlo fu un gesto spontaneo e poco meditato. Ci volle qualche minuto prima che il significato di quelle parole raggiungesse la sua coscienza.

Abissi ebbri

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Alla quarta birra tutto appare chiaro. E si mollano gli ormeggi, l'etica vola alta. L'emozionale, pur non negato, si assoggetta alla legge dello spirito. E dello strazio e delle ossa polverizzate e del respiro che si blocca in gola e di quei pensierini che negano l'esistenza, quasi non esiste più traccia. Ci si sente centrati. Infusi di una saggezza antica. E si ha il coraggio di dire: "che sia, io lascio andare". La vocina che, fino ad un secondo prima, ti frantumava i polmoni, tace, e tu, vecchio saggio dalla barba bianca, dispensi le tue vette a te stesso e a chi, malauguratamente, ti sta ad ascoltare. Tripudi, grida di eccitazione: "Bene, bravo, bis". Alla quinta birra, però, sordida, la vocina si fa risentire. "Sei certo di farcela a lasciar andare?". "Come farai senza la tua essenza?" Alla sesta birra ti addormenti. Si addormentano i tuoi sensi ed anche la tua etica. E tu, figlio bastardo di un D.o minore, se non

Il rapporto olfattivo col diritto

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Conoscevo un giudice del Tribunale di Milano al quale quando passavi il fascicolo d'ufficio, perché ne analizzasse gli atti, essendo mezzo orbo, se lo portava ad una distanza quasi millimetrica dagli occhi, il naso in contatto col cartone, e lo scorreva tutto quasi fosse un moderno scanner. La cosa, esilarante per la maggior parte dei colleghi e me, provocava battute sarcastiche nei corridoi che per pudore non ripeto. Un giorno diedi un'interpretazione diversa alla cosa che lasciò molti inizialmente interdetti. Dissi " Ma non avete capito un cavolo! Il giudice X ha un rapporto olfattivo col diritto. Lui non fa scanning, lui il fascicolo lo annusa, lo odora e dagli odori (profumi mi parrebbe troppo) dei fascicoli, moderno segugio di commi ed articoli, determina torti e ragioni". Ovviamente tutti risero e mi diedero del matto e la cosa a me, giovane neo avvocato, fece piacere perché nell'ambiente passare per mattacchioni non guasta, ed io penso di riuscirci

Il solito poeta

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Nottata di sogni densi di significato e sonno finalmente profondo e ristoratore. Al mattino molto presto il terrazzo è un luogo fatato, silenzioso e calmo. Il cielo commuovente. Sembra invitare a guardare lontano, sia nel presente che nel passato, con morbidezza e soprattutto con speranza.  E poi lui, il seme, il primo seme ti guarda, timido, coperto dalle foglie delle belle di notte che, dopo aver diffuso colori e profumo sotto alle stelle, si cominciano a chiudere stanche. La bellezza stanca, va protetta. Il primo seme di quest'anno da me colto. E forse il primo cielo di quest'anno da me guardato in questo modo. Accogliere le primizie come un dono è uno dei più ricchi insegnamenti dell'ebraismo. Ad ogni primizia, ad ogni frutto assaggiato, ogni cosa colta per la prima volta nell'anno si dedica una particolare preghiera: Benedetto sia tu nostro signore che ci hai mantenuto, conservato, portato fino a questo tempo. E anche se recitata singolarmente que

Il sogno

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Non parlano più. Non pensano più. Chiudono gli occhi, le loro palpebre come serrande sulle ansie della vita, sulla povertà delle loro esistenze. Un vetro rotto sullo sfondo diviene finestra sul creato. Lo senti anche tu il lento passo del Sogno, del nostro Sogno, avanzare, ignaro, o forse indifferente ai cocci di vetro che calpesta per terra? Sorridono, sapendo che un attimo di sospensione può spostare intere galassie. Lo sanno nonostante la povertà dei loro strumenti, forse a causa di quella stessa povertà. E a me, che osservo quella docile mano su una robusta spalla, corre un brivido lungo la colonna vertebrale. Taccio e faccio il tifo per loro, che hanno mantenuto viva la loro fede, nonostante tutto, nonostante i calli sulle mani e le ferite nel cuore. E guardandoli so perché scrivo. Lo faccio per chiudere gli occhi anch'io e rinnovare ancora una volta lo stesso loro patto, nonostante tutto. Si scrive per chiudere gli occhi e vedere meglio o, forse, per cominciare a

La quercia

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Ferma.  Roccia del deserto,  opaca.  Immobile presenza  millenaria, solitaria.  Indifferente al dubbio,  solletico per la corteccia,  attenta ai messaggi del vento,  Ascolti.  Ponte tra l'indicibile e il firmamento,  eretta avanti la mia scelta.  Silente, in un mondo senza Verbo.  Torre d'ossidiana, memore della lava.  Io, canna al vento,  stanca guardia senza sguardo  sulla mia scelta afona.

Io ricordo

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Le memorie son come farfalle notturne. Falene sgraziate che si posano ansiose dove trovano piccole luci. Io ricordo, maestro, quell'istante in cui le nostre spade di legno si sono incrociate, gli sguardi posati sugli orizzonti alle nostre reciproche spalle. "Ancora non va", mi dicesti. "Non sei uscito abbastanza dalla linea d'attacco e hai il peso sul piede sbagliato". Ti amavo, come un vero allievo ama un maestro, vero. Tu sorridevi, percependo in me il desiderio di dare il massimo. Poi mi dicesti: “chiudi gli occhi”. Io li chiusi e piansi; poi li riaprii. Al tentativo successivo la tecnica, come un tuono, esplose perfetta. La punta della mia spada di legno seguì una linea orizzontale diretta all'altezza dei tuoi profondi occhi. Taglio orizzontale che tanto risuona nel simbolo. Creare la cecità nell'altro per permettergli di vedere. " Questo è il segno etico della tecnica e anche della tua richiesta. Tra sei mesi passerai l'