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(Redazione) - Dissolvenze - 48 - Tusoteuthis

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  di Arianna Bonino Quando un tempo i cantonieri evocanti belle strofe, ancor liberi di fare come d’esser poco e niente, rinvenivano una scarpa dal veicolo caduta acquietavano il timore nel non quibus del silenzio. L’esemplare singolare stante destro per la strada ha il tropismo della foglia sopra il muro numerato: una calzatura sola da ch’è mondo desta il ciglio fa scompiglio, dà fastidio sulla rima palpebrale. È l’orrore d’esser colti dall’errore in contrassalto come smalto che sull’unghia millimetrico trascorre tal qual tempo che scolora. Sui soffitti museali stanno appesi i calamari che ciclopici e abissali furon bioluminescenza; carpo, dattilo e anche mano, ogni braccio ha le sue parti che movevan nella danza misteriosa di dorsali. Ora han l’aria d’impiccati: stinte sindoni spretate attraversano le volte ma di chiese sconsacrate. E però manca qualcosa dai colossi impolverati: un tentacolo gigante sta sinistro sul fondale, lacerato eppur vitale. L’esemplare singolare stante des...

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 18 - Il poeta e la sua parola (Parte quarta - Antitesi)

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  di Giansalvo Pio Fortunato Ad un’analitica ipostatizzata della poesia risponde una ferrigna analitica espressiva, la cui ragione si istituisce nel modo proposizionale e nella rigorosa artigianalità. In tal senso, la riflessione meramente riconducibile ad un approccio da enunciato o la più costruttiva critica letteraria si muovono entro questo regno. Regno, nel dettaglio, tutt’altro che semplice, tutt’altro che coerentemente mediato. Senza dubbio – è bene precisarlo – la poesia, alla luce di un approccio proposizionale, trova poco spazio nella filosofia del linguaggio, malgrado evidenzi dei limiti anche abbastanza netti rispetto al diffuso modo di intendere scientificità e referenzialità del linguaggio. La pratica poetica, infatti, mostra abbastanza nettamente come uno stadio ontologico, logicamente costruito e dimostrato, possa essere smantellato dalla capacità connotativa e costitutrice di essenzialità ideali, com’è proprio della poesia. La rappresentazionalità sistematica del ...

(Redazione) - Anfratti - 09 - Autunno a Francoforte

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Di Alessandra Brisotto Che farei priva delle stagioni, dello scandire subìto, perciò sagomante, delle ore, della luce e della trasformazione. Che me ne farei di una libertà libera da tutto, attraverso la quale il mio corpo, privo di confini, si disperderebbe nell’aria tacendo per sempre. Mi pare simile alla morte, alla disgregazione della forza umana, alla privazione di quella gioia pazza di creare e distruggere a volte, anche ciò che si è forgiato, per raggiungere altri confini, ora più ampi, ora più ristretti, non senza dolore. Adesso che l’autunno è ritornato a raccogliere le foglie per l’amante, la portatrice dei suoi colori, la terra, ritorno a me, alle mie radici, dello stesso colore del fango. Ne sono lieta. Perché la terra va nutrita, rivoltata e idratata con le lacrime o la pioggia, con il vapore del respiro attraversato da parole e silenzi. Ieri sera un piccione nero si è attardato sul bordo del mio balcone. L’ho scorto quasi per caso, mimetizzato nella notte, dal brillare di...

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 08 - Il "De priscorum proprietate verborum" di Giuniano Maio: un caso controverso.

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  Di Gianni Antonio Palumbo Un ambito interessante, sebbene possa apparire arido (e a tratti lo sia anche), della produzione umanistica è rappresentato dalla lessicografia. L’attenzione ai classici determinava la volontà di raggiungere il pieno possesso delle lingue antiche, in particolar modo del latino. In tale prospettiva vanno letti gli Elegantiarum latinae linguae libri sex (I sei libri delle eleganze della lingua latina) di Lorenzo Valla, pubblicati postumi nel 1471 ma già circolanti negli anni Quaranta, o ancora il De Orthographia di Giovanni Tortelli, ch’era stato bibliotecario della Biblioteca Vaticana. Pubblicato postumo anch’esso sempre nel 1471, nasceva come un lessico dedicato alla corretta grafia delle parole di origine greca innestate nella lingua latina, ma finiva con l’essere ben più di questo; suggeriamo, per approfondimenti sull’opera, il volume di Gemma Donati, L’Orthographia di Giovanni Tortelli, Messina, Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici, 2006. A ...

(Redazione) - Specchi e labirinti - 37 - Suggestioni di settembre in Angela Caccia

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  di Paola Deplano Comincio a scrivere questo pezzo nel mese d’agosto, so che uscirà ad ottobre. In mezzo c’è il delizioso, malinconico settembre. Il mese in cui il suono dello Shofar c’insegna che ricomincia un ciclo, il mese che ha ispirato a D’Annunzio una poesia che poco lo rappresenta, ma che molto è presente nelle antologie, il mese di una canzone che mi ricorda la giovinezza: September Morn. I n questo agosto che non è ancora settembre, ma in montagna già lo si avverte strisciare, riesco finalmente a leggere Di lentissimo azzurro di Angela Caccia (Campanotto Editore, 2024). E settembre me lo trovo davanti in alcune delle sue liriche, che più sotto mi piacerà trascrivere, per condividerle con voi. Non che il settembre sia il fulcro poetico dell’autrice, intendiamoci. Ci sono anche altri mesi, altre stagioni, altre ispirazioni, dalla la tragedia di Cutro alla perdita di persone care, dall’ombra ambigua di Penelope a quella saggia e discreta di Pitagora, dal sogno d’amore all...

Estratto dalla raccolta inedita "All' uomo azzurro" ("Dla błękitnego mężczyzny") di Izabella Teresa Kostka - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È sempre un grande onore – e motivo di grande responsabilità – ricevere da una poeta la possibilità di leggere e pubblicare in estratto una sua raccolta ancora del tutto inedita. Questo perché in un certo senso l'occhio che si addentra in territori ancora del tutto inesplorati porta con sé anche l'onere del maggior rispetto che si deve tributare alla spontaneità di un dono puro e importante.  Se poi i versi che si ricevono nascono in una lingua che – ed è una grave pecca – non si conosce e ci si affida alla traduzione della stessa poeta, oltre al senso di responsabilità si vive una sensazione necessariamente dialogica in cui il lettore si pone all'ascolto, oltre che dei significanti che ricava da versi italiani , di suoni, così come li immagina,   in gran parte sconosciuti. E in questo gioco di scatole cinesi, di matrioske, ancora di più la piacevole sensazione di lettura si è amplificata nel caso specifico perchè i versi di  Izabella Teresa Kostka sfiorano co...

(Redazione) - Metricamente (Prontuario di sopravvivenza metrica) - 03 - “Parabola” di un sonetto

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  A cura di Ester Guglielmino Il bimbo guarda fra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta; e indugia - tanto è lucida è perfetta - a dar coi denti quella gran ferita. Ma dato il primo morso ecco s'affretta: e quel che morde par cosa scipita per l'occhio intento al morso che l'aspetta... E già la mela è per metà finita. Il bimbo morde ancora - ad ogni morso sempre è lo sguardo che precede il dente - fin che s'arresta al torso che già tocca. «Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!» Pensa il bambino... Le pupille intente ogni piacere tolsero alla bocca. (Guido Gozzano, da La via del rifugio , 1907) Resta sempre bello questo sonetto di Guido Gozzano, col quel suo sottile camminare su un crinale che lega il tono giocoso e spensierato d’un prodotto letterario raffinato con l’amarezza rassegnata d’una metafora sul senso stretto della vita. Eppure, inutile negare che a sorprendere il lettore non è solo la dialettica ossimorica del contenuto ma anche il gradiment...