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Francesca (7 marzo)

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Foto di Sergio Daniele Donati Gocce d'acqua,  Francesca; colano su un lavandino  di lavica i ricordi.  Un lavandino   di lavica .  Armonie lente,  blues in minore,  scivolano sulla pietra  della memoria, grigia.  Fanno plic, plic nella mente.  Nella mente Cosa diresti, Francesca,  lo so bene!  Parole della lingua antica,  per coprire il vero.  Il vero Vibra il dono,  mia dannazione,  per non vedere.  Non vedere Eccolo il nuovo,  Francesca,  giorno che tinge  il passato  di colori pastello Colori pastello Lingua nuova,  passo di gatto.  Gocce di memoria  sostenute  da presenze eteree,  e dal Salmista,  e dalla tua mano.  La tua mano Sei un plic, plic,  che sostiene,  Francesca.  Plic, plic. Sostieni E bussi alla tempia,  stanca,  e sorridi e dici:  “Il sasso è tornato  a galla, levigato.  Poggia la penna,  se la mano è stanca  e le idee mancano”.  E le idee mancano   Sei nel soffio,  Francesca.  E guidi dall'

Ho previsto tutto

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Ho previsto tutto.  Il lume di candela, la penna, il foglio bianco ed il volto di Glenn che mi guarda dalla copertina del cd, sornione, pregandomi silenziosamente di dar inizio ai suoi​ canti.  Sì, perché Gould canta,  e non solo attraverso il suo piano. Ho previsto tutto, dicevo, perché solo prevedendo tutto si può dar spazio e voce all'imprevedibile.  Pensavo persino, nella mia nevrosi di controllo, di poter prevedere quando  l'imprevedibile si sarebbe manifestato.  " Assurda pretesa.   Adoro troppo il passaggio dal Preludium alla Allemande perché l'imprevedibile non si manifesti proprio allora. L'imprevedibile non può che manifestarsi "nel" silenzio tra i due tempi", dicevo tra me e me.  E invece l'imprevisto imprevedibile mi ha stupito ancora.  Si è manifestato certo tra quei due tempi, nel silenzio che li collega.  Ma, imprevedibilmente, ha scelto di stupirmi nei suoi modi e non nei tempi. E canto mentre scrivo