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Visualizzazione dei post da 2025

(Redazione) - Dissolvenze - 48 - Tusoteuthis

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  di Arianna Bonino Quando un tempo i cantonieri evocanti belle strofe, ancor liberi di fare come d’esser poco e niente, rinvenivano una scarpa dal veicolo caduta acquietavano il timore nel non quibus del silenzio. L’esemplare singolare stante destro per la strada ha il tropismo della foglia sopra il muro numerato: una calzatura sola da ch’è mondo desta il ciglio fa scompiglio, dà fastidio sulla rima palpebrale. È l’orrore d’esser colti dall’errore in contrassalto come smalto che sull’unghia millimetrico trascorre tal qual tempo che scolora. Sui soffitti museali stanno appesi i calamari che ciclopici e abissali furon bioluminescenza; carpo, dattilo e anche mano, ogni braccio ha le sue parti che movevan nella danza misteriosa di dorsali. Ora han l’aria d’impiccati: stinte sindoni spretate attraversano le volte ma di chiese sconsacrate. E però manca qualcosa dai colossi impolverati: un tentacolo gigante sta sinistro sul fondale, lacerato eppur vitale. L’esemplare singolare stante des...

J’aurais dû te dire - Avrei dovuto dirti

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J’aurais dû te dire   que ce seraient   mes derniers mots   qu’il ne resterait alors   qu’un fossile d’amour, inavoué   derrière un silence pétrifié, parmi des sons gutturaux et enfouis   dans les cavernes de mes pensées. Avrei dovuto dirti che quelle sarebbero state le mie ultime parole, che non sarebbe poi rimasto che un fossile d'amore, inespresso dietro un silenzio pietrificato, tra suoni gutturali e segreti, nelle grotte dei miei pensieri.  _____ Testo - inedito 2025 - e traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 18 - Il poeta e la sua parola (Parte quarta - Antitesi)

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  di Giansalvo Pio Fortunato Ad un’analitica ipostatizzata della poesia risponde una ferrigna analitica espressiva, la cui ragione si istituisce nel modo proposizionale e nella rigorosa artigianalità. In tal senso, la riflessione meramente riconducibile ad un approccio da enunciato o la più costruttiva critica letteraria si muovono entro questo regno. Regno, nel dettaglio, tutt’altro che semplice, tutt’altro che coerentemente mediato. Senza dubbio – è bene precisarlo – la poesia, alla luce di un approccio proposizionale, trova poco spazio nella filosofia del linguaggio, malgrado evidenzi dei limiti anche abbastanza netti rispetto al diffuso modo di intendere scientificità e referenzialità del linguaggio. La pratica poetica, infatti, mostra abbastanza nettamente come uno stadio ontologico, logicamente costruito e dimostrato, possa essere smantellato dalla capacità connotativa e costitutrice di essenzialità ideali, com’è proprio della poesia. La rappresentazionalità sistematica del ...

(Redazione) - Anfratti - 09 - Autunno a Francoforte

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Di Alessandra Brisotto Che farei priva delle stagioni, dello scandire subìto, perciò sagomante, delle ore, della luce e della trasformazione. Che me ne farei di una libertà libera da tutto, attraverso la quale il mio corpo, privo di confini, si disperderebbe nell’aria tacendo per sempre. Mi pare simile alla morte, alla disgregazione della forza umana, alla privazione di quella gioia pazza di creare e distruggere a volte, anche ciò che si è forgiato, per raggiungere altri confini, ora più ampi, ora più ristretti, non senza dolore. Adesso che l’autunno è ritornato a raccogliere le foglie per l’amante, la portatrice dei suoi colori, la terra, ritorno a me, alle mie radici, dello stesso colore del fango. Ne sono lieta. Perché la terra va nutrita, rivoltata e idratata con le lacrime o la pioggia, con il vapore del respiro attraversato da parole e silenzi. Ieri sera un piccione nero si è attardato sul bordo del mio balcone. L’ho scorto quasi per caso, mimetizzato nella notte, dal brillare di...

I've been waiting

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  Pourquoi pleures-tu? Pourquoi as-tu détourné  ton souffle  du sanctuaire de mon silence? I’ve been waiting  for your sign   for eons and eons;   I was just looking   for your gratitude   and recognition,   or for a translation   in the forgotten tongue   of the blind earthworms.   But every waiting,   and you know it,   if unheard,  becomes a star   and a shy hope   for other eyes;   as it dies.

(Redazione) - Voci dall'Umanesimo-Rinascimento - 08 - Il "De priscorum proprietate verborum" di Giuniano Maio: un caso controverso.

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  Di Gianni Antonio Palumbo Un ambito interessante, sebbene possa apparire arido (e a tratti lo sia anche), della produzione umanistica è rappresentato dalla lessicografia. L’attenzione ai classici determinava la volontà di raggiungere il pieno possesso delle lingue antiche, in particolar modo del latino. In tale prospettiva vanno letti gli Elegantiarum latinae linguae libri sex (I sei libri delle eleganze della lingua latina) di Lorenzo Valla, pubblicati postumi nel 1471 ma già circolanti negli anni Quaranta, o ancora il De Orthographia di Giovanni Tortelli, ch’era stato bibliotecario della Biblioteca Vaticana. Pubblicato postumo anch’esso sempre nel 1471, nasceva come un lessico dedicato alla corretta grafia delle parole di origine greca innestate nella lingua latina, ma finiva con l’essere ben più di questo; suggeriamo, per approfondimenti sull’opera, il volume di Gemma Donati, L’Orthographia di Giovanni Tortelli, Messina, Centro Interdipartimentale di Studi Umanistici, 2006. A ...

(Redazione) - Le quattro stagioni di Jonathan Rizzo - AUTUNNO

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  Jonathan Rizzo ritratto da Dino Ignani __________ I. -  FORMICAIO, FORMICHE E FORMICHIERE Fare buio celere nei meriggi spenti d'autunno mentre lenti passi sotto nuvole gravide di memorie grigie e stanchezze sudicie arrancare. Il finestrino è un diversivo omaggio col biglietto. L'umanità non ha prezzo, è fuori mercato. Rallenti, uccelli neri volano bassi. Un uomo in sedia a rotelle tira fuori pendula la salsiccia per orinare sul bordo della via. Il cane di fianco fido fida guardia guarda me seduto osservatore in movimento inchiostro che scalpita e ribolle. Ribelle stacco. Passeggio controluce artificiale di città e cittadini, formicaio, formiche e formichiere. Svolgimento. La Polizia di Stato lo ha braccato, fermato, circondato, intimato, accalappiato. Lui, ruote/cane/pene, appare affatto intimorito. Ride sprezzante piuttosto, ai musi duri intessuti scuri di chi lo circondi a tenaglia per oltraggio al pudore ed alla sua sopita veglia. Particolare : Pedig...

(Redazione) - Specchi e labirinti - 37 - Suggestioni di settembre in Angela Caccia

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  di Paola Deplano Comincio a scrivere questo pezzo nel mese d’agosto, so che uscirà ad ottobre. In mezzo c’è il delizioso, malinconico settembre. Il mese in cui il suono dello Shofar c’insegna che ricomincia un ciclo, il mese che ha ispirato a D’Annunzio una poesia che poco lo rappresenta, ma che molto è presente nelle antologie, il mese di una canzone che mi ricorda la giovinezza: September Morn. I n questo agosto che non è ancora settembre, ma in montagna già lo si avverte strisciare, riesco finalmente a leggere Di lentissimo azzurro di Angela Caccia (Campanotto Editore, 2024). E settembre me lo trovo davanti in alcune delle sue liriche, che più sotto mi piacerà trascrivere, per condividerle con voi. Non che il settembre sia il fulcro poetico dell’autrice, intendiamoci. Ci sono anche altri mesi, altre stagioni, altre ispirazioni, dalla la tragedia di Cutro alla perdita di persone care, dall’ombra ambigua di Penelope a quella saggia e discreta di Pitagora, dal sogno d’amore all...

I guardiani del nulla

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  Ci si scontrava poi con l'inutilità del gesto quasi fosse un limite.  Ma era nel pozzo  dei senza apparente senso , dal magma mugugnante e senza forma di questioni mal poste — dal corpo al corpo — che si forgiava  l'etica del movimento. Là, dove poesia  e i clangori del silenzio trovano la loro culla, dove il premio era la fatica ho visto uomini — e non ero io — commuoversi nel pianto  per un'inaspettata armonia, per un ciglio di bambino sulla guancia. Erano uomini sporchi la cui unica speranza  era l'assenza di speranze; uomini curvi,  piegati sull'insegnamento  della danza delle penombre. Mormoravano in quelle grotte, tra stalattiti di pensiero, formule senza senso e aramaiche benedizioni. Che la terra torni alla terra — dicevano nella balbuzie — che il cielo torni  a sognare i cieli. Erano i guardiani di un nulla fertile e gravido del nulla che irrora le iridi di chi prega  e ne cambia il colore. Video-lettura dell'autore ...

Un legno spezzato di culla

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Sentiva voci nel vento, lontane: i tocchi di un cielo impazzito, canti azzurri di voci soprane, un bimbo nel bosco smarrito. Guardava la luna, poi nulla, brillavano morte le stelle; un legno spezzato di culla il numero oscuro sulla pelle.   _____ Testo - inedito 2025 - e foto  di Sergio Daniele Donati 

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 12 - Dal Roveto

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  “Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?»”  (Es 3,13). Io-ci-sono-io-ci-sarò: non ti lascio e non sono ancora                     tutto. Come un nido è il mio Nome che cresce con l’uomo. In me c’è spazio per il grido la lode            il dubbio. Torna se vuoi. Se puoi spicca il volo. Se anche mi scordi non sarai mai solo. Videolettura dell'autrice   Nota dell'autrice Chiamare qualcuno significa creare un legame. L'uomo, da sempre, tenta di gettare un ponte verso l'ignoto pronunciandolo, avvicinando alle labbra ciò che sfugge alla comprensione della mente. Così, vorrebbe qualche sillaba per accogliere nel fiato il nome dell'Eterno. E l'Eterno, per farsi conoscere dall'uomo, non gli suggerisce un nome, non potendo essere in esso contenuto, ma gli fa una promessa. L'ebraico "Ehyeh Asher Ehyeh" è stato tradotto in più modi, dato che il verbo utiliz...

Prima che sia troppo tardi

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  Bisogna salvare il granello, prima che sia troppo tardi, l'ombra di un ramo sul muro prima che sia troppo tardi. Il piede stanco e vecchio, strascicato sugli asfalti di un'esistenza sincopata, bisogna salvarlo, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il bambino, prima che diventi adulto, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il libro e tutte le pause che contiene, bisogna salvare i suoi silenzi, i suoi tacitamenti prima che sia troppo tardi. Bisogna scuotere il cedro, sotto un tetto di foglie, prima che sia troppo tardi e dare un buffetto a quel bimbo dai capelli color carota a quel bimbo che ci guarda e sorride e non torna, prima che sia troppo tardi. _______ Testo, inedito 2025, e foto di Sergio Daniele Donati

Estratto dalla raccolta inedita "All' uomo azzurro" ("Dla błękitnego mężczyzny") di Izabella Teresa Kostka - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È sempre un grande onore – e motivo di grande responsabilità – ricevere da una poeta la possibilità di leggere e pubblicare in estratto una sua raccolta ancora del tutto inedita. Questo perché in un certo senso l'occhio che si addentra in territori ancora del tutto inesplorati porta con sé anche l'onere del maggior rispetto che si deve tributare alla spontaneità di un dono puro e importante.  Se poi i versi che si ricevono nascono in una lingua che – ed è una grave pecca – non si conosce e ci si affida alla traduzione della stessa poeta, oltre al senso di responsabilità si vive una sensazione necessariamente dialogica in cui il lettore si pone all'ascolto, oltre che dei significanti che ricava da versi italiani , di suoni, così come li immagina,   in gran parte sconosciuti. E in questo gioco di scatole cinesi, di matrioske, ancora di più la piacevole sensazione di lettura si è amplificata nel caso specifico perchè i versi di  Izabella Teresa Kostka sfiorano co...

"Un diario di luci alterne" - A proposito di "Un astro piccolo piccolo" di Cinzia Coppola (Ed. Delta3, 2025) - nota di lettura di Carlo Di Legge

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Un libro di poesia è un insieme di componimenti in versi, che a differenza di una raccolta vengono tenuti insieme da un comune divisore: può trattarsi dell’argomento, del tipo di linguaggio usato, dello stile, o di altre componenti. Questo di Cinzia Coppola, con prefazione di Eleonora Rimolo, è un testo con evidenti riflessi autobiografici, proposto in una modalità abbastanza distante ma non sempre lieve, a cominciare dal titolo, in cui il bagliore dell’astro immaginato per l’analogia tende a perdersi nell’immensità dei punti dell’universo, dove un astro è comunque “piccolo piccolo”: ma serve pubblicare a proporcene la dimensione, perché qualcosa venga comunicato e resti, per “dire/una parola che ci sopravviva” (52). Ancora una volta il ricorso alla poesia sembra essere funzione di relazione, di comunicazione e di espressione. Se in questo caso è così, si potrebbe parlare, a titolo del tutto indicativo e mai con pretese di esaurire la complessità presente, del doppio registro in cui u...