(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - Mediterraneo, la radiazione cosmica di fondo di Alessandra Brisotto

 
Foto di Sara Groblechner su Unsplash

di Alessandra Brisotto

Seduta sul molo, barcollando tra il mare e la terra, ascolto la radiazione cosmica di fondo. La sento ondeggiare cavalcando il tempo delle maree, penetrare l’acqua, la pietra su cui siedo infine il mio corpo. Chiudo gli occhi e comincio a viaggiare con lei, tuffandomi tra le onde burrascose e immergendomi nelle sopite profondità del mare.
Il Mare Mediterraneo, tanto terribile e caro, mi travolge adesso con la sua forza, l’agonia dell’accoglienza esasperata di ciò che non gli appartiene davvero, trasformato da mani e idee di dominio, dalle plastiche con le loro forme inadeguate e le loro storie brevi nell’uso, lunghe nell’abbandono. Tutto mi passa attraverso. Anche quei pezzi di legno antico adagiati sul fondale, che mi guardano, vestiti di fango, coralli e alghe, con gli occhi dei pesci. Molti secoli fa, a volte millenni, si ergevano navi pompose ed arroganti sulla superficie del mare, alla ricerca di nuovi mondi, di prodotti da commerciare o da depredare, di merce umana da contrattare, sorrisi e grida disperate, ora silenzio.
Proseguo la mia ricerca, allontanandomi dalla costa, cercando di non perdere il contatto con la radiazione cosmica di fondo, l’inizio di tutto, per compiere un viaggio a ritroso nel tempo, il mio tempo, che è il sistema stesso del mare. Così i chilometri che separano una sponda dall’altra riacquistano il significato dell’unione, che si ritrova sotto la massa d’acqua, dove un’unica terra accoglie tutte le altre in superficie. Mi ritrovo improvvisamente a non dover cercare più il mare, i suoi enigmi e separazioni, ma la terra, che dalla nuova prospettiva marina appare come un liquido dalla consistenza differente. Anche nei fondali della terra ci sono corpi umani, plastiche e legni, metalli e segreti di millenni. Nei cieli stessi galleggiano satelliti e rifiuti ingombranti, utopie dimenticate, abbandonate da molto tempo per disinteresse oppure desiderio assoluto di plastica e cose. Adesso.
Nel Mare Mediterraneo, nel mio mare, non c’è posto per l’adesso, poiché è un luogo pervaso di utopie smantellate dalle bufere e dai venti infausti, adagiate sui corpicini gettati fuori bordo da altri, desiderosi di vivere e incastonati in altre utopie più forti, più possenti, nel desiderio di ricostruirsi una vita in altri lidi, dove tutto è migliore del luogo dal quale sono partiti. Così questo piccolo mare diventa utopia.
Alcuni turisti stesi sulla sabbia prendono il sole, dormono, leggono un libro, un settimanale, oppure non fanno nulla. Il mare li osserva, io con lui e in lui, perché anche quando non ce ne accorgiamo, la radiazione cosmica di fondo, il mare e noi stessi, ora trapassiamo tutte le storie del mondo, ora ne veniamo trapassati.
Dopo un tempo indefinito ritorno al mio posto, seduta sul molo. Apro gli occhi lentamente, per paura di non riconoscere più nulla. Qui sono io, là c’è il mare, il sole è ormai basso all’orizzonte. Forse non mi sono mossa di qui, ho immaginato tutto. Si è trattato semplicemente dell’effetto della radiazione cosmica di fondo, il mio filo rosso, la voce che trasporta tutte le voci.
I miei capelli sono bagnati.
NOTA
In cosmologia, la radiazione cosmica di fondo, detta anche radiazione di fondo, abbreviata in CMBR (dall'inglese Cosmic Microwave Background Radiation), è la radiazione elettromagnetica che permea tutto l'universo osservabile.

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