(Redazione) - Speciale "Mediterraneo" - Mediterraneo, la radiazione cosmica di fondo di Alessandra Brisotto
Seduta sul molo, barcollando tra il mare e la terra, ascolto la radiazione cosmica di fondo. La sento ondeggiare cavalcando il tempo delle maree, penetrare l’acqua, la pietra su cui siedo infine il mio corpo. Chiudo gli occhi e comincio a viaggiare con lei, tuffandomi tra le onde burrascose e immergendomi nelle sopite profondità del mare.
Il
Mare Mediterraneo, tanto terribile e caro, mi travolge adesso con la
sua forza, l’agonia dell’accoglienza esasperata di ciò che non
gli appartiene davvero, trasformato da mani e idee di dominio, dalle
plastiche con le loro forme inadeguate e le loro storie brevi
nell’uso, lunghe nell’abbandono. Tutto mi passa attraverso. Anche
quei pezzi di legno antico adagiati sul fondale, che mi guardano,
vestiti di fango, coralli e alghe, con gli occhi dei pesci. Molti
secoli fa, a volte millenni, si ergevano navi pompose ed arroganti
sulla superficie del mare, alla ricerca di nuovi mondi, di prodotti
da commerciare o da depredare, di merce umana da contrattare, sorrisi
e grida disperate, ora silenzio.
Proseguo
la mia ricerca, allontanandomi dalla costa, cercando di non perdere
il contatto con la radiazione cosmica di fondo, l’inizio di tutto,
per compiere un viaggio a ritroso nel tempo, il mio tempo, che è il
sistema stesso del mare. Così i chilometri che separano una sponda
dall’altra riacquistano il significato dell’unione, che si
ritrova sotto la massa d’acqua, dove un’unica terra accoglie
tutte le altre in superficie. Mi ritrovo improvvisamente a non dover
cercare più il mare, i suoi enigmi e separazioni, ma la terra, che
dalla nuova prospettiva marina appare come un liquido dalla
consistenza differente. Anche nei fondali della terra ci sono corpi
umani, plastiche e legni, metalli e segreti di millenni. Nei cieli
stessi galleggiano satelliti e rifiuti ingombranti, utopie
dimenticate, abbandonate da molto tempo per disinteresse oppure
desiderio assoluto di plastica e cose. Adesso.
Nel
Mare Mediterraneo, nel mio mare, non c’è posto per l’adesso,
poiché è un luogo pervaso di utopie smantellate dalle bufere e dai
venti infausti, adagiate sui corpicini gettati fuori bordo da altri,
desiderosi di vivere e incastonati in altre utopie più forti, più
possenti, nel desiderio di ricostruirsi una vita in altri lidi, dove
tutto è migliore del luogo dal quale sono partiti. Così questo
piccolo mare diventa utopia.
Alcuni
turisti stesi sulla sabbia prendono il sole, dormono, leggono un
libro, un settimanale, oppure non fanno nulla. Il mare li osserva, io
con lui e in lui, perché anche quando non ce ne accorgiamo, la
radiazione cosmica di fondo, il mare e noi stessi, ora trapassiamo
tutte le storie del mondo, ora ne veniamo trapassati.
Dopo
un tempo indefinito ritorno al mio posto, seduta sul molo. Apro gli
occhi lentamente, per paura di non riconoscere più nulla. Qui sono
io, là c’è il mare, il sole è ormai basso all’orizzonte. Forse
non mi sono mossa di qui, ho immaginato tutto. Si è trattato
semplicemente dell’effetto della radiazione cosmica di fondo, il
mio filo rosso, la voce che trasporta tutte le voci.
I
miei capelli sono bagnati.
NOTA
In cosmologia, la radiazione cosmica di fondo, detta anche radiazione
di fondo, abbreviata in CMBR (dall'inglese Cosmic Microwave
Background Radiation), è la radiazione elettromagnetica che
permea tutto l'universo osservabile.


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