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(Redazione) su "Auschwitz" di Yehuda Amichai

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Dopo Auschwitz non c'è teologia: dai camini del Vaticano si leva fumo bianco, segno che i cardinali hanno eletto il papa. Dalle fornaci di Auschwitz si leva fumo nero, segno che gli dèi non hanno ancora deciso di eleggere il popolo eletto. Dopo Auschwitz non c'è teologia: le cifre sugli avambracci dei prigionieri dello sterminio sono i numeri telefonici di Dio da cui non c'è risposta e ora, a uno a uno, non sono più collegati. Dopo Auschwitz c'è una nuova teologia: gli ebrei morti nella Shoah somigliano adesso al loro Dio che non ha immagine corporea né corpo. Essi non hanno immagine corporea né corpo. di Yehuda Amichai  BREVE NOTA CRITICA Questa di Yehuda Amichai, sommo poeta israeliano, è a mio avviso la prima (in senso temporale e di importanza) riflessione poetica sul significato di Auschwitz, non tanto nello strazio di un popolo costretto a ridefinirsi attorno alla somma assenza di D.o,  quanto su un riflesso (si riflette su un riflesso, si), simile a q

Dio è coricato di Yehuda Amichai

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Foto di Sergio Daniele Donati Dio è coricato supino sotto il mondo Sempre impegnato in riparazioni, sempre qualcosa si guasta Avrei voluto vederlo per intero ma vedo Solo la suola delle sue scarpe e piango ( Yehudah Amichai ) Sono lieto di ospitare su Le parole di Fedro una splendida poesia di Yehuda Amichai, la cui ironia e gioco simbolico non smette mai di colpirmi. Ne consiglio la lettura ascoltando la musica del video allegato. A una Trascendenza che si cela la mistica ebraica ci ha abituato, ma solo una penna eccelsa come quella di Amichai poteva scorgere i motivi di questo nascondimento, la Sua occupazione a riparare eternamente il mondo che creato. Un elogio tenero dell'imperfezione creativa. Un elogio anche dell'umano, che in questa poesia ancora più si nasconde.