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Visualizzazione dei post da ottobre, 2025

(Redazione) - Specchi e labirinti - 37 - Suggestioni di settembre in Angela Caccia

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  di Paola Deplano Comincio a scrivere questo pezzo nel mese d’agosto, so che uscirà ad ottobre. In mezzo c’è il delizioso, malinconico settembre. Il mese in cui il suono dello Shofar c’insegna che ricomincia un ciclo, il mese che ha ispirato a D’Annunzio una poesia che poco lo rappresenta, ma che molto è presente nelle antologie, il mese di una canzone che mi ricorda la giovinezza: September Morn. I n questo agosto che non è ancora settembre, ma in montagna già lo si avverte strisciare, riesco finalmente a leggere Di lentissimo azzurro di Angela Caccia (Campanotto Editore, 2024). E settembre me lo trovo davanti in alcune delle sue liriche, che più sotto mi piacerà trascrivere, per condividerle con voi. Non che il settembre sia il fulcro poetico dell’autrice, intendiamoci. Ci sono anche altri mesi, altre stagioni, altre ispirazioni, dalla la tragedia di Cutro alla perdita di persone care, dall’ombra ambigua di Penelope a quella saggia e discreta di Pitagora, dal sogno d’amore all...

I guardiani del nulla

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  Ci si scontrava poi con l'inutilità del gesto quasi fosse un limite.  Ma era nel pozzo  dei senza apparente senso , dal magma mugugnante e senza forma di questioni mal poste — dal corpo al corpo — che si forgiava  l'etica del movimento. Là, dove poesia  e i clangori del silenzio trovano la loro culla, dove il premio era la fatica ho visto uomini — e non ero io — commuoversi nel pianto  per un'inaspettata armonia, per un ciglio di bambino sulla guancia. Erano uomini sporchi la cui unica speranza  era l'assenza di speranze; uomini curvi,  piegati sull'insegnamento  della danza delle penombre. Mormoravano in quelle grotte, tra stalattiti di pensiero, formule senza senso e aramaiche benedizioni. Che la terra torni alla terra — dicevano nella balbuzie — che il cielo torni  a sognare i cieli. Erano i guardiani di un nulla fertile e gravido del nulla che irrora le iridi di chi prega  e ne cambia il colore. Video-lettura dell'autore ...

Un legno spezzato di culla

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Sentiva voci nel vento, lontane: i tocchi di un cielo impazzito, canti azzurri di voci soprane, un bimbo nel bosco smarrito. Guardava la luna, poi nulla, brillavano morte le stelle; un legno spezzato di culla il numero oscuro sulla pelle.   _____ Testo - inedito 2025 - e foto  di Sergio Daniele Donati 

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 12 - Dal Roveto

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  “Mi diranno: «Qual è il suo nome?». E io che cosa risponderò loro?»”  (Es 3,13). Io-ci-sono-io-ci-sarò: non ti lascio e non sono ancora                     tutto. Come un nido è il mio Nome che cresce con l’uomo. In me c’è spazio per il grido la lode            il dubbio. Torna se vuoi. Se puoi spicca il volo. Se anche mi scordi non sarai mai solo. Videolettura dell'autrice   Nota dell'autrice Chiamare qualcuno significa creare un legame. L'uomo, da sempre, tenta di gettare un ponte verso l'ignoto pronunciandolo, avvicinando alle labbra ciò che sfugge alla comprensione della mente. Così, vorrebbe qualche sillaba per accogliere nel fiato il nome dell'Eterno. E l'Eterno, per farsi conoscere dall'uomo, non gli suggerisce un nome, non potendo essere in esso contenuto, ma gli fa una promessa. L'ebraico "Ehyeh Asher Ehyeh" è stato tradotto in più modi, dato che il verbo utiliz...

Prima che sia troppo tardi

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  Bisogna salvare il granello, prima che sia troppo tardi, l'ombra di un ramo sul muro prima che sia troppo tardi. Il piede stanco e vecchio, strascicato sugli asfalti di un'esistenza sincopata, bisogna salvarlo, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il bambino, prima che diventi adulto, prima che sia troppo tardi. Bisogna salvare il libro e tutte le pause che contiene, bisogna salvare i suoi silenzi, i suoi tacitamenti prima che sia troppo tardi. Bisogna scuotere il cedro, sotto un tetto di foglie, prima che sia troppo tardi e dare un buffetto a quel bimbo dai capelli color carota a quel bimbo che ci guarda e sorride e non torna, prima che sia troppo tardi. _______ Testo, inedito 2025, e foto di Sergio Daniele Donati

Estratto dalla raccolta inedita "All' uomo azzurro" ("Dla błękitnego mężczyzny") di Izabella Teresa Kostka - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  È sempre un grande onore – e motivo di grande responsabilità – ricevere da una poeta la possibilità di leggere e pubblicare in estratto una sua raccolta ancora del tutto inedita. Questo perché in un certo senso l'occhio che si addentra in territori ancora del tutto inesplorati porta con sé anche l'onere del maggior rispetto che si deve tributare alla spontaneità di un dono puro e importante.  Se poi i versi che si ricevono nascono in una lingua che – ed è una grave pecca – non si conosce e ci si affida alla traduzione della stessa poeta, oltre al senso di responsabilità si vive una sensazione necessariamente dialogica in cui il lettore si pone all'ascolto, oltre che dei significanti che ricava da versi italiani , di suoni, così come li immagina,   in gran parte sconosciuti. E in questo gioco di scatole cinesi, di matrioske, ancora di più la piacevole sensazione di lettura si è amplificata nel caso specifico perchè i versi di  Izabella Teresa Kostka sfiorano co...

"Un diario di luci alterne" - A proposito "Un astro piccolo piccolo" di Cinzia Coppola (Ed. Delta3, 2025) - nota di lettura di Carlo Di Legge

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Un libro di poesia è un insieme di componimenti in versi, che a differenza di una raccolta vengono tenuti insieme da un comune divisore: può trattarsi dell’argomento, del tipo di linguaggio usato, dello stile, o di altre componenti. Questo di Cinzia Coppola, con prefazione di Eleonora Rimolo, è un testo con evidenti riflessi autobiografici, proposto in una modalità abbastanza distante ma non sempre lieve, a cominciare dal titolo, in cui il bagliore dell’astro immaginato per l’analogia tende a perdersi nell’immensità dei punti dell’universo, dove un astro è comunque “piccolo piccolo”: ma serve pubblicare a proporcene la dimensione, perché qualcosa venga comunicato e resti, per “dire/una parola che ci sopravviva” (52). Ancora una volta il ricorso alla poesia sembra essere funzione di relazione, di comunicazione e di espressione. Se in questo caso è così, si potrebbe parlare, a titolo del tutto indicativo e mai con pretese di esaurire la complessità presente, del doppio registro in cui u...

In piazza grande (in dialogo immaginario con Lucio)

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  (Tanti accapo e nessuna poesia lo dico prima io, per non sentirmelo dire) Che io un giorno io torni  è sicuro, Lucio, e sai bene che allora mi siederò (ci siederemo?) a contare quante stelle mancano a quell'eterno desiderio di morire  perché possa avere soddisfazione.          [ A modo mio, a modo nostro          ce lo diremo,  Lucio,           di quanto dolore e quanta poesia           sia nascosta dietro una carezza           mai ricevuta – e tanto cercata.] Capiranno in pochi – forse solo noi due – e mi uscirà un emiliano singulto, o forse una bestemmia, perché sono vecchio e non volevo  [Dio solo sa quanto ho lottato] che andasse così. Testo – inedito 2025 – di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Metricamente (Prontuario di sopravvivenza metrica) - 03 - “Parabola” di un sonetto

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  A cura di Ester Guglielmino Il bimbo guarda fra le dieci dita la bella mela che vi tiene stretta; e indugia - tanto è lucida è perfetta - a dar coi denti quella gran ferita. Ma dato il primo morso ecco s'affretta: e quel che morde par cosa scipita per l'occhio intento al morso che l'aspetta... E già la mela è per metà finita. Il bimbo morde ancora - ad ogni morso sempre è lo sguardo che precede il dente - fin che s'arresta al torso che già tocca. «Non sentii quasi il gusto e giungo al torso!» Pensa il bambino... Le pupille intente ogni piacere tolsero alla bocca. (Guido Gozzano, da La via del rifugio , 1907) Resta sempre bello questo sonetto di Guido Gozzano, col quel suo sottile camminare su un crinale che lega il tono giocoso e spensierato d’un prodotto letterario raffinato con l’amarezza rassegnata d’una metafora sul senso stretto della vita. Eppure, inutile negare che a sorprendere il lettore non è solo la dialettica ossimorica del contenuto ma anche il gradiment...