(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 49 - Oceani
di Sergio Daniele Donati (...) ci sostiene un'ossatura liquida e il seme del mutaforma ha inscritto spirali di consapevolezza nelle nostre giunture. Per questo alle volte il nostro sguardo si fissa su un orizzonte mobile e fecondo. Cerchiamo altrove, assieme, un luogo dove poterci dire ancora plurali e collettivi, dove il nostro grido identitario attiene solo ai licheni dell'esistenza. Là, tra i flutti, ci sentiamo l'un l'altro vinti, convinti dell'inutilità della nenia che andiamo ripetendo alle ossidiane dei nostri stessi figli. Ci guardano, come si guarda qualcosa che deve esser perso; come si guarda qualcosa che svapora nelle nebbie del tempo e lascia sorrisi da Stregatto in un cielo grigionebbia . La nostra aura azzurra è figlia del vento e del pianto, nipote dello squasso e di lave sacre la cui memoria è scritta nella pietra levigata dei nostri desideri. (...)