(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 19 - Il poeta e la sua parola (parte quinta - Somme prima della Sintesi)

di Giansalvo Pio Fortunato

Arriviamo, dunque, al punto cruciale di questa ricostruzione su un’analiticità in poesia. Lo facciamo tramite il supporto di una riflessione fenomenologica, volta ad equilibrare coerentemente tesi ed antitesi precedentemente espresse.
Il presupposto essenziale, in questi termini, è il riconoscimento del potere determinante dell’autore entro l’atto poetico. Un atto poetico non ipostatizzato implica, infatti, la naturalizzazione derivante dall’intendere nel costrutto poetico l’esperienza di linguaggio e l’esperienza percettiva del poeta. Avendo ben chiaro, in tal senso, che, pur nell’unità soggettiva (lo stesso Io nei pressocché stessi momenti di vissuto), l’esperienza di linguaggio non è pienamente compiuta nell’esperienza percettiva e viceversa. Il che significa, naturalmente, che se da un lato la poesia non è definibile nel solo e semplice atto di relazionalità contingente al mondo fenomenico inerito e percepito, dall’altro la poesia non è totalmente estranea al modo percettivo ed alla semplice operatività di coscienza, che caratterizza ciascun individuo. Il poeta, allora, è individuo percipiente nel linguaggio, fornendo a questa prospettiva una ricostruzione lessico-sintattica alternativa.
In quanto individuo percettivo, per intenderci, il poeta è nel/al linguaggio: lo abita in una condizione diversa e distinta da quella meramente ermeneutica. Tutto il lavoro di anti-ipostatizzazione ha avuto, infatti, per scopo l’eliminazione di quel senso recondito e quasi sacrale, insito l’atto poetico. La de-sacralizzazione, a sua volta, punta, quindi, ad inquadrare in uno scenario tanto più consapevole l’azione del poeta e delle sue capacità creative, pur riconoscendo alla poesia uno stato di linguaggio ed epistemologico che non ha eguali. L’eccezionalità, dunque, della parola poetica sta certamente nel suo distinguo costruttivo e costitutivo, ma non è, allo stesso tempo, slegata dalle normali attitudini che ancorano l’individuo alla parola. Per questo, nella macchinazione poetica, l’eccezionalità risiede nell’assoluto: nel senso di un movimento intrinsecamente originante che eleva significativamente la parola ed assorbe su di sè tutto lo sforzo referenziale, connotativo, semi-originario, correlato alla potenzialità verbale.
Vanno, per una migliore e successiva comprensione, compresi accuratamente gli sforzi, appena delineati, che la parola poetica essenzializza.
Connotativo: per una creatività ontologica originale e semi-originale dell’intero apparato poetico. La poesia, nel dettaglio, pone in crisi l’aspettativa di una mera rappresentazionalità, propria dell’orientamento analitico attorno al linguaggio. La corrispondenza, infatti, più o meno convenzionalizzata e più o meno problematica nel suo stesso processo di convenzionalizzazione è ben limitata dall’azione poetica, capace di portare ad esistere più che di portare al linguaggio qualcosa. Il senso (nei termini di un Sinn fregeano) non si assolve più nella modalità di una semplice resa intellettiva di un qualcosa esistente fisicamente e non è più il semplice armamentario razionale di un rendere diversamente ciò che è unico nel suo essere reale. Non si tratta, quindi, più di un mero lavoro intellettuale volto ad una figurazione ideale distinta di ciò che semplicemente è, pur essendo espresso in maniera più artigianalmente lavorata.
Il linguaggio in poesia è, piuttosto, generatore di entità, costitutore di sfere di esistenze che, non riferite fisicamente e pertanto oggettivamente, sono tuttavia percettibili ed acquisiscono una modalità alternativa d’essere, non concludentesi nella mera sfera immaginativa. La significatività diviene, in tal senso, capacità di deformare percettivamente il personale mondo d’esistenza, facendo acquisire stati relazionali tra cose inesistenti (non percepite, fisicamente parlando) o stati relazionali inesistenti tra cose (percepite, fisicamente parlando). E’ così, allora, che si costituisce un’autentica percettività olistica, che il solo lavoro puramente ed analiticamente ideale non sarebbe in grado di strutturare. È così, pari merito, che sviluppa lo stadio d’ontologia più problematica, che è quello proprio dell’ideale, del soggettivamente percepito, del costruttivamente delineato.
Referenziale: in virtù di questo sforzo connotativo, ad essere rimarginata è tutta la classica azione referenziale. Il significato (il Bedeutung fregano) perde la sua unilateralità rappresentazionale per divenire, esso stesso, modo e condizione di un’esistenza in atto. All’antitesi saussuriana, per intenderci, risponde, ancora più articolatamente di una fundierung tra significante e significato, il diretto plasmarsi dello stato d’esistere (dell’ente ideale delineantesi) in virtù della sua materialità ed artigianalità linguistica. Per cui, alla somma delle spinte centrifughe verso una ridefinizione del campo semantico, la semantica stessa è rimodulata dal suo presentarsi particolare, a fronte di una ricorsività inesistente nella significatività e nell’uso specifico o generalizzato (analitica del linguaggio e pragmatica del linguaggio), e deve al suo presentarsi particolare ciò che è percepito poeticamente e ciò che è portato ad essere. L’univocità del verso, quindi, sta proprio nella capacità di superare il semplice modo di resa della cosa per uniformare la resa in poesia e la cosa poetica in unico atto, percettivo e conoscitivo.
Semi-originarietà: punto, questo, nevralgico per l’azione determinante del poeta nella poesia. Il portento di linguaggio, appena analizzato, avviene secondo la perizia stilistico-creativa del poeta. Un dettaglio, questo, necessario per la suddivisione tra una poesia autenticamente autoriale ed una poesia sentitamente amatoriale. La capacità connotativamente referenziale del poeta è guidata inter-soggettivamente. Di un’inter-soggettività, nel dettaglio, che si afferma attorno a due stadi semi-originari:
  • esperienziale: nei termini del coglimento diversificato del contenuto. Se, infatti, la creazione poetica discende direttamente dai vissuti personali del poeta e dalla densa capacità di ricalibrare inter-soggettivamente l’elemento particolare da rendere, la resa ed il coglimento non sono mai del tutto vergini dalle riprese esperienziali passate, che condizionano il modo ed il coglimento del contenuto, che il poeta rende. La storia esperienziale poetica è comunque storia di coscienza;
  • linguistica: perché la poesia è attività linguistica. Il limite significativo e percettivo di una lingua è istituzione per la capacità di resa stessa del poetico. Al punto che il complesso di edificazioni recondite del sistema poetico si regge sulle braccia e sui limiti significativi del lingua usata e la stessa sfera di esistenza dell’ideale delineato è ravvisabile solamente entro i limiti posti dalla lingua e dal suo complesso di significatività (sia materiale sia concettuale).
La poesia è, in fondo, cellula pluripotente!
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