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Lo spiraglio (SHIN)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Non basta l'abbaglio, la scintilla, occorre uno spiraglio, un fuoco trigemino sostenuto da un braciere antico perchè la palpebra si alzi infine ad accettar il Vero.  Prima del sigillo la visione completa di sè, senza incagli, nuda. Shin è la prima carezza ricevuta da una mano paterna; il primo sorriso di madre  per i rigurgiti del suo neonato.  Ci vogliono tre fuochi per dirsi completi, tre fiamme, tre crepitii su frequenze diverse, che compongono l'armonia  del sigillo che verrà a chiusura di un ciclo di consapevole cammino.

Shin (in tre versi)

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Shin di Sergio Daniele Donati Non chiedermi dei fuochi al tramonto, sul monte. Chiediti perché non canto mentre ascolto i crepitii della vita.

Resh, Shin, Tav

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Resh ר  Sotto il patibolo della  parola sdentata,  Maestro,  pure io ho seppellito la mia Leah.  Sotto terra, il primo  suono, color fuoco,  in lingua nuova  è grido  di rinascita  per chi resta solo  Shin ש  E non c'è pace,  Maestro, se non si abbassa la palpebra tra il falso e il vero. Sui tre rami dell'albero foglie e luce. Dalla terra nera la radice,  cieca, ricava nutrimento.  Tav ת  Dammi la mano,  Maestro.  Ho paura.  L'accesso al monte è interdetto  e ogni ciclo si conclude  nel Silenzio.