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A Glenn (scrittura spontanea in controtempo - dedicata a Glenn Gould) di Sergio Daniele Donati

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  poesia esile/poesia esule E dimmi tu quale sia il segreto dell'appoggio di un dito  all'armonia del silenzio.  Io mi copro di sudori e non cala mai  la mia antica stortura.                     esistere è in fondo un baco            e dal buco nero dell'illusione           che esista una verità protetta            dal guscio del proprio nome           le parole escono           come un biascicare  parole d'ubriaco,           un trascinare ricordi di ciabatte           in corridoi d'ospedali dove i muri           trasudavano resine di dolore  giallastro           e colavano  nelle notturne           grida  dei malati d' infanzie mai vissute.  Una nota sospesa - la tua - al filo di rame brunito  della speranza diviene  nella mia retina lacrima e poi sorriso ebete e meraviglia e stupore,          ché  io ancora esisto            come tatuaggio sbiadito           su pelle vissuta.  Di dirmi partecipe alle dissonanze del creato - un eterno intervallo di settima a si

Ho previsto tutto

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Ho previsto tutto.  Il lume di candela, la penna, il foglio bianco ed il volto di Glenn che mi guarda dalla copertina del cd, sornione, pregandomi silenziosamente di dar inizio ai suoi​ canti.  Sì, perché Gould canta,  e non solo attraverso il suo piano. Ho previsto tutto, dicevo, perché solo prevedendo tutto si può dar spazio e voce all'imprevedibile.  Pensavo persino, nella mia nevrosi di controllo, di poter prevedere quando  l'imprevedibile si sarebbe manifestato.  " Assurda pretesa.   Adoro troppo il passaggio dal Preludium alla Allemande perché l'imprevedibile non si manifesti proprio allora. L'imprevedibile non può che manifestarsi "nel" silenzio tra i due tempi", dicevo tra me e me.  E invece l'imprevisto imprevedibile mi ha stupito ancora.  Si è manifestato certo tra quei due tempi, nel silenzio che li collega.  Ma, imprevedibilmente, ha scelto di stupirmi nei suoi modi e non nei tempi. E canto mentre scrivo

La casa dei sogni (ascoltando le 7 toccate di J. S. Bach eseguite da Glenn Gould)

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Disegno della piccola immensa Ruth Marie (11 anni) Hai ragione Glenn. Dovrei ricordarmelo più spesso.  Le tempeste sono sempre e solo esterne e lasciano rivoli sulla nostra pelle che, certo, invecchia.  Il vento, poi , Glenn, ci soffia sui pensieri e tardiamo sempre di qualche secondo l'istante del nostro ritorno.  Tardiamo e tradiamo l'istante, anagrammi noi stessi delle poche lettere che sappiamo mescolare.  Per questo il nostro stesso nome ci sfugge.  Eppure Glenn, tu lo sai bene, esiste sempre una possibilità di suonare uno staccato, riempiendo i silenzi tra le note delle nostre intenzioni di balzare.  Uno staccato per oltrepassare lo steccato dei nostri turbamenti.  Il mio nome è Fedro, Glenn. Il mio nome è Fedro.  E lancio sguardi dietro lo steccato dal giorno del mio primo respiro, là dove si cela la casa dei sogni. Un albero antico, un ruscello limpido dove posare le nostre fatiche.  E sono piedi nudi sul muschio morbido. E pennellate infan

Glenn

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J. S. Bach Variazioni Goldberg BWV 988 Variatio 15 Canone Alla Quinta ( esec. Glenn Gould ) Li lasciamo cadere di tasca, Glenn, i soffi, come note sperse, come lettere sfuse. E più il ritmo si fa lento, più diviene lieve l'appoggio sospeso. Come fiocco di neve, cade calando su un pensiero antico, senza far rumore, il Silenzio che crea. Ci chiniamo ancora e ancora per il peso di una piuma, Glenn. Perché sappiamo quanta intenzione sia necessaria per sostenere una leggerezza arcana. E increato è ancora il velo che possa coprire i miei volti quando il mio sguardo si sperde dietro le nenie antiche che mi diedero vita. E irroro territori inesplorati di lacrime di speranza. E il canto tuo è sottile, come il lino che danza al passo di donna che fu. La lama che ricomposi nelle notti stellate del mio desiderio irriso riposa in un fodero di fili d'argento. E il respiro, Glenn, il respiro che allora persi, agita ora le foglie della quercia sotto la quale ricevetti la mia stessa

Piano Sonata in Re maggiore di Joseph Haydn (Glenn Gould)

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Andante con espressione Ci ho provato, Glenn, ad appoggiare le mie mani sui miei lemmi come fai tu sui tasti del piano che suoni.  Ci ho provato davvero.  Ho persino alzato la mano, in un lungo gesto di sospensione ad ogni pausa prolungata, come se fosse una pausa del pensiero mio, scrivendo poi senza sapere cosa volevo dire.  Ho provato ad inseguire le lettere come fossero fughe barocche, canticchiando, come fai tu, mentre la nera tastiera del mio computer mi osservava come si guarda divertiti un buffo personaggio.  Ho rincorso, ascoltandoti, la scrittura gestuale, istintiva, senza scopo, né significato, in cui i pesi dei polpastrelli sulla tastiera e la postura eretta della schiena hanno più valore di ogni chiasmo, enjambement, metafora, sineddoche.  Cercavo, abbandonando ogni ricerca, una figura retorica diversa.  Una similitudine dell'anima a cui appoggiare i  miei intenti...assenti. Ed ero talmente rapito, Glenn, dal mio scrivere senza senso, che tutti