(Redazione) - Anfratti - 10 - Con tutto il suo Lido
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| Di Alessandra Brisotto |
io.
Ho
prenotato una stanza chiamata appartamento in uno stabile anni
sessanta, non lontano dalla spiaggia.
Quella
spiaggia.
Era
nuovo e lussuoso, trent'anni fa, ora discreto e démodé.
Il
letto si stacca come in volo dal fondo dell'armadio e il tavolino
della cucina, che funge anche da salotto, camera da letto ed entrata
si apre da un lato come a sbocciare.
Un
appartamento dolciastro e marrone di mobili e piastrelle.
Voglio
vedere il mare dalla prospettiva giusta, quel mare particolare che al
Lido ha un sapore antico e curioso.
Voglio
vedere alcuni film e quel mare.
Tuffarmici.
Entrambi
effondono un aroma buono, dismesso da qualcuno e ripreso in tempi
diversi.
Perché
il Lido non è Venezia, non ha confini.
È
un confine esso stesso, un confine aperto.
Osservo
la gente dentro le sale piene e vuote, la marea alta o bassa, le voci
e le onde cariche e scariche, le gonne e la salsedine.
Vedo
le stole leggere spiccare il volo in alto per poi cadere
improvvisamente in un basso qualsiasi.
È
il teatrino organizzato da una brezza felice e da qualcosa di dentro,
in una parte misteriosa del mio corpo, che riconosce tutto ciò e ne
ha bisogno.
Salsedine,
mani e un volantino stropicciato.
Il
programma dei film, fuori, e delle mie giornate al Lido, dentro,
dentro di me.
Cinque
giorni da sola, con la mia testa, le mie mani e le mie gambe
ricomposte finalmente.
io.
Una
donna con il vestito a quadri regolari, leggermente rigonfio
all'altezza dello stomaco, reca con sé una sporta deforme e
irregolare di cibo e cose giuste per la famiglia.
È
una situazione normale, penso, ma non qui.
Al
Lido ogni dimensione è parallela, è un interstizio tra Venezia e
ciò che sta oltre.
Eppure
l'oltre si ferma qui.
Dove
potrebbe altrimenti andare?
Il
mare.
Il
colore del mare è precoce, ci precede dalla nascita e compensa il
colorito bronzeo degli attori e delle attrici, più attori e attrici
che mai, che altrove.
Il
mare li vede, li guarda.
Loro
no.
Un
mondo accolto alla rovescia.
La
vera vita si svolge lì dentro, nelle sale gremite, nelle poltroncine
pesanti e leggere a intermittenza, riservate e dimenticate.
io.
Il
Lido mi osserva curioso.
Mi
osserva nei gesti e nei movimenti.
Mi
indica luoghi e persone, case bellissime fatte di pioggia, sale, sole
e annate di pietra, pronte a scappare, se serve, dal brulichio dei
troppi.
Il
tempo qui non si controlla.
È
soffice.
Una
bambina floreale sgambetta sul passeggino.
La
mamma ride al telefono, con i sandali nuovi, puliti, vestita d'aria e
messaggi.
La
bimba mi guarda davvero, con occhi furbetti e labbra scostate, con
quell'aria un po' così, tra l'esperimento e l'assoluzione.
Mi
invita a scoprire ciò che stringe già da tempo tra le mani, con
tutto il suo Lido, la felicità.
Francoforte
-> Lido di Venezia <-Francoforte

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