(Redazione) - Anfratti - 11 - P!
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| Di Alessandra Brisotto |
Il segnale stradale.
P
Fissa intensamente il segnale stradale e non ti accadrà nulla.
Non piangerai.
Non farai scenate ridicole.
Non piangerai.
Riuscirai a leggere la preghiera fino alla fine.
Non piangerai.
Ti alzerai dal primo banco, quando tutti faranno silenzio, attendendo la tua voce attaccata alla preghiera.
Tu fissa il segnale stradale oltre il vetro alla fine della gente, ora dietro di te, poi davanti.
P
Non piangerai.
Le leggi sono leggi. I segnali stradali sono leggi. Le leggi ci indicano una strada.
Sarai forte come l’intera costruzione in cui ti trovi, come la somma di tutte le forze presenti, forte come il tempo che passa e non dà tregua, né incanto.
Non piangerai.
P
Le tue lacrime si accartocceranno l’una nell’altra, aumentando di peso, non di volume, ti resteranno dentro come una stella implosa, una nana bianca, un buco nero che potrà uscire da te solo dopo la cerimonia.
Non piangerai quella stella.
Adesso no.
Ora fissa quel benedetto segnale che qualcuno ha avuto l’accortezza di installare come sostegno per chi lo guarda, da dentro.
P
Il parcheggio delle mie lacrime che si amalgamano e muovono, vibrando, l’intero corpo, avvolto nell’anima del legno.
Non piangerai.
P
Il cappello da alpino tra te e il legno. Un tempo non c‘erano ostacoli tra voi. Ora c’è il legno che vi separa per sempre.
Un pezzo di legno separa il tuo presente dal tuo passato.
Il cappello da alpino non si muove, come un tempo.
Non si muove.
Ma la nana bianca implosa dentro di me vibrando si accosta alla gola. La sento salire accanto alle orecchie, raggiunge le guance e le palpebre, che tengo abbassate adesso, nonostante sappia che in questo modo il segnale dispare alla vista.
Il segnale, devo ritrovare il segnale.
P
Eccolo. Adesso sono riagganciata alla terra, alla ragione. L’ammasso celeste si ferma appena sotto gli zigomi.
Non piangerai, stai tranquilla.
Ora tocca a me.
Mi alzo dal banco, raggiungo il leggio.
La mia preghiera avanza a scatti, sotto una pioggia sottile. Sono migliaia di nane bianche che hanno trovato la via d’uscita, dalle mani, dagli occhi, dalle orecchie, da tutto il mio corpo.
P
P
P!
Non lo vedo più.
P
Fissa intensamente il segnale stradale e non ti accadrà nulla.
Non piangerai.
Non farai scenate ridicole.
Non piangerai.
Riuscirai a leggere la preghiera fino alla fine.
Non piangerai.
Ti alzerai dal primo banco, quando tutti faranno silenzio, attendendo la tua voce attaccata alla preghiera.
Tu fissa il segnale stradale oltre il vetro alla fine della gente, ora dietro di te, poi davanti.
P
Non piangerai.
Le leggi sono leggi. I segnali stradali sono leggi. Le leggi ci indicano una strada.
Sarai forte come l’intera costruzione in cui ti trovi, come la somma di tutte le forze presenti, forte come il tempo che passa e non dà tregua, né incanto.
Non piangerai.
P
Le tue lacrime si accartocceranno l’una nell’altra, aumentando di peso, non di volume, ti resteranno dentro come una stella implosa, una nana bianca, un buco nero che potrà uscire da te solo dopo la cerimonia.
Non piangerai quella stella.
Adesso no.
Ora fissa quel benedetto segnale che qualcuno ha avuto l’accortezza di installare come sostegno per chi lo guarda, da dentro.
P
Il parcheggio delle mie lacrime che si amalgamano e muovono, vibrando, l’intero corpo, avvolto nell’anima del legno.
Non piangerai.
P
Il cappello da alpino tra te e il legno. Un tempo non c‘erano ostacoli tra voi. Ora c’è il legno che vi separa per sempre.
Un pezzo di legno separa il tuo presente dal tuo passato.
Il cappello da alpino non si muove, come un tempo.
Non si muove.
Ma la nana bianca implosa dentro di me vibrando si accosta alla gola. La sento salire accanto alle orecchie, raggiunge le guance e le palpebre, che tengo abbassate adesso, nonostante sappia che in questo modo il segnale dispare alla vista.
Il segnale, devo ritrovare il segnale.
P
Eccolo. Adesso sono riagganciata alla terra, alla ragione. L’ammasso celeste si ferma appena sotto gli zigomi.
Non piangerai, stai tranquilla.
Ora tocca a me.
Mi alzo dal banco, raggiungo il leggio.
La mia preghiera avanza a scatti, sotto una pioggia sottile. Sono migliaia di nane bianche che hanno trovato la via d’uscita, dalle mani, dagli occhi, dalle orecchie, da tutto il mio corpo.
P
P
P!
Non lo vedo più.
Preghiera degli alpini

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